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Autore: ILoveRainbows    07/02/2014    1 recensioni
Mi avvicinai a una [porta] e la aprii un poco, ma dopo aver guardato dentro feci un paio di passi indietro pensando al da farsi.
Prima di decidermi ad entrare passarono due persone. Alla fine sospinsi la porta ed entrai. Per tutto il tragitto avevo pensato a cosa avrei fatto a quel punto, cosa avrei detto. Una morsa mi avvolse lo stomaco e finii per mettermi in piedi in fondo alla chiesa.
Genere: Slice of life, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non potevo tirarmi indietro. Le lo avevo promesso, ma un po' me ne pentivo. Non ero mai stata a un funerale, se non quando ero piccola o quando mi trovavo fra i parenti del morto.
Quella mattina mi ero vestita di nero. Non che fosse difficile, il mio armadio pullulava di vestiti neri, ma tendevo sempre ad aggiungere un tocco di colore: un foulard, una cintura, le scarpe. Mi vestivo di nero solamente nelle giornate cosiddette "No".
Era una giornata piacevole per essere l'inizio di febbraio. Se nei giorni precedenti non aveva fatto altro che piovere quel giorno era luminoso e il sole scaldava l'aria. Si avvertiva di già l'arrivo della primavera e questa cosa mi turbava. Non amavo le stagioni calde. Vivevo per l'inverno e l'autunno... Non per la scuola, intendiamoci.
Finita appunto la scuola, alle una circa, ero andata a mangiare una fetta di pizza al taglio e ora mi avviavo verso la chiesa. Ero puntuale. Quando arrivai l'orologio segnava le due meno cinque e mi sentii quasi orgogliosa per la mia puntualità. Entrai in una specie di anticamera dalla quale poi si accedeva alla chiesa vera e propria attraverso tre differenti porte.
Mi avvicinai a una e la aprii un poco, ma dopo aver guardato dentro feci un paio di passi indietro pensando al da farsi.
Prima di decidermi ad entrare passarono due persone. Alla fine sospinsi la porta ed entrai. Per tutto il tragitto avevo pensato a cosa avrei fatto a quel punto, cosa avrei detto. Una morsa mi avvolse lo stomaco e finii per mettermi in piedi in fondo alla chiesa.
Non conoscevo molto bene la morta. Lo dimostrò anche il fatto che quando qualcuno disse "povera Francesca" mi chiesi se ero al funerale giusto perché l'avevo sempre sentita chiamare Franca. Ero qui per lei certo, l'avevo conosciuto, era simpatica, ma ero qua soprattutto per una delle mie migliori amiche. Per offrirle una spalla su cui piangere e, lo devo ammettere, per vedere com'era un funerale. "Miss cinismo" si faceva vedere.
Dopo aver messo per terra la cartella mi guardai in giro. Ero già stata parecchie volte in quella parrocchia, ma non con quella luce, con quell'atmosfera e regalità. Ora mi spiego con una descrizione che farebbe invidia a Tolkien... Beh, magari no.
"Appena entrai un'aria di regalità e antichità mi pervase facendomi uno strano effetto. Era come se millenni di anni di storia si racchiudessero in quella sala e mi guardassero dall'alto con severità. Lo spazio non era immenso, ma la suggestione che creava era degna delle più grandi chiese del mondo. Mi sentii solo un piccolo granello di sabbia che vaga nell'universo. La luce di primo pomeriggio filtrava dalle finestre sotto forma di deboli raggi creando giochi di luce e illuminando le piastrelle di marmo sul pavimento. La polvere che galleggiava nell'aria veniva pure illuminata debolmente rendendola visibile ad occhio nudo. Le persone stavano silenziose ai loro posti fissando un punto nel nulla pensando a chissà che cosa e l'unico movimento registrato era la processione alla tomba davanti all'altare. A turno la gente spruzzava un po' di acqua santa sulla tomba di legno di quercia e poi andava a fare le condoglianze alla famiglia."
Okay, peccato, non sarò mai all'altezza di Tolkien. Nemmeno lontanamente. Ma pazienza. Riprendiamo da dove eravamo rimasti dopo questa digressione (tipo quelle dell'Iliade o Odissea).
Ero intenzionata a fare le condoglianze, ma più ci pensavo più ne ero meno convinta. Tra i familiari non conoscevo molti parenti. Qualche zio, i nonni, qualche cugino, ovviamente i genitori... E basta. Ma non so quanto si ricordassero di me. Quindi alla fine la vigliaccheria ebbe la meglio e rimasi dov'ero.
Quando la messa iniziò ero l'unica in piedi: tutti gli altri erano seduti e la chiesa non era comunque piena. Mi stringevo al mio flauto traverso che era nella sua custodia e ascoltavo quello che dicevano anticipando nella mia mente molte delle parti che c'erano in ogni messa.
Più il tempo passava più facevo difficoltà a stare in piedi, ma mi imposi di non sedermi. Era come se qualcosa me lo impediva. Sentivo di dover stare in piedi e così rimasi.
La messa non fu lunga e alla fine decisi di andare a fare le condoglianze. La gente aveva iniziato ad andarsene e le fila erano rotte, così ne approfittai per fare le condoglianze solo alle persone che conoscevo.
La madre della mia amica era triste, si vedeva, mi ringraziò per essere venuta, mi strinse le mani... Quello che credo si faccia sempre.
Il padre era distrutto, d'altronde la donna morta era sua madre. Aveva gli occhi contornati di rosso e i capillari nell'occhio in rilievo. Gli occhi erano lucidi e continuava ad asciugarsi le lacrime con un fazzoletto. Non lo avevo mai visto così e lo conoscevo abbastanza bene. Non era se stesso. Anche lui mi ringraziò e mi strinse le mani dandomi un veloce abbraccio.
Appena vidi la mia amica non ci fu una parola. Si gettò sulla mia spalla con il trucco già disfato e singhiozzò un paio di volte silenziosamente per poi lasciarmi dall'abbraccio.
Poi fu il turno di sua sorella più piccola che era messo peggio della mia amica. Mi strinse in un abbraccio quasi inesistente e stringendola le bisbigliai "Mi dispiace Scricciolo".
Uscii dalla chiesa con la mia amica che mi seguiva. Era abbastanza spaesata e sembrava un cucciolo in mezzo a un branco di lupi. Fuori una luce tiepida ci accolse illuminando le nostre vite. Mi misi in disparte e la mia amica con me, per stare un po' lontana dai parenti e le condoglianze. Mi abbracciò di nuovo continuando a ringraziarmi. Poi, quando tutti furono fuori dalla chiesa e alcuni se ne andarono andò dai suoi genitori per andare alla veglia funebre al cimitero... Almeno credo la chiamino così. Mi sarebbe piaciuto andarci. Ho sempre amato il cimitero. C'era silenzio e tranquillità, non una cosa da poco al giorno d'oggi. Diciamo che l'ho sempre amato tranne quella volta quando durante una delle mie lunghe esplorazioni non mi persi dove ci sono le siepi alte e non trovavo più l'uscita.
Mi avviai verso casa con zaino in spalla e custodia in mano. Guardavo in basso con sguardo vacuo. Durante tutta la messa non avevo provato niente, né dopo. Riflettevo su cosa poteva avermi portato ad essere così, ma non mi seppi dare una risposta. Nemmeno ora ero triste. Ero... Boh, malinconica? Probabile. Quel posto mi aveva messo malinconia. Non che ci volesse molto.
A un certo punto sentii qualcuno chiamarmi e girandomi vidi il padre della mia amica che guidava. In macchina c'era tutta la famiglia. Mi salutò con un sorriso e lo salutai. Poi ripartì verso il cimitero.
  
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