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Autore: Dynamis_    06/02/2014    1 recensioni
Raccolta di Fanfiction di rating e lunghezza variabili.
Dal primo capitolo:
“Le sue labbra.
Le sentiva vicine adesso che lui si era voltato in preda a un brivido evidente. Sentiva quel soffio delicato e fresco quanto la notte che era in procinto di arrivare, quanto il mare la sera quando lo scafo della nave lo solcava quietamente.”
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Marco, Portuguese D. Ace
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Prompt: “Rimpianto”
Rating: Giallo
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico
Avvertimenti: Missing moments, PastxPresent, LifexDeath
Contesto: Marineford (present)
Frase usata: “Il rimpianto è il riconoscimento di qualcosa di buono che c'è nella vita


Rimpianto

La luna baluginava alta sopra il villaggio nel quale avevano gettato gli ormeggi, un sottile vento muoveva la sua chioma che, placidamente, danzava insieme all'aria.
Ed Ace stava lì in quel viale in terra battuta, un lieve ghigno provocatore sul viso quasi fosse un accessorio, la schiena poggiata alla parete in legno di una casa diroccata e disabitata, seguendo lo scorrere del tempo e contando quanto ne fosse di già passato.
«Sei in ritardo, Marco.»
Avvertì appena il rumore dei passi, aveva imparato persino a riconoscere l'andatura: alla fine era arrivato, sebbene avesse dovuto aspettare ben più del dovuto.
Volse lo sguardo verso quegli occhi liquidi e profondi, preziosi ben più dell'oro e dello stesso tesoro che tutti i pirati avevano bramato di ottenere, e ne rimase affascinato quasi fosse la prima volta, quasi non avesse contemplato mai nulla di altrettanto ammaliante.
«Mancano pochi minuti alla mia partenza e sei riuscito a sforare anche questa volta.»
Il ghigno non lo abbandonò nemmeno in quel momento, anzi si accentuò ancor di più, se pur con una punta di rimorso appena percepibile. Lentamente scostò la propria schiena dalle macerie dell'abitato e, con passi calcolati e regolari, ridusse la distanza che si frapponeva tra sé e il compagno.
«Quando ho ricevuto la tua comunicazione ero ancora nel Nuovo Mondo nel bel mezzo di un affare e la traversata ha richiesto ben più del tempo che mi avevi richiesto», risposte il Comandante della 1ª divisione, fissandolo sottecchi quasi non volesse scottarsi con quello sguardo - vero e proprio fuoco vivo.
E il tempo continuava a scorrere inesorabile, preannunciando il momento in cui entrambi si sarebbero allontanati, non prima di un dignitoso e morigerato addio, non prima di altri sguardi rubati e di altri gesti delicati che di certo sarebbero seguiti a quella breve e intensa discussione.
«Non parlare come se ti dispiacesse, idiota.»
Era stata una mera provocazione, un gioco che era solito ripetersi quei pochi istanti in cui si incontravano nuovamente e Marco non faceva altro che stare alle regole, guardandolo sornione e con fare complice.
«Il nostro unico amore è il mare, Ace. Pensavo che lo fosse soprattutto per il figlio del re dei pirati.»
«Omoshiroi, il tuo umorismo non è cambiato dopotutto.»
Un sorriso, ben più sincero di quanto volesse far trasparire, sconvolse quel ghigno provocatorio che il moro ostentava, rendendo i suoi lineamenti più dolci e naturali.
Ancora un passo e avvicinò le labbra schiuse all'orecchio del suo interlocutore, la voce molto più calda e profonda ora che la situazione si era scaldata.
«... e, tra l'altro, sarebbe da stupidi non dirti che mi sei mancato.»

Odore di carne bruciata, urla, scalpitii, dolore dritto al petto. Non tanto per quell'enorme voragine che si è aperta da poco, quanto per il peso del rimpianto che riesce ancora a sentire sebbene quella condizione non glielo debba consentire.
Sente le orecchie fischiare, non riesce più a cogliere le sensazioni.
La Morte.
La sente espandersi ogni secondo di più, sente il freddo coinvolgerlo centimetro per centimetro, lui che era stato da sempre fuoco e calore, vita e speranza.
Speranza che lo stava adesso abbandonato.
Si fa strada dentro di lui facendosi largo tra la sua determinazione e la sua voglia di rivalsa, abbattendo tutto ciò che trova nel suo cammino - senza distinzione.
Una parola si ripete ancora e ancora nella sua mente, un nome che non riesce nemmeno a pronunciare perché la fine gli ha serrato anche le labbra.


Le sue labbra.
Le sentiva vicine adesso che lui si era voltato in preda a un brivido evidente. Sentiva quel soffio delicato e fresco quanto la notte che era in procinto di arrivare, quanto il mare la sera quando lo scafo della nave lo solcava quietamente.
Ed egli tratteneva il proprio - di respiro -, attratto da quella fragranza irriproducibile e irresistibile, dalla lucentezza delle sue labbra protese verso le proprie.
“Se questo è l'attimo che precede l'entrata all'Inferno, allora posso essere ben lieto di esser ivi destinato.”

L'Inferno lo aveva già presagito quella notte di molti mesi prima e adesso lo può vedere davanti a sé, insormontabile e invalicabile per tutti tranne che per lui. E non fa a meno di pensare a quella notte, quella del loro più intimo addio, quel gesto palese e eterno che si porterà appresso persino nel luogo senza luce verso il quale è stato richiamato.
È rimpianto quello che senti, Ace? Sono solo ricordi di una vita passata, di qualcosa che non sei riuscito pienamente ad ottenere?
“Il rimpianto è il riconoscimento di qualcosa di buono che c'è nella vita”, è ciò che pensa, ciò che riesce ancora a farlo sorridere. Perché qualcosa di buono in questa sua esistenza c'è stato, qualcosa per cui avrebbe lottato sino alla fine se solo gli fosse stato concesso.
Ed è a lui che rivolge l'ultimo pensiero quando sente l'ultimo respiro lambirgli le labbra, quando è con un ultimo palpito che il cuore cessa di battere.


Le loro labbra si cercano in quel silenzio totale, le loro mani si trovano e le dita si intrecciano, indifferenti al fatto che potrebbero essere scoperti. È un addio dolce e amaro, denso di malinconia e rimorso.
È con un sorriso sulle labbra che il moro si allontana verso la nave, verso il suo ultimo e repentino viaggio.


Riesci a capire, Mondo, qual è stato il fio, quale ancora la mera consolazione di questo ineluttabile trapassare?
   
 
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