Anime & Manga > Lady Oscar
Ricorda la storia  |       
Autore: _Fedra_    06/02/2014    10 recensioni
Parigi, settembre 2013.
Durante una festa a tema, una ragazza dai lunghi capelli biondi abbigliata in maniera incredibilmente realistica fa la sua comparsa tra gli invitati. Sembra molto confusa e spaventata, come se non avesse la minima idea di dove si trovi.
Solo Rosalie Lamorlière, appena arrivata da Francoforte, riuscirà a capire che la giovane in realtà è molto più vecchia di quanto vuole far credere, forse addirittura di un paio di secoli.
Genere: Angst, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bernard Chatelet, Marie Antoinette, Oscar François de Jarjayes, Rosalie Lamorlière
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 

L’ULTIMA NOTTE
                                   

by _Fedra_efp



 

 

 

 

 

AVVERTENZE: MANEGGIARE CON CAUTELA!
Non sto scherzando: questa è la mia prima fanfiction dedicata a Lady Oscar e, conoscendomi, sarà difficile andare avanti senza stravolgere completamente la vicenda come già la conoscete! Tanto per cominciare, ho deciso di creare una sorta di varco temporale, in cui presente e passato si fondono in una cosa sola. In fondo, mentre leggevo la biografia di Maria Antonietta scritta da Antonia Fraser (su cui tra l’altro si basa il film della Coppola), non ho potuto fare a meno di pensare come si sarebbe sentita la giovanissima arciduchessa se si fosse trovata a vivere ai giorni nostri, con tutti i cambiamenti che ci sono stati e in cui, suo malgrado, è rimasta coinvolta. Ecco perché ho deciso di scrivere una storia a due voci, perlomeno fino a quando le due protagoniste (Maria Antonietta e Rosalie Lamorlière) si incontreranno definitivamente nel 2013. Ho scelto questa data simbolica in quanto so già che cosa è accaduto e perciò posso tranquillamente fare riferimenti di cultura e attualità che potrete facilmente riconoscere. All’inizio, impiegherò due tipi diversi di editing in base al personaggio in scena: per il Settecento è prevista l’impaginazione classica con il Times New Roman, mentre per la parte contemporanea ho scelto uno stile decisamente più moderno. * Cosa pensate che succederà all’html  quanto le nostre due amiche si incontreranno per la prima volta?
Spero di avervi incuriositi con questa breve prefazione (o perlomeno di non avervi sconvolti). Ora non mi resta che lasciar parlare i miei personaggi: sicuramente sono molto più affidabili di me!





 

 

CAPITOLO 1
                             





 

Vienna, 21 aprile 1770

 
 
Nei suoi quattordici anni all’interno dello Schönbrunn, Maria Antonietta non si era mai resa conto di quanto potesse essere grande. Non si era mai fermata abbastanza a osservare gli stucchi dorati e gli affreschi dei saloni durante i balli sfarzosi che vi si tenevano, troppo impegnata a fare conversazione con i nobili invitati, né ad ammirare il gusto con cui erano tenuti i giardini del parco mentre giocava a nascondino con l’adorata sorella Maria Carolina, l’unica dei tanti figli di Maria Teresa a voler condividere un po’ di tempo con lei.
    Si assomigliavano molto, lei e Maria Carolina, al punto che in molti, nel dubbio, le confondevano. Da quel giorno in poi, le due principesse sarebbero state separate per sempre, divise da chilometri e chilometri di mare e montagne, ciascuna nel regno in cui avrebbero trascorso il resto della propria esistenza accanto all’illustre consorte che l’imperatrice d’Austria aveva scelto per loro. L’infanzia, l’età dei giochi e delle spensieratezze, era finita per sempre. Maria Antonietta stava per diventare la delfina di Francia. Un ruolo che tutte le ragazze dell’impero asburgico le invidiavano.
    Eppure, la giovane arciduchessa non si sentiva affatto a suo agio. Avrebbe voluto che quel dannato giorno non arrivasse mai. Ora tutto era diventato un’incognita. Avrebbe dovuto lasciare il suo palazzo e i suoi cari per partire alla volta di una nazione ostile di cui non sapeva pressoché nulla. Non conosceva bene il francese, dal momento che aveva sempre odiato fare i compiti, e non aveva mai visto l’uomo che avrebbe dovuto sposare se non nel ritratto che aveva portato con sé l’ambasciatore straniero al momento delle trattative sul suo matrimonio.
   Già, trattative. Nessuno le aveva chiesto di sposarsi. Era stata Maria Teresa a decidere per lei, come aveva fatto per tutti i suoi altri quattordici figli. Non erano altro che pedine nelle sue mani, per il bene dell’intera nazione. Era il suo dovere che Maria Antonietta doveva adempiere, nient’altro. Se fosse riuscita a dare un erede al trono di Francia e a compiacere il suo popolo, allora avrebbe raggiunto il massimo scopo della sua vita. In caso contrario, l’ira di sua madre sarebbe stata inimmaginabile.
    Ascoltò con calma le ultime raccomandazioni che l’imperatrice le fece nel momento in cui giunse al suo cospetto per l’ultima volta, affidandola definitivamente alle cure dell’ambasciatore Mercy; poi, dopo un lungo e commosso addio in cui non le fu permesso di piangere, l’arciduchessa e il suo seguito montarono sulla carrozza che li avrebbe condotti fino in Francia. Solo quando percepì il terreno muoversi sotto di lei e il palazzo allontanarsi definitivamente alle sue spalle Maria Antonietta lasciò che una sola e invisibile lacrima le scivolasse lungo la guancia ricoperta di cipria, nascondendola prontamente dietro il ventaglio aperto all’altezza degli occhi.
    −Desiderate fare una partita a carte? – chiese un attimo dopo.
 

***

 
Francoforte, 23 agosto 2013
 
 
Odio tutti, pensò Rosalie mentre disponeva il suo bagaglio sul nastro trasportatore.
L’agente che stava di fronte a lei la scrutò con aria indagatrice, senza muovere un muscolo della sua prominente mascella quadrata.
Certo, ho tutta l’aria di essere una spacciatrice di droga pesante, disse la ragazza tra sé e sé, sostenendo lo sguardo del poliziotto con aria di sfida.
Solo dopo un tempo che le parve infinito, questi le diede il permesso di passare sotto il metal detector senza incidenti, recuperando il trolley.
Sua sorella Charlotte la seguì pochi istanti dopo.
“Ho fame!”, si lagnò non appena la raggiunse.
“Dopo, ora dobbiamo imbarcarci”, la zittì Rosalie impaziente, scoccando un’occhiata di profondo odio verso sua madre.
Era solo colpa sua se in quel momento erano costrette a lasciare Francoforte, dove la ragazza era nata e cresciuta, per rincorrere un fantomatico regista dell’Opèra di Parigi con cui si sentiva da circa un anno.
Di questo Eugène De La Motte, Rosalie non sapeva pressoché nulla, a parte il fatto che avesse cinquantaquattro anni e avesse una figlia di venticinque di nome Jeanne.
In un anno di amore folle, il tizio si era presentato a casa loro sì e no quattro volte per via del lavoro, che lo teneva impegnato ventiquattro ore su ventiquattro, invadendo persino i suoi discorsi più intimi.
In fondo, come altro avrebbe fatto a conoscere Yolande Polignac, una stravagante attrice di origini svizzere, se non in teatro?
Era accaduto tutto durante una tournee a Zurigo, quando entrambe le compagnie dei due amanti erano in città per una rassegna.
Si erano conosciuti dietro le quinte, tra una prova e l’altra.
Lui era rimasto subito colpito da lei, con la sua prosperosa corporatura da diva d’altri tempi unita a un carattere profondamente fragile e sensibile, e per questo le aveva subito chiesto di uscire a cena insieme quella sera stessa.
Dopo Zurigo, i due non avevano fatto altro che sentirsi per mesi e mesi, fino alla dichiarazione definitiva.
Per risultare ancora più convincente, Eugène aveva offerto una parte a Yolande all’interno del suo nuovo spettacolo all’Opèra.
Come avrebbe potuto rifiutare un’occasione del genere?
Che importava se le due figlie sarebbero state strappate dalla città in cui erano nate e cresciute per una metropoli completamente sconosciuta?
Cavolo, andare a vivere al centro di Parigi non era mica cosa da tutti, anzi!
A quel punto, la scuola, gli amici e la dannatissima scherma di Rosalie potevano benissimo passare per dei semplici capricci adolescenziali in confronto alla vita meravigliosa che le attendeva.
Ecco perché la ragazza si era anche presa urla e musi lunghi quando aveva espresso tutto il suo disappunto a partire.
In fondo, quindici anni erano ancora troppo pochi per restare a vivere da sola a Francoforte e sua madre aveva inevitabilmente bisogno di lei per badare a Charlotte.
Non aveva scampo.
Quegli ultimi giorni erano stati un incubo per Rosalie.
Il suo intero mondo sarebbe stato cancellato per sempre da un momento all’altro.
Si sarebbe dovuta separare dai suoi amici di Francoforte, in particolar modo Anna, la sua migliore amica di sempre.
“Avrete facebook, per parlare”, aveva sentenziato subito Yolande, come se comunicare attraverso lo schermo del computer equivalesse a una sana chiacchierata tra amiche il sabato pomeriggio, magari davanti a una bella coppa di gelato nel locale che gestivano i genitori di Anna.
Ma niente sarebbe equivalso a lasciare gli amici della palestra, che Rosalie frequentava dall’età di quattro anni.
Nella sua burrascosa vita familiare, in cui la ragazza era costretta a barcamenarsi tra una madre a un tempo capricciosa e assente e una sorella viziata, il momento in cui abbandonava la divisa scolastica per sostituirla con la tuta bianca e la sciabola era per lei un totale sollievo.
Quando tirava di scherma, Rosalie dimenticava tutti i suoi problemi, sfoderando il suo carattere deciso e combattivo, da vero maschiaccio.
In fondo, l’essere sempre così diretta e marziale era uno dei tanti modi in cui si opponeva a sua madre, che a quanto pareva aveva deciso di sposare il lato peggiore della femminilità, ostentatamente fragile e svenevole.
Sono una donna con le palle, amava ripetersi ogni volta che la luce verde si accendeva e l’avversario cadeva sotto le sue stoccate.
Ora avrebbe perso anche quello e gli insegnamenti che Franz le aveva impartito in tutti quegli anni sarebbero spariti come la nebbia al primo sole, una volta lontana da Francoforte.
A Parigi non avrebbero potuto portare granché: sarebbe stato troppo problematico per il trasloco.
Avrebbero venduto la casa già ammobiliata, dal momento che Eugène ne aveva predisposto un’altra altrettanto accogliente a pochi passi dall’Opéra.
Rosalie aveva dovuto abbandonare tutto, tranne qualche libro e i suoi preziosissimi CD, non senza opposizioni da parte di Yolande per il prezzo dei bagagli.
Per quanto riguardava l’attrezzatura di scherma, la ragazza aveva dovuto restituirla alla palestra il giorno in cui le avevano organizzando una straziante festa d’addio.
In fondo, era sempre stata una di casa lì, oltre che una delle allieve più promettenti.
Per lei, il gruppo di scherma era una sorta di seconda famiglia su cui poteva contare, visto che la sua non sembrava curarsi minimamente di lei.
Ora era tutto finito.
Per sempre.
Tutti i passeggeri diretti al Paris-Charles De Gaulle sono gentilmente pregati di dirigersi al gate 9, grazie!” annunciò una fredda voce metallica.
Rosalie sospirò, mentre la folla la spintonava inesorabilmente verso l’uscita dell’aeroporto, dove l’attendeva un gigantesco jet metallico, il rombo dei motori già accesi che risuonava nella sala d’attesa.
 
 
 
 
 
 
 

 

 

                

 
 
 

 


 
 
   
 
Leggi le 10 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Lady Oscar / Vai alla pagina dell'autore: _Fedra_