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Autore: Carmy_D    06/02/2014    1 recensioni
"Ciò che attanaglia il cuore del terrestre non è altro che totale inadeguatezza, rendendosi conto di non essere altro che un peso, un intralcio, una delusione per tutti quelli intorno a lui.
È stanco, stanco di tutto ciò. Vuole essere forte, vuole essere all'altezza di coloro che non fanno altro che vederlo come un debole, vuole poterli guardare dallo stesso livello, con fierezza e coraggio."
Krillin si ritrova a pensare a ciò che ha, a ciò che è la sua vita. Dovrebbe essere felice per i suoi amici, dovrebbe essere innamorato della sua ragazza, dovrebbe avere un cuore sereno. Ma non ci riesce. Riesce solo a sentirsi inutile, indegno di avere simili amici e di stare con una ragazza bella quanto letale.
Una piccola idea nasce nella sua mente, un'idea che crescerà fino a prenderlo e a dominarlo per sempre. Un'idea che lo porterà a cambiare tutto ciò che gli sta attorno, compreso se stesso.
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«Potente Drago Shenron…!»
Stava per farlo, c’era quasi.
«…il mio primo desiderio è che tu…!»
Ecco, ormai nulla poteva fermarlo.
«…mi renda…»
Ormai era fatta.
«…UN SAIYAN!»
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Crilin, Goku, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Vegeta | Coppie: 18/Crilin
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ah-ehm.
Salve! Prima che voi cominciate a leggere questa storia, ho diversi avvertimenti da fare. Innanzitutto avrete notato che è una What If… ciò non è del tutto corretto. Diciamo che questo racconto si svolge in un universo di Dragon Ball diverso da quello che conosciamo. Le cui differenze sono state scatenate da quest’unico evento:
Durante il Cell Game, invece di fare il borioso sadico del cazzo (passatemi il termine), il piccolo Gohan ha deciso di massacrare Cell a dovere, risparmiandoci la traumatica morte di Goku (Ciononostante 18 è stata comunque rigurgitata, non chiedetemi le dinamiche della cosa, non sono rilevanti e poi io non le ho immaginate ._.).
Insomma, la presenza di Goku ha portato alcune differenze nella vita dei protagonisti. Alcune sono minime, altre un po’ più rilevanti. Esse sono:
 
  1. Goku ovviamente è vivo.
  2. Vegeta e Goku hanno stretto quello che in un senso molto, mooooolto ampio del termine si può considerare “amicizia”. In realtà ora Vegeta ha ammesso che vuole soltanto sconfiggere Goku, non più ucciderlo, inoltre accetta di buon grado di allenarsi con lui. Tra i due c’è quella che si definirebbe una sorta di rivalità-rispetto, cosa che durante la saga di Cell a mio avviso c’era, ma solo da parte di Goku. Con tutti gli altri il principe è il solito stronzo.
  3. Gohan ha smesso di combattere, e dal Cell Game non è più riuscito a raggiungere il livello del SSJ 2. Ho immaginato che il trauma per la morte del padre nell’universo di DB standard lo abbia aiutato a raggiungere un livello di “forza” emotiva e spirituale che gli avrebbero permesso in seguito di riutilizzare quella forma anche in momenti in cui non era accecato dalla rabbia. Un po’ come le persone che perdono i genitori da molto giovani e che crescono più duri e con più forza di volontà. Passatemela.
  4. Durante il periodo che va dal Cell Game alla narrazione, Goku ha deciso di andare ad allenarsi sul pianeta di Re Kaio, combattendo nei regni delle divinità per circa un anno e mezzo. Qui ha raggiunto il livello di SSJ 2 e ha imparato la tecnica della fusione, ma non ne ha mai parlato con nessuno. Più che altro perché non ce n’è mai stato bisogno.
 
Per il resto non è cambiato nulla. Il gruppo si gode la pace che sembrerà durare per sempre.
Si apra il sipario! :D
 
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CAPITOLO 1: Rinato tra le stelle.
 
 
«Krillin! Alzati dal letto! Se non partiamo immediatamente faremo tardi!»
 
La voce della sua ragazza lo scosse leggermente, ma il morbido cuscino e le lenzuola ancora fresche d’aria condizionata lo costrinsero a destarsi molto lentamente. Infine, Krillin si decise ad aprire pigramente gli occhi.
La sua mano andò automaticamente alla sveglia digitale sul comodino, l’orario era preoccupante, dato che erano passate le cinque del pomeriggio. Nonostante ciò, il ragazzo si alzò con tranquillità estrema scostando le lenzuola dalle gambe e massaggiandosi la testa calva, assonnato.
Il suo cranio era ruvido e spinoso come carta vetrata, in effetti non si radeva da parecchio, avrebbe dovuto farlo sul momento.
La cosa non lo confortò, radersi la testa era un lavoro lungo e noioso, che avrebbe potuto fare tranquillamente se non fosse stato costretto a viaggiare in macchina. Volando, la sede della Capsule Corp. era distante trenta minuti scarsi, invece ci volevano abbondanti tre ore e mezza per arrivarci con un semplice veicolo supersonico.
Nonostante ciò, la presenza del maestro Muten e di Oolong impediva a lui e 18 di muoversi come avrebbero voluto, perciò si costrinse a darsi una mossa.
Uscendo a piedi nudi dalla stanza matrimoniale, indossando solo il pantalone del pigiama, Krillin si diresse verso il bagno, lasciandosi la porta aperta alle spalle. Prese un rasoio da un cassetto con una schiuma da barba si preparò a spruzzarla sulla testa, ma il riflesso dello specchio attirò il suo sguardo su una foto appesa al corridoio alle sue spalle.
Erano lui, Goku, Vegeta, Gohan e il piccolo Goten, ad un pic nic chissà dove. Avevano tutti un sorriso smagliante (tranne Vegeta, ovviamente), ma la sua presenza era curiosa: avevano tutti dei folti e scompigliati capelli neri tranne lui, la cui pelata scintillava ridicolmente al sole.
Krillin rimase fermo per un momento, poi rimise il rasoio e la bomboletta di schiuma nel cassetto, richiudendolo con uno scatto.
 
«Krillin?»
 
La voce dura di 18 lo fece sobbalzare leggermente, era arrivata alle sue spalle cogliendolo di sorpresa.
Lei era già vestita, con la sua solita giacca di jeans e t-shirt a righe. Aveva un aria piuttosto imbronciata.
 
«Allora sei sveglio? Credevo di doverti di nuovo venire a chiamare.»
 
Krillin si massaggiò la nuca imbarazzato e ridacchiò leggermente. «Scusa, cara. Lo sai che finché non prendo una sana tazza di caffè è difficile interagire con il sottoscritto!»
 
18 inarcò ancora di più le sopracciglia «Non mi dirai che devi ancora raderti la testa vero?! Siamo già in ritardo, e perderemo una marea di tempo se cominci adesso.»
 
Il ragazzo si massaggiò la testa pensieroso. «Ma sai… pensavo di farmeli crescere. Mi sono seccato della pelata, tanto ormai non sono più un combattente professionista.»
 
La ragazza bionda sospirò con un sorriso «Ah, beh. Questa è decisamente una bella notizia. Io comincio a scendere. Preparati in fretta e datti una mossa, mi raccomando!»
 
Terminata la frase, 18 girò sui tacchi e scese al piano di sotto.
 
Pochi minuti dopo, Krillin salì a bordo dell’aereo della Kame House, accese i motori, tirò qualche leva e il veicolo si sollevò da terra con un possente rombo, per poi partire verso il cielo a velocità supersonica.
A fianco a lei, 18 guardava il finestrino con le gambe accavallate, sembrava sovrappensiero. Nel sedile posteriore invece, Olong, affianco al Maestro Muten, cominciò a rivolgerglisi con un sorriso sotto i baffi.
 
«Cielo! Siamo proprio in ritardo per la festa! Beh, spero che Bulma metta quel vestitino azzurro che le stà così bene!» terminò con una risata e la bava alla bocca.
Scuotendo la testa con un sorriso, Krillin gli rispose.
 
«Non preoccuparti, Oolong. Siamo in orario più che perfetto! Sai bene che non mi perderei una festa di Bulma per nulla al mondo! Chissà se Goku verrà in auto o verranno con la Nuvola d’Oro… scommetto la prima, altrimenti Chichi non glielo perdonerebbe.»
 
Muten ridacchiò divertito «Aah! Povero Goku! Scommetto che la sua vita coniugale dev’essere tutt’altro che spassosa!» Poi si avvicinò a Krillin con un sorrisetto malizioso ai limiti del perverso, e disse a voce bassa: «Al contrario della vostra, a giudicare dai rumorini che ho sentito nella vostra stanza ‘sta notte. Eh eh.»
 
Krillin avvampò in un nanosecondo, cominciando a balbettare e a tossire imbarazzato. Non aveva la forza per voltarsi verso la sua ragazza. Ma ciò che seguì fu una reazione piuttosto eloquente.
Il Maestro Muten volò fuori dal finestrino sfondando la parete del veicolo volante e cadendo in mare. 18 gli aveva appena tirato un cazzotto così forte, che quando Krillin si voltò a guardarla stupefatto, aveva ancora il braccio teso.
 
«Dio, è insopportabile!» esclamò la ragazza, scostandosi i capelli dal viso e riaccavallando le gambe. Krillin notò con una punta di soddisfazione che la ragazza era leggermente arrossita.
 
Lei e Krillin si erano incontrati quasi tre anni e mezzo prima, e stavano ufficialmente insieme da quasi sette mesi. La relazione era stata un po’ travagliata, dato che lei non sembrava mai parteciparvi attivamente. Seppur avesse accettato di diventare la sua ragazza, di convivere e condividere il letto, il suo atteggiamento non era molto diverso da quello che aveva quando era soltanto un androide assetato di sangue.
Lui ci aveva fatto l’abitudine, anche se un po’ soffriva per il suo scarso coinvolgimento. Nonostante ciò, raramente, 18 dimostrava di tenerci a lui, come era appena successo.
Il resto del viaggio, Krillin lo affrontò con un sorriso.
 
Purtroppo quel sorriso non fu destinato a durare.
Appena arrivati alla Capsule Corp. Krillin, 18, Oolong e Muten (con un gigantesco bernoccolo in testa), furono accolti dai loro amici, che avevano organizzato la loro festicciola sulla terrazza del palazzo principale. Un lungo tavolo imbandito presentava parecchie varietà di cibi che sembravano ancora intonse.
Krillin si guardò attorno sistemandosi il cappello da Baseball, c’erano praticamente tutti: Yamcha, Pual, Tienshinhan, Jaozi, Gohan, i piccoli Goten e Trunks, rispettivamente di 5 e 4 anni. E poi c’erano Bulma, Chichi, Il Sig. e la Signora Brifes. Erano venuti persino Yajirobei e lo Stregone del Toro.
Curiosamente mancavano Goku e Vegeta.
Dopo i saluti, Krillin si avvicinò a Bulma e le chiese dove fossero i due Saiyan, lei gli rispose con una punta d’irritazione.
«Dove vuoi che siano?! Vegeta è stato tutto il giorno ad allenarsi nella stanza gravitazionale, e appena Goku è arrivato venti minuti fa ha insistito per unirsi a lui! Quei due sono proprio degli animali senza cervello!»
 
Krillin notò che Chichi si avvicinava minacciosa, perciò decise di togliersi dalla discussione che si sarebbe creata dirigendosi verso la stanza gravitazionale.
I corridoi della casa erano vuoti, enormi ed intricati. Ma Krillin conosceva il posto, e non ebbe difficoltà a trovare la stanza in questione.
L’entrata era una porta blindata con un vetro antiproiettile, alla cui destra c’era un grosso pannello di comandi con un piccolo schermo e un grosso pulsante rettangolare, e in alto, una telecamera che puntava dritto su di lui. Krillin si avvicinò al pannello e premette un bottoncino tondo.
Sullo schermo apparvero Goku e Vegeta, occupati in un combattimento. Non sembravano fare sul serio, sferravano solo un colpo dietro l’altro, parando e schivando. Ma erano talmente veloci e rapidi che Krillin faceva moltissima fatica a seguirli con lo sguardo.
In basso a destra nello schermo c’era una piccola scritta: “800 G”.
La Gravità in quella stanza era ottocento volte superiore alla norma. Krillin ne restò stupito. Sorvolando su una leggera punta d’invidia, il ragazzo avvicinò il volto allo schermo e parlò.
 
«Ehilà, ragazzi! Vi trovo in forma!»
 
Nello schermo, i due Saiyan si bloccarono. Goku si voltò verso Krillin come guardando da una finestra e salutò allegramente con un ampio sorriso.
 
«EHI KRILLIN! Sei arrivato solo adesso? Ci stavamo tutti chiedendo dove fossi finito!»
 
La voce del suo amico veniva dal pannello di comandi, invece quella di Vegeta ancora non si sentiva. Il principe dei Saiyan si era appoggiato alla colonna di comandi principale con lo sguardo basso e le braccia conserte.
 
«Aspetta che entro anch’io! Così ti saluto come si deve!»
 
Krillin avvicinò il dito al grosso pulsante rettangolare, ma la voce allarmata di Vegeta lo interruppe.
 
«FERMO, RAZZA DI IDIOTA!!»
 
Osservando lo schermo, dopo un sobbalzo, Krillin notò Vegeta puntare uno sguardo allarmato e furibondo su di lui. Al suo fianco, Goku scuoteva le mani agitato, intimando di fermarsi immediatamente.
Krillin non premette il pulsante per un soffio.
 
«Uhm? Ma che succede?»
 
Goku sospirò come se avesse scampato una catastrofe, mentre Vegeta si voltò irritato verso il pannello di comandi. Dopo aver digitato alcuni pulsanti, dalla stanza provenne un rumore meccanico che andò scemando pian piano fino a spegnersi, poi la porta di aprì.
Il principe dei Saiyan in persona, alto poco più di lui, afferrò Krillin dal bavero della maglietta e lo sollevò con il volto sfigurato dalla rabbia.
 
«IMBECILLE! Cosa pensavi di fare, eh?! Volevi per caso morire, stupido umano!? Un paio di volte non ti sono bastate?!»
 
Goku si affrettò ad avvicinarsi a Vegeta, mise una mano sul suo braccio destro e lo costrinse ad abbassare Krillin da terra.
 
«Vegeta, ora basta! Lui non poteva saperlo! Non è colpa sua!»
 
Vegeta sbuffò, per poi lasciar cadere di peso Krillin per terra.
 
«Bah! Ogni scusa è buona per giustificare la sua stupidità!» si voltò e si diresse verso i bagni, esclamando infine: «Non sei forte come noi, umano! Sei debole, e non puoi neanche pensare di affrontare ciò che affrontiamo noi! RICORDATELO SEMPRE!»
Detto ciò scomparve dietro un angolo, senza voltarsi.
 
Krillin ansimava per terra, spaventato. E con lo sguardo stupefatto ancora rivolto nel punto in cui Vegeta era sparito.
 
«M-ma che diavolo gli è preso?!»
 
Goku lo aiutò a rialzarsi con un sorriso imbarazzato. «Colpa della Stanza gravitazionale.» disse «Se avessi aperto la porta, l’alone magnetico propagato dal macchinario interno avrebbe raggiunto il corridoio dove c’eri tu, e la gravità ti avrebbe letteralmente schiacciato come una frittella.»
 
Krilin si voltò di scatto verso l’amico «C-CHE COSA?!».
 
Goku ridacchiò grattandosi il naso «Eheh! Già…! Hai rischiato grosso!» poi gli mise una mano sulla spalla e gli intimò a seguirlo verso il terrazzo. «Lascia perdere Vegeta, e non pensiamoci più. Vieni, sento l’odore degli spiedini di Bulma da qui, e mi è venuta una fame da lupi!»
 
Krillin non riuscì a godersi la serata.
Raggiunse la terrazza ancora un po’ mogio a causa del comportamento di Vegeta. Si unì al party ovviamente, ma ogni tanto restava in silenzio, senza coinvolgersi nei discorsi.
Pochi minuti dopo l’incidente della camera, Goku, Chichi, Bulma, 18 e Krillin erano intorno al Barbecue dove erano posati dei grossi spiedoni di carne e verdure. Goku si stava ingozzando come sempre, Bulma e Chichi cinguettavano di roba femminile di cui Krillin non si interessava. Lui e 18 restavano momentaneamente in silenzio.
 
«Oh, cielo, Bulma! Devi dirmi come fai ad avere sempre questa pelle così giovane, non hai neanche una ruga! Io invece tra poco finirò per raggrinzirmi come una prugna!»
 
«Beh, direi che è semplicemente una caratteristica della mia pelle. Potresti chiedere a tuo marito come fa! Ha abbondantemente superato i trenta, ma guardalo! Sembra ancora un ragazzino!»
 
Goku, che fino a quel momento non pensava ad altro che all’agnello allo spiedo nella sua mano, si sentì preso in causa.
 
«Oh, ma io non faccio niente! Da quello che mi ha detto Vegeta una volta, i Saiyan invecchiano più lentamente rispetto gli umani. Ecco perché sembriamo così giovani!»
 
Krillin si interessò davvero ad una discussione per la prima volta nella serata, ma non disse nulla.
E così i Saiyan invecchiavano più lentamente? Non ne aveva idea… ma ora che ci pensava, Krillin ricordò un Goku sedicenne ancora bassino e candido come un bimbo.
Osservò poi la punta di uno spiedino di ferro nella sua mano. Nel suo riflesso sul ferro, il suo occhio destro sembrava contornato da alcune rughe piuttosto evidenti.
Quando gli erano venute?
Posò lo spiedino sul barbecue e osservò 18 con la coda dell’occhio.
Lei era un Androide, perciò non sarebbe mai diventata vecchia. Krillin aveva già immaginato felicemente una vita insieme a lei, ma ora ebbe l’orrenda visione di lui anziano, con i capelli grigi, il volto cosparso di rughe, magari con un paio di terribili baffi da vecchio, e lei ancora giovane avvenente e bellissima.
Sentì come se qualcosa gli stesse afferrando le viscere con forza.
Il suo umore non migliorò, neanche quando poche ore dopo, sul finire della festa, il piccolo Goten, di soli quattro anni, atterrò nel giardino della Capsule Corp. reggendo  dalla coda un enorme Dinosauro e implorando la madre di poterlo tenere.
Il ritorno alla Kame House fu più silenzioso dell’andata. Dopo solo un paio d’ore di viaggio Oolong e il Maestro Muten stavano dormendo della grossa nei sedili posteriori. Krillin guidava in silenzio.
Dopo quasi un ora di silenzio assoluto, fu 18 a parlargli, spiazzandolo totalmente.
 
«Che cos’hai?»
 
Il tono era rude e schietto, come sempre, ma Krillin ne rimase comunque sorpreso.
 
«Uhm? Niente, perché? Sono solo un po’ stanco.»
 
«No, non è vero. Hai sempre quella vena che ti pulsa sulla fronte quando qualcosa ti preoccupa.»
 
Krillin non aveva mai notato questa particolarità nelle sue reazioni quando era preoccupato. Si costrinse a voltarsi verso la sua ragazza e a fissarla. Aveva uno sguardo quasi accusatore.
Sospirò.
 
«È una sciocchezza, non preoccuparti. Non c’è bisogno di parlarne.» Terminò con un sorriso, per rassicurarla. Dopo un secondo di silenzio, 18 ritornò a guardare il finestrino.
 
«Come vuoi, se hai bisogno io sono qui.»
 
Krillin smise di sorridere in un lampo.
Chissà perché cominciò a montargli una rabbia incredibile, indirizzata esclusivamente verso la bionda al suo fianco. Era incredibile che dopo aver scoperto che qualcosa lo preoccupava, sembrò non fregarsene assolutamente nulla.
Certe volte pensava che 18 stesse con lui solo per noia, o che, peggio ancora, che ci stesse solo perché altrimenti sarebbe stata sola dopo la morte del fratello.
Forse era così, forse lui per lei era solo un mezzo per farsi degli amici. Perché, dopotutto, in quale mondo una ragazza così avrebbe potuto innamorarsi di uno come lui? Non sarebbe stato neanche capace di durare dieci secondi in un combattimento contro 18, figurarsi fargli da fidanzato.
Con questi tristi pensieri in testa, Krillin continuò il tragitto verso la Kame house.
Quella notte, il ragazzo non dormì un solo secondo. Rimase sveglio tutta la notte a fissare il soffitto, pensieroso.
Doveva ammetterlo, una situazione per i suoi problemi c’era. Ma era assurda, impensabile, totalmente e moralmente inattuabile. No, una simile opzione era meglio levarsela dalla testa.
Pensandoci, Krillin se la grattò infastidito, notando i capelli che diventavano sempre più duri, e neri come il carbone.
 
*
 
I capelli crebbero ad una lunghezza considerevole in soli cinque mesi, e il suo primo taglio fu in occasione del primo anniversario di fidanzamento con 18.
Optò per un taglio a caschetto, sperando che a lei piacesse. Si impegnò molto per una romantica serata in un ristorante particolarmente costoso. Sperò in una serata particolarmente bella, invece…
Fu il solito.
18 sembrava costantemente annoiata. Krillin tentava di conversare, anche del più e del meno, ma le risposte che ottenne furono solo cose tipo: “Uhm”, ”Già”, “Certo”, “Va bene”. L’unica nota positiva della serata fu che lei sembrò apprezzare il nuovo taglio. Magra consolazione.
In men che non si dica, Krillin ritornò a tormentarsi. Ritornò a sentirsi inadeguato, forse non aveva mai smesso di sentirsi così.
Ormai il suo livello di sopportazione era giunto al limite.
Così, la notte stessa dell’anniversario, Krillin sgattaiolò fuori dalla Kame House mentre tutti dormivano. Scese in spiaggia con uno zaino e sollevando sabbia e acqua, schizzò in volo verso il cielo.
Ormai aveva deciso, e non sarebbe tornato indietro. Non gli interessava affatto cosa avrebbero pensato gli altri di lui. Lo avrebbe fatto, al diavolo l’etica e l’abuso di potere. Al diavolo tutto quanto.
Era da molto tempo che non volava così veloce, la sensazione dei capelli al vento era piacevole, ma non lo distrassero dal suo obbiettivo: che al momento era identificabile come la sede della Capsule Corporation.
Attraversò mari, montagne e pianure in pochi minuti, raggiungendo la grande metropoli dove abitava Bulma. La Sede della Capsule Corp. era ben visibile da qualsiasi parte della città. Krillin non ci mise molto a raggiungerla.
Raggiunta la casa, ebbe un illuminazione. Decise di abbassare al minimo la sua forza combattiva. Era meglio essere prudenti.
Saltò agilmente come un gatto sulla costruzione, raggiungendo un ampia veranda i piani più alti. La luna illuminava la zona abbastanza da permettergli una visuale perfetta della porta-finestra di fronte a lui e per dare un occhiata dentro.
C’era un grande letto matrimoniale, dove Krillin fu lieto di constatare che vi era stesa solo una giovane donna. Fortunatamente Bulma stava dormendo senza avere al suo fianco qualche borioso principe di una razza aliena a caso.
Appurata l’assenza di Vegeta nella stanza il giovane aprì lentamente la finestra che Bulma lasciava sempre aperta in quella stagione dell’anno, come aveva sperato. Entrò di soppiatto e si avvicinò ad un cassettone di fronte al letto, tentando di essere il più furtivo possibile. Dopo aver rovistato tra alcuni vestiti, trovò ciò che gli serviva e si affrettò a metterlo in tasca.
Rischiuse il cassetto e uscì dalla stanza dando un ultima occhiata alla donna nel letto, assicurandosi che stesse ancora dormendo. Poi saltò giù dal balcone atterrando nel giardino. Sospirò soddisfatto di se stesso, poi ripartì verso il cielo come un missile, scomparendo nel buio.
Volò molto in alto, oltrepassando alcune pigre nuvolette che incorniciavano la luna piena per metà. Ormai si riteneva al sicuro, quando…
 
«Hai perso Biancaneve, nano?»
 
Krillin si bloccò, sobbalzando. Si voltò lentamente, riconoscendo la perfezione la voce che lo aveva appena schernito alle sue spalle.
Vegeta era in volo ad alcuni metri da lui, con indosso la sua battle suit, le braccia incrociate e il suo solito sguardo serio, o arrabbiato, o sospettoso o chissà cos’altro. Krillin non riusciva mai a capirlo.
Optò per la parte dello spaesato divertito, forse perché la presenza del principe dei Saiyan gli metteva addosso un’ansia non indifferente.
 
«E-ehi, Vegeta! Che piacere vederti! Non avrei mai detto che tu sapessi chi era Biancaneve» disse con un sorriso affabile e grattandosi la nuca con naturalezza.
 
Vegeta non cambiò espressione.
 
«Sono su questo pianeta da abbastanza tempo da aver imparato parecchie delle stronzate di voi terrestri. Ma una cosa mi è nuova…» abbassò le braccia che prima teneva conserte, stringendo leggermente i pugni lungo i fianchi «…non avevo mai sentito dell’usanza di entrare di soppiatto in piena notte in una casa in cui di solito si è ben accetti» alzò un sopracciglio, esprimendo una punta di sarcasmo «Strano, ah?»
 
Krillin perse per un momento il sorriso. Si costrinse a non indietreggiare, ma gli ci volle molta forza di volontà.
 
«Oh, beh. È una storia buffa!»
 
«Adoro le storie buffe. Vuoi aggiungere quella del “Saiyan che mi pestò a sangue” al tuo repertorio?»
 
Il terrestre ne aveva già abbastanza di quel genere di storie da raccontare. Inoltre non credeva affatto che Vegeta adorasse le storie buffe, ma capì cosa intendesse dire.
 
«Ecco, è che l’altro giorno ho dimenticato qui la mia cintura».
 
«La tua cintura?»
 
«La mia cintura».
 
«Quella che hai addosso?»
 
«Proprio lei.»
 
«Ma davvero?»
 
«Davvero.»
 
Ci fu un momento di silenzio.
Poi Vegeta si avvicinò lentamente al terrestre. Restando sorprendentemente calmo.
 
«E immagino che tu non potessi proprio aspettare domani mattina per riprendertela, giusto…?»
 
Krillin cominciò seriamente ad avere paura. Sapeva che Vegeta non gli avrebbe mai fatto del male (per lo meno, non troppo), ma non si era mai trovato solo con lui. E l’unica volta in cui avevano avuto una reale conversazione, il principe dei Saiyan aveva tentati di ucciderlo in tutti i modi. Perciò non si sentiva proprio al sicuro.
 
«Beh, se devo essere sincero…» pensò velocemente a cosa dire, quando un lampo di genio colpì la sua mente come un camion contro un muro.
 
«Il fatto è che ero nel mezzo di… una cosa… con 18. E sai… a lei piace usare la mia cintura per… fare… cose.»
 
Sperò davvero che la sua agitazione sembrasse imbarazzo. Ad ogni modo si compiacque della sua interpretazione. Dato che, a giudicare dalla leggera espressione di disgusto del Saiyan, la sua piccola recita sembrava essere andata a buon fine.
 
Vegeta sbuffò, irritato «Risparmia i dettagli, nano. E diciamo pure che ti credo… sappi solo che non mi interessa quante prostitute stai intrattenendo, la prossima volta che entrerai  in quel modo in casa mia…»
 
«Quella non è casa tua.»
 
Krillin aveva risposto con arroganza e rabbia, fissando il principe dritto negli occhi. Il fatto di aver paragonato 18 ad una volgare prostituta lo aveva fatto incazzare come non mai.
Vegeta sbarrò gli occhi, educatamente stupito, poi ridacchiò avvicinandosi a meno di un metro dal terrestre.
 
«Oh, ma guarda un po’! Il piccolo umano sta finalmente tirando fuori le palle! Ma che bravo, mi congratulo…» si avvicinò ancora di più, osservandolo con disprezzo dall’alto in basso, in senso letterale e non.
 
«Stammi a sentire, pulce: è solo perché so che sei troppo stupido per avere cattive intenzioni che sta volta ti lascio andare con tutte le costole intere, ma se osi ancora una volta fare giocare a fare il topo di appartamento…»
 
Krillin aspettò il resto della frase, che si concretizzò con un poderoso cazzotto al suo stomaco che gli mozzò il fiato provocandogli un dolore lancinante.
 
«…allora ti farò rimpiangere di non avermi piantato quella spada nel petto il giorno che arrivai su questo pianeta».
 
Il principe non aggiunse altro. Si limitò a dargli le spalle e a scattare con un boato verso la casa di Bulma, a tutta velocità.
Krillin rimase lì, a mezz’aria, tenendosi lo stomaco con entrambe le mani e ansimando per qualche secondo, tentando di riprendere fiato. Quando si riprese dal dolore rimase immobile per qualche altro minuto, stringendo i pugni e i denti, e sentendosi montare una rabbia incredibile.
Ma non era per Vegeta, o meglio… non era per ciò che gli aveva detto. Ma era per il vergognoso senso di impotenza e di totale inutilità che aveva provato stando di fronte al principe dei Saiyan. Tutto ciò che aveva sentito era l’inadeguatezza più totale, e non solo per Vegeta. Ma per tutto quanto.
Nonostante ciò, non sarebbe durata a lungo.
Infilò una mano in tasca ed estrasse ciò che aveva preso da casa di Bulma: il Dragon Radar. Premette il pulsante sulla cima, e sette piccole luci dorate comparvero sul reticolo verde e tondeggiante dello schermo.
Dopo avergli dato una rapida occhiata, Krillin scattò a tutta velocità verso l’orizzonte, deciso come non lo era mai stato in vita sua.
 
*
 
Passò circa un giorno intero alla ricerca delle Sfere del Drago. Fu costretto a recuperarne una da un bambino particolarmente rumoroso in una culla, un'altra da un rigattiere che lo aveva scoperto nel suo negozio in piena notte e che aveva tentato di accopparlo con una doppietta e un'altra ancora dal collo di un motociclista che l’aveva appesa al collo a mo’ di collana. Fu una giornata non proprio divertente.
Ma quando ormai era calata di nuovo la sera, Krillin aveva tutte le Sfere del Drago nello zaino. Decise quindi di trovare un posto il più lontano possibile da ogni luogo in cui viveva qualcuno dei suoi amici. Quella sarebbe stata la parte più delicata e rischiosa di tutte.
Raggiunse un ampio deserto, stracolmo di enormi rocce rossastre ed enormi come palazzi. Era lontano centinaia di chilometri dal più lontano centro abitato, perciò poteva tranquillamente procedere.
Riversò le sette Sfere dallo zaino sul terreno, facendo attenzione a tenerle insieme. Poi indietreggiò di qualche passo, inspirando profondamente.
Ormai era fatta, non poteva più tornare indietro.
Sollevò le mani al cielo e cominciò la tiritera che ormai aveva sentito fin troppe volte.
 
«Appari, Drago Shenron!»
 
Le sfere si illuminarono, risplendendo di una luce dorata. La loro brillantezza divenne accecante, il cielo si riempì di enormi nuvoloni neri, carichi di fulmini che ruggivano nel cielo come leoni elettrici.
Con un boato assordante, una lunga linea d’oro, sinuosa e veloce, schizzò dalle sfere, verso il cielo. La linea lucente si attorcigliò in aria come una serpe, perdendo lucentezza e rivelando ciò che era davvero: l’onnipotente drago Shenron, con i suoi sinistri e terrificanti occhi scarlatti e le sue scaglie di smeraldo che brillavano alla luce dei fulmini.
Krillin aveva visto quella scena molte volte, ma non smetteva mai di stupirsi della magnificenza del drago.
 
«Esprimi i tuoi desideri… esaudirò ogni tua richiesta.»
 
La scarsa eloquenza del drago era rimasta la stessa. Ma Krillin non dispiacque affatto. Non aveva voglia di chiacchierare, voleva passare subito ai fatti.
Sollevò le mani al cielo, come in preghiera. Poi parlò con tono solenne e ben scandito.
 
«Potente Drago Shenron…!»
 
Stava per farlo, c’era quasi.
 
«…il mio primo desiderio è che tu…!»
 
Ecco, ormai nulla poteva fermarlo.
 
«…mi renda…»
 
Ormai era fatta.
 
«…UN SAIYAN!»
 
Il Drago rimase in silenzio per un momento, senza esprimere nulla. Poi i suoi occhi brillarono immensamente, come luminosissimi rubini al sole.
 
«Il tuo primo desiderio è stato esaudito…»
 
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Dunque questo è il primo capitolo di una storia che si prospetta essere moooooolto lunga. Ancora non ho fatto una stima dei capitoli, ma supereranno di certo la ventina. Ad ogni modo, vi aspetto al prossimo capitolo :D
 
Bye!
  
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