Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: Kengha    06/02/2014    12 recensioni
Chap 1: « Celarlo, domarlo, non mostrarlo ». Nascondendo il suo potere forse Elsa sarebbe stata in grado di fuggire dal suo destino? Entrambi ne dubitavano fortemente: prima o poi la profezia si sarebbe avverata e, in qualche modo, ormai era chiaro, la ragazza ne sarebbe rimasta coinvolta.
Chap 2: Le cose erano cambiate tanto velocemente quanto irrimediabilmente e lei era completamente impotente. Sia come regina, che come madre, non poteva fare altro che guardare una delle sue due amate bambine scivolare velocemente all'interno di un baratro.
Chap 3: Per la prima volta in tutta la sua vita, Anna si rese conto della drammaticitą nascosta dietro la figura di Olaf. Non era mai stato solo un pupazzo di neve, questo lo aveva sempre saputo. Mai fino a quel momento, tuttavia, si era resa conto del dolore e delle disperate speranze che in realtą esso nascondesse.
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Anna, Elsa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buona sera a tutti! A voi finalmente l'ultimo capitolo di questa storia :D
Scusate, so di essere in ritardo, ma si sono sovrapposti una serie di imprevisti e davvero non ho potuto finire di scrivere prima di adesso. Al momento non ho molto da dire, vi avviso solamente che questo capitolo è diverso dai due precedenti. La "visione" di Anna è più generica e ampia rispetto quella del re e della regina, inoltre quasi l'intera storia è ambientata successivamente agli eventi del film. 
Ora vi lascio in pace, ci ri-leggiamo a fine capitolo! ^^

 

Lost Childhood
A Light in the Storm


Si accasciò sconfortata tra le braccia fredde d’acciaio dell’armatura su cui era appena precipitata. Scendere le scale con la bicicletta, senza che ci fosse nessuno a guidarla, non era stata una delle sue migliori idee. Saltò a terra con un piccolo balzo, non cadendo di nuovo per puro miracolo.
Era così maldestra.
Così sola.
Sistemò le treccine rosse davanti il petto, accarezzandole per qualche secondo, prendendo tempo. Magari Elsa sarebbe uscita a controllare: aveva sicuramente sentito il suo tonfo.
Improvvisamente, l’idea di essere caduta non le sembrò poi tanto male, anzi, il pensiero di sua sorella preoccupata per lei non poté che farla sorridere di gioia. Si guardò attorno per qualche istante, assicurandosi che nessun domestico fosse nei paraggi, poi si accasciò teatralmente al suolo, portandosi una mano sul volto e fingendo un’espressione afflitta e dolorante.
Non passò molto prima che sentì il cigolio di una porta e a quel punto non riuscì davvero a trattenere un piccolo sorriso. Trascorsero forse un paio di minuti e sentì dei passi correre nella sua direzione.
Finalmente, dopo tutto questo tempo.
Si stava precipitando giù dalle scale, per lei.
Elsa… « Vostra Altezza! Vi siete fatta male?! » … non sarebbe uscita dalla sua stanza per soccorrerla.
La voce di Gerda* era dolorosamente riconoscibile.
La vecchia balia la guardò con occhi preoccupati e, solo dopo essersi assicurata che la principessa non avesse nulla di rotto, l’aiutò a rimettersi in piedi.
« State bene?! Vostra sorella mi ha avvertita appena vi ha sentita cadere ».
Naturalmente, l’aveva avvertita.  Non aveva fatto altro.
La bambina si stirò i lembi sgualciti del vestito e guardò la donna dal basso, sforzandosi di risponderle trattenendo le lacrime.
« Sì, non è stata una caduta così rovinata ». Biascicò, sentendo il suo cuore a pezzi.
Quello faceva ben più male di un braccio rotto.
« Forse voleva dire rovinosa, Vostra Altezza ». La corresse Gerda mentre le risistemava abilmente le gonne, un sorriso rassegnato disegnato sul volto rugoso.
« Il Vostro vestito è stato sistemato, potete andare… magari fate più attenzione, questa volta ». Aggiunse dopo poco, dandole un’amorevole pacca sulla testolina fulva, incitandola a riprendere i suoi giochi.
Anna annuì con rassegnazione e si diresse con passi strascicati verso la galleria del castello, l’unico luogo in grado di darle ancora un po’ di allegria.
« Principessa Anna! »
La voce della donna alle sue spalle la costrinse a fermarsi, si voltò, sforzandosi di abbozzare un mezzo sorriso in direzione della sua balia, che non aveva smesso di fissarla scetticamente.
« Sicura di star bene? » Domandò nuovamente la donna, alla quale non era chiaramente sfuggito il suo umore.
La bambina annuì, i tristi occhi cerulei a tradirla « Non preoccuparti. Dì solamente a mio padre che non credo ci sia più bisogno di avere un tandem** ».
Fu allora che Gerda capì tutto.


Quella notte, Anna si era svegliata a causa dell’insistente brontolio del suo stomaco, aveva passato tutto il giorno con Kristoff a passeggio per Arendelle e quando era tornata al castello aveva chiesto a sua sorella il permesso di saltare la cena e poter andare direttamente al letto, tanto era stanca. Elsa, ovviamente, non aveva avuto nulla da obbiettare.
Chiuse lentamente la porta della sua camera da letto, cercando di fare il minor rumore possibile, iniziò poi a percorrere i vasti corridoi del castello, in punta di piedi.
Era tardi e non erano le circostanze più opportune per svegliare qualcuno pur di avere un po’ di cioccolata. Anche perché, in quel caso, un bel rimprovero da parte di Gerda non sarebbe stata in grado di evitarglielo neppure la regina. Non poté  trattenere un risolino al pensiero di sua sorella che si sottometteva alla loro balia, tanto ne era intimorita. Con il potere che aveva avrebbe potuto tenere il mondo tra le mani... se solo lo avesse voluto.
Ma Elsa non era così.
Era buona, altruista e non era il sovrano di cui parlava la profezia. Si rammaricò, ricordando che anche lei l’aveva ingiustamente accusata di ciò***… e, nel bilancio di tutto, forse avrebbe dovuto tacere.
Lei però era Anna, questo voleva dire che parlava, parlava sempre, spesso fin troppo.
Presto o tardi avrebbe chiesto perdono a sua sorella, che decisamente non meritava di dover portare quest’ulteriore fardello. Stava ancora pensando ad Elsa quando si ritrovò a passare davanti la sua camera da letto, istintivamente sorrise e alleggerì ancor di più il passo, diventando sorprendentemente silenziosa per una come lei. Un brivido le attraversò velocemente la schiena, venendo seguito presto da un altro e un altro ancora: il suo abito da notte era leggero, ma erano comunque ad Agosto inoltrato.
Quasi come per riflesso si trovò a volgere lo sguardo in direzione della porta di Elsa e i suoi occhi si spalancarono dopo aver scorto una sottile lastra di ghiaccio sotto di essa.
Dimenticandosi delle proteste del suo stomaco e di qualsiasi altra cosa a cui aveva pensato fino a pochi minuti prima –incluso il tentativo di essere silenziosa-, si precipitò davanti la stanza di sua sorella e la chiamò con un evidente tono di preoccupazione « Elsa! ».
Non arrivò alcuna risposta e presto il panico prese il largo dentro di lei. Senza pensarci troppo si ritrovò a combattere con la maniglia, che non aveva alcuna intenzione di sbloccare l’uscio gelato. Ci vollero un paio di minuti di inutili lotte prima che Anna si rendesse conto che sarebbe stata costretta a passare alle maniere forti, prese dunque una piccola rincorsa e diede un paio di forti spallate alla porta, riuscendo finalmente a spalancarla.
Alla faccia di chi le aveva insegnato a chiedere il permesso e a bussare prima di entrare nelle stanze altrui.
La camera era nel più totale caos: dello spesso ghiaccio scuro ricopriva tutte le superfici dei mobili e un vento gelido ululava tra le pareti, sul grande baldacchino vi era uno strato di candida neve e lì, proprio nel mezzo del letto, la regina si contorceva in lacrime, preda di profondi e terribili incubi.
Anna si precipitò da lei e salì sul letto ignorando il bruciore provocato dal ghiaccio gelido sulla sua pelle nuda, la afferrò per le spalle e la scosse un paio di volte, richiamandola con voce ferma.
« Elsa! Elsa, svegliati! »
 La platinata spalancò gli occhi e si ritrasse bruscamente, il corpo pallido tremante e il viso perfetto trasfigurato dalle lacrime e dalla paura.
« Va tutto bene, Elsa. Sei al sicuro. Era solo un incubo ». Ripeté con calma, il tono dolce e un sorriso rassicurante sul volto lentigginoso, mentre accarezzava una guancia fredda della sorella maggiore.
La regina si gettò tra le braccia della rossa, aggrappandosi a lei con forza, affondando il viso contro il suo petto, piangendo e singhiozzando forte.
Anna rimase imperterrita per qualche istante: non era mai successo. Anche quando erano bambine, Elsa aveva sempre messo il bene e le priorità di Anna davanti i propri, perché era la sorella maggiore; perché proteggere Anna dal dolore l’aveva sempre sentito come un dovere; perché l’amava più di sé stessa.
Quella notte, aveva tuttavia smesso di essere forte per poter aprire il suo cuore alla sorellina, mostrando tutte le sue debolezze, facendo riemergere tutti gli scheletri del suo passato. Aveva smesso di essere la regina ed era ritornata la ragazza di ventuno anni costretta a crescere troppo in fretta, quella che aveva passato anni della sua vita in balia del dolore e dei poteri che l’avevano a lungo perseguitata come una maledizione. La principessa ricambiò l’abbraccio capendo che, in quell’occasione, per la prima volta, toccava a lei essere la sorella maggiore.
Accarezzò dolcemente i capelli argentei di Elsa e le lasciò un delicato bacio sulla testa, sorridendo al contatto con le sue membra fredde.
« E’ tutto apposto, era solo un brutto sogno, ci sono qui io per te. Sarò sempre qui per te ».
Proteggersi. Non era quello che avevano sempre cercato di fare, del resto?
La regina pianse ancora molto tra le braccia calde e accoglienti della sua sorellina, senza preoccuparsi di dover più celare e nascondere nulla.
Si erano abbracciate diverse volte da quando Elsa aveva imparato a controllare i suoi poteri. Abbracci affettuosi ma delicati, strette attente, guidate ancora dalla razionalità e dalla paura che avrebbe impiegato anni a scomparire e che forse non avrebbe mai abbandonato del tutto la bionda.
Quell’abbraccio, però, era diverso. Era forte e disperato, doloroso e necessario.
Quanti anni erano passati dall’ultima volta che Elsa aveva abbracciato qualcuno così?
Non c’era neanche bisogno di cercare una vera e propria risposta, semplicemente ne erano trascorsi troppi.
Lei che era sempre stata dolce, che era sempre stata così altruista e solare, che non aveva mai avuto la forza di dire di no, era stata improvvisamente privata di tutto, costretta dalla paura a rifiutare anche i gesti di affetto più semplici. Affetto che aveva sempre respinto ma che aveva più di tutti bramato, perché per quanto Elsa potesse essere fredda, amava il calore più di chiunque altro.
Anna sorrise mentre si correggeva mentalmente “No, forse non tanto quanto Olaf”.

E in quel momento, la verità la schiaffeggiò e la ferì più in profondità del ghiaccio che aveva gelato il suo cuore.
Olaf, un simpatico e allegro pupazzo di neve che camminava per le strade di Arendelle con la sua nevicata personale, che giocava con i bambini e stringeva amicizia con chiunque, un esserino così semplice eppure così tenero ed estroverso, sempre alla ricerca di affetto e contatto. Sempre pronto a donare amore e a cercare di creare un approccio anche con i tipi più scontrosi, straordinariamente capace di farsi accettare pur essendo così diverso.
Olaf che continuava ad amare incondizionatamente il calore, pur sapendo lo avrebbe ucciso.
Per la prima volta in tutta la sua vita, Anna si rese conto della drammaticità nascosta dietro quella maldestra figura. Non era mai stato solo un pupazzo di neve, questo lo aveva sempre saputo. Mai, fino a quel momento, tuttavia, si era resa conto del dolore e delle disperate speranze che in realtà esso nascondesse. Era stato creato da sua sorella, una ragazza rinchiusa all’interno di quattro mura per oltre un decennio, i cui contatti con le persone erano strettamente limitati e che non aveva mai potuto donare o ricevere l’amore che avrebbe voluto.
Lui era l’incarnazione dell’infanzia perduta e dei sogni proibiti di Elsa. Lui era i suoi ricordi e i suoi desideri più profondi.

Era stata così cieca. Avrebbe voluto scoprirlo prima, avrebbe dovuto aiutarla dal principio, quando le barriere erano state da poco innalzate e gli incubi erano appena iniziati. Ma per troppi anni le era stata negata qualsiasi possibilità di creare un legame con sua sorella e aveva imparato a capirla, aveva iniziato a conoscerla per davvero, solo in quell’ultimo mese, con la consapevolezza che non avrebbero mai recuperato del tutto gli anni persi. Perché in realtà non sapevano più niente l’una dell’altra.
Erano legate dal sangue, l’amore e pochi bellissimi ricordi di un passato che le aveva da tempo abbandonate. Nulla di più. Non c’era nulla di presente.
Era così iniziata una lenta riscoperta, caratterizzata da errori e domande sciocche, che rappresentavano solo un piccolo prezzo da pagare. Entrambe erano più che ben disposte a percorrere la tortuosa strada che ancora le separava, nel tentativo di riuscire presto ad incontrarsi per davvero.

« Ti senti meglio? ». Domandò Anna dopo quasi mezz’ora dal suo arrivo nella stanza. Elsa era ancora rannicchiata contro di lei, ma aveva smesso di singhiozzare, limitandosi a piangere mestamente.
La regina annuì in risposta, trovando finalmente la forza di sciogliere quell’abbraccio che avrebbe voluto far durare per sempre. Si sedette sulle ginocchia e raddrizzò la schiena, mettendosi esattamente di fronte alla sorellina, guardandola leggermente imbarazzata.
« Perdonami, Anna. Non so davvero cosa mi sia preso ». Si giustificò con un filo di voce, essendosi appena resa conto della ridicola situazione in cui la sorella doveva averla ritrovata. Con un gesto rapido sciolse tutto il ghiaccio nella sua stanza
« Va tutto bene. E’ giusto sfogarsi, di tanto in tanto. Io non sono molto brava con le parole e capisco che tu sia sempre stata abituata diversamente… ma non ci si può tenere tutto dentro per sempre ».
Voleva che si fidasse di lei, voleva poter conoscere le sue paure ed essere in grado di aiutarla e trascinarla via da esse durante i suoi momenti più cupi. Semplicemente, voleva essere il faro nella tempesta per quella nave che troppo a lungo era stata dispersa tra gli oceani e che lentamente stava ritrovando la via di casa.
« Io non ti giudicherò mai, Elsa ». Aggiunse con un filo di voce.
Quelle parole parvero colpire profondamente la regina che chinò il capo e finalmente lasciò che tutto andasse.  Anna le prese le mani, carezzandone dolcemente il dorso, evitando contatti più intimi solo per lasciare alla sorella un po’ di spazio. Ora che Elsa aveva ripreso a pensare razionalmente aveva bisogno di un po’ di tempo per rendersi conto di non essere più sola, di non doversi vergognare delle sue lacrime, perché la sua sorellina non l’avrebbe mai abbandonata.
Perché erano una famiglia.

« Sono così spaventata, Anna ». Confessò la regina, la voce ancora rotta e tremolante.
« Cosa ti fa paura? » Chiese cautamente la rossa, non sapendo bene fin dove potesse spingersi, fin dove Elsa le avrebbe permesso di arrivare in una sola notte.
Il breve silenzio che seguì la domanda intimorì leggermente la principessa ed era già pronta a chiedere perdono per la sua invadenza alla sorella quando quest’ultima, in seguito ad un profondo respiro, biascicò due sole parole «La profezia ».
Era stato poco più di un sussurro, ma questa prima liberazione bastò ad infondere un po’ di coraggio alla regina, che continuò come un fiume in piena « Tutti questi anni passati a cercare di sfuggirvi, a tentare di ingannare il mio destino, tutti i sacrifici vani, sarei arrivata a questo punto anche senza il bisogno di chiuderti sempre la porta in faccia. L’inverno perenne, il sovrano dal cuore di ghiaccio… non faccio altro che pensarci! Quelle parole mi tormentano quando c’è silenzio, quando sono sola e spesso anche mentre dormo ». Anna s’incupì, quanti anni di terrore avevano perseguitato sua sorella? Per quanto tempo ancora la profezia l’avrebbe inseguita anche nei sogni, rendendo spaventoso anche quel mondo che teoricamente dovrebbe essere una scappatoia dai problemi terreni?
Elsa non aveva alcuna via di fuga, non l’aveva mai avuta, eppure aveva sempre resistito. Istintivamente, la rossa si chiese quale desiderio potesse aver spinto una ragazza che aveva ormai perso tutto ad andare avanti.
La regina sospirò « Non dovrei angosciarti con queste cose ».
L’improvvisa ripresa di sua sorella, la sua semplice frase, diede ad Anna la risposta che cercava e, quando la verità le fu chiara, solo a stento trattenne le lacrime. Elsa era andata avanti per lei, per non lasciarla sola.
Era il suo faro nella tempesta già da tempo.
La principessa scosse la testa e guardò alla regina col volto colmo di commozione.
« Se ci sei dentro tu, ci sono anche io. Siamo sorelle e se la profezia dovesse avverarsi l’affronteremo, insieme. Non uscirò dalla tua vita tanto facilmente! ».
La maggiore sorrise e nuove lacrime le rigarono le guance, le mani le tremavano dall’emozione e il cuore le batteva forte contro il petto, mentre un insolito torpore si diffondeva in tutto il suo corpo.
Era forse questo il calore?
Si ritrovò ad abbracciare di nuovo la sorellina, ma questa volta -per la prima volta- non versò una sola lacrima di dolore. Pianse solo lacrime dolci e calde, piene di gioia.
« Non lascerò che tu affronti tutto questo da sola e qualunque cosa accada voglio che tu ricordi sempre una cosa ». Le sussurrò Anna in un orecchio, un sorriso dolce sul viso lentigginoso mentre stringeva Elsa a sé.
« Cosa? » Biascicò la regina.
« Tu non hai un cuore di ghiaccio ».

“Elsa aveva bisogno di qualcuno di forte sempre accanto a lei, qualcuno in grado di trasmetterle coraggio e di darle amore nei suoi momenti più cupi, qualcuno pronto ad abbracciarla e a tirarla fuori dai suoi incubi, qualcuno che l’avrebbe amata sempre ed incondizionatamente”.
Il re e la regina avevano pregato per anni l’arrivo di quella persona, avevano per lungo tempo atteso colui che sarebbe stato in grado di rendere la maledizione della loro bambina un dono, ma erano entrambi stati così presi dal futuro da non essersi mai resi conto di avere già trovato la soluzione di tutto da molto tempo.
Una soluzione che era nata con la prima risata di Anna.

Le due sorelle si addormentarono strette l’una all’altra, appena poco prima che si svegliasse il cielo.
Quella fu la prima notte in cui gli incubi non tormentarono il sonno della regina.
 


 
« Starai bene, Elsa ».
Alla fine, il re aveva mantenuto la sua promessa.



 

*Gerda: Il nome della tenace ragazza nella storia originale de "La Regina delle Nevi", attribuito poi ad una delle domestiche del castello di Arendelle, in onore alla fiaba di Andersen (guardare su Wikipedia per credere! xD)
**Tandem: SI! AVEVANO UN FOTTUTISSIMO TANDEM! Tumblr mi ucciderà prima o poi con tutti questi particolari. Qui il link dello screen: LINK
***l'aveva ingiustamente accusata di ciò: Nella canzone "Life's too short", che ho citato già nei capitoli precedenti, Anna -in un momento di rabbia e delusione- accusa Elsa di essere il sovrano della profezia. A causa del successivo taglio e dell'esclusione della predizione dal film non si sa effettivamente di chi parlassero i troll nella profezia. IO credo si trattasse di Hans, l'inverno perenne è stato sì provocato da Elsa, ma solo in seguito agli avvenimenti turbolenti e alla notizia shockante del fidanzamento di sua sorella con un uomo che non conosceva affatto. Il resto non credo sia necessario spiegarlo: Hans ha "governato" su Arendelle mentre Elsa ed Anna erano via e come sovrano ha messo su una temporanea facciata, che sarebbe crollata una volta sbarazzatosi delle due sorelle. Nella prima versione di questo capitolo, Anna tranquillizzava Elsa spiegandole queste teorie, alla fine ho cancellato il paragrafo che mi suonava un po' troppo "costruito" e "superficiale" rispetto l'intensità che avrei voluto raggiungere nella parte finale della storia.

 

E posso dire questa storia conclusa! Spero che il capitolo non vi abbia delusi (e che non ci siano troppi errori, l'ho riletto... ma sono un po' fusa oggi), so che probabilmente non è proprio come ve l'aspettavate, ma a qualcuno avevo già anticipato sarebbe stato diverso, rispetto i precedenti! :)
Avrei voluto scrivere un po' di più su Olaf, ma alla fine ho esaurito i miei pensieri più rapidamente di quanto avevo programmato di fare ed ho dovuto adattarmi, modificando anche parte della trama originale facendo tagli e aggiunte. Se fossi riuscita a concentrarmi più sul legame che c'era tra Elsa e il suo pupazzo di neve avrei probabilmente concluso questa storia con: "Elsa, il cielo si sta svegliando. E' ora di giocare". O qualcosa del genere.
Ho deciso di "riclare" parte del capitolo precedente per concludere quest'altro e spero di non aver avuto un'idea sbagliata o banale. Accidenti, devo ammettere di essermi dannata a scriverlo e mi piace ancor meno di quello sulla regina.
Devo decisamente tornare a dedicarmi alle one-shot.
Ancora un paio di righe per ringraziare di tutto cuore le persone che hanno letto questa storia, sopportandomi per tre capitoli; un ringraziamento speciale va
Kaninchen, _violetgirl_, _Uprising_, Lizzie Pazzotta, Stella Cadente, Set_WingedWarrior e alle carissime Feisty Pants, AngelVidel14 e Calime. Nove lettrici che mi hanno lasciato recensioni chilometriche, meravigliose ed apprezzatissime ai capitoli precedenti. Non avete idea di quanto vi adori, ragazze! 
Un altro grande ringraziamento alle
12 persone che hanno inserito la storia tra le preferite e alle 15 persone che l'hanno inserita tra le seguite.
Significa davvero molto per me.
Credo di avervi rotto abbastanza le scatole, ci leggiamo sicuramente in giro!
Ancora grazie a tutti! A presto,

Besos



 
   
 
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