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Autore: bice_94    07/02/2014    2 recensioni
siamo esattamente dopo la 2x13.. cosa succede dopo l'ultima scena.. diamo uno sguardo.. :D 2 capitoli, ma già completa
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Felicity Smoak, Oliver Queen
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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S: sono a casa.
Non seppe cosa scattò nelle loro menti, ma il tradimento della madre e il ritorno alla vita di Starling City per Sara, li aveva destabilizzati. Il contatto fisico fu l’unica ancora di salvezza in quel marasma confuso. Lì, in un buio seminterrato, con Sara tra le braccia, Oliver decise di abbandonare la realtà e godere di quel calore inaspettato.
 
Diggle aveva notato perfettamente lo strano comportamento di Felicity e non aveva perso gli occhi pieni di lacrime prima e dopo il suo colloquio con Oliver. Aveva aspettato fino all’ora di tornare a casa per poi portarla a mangiare qualcosa. Non aveva fatto domande, ma aveva cercato solamente di portarla fuori dai suoi pensieri. In un primo momento, era ancora silenziosa, ma lentamente si fece coinvolgere dall’entusiasmo di Roy e finì con il balbettare come il suo solito. La situazione tra la donna e Oliver era sempre stata complessa, ma quel giorno doveva aver toccato note dolcenti per entrambi. Stava per riaccompagnarla a casa, quando si accorse di aver lasciato il telefono al “covo”, come amava chiamarlo. Sospirò con delusione e Diggle si offrì di accompagnarla a riprenderlo e poi a casa.
Quando arrivarono, il seminterrato era chiuso e buio e i due scesero le scale tranquillamente.
F: sai, se non lavorassi qui, direi che questo posto mette i brividi.
Diggle scoppiò a ridere.
D: Felicity Smoak, sei una fifona.
La donna stava per ribattere, ormai arrivati in fondo alla scalinata, quando un rumore proveniente da un angolo buio li sorprese. Il cuore di Felicity minacciò di uscirle dal petto e vide Diggle raggiungere immediatamente la pistola ancora al suo fianco e assumere la sua posizione soldato.
D: sta dietro di me.
Felicity annuì e tenendosi leggermente alla camicia dell’uomo lo seguì. Si diressero all’angolo in cui stava solitamente il tappeto per l’allenamento e chiuse gli occhi un secondo per calmarsi.
Il movimento di Diggle fu veloce e silenzioso, ma ogni possibile attacco o parola non arrivò.
O: Diggle che ci fai qui?
La voce di Oliver sembrava più roca del normale e Felicity iniziò lentamente a calmarsi, cercando ora di spostarsi dal corpo di Diggle che, sembrava quasi, cercasse ancora di tenerla indietro.
Queen vide la sua guardia del corpo spostare i suoi occhi rapidamente da lui a Sara, ancora in reggiseno sportivo e chiudere ermeticamente la sua mascella. Fu allora che la vide e pensò per un secondo di morire. Felicity si sporse con un sorrise, che scomparve ben presto.
F: ci ha fatto prende-..
Le sue parole si smorzarono e Oliver non fu in grado di spostare gli occhi dai suoi. C’era confusione, delusione e dolore. Dolore vivido, selvaggio che gli rubò il respirò. Iniziarono a formarsi le prime lacrime, ma allontanò il viso dalla loro vista più velocemente possibile.
F: scusate.. si, noi non dovev-.. credo che andrò a prendere il mio telefono.
Aveva balbettato, ma la sua voce era ancora tremolante. Sara osservò la scena, sentendo un leggero senso di disagio al dolore evidente di Felicity. Era una ragazza in gamba, ma in quell’istante le era sembrata una donna fragile, strattonata violentemente dagli eventi. Diggle seguì la dipartita di Felicity con lo sguardo, prima di rivolgersi di nuovo ad Oliver, con occhi che esprimevano quanto avrebbe voluto ucciderlo.
D: scusate, ma la prossima volta, cercate un qualsiasi altro posto. Chiaro?
Il suo tono di voce non ammetteva repliche e Sara intravide il suo passato di soldato proprio in quell’istante. Oliver si alzò immediatamente, realizzando solo in quel momento di essere rimasto seduto.
O: Diggle-..
D: no, niente Diggle, Oliver. Sei libero di fare ciò che vuoi e io non ho bisogno di sapere assolutamente niente, ma ora devo andare a recuperare Felicity.
Li osservò ancora una volta, prima di scomparire dietro l’angolo. Oliver rimase immobile, fissando lo spazio occupato fino a poco prima dai suoi partner. Non riusciva a togliere dalla sua mente gli occhi tormentati di Felicity. Pensò che qualcosa fosse contro di lui. Era stato esattamente come in Russia, ma questa volta c’era stato qualcosa di molto più profondo. Gliel’aveva letto negli occhi. E purtroppo non era troppo difficile capire cosa fosse. Le parole che le aveva detto proprio dopo l’incidente Rochev risuonarono selvaggiamente nella sua mente. “ A causa della vita che conduco credo che sia meglio non stare con qualcuno a cui potrei davvero affezionarmi.” Averlo visto lì, con Sara, una persona che sicuramente non gli era indifferente, aveva di certo reso le sue parole qualcosa di falso e assolutamente fuori luogo. Fu Sara che, appoggiandosi alla sua schiena, lo riscosse dai suoi pensieri.
S: penso che dovremmo andare.
 
Il viaggio verso casa di Felicity passò in un silenzio scomodo e pesante. Diggle la vide di sfuggita, cancellare una lacrima che era uscita dal suo controllo. La donna era rigida e pensò che sarebbe caduta a pezzi da un momento all’altro. Conoscere la reputazione di Oliver è una cosa, vederlo di persona era tutt’altra questione. Parcheggiò sotto il suo palazzo e sospirò. Felicity parlò allora per la prima volta, ma non lo guardò in faccia, continuando ad osservare le sue mani, diventate improvvisamente moto interessanti.
F: Diggle, domani non sarò reperibile. Ho bisogno.. di sbrigare alcune questioni personali. Quindi spero non andrete in campo o fare qualcosa di stupido, perché non potrò veramente essere lì. Devi farmi un favore però..
Alzò i suoi occhi su Diggle e l’uomo potè vedere la tempesta emotiva che c’era li, vide lo sforzo di tenersi ancora in un'unica pezzo, prima di ritirarsi nel suo appartamento.  Oliver Queen era una capra. L’uomo di colore si limitò ad annuire.
F: ho lasciato alcuni aggiornamenti da chiudere.. e ti sarei veramente grato se potessi farlo per me.
D: non c’è problema.
Le sorrise delicatamente, ma non ne ricevette uno indietro.
F: ti ringrazio, per il passaggio Digg.
L’uomo le afferrò delicatamente la mano, con una domanda inespressa negli occhi.
F: starò bene, non preoccuparti.
Un sorriso che non arrivò agli occhi distese il suo viso e con questo se ne andò, permettendo finalmente a se stessa di cadere a pezzi.
 
La mattina successiva, Oliver arrivò in ufficio con 10 minuti di ritardo. Il resto della notte era stato un inferno. Diggle lo scortò su per l’ascensore, ma non ci furono parole riferite agli eventi del giorno precedente. Quando le porte si aprirono, Oliver boccheggiò per la sorpresa e per il velo di panico che lo conquistò.
Si avvicinò come una furia alla scrivania generalmente occupata da Felicity, oggi invece in possesso di una donna di mezz’età con un’acconciatura curata e occhiali spessi.
O: mi scusi, ma lei chi è?
Il suo tono non era stato dei più cordiali e la donna saltò quasi sull’attenti.
G: mi scusi, sig. Queen. Io sono Grace Tyler, sostituisco la sig.ina Smoak per oggi. È un piacere conoscerla.
Oliver non considerò la mano della donna e sparò invece uno sguardo confuso a Diggle.
O: che sta succedendo?
La sua voce era molto simile a quello della freccia, ma Diggle non si lasciò intimidire. Alzò un sopracciglio, cercando di sottolineare la stupidità della domanda. Non furono dette altre parole, per lo meno fino a quando i due uomini non scomparvero nell’ufficio di Oliver, dimenticando completamente la segretaria, sconvolta dallo strano comportamento del suo capo.
Oliver si fermò al centro della stanza, guardandolo con aggressività.
D: ha detto che oggi non sarebbe stata reperibile. Che avrebbe dovuto sbrigare qualche questione personale.
Vide le parole affondare nel cervello dell’uomo di fronte e decise che forse era arrivato il momento di mettere le cose in chiaro.
D: ascolta Oliver , sei libero di dirmi che non sono affari miei, ma voglio veramente dirti una cosa. Felicity è una persona speciale. In questi anni siamo diventati amici e ho avuto l’occasione di parlare con lei.
Gli aveva volutamente fatto capire che sapeva cosa c’era in ballo.
D: io non so cosa tu stia facendo, ma la stai distruggendo lentamente. Non credo che lei ti sia indifferente, ma questo tira e molla non va bene. Lei non riesce ad andare avanti, ma non se la prende con te, pensando che la tua intenzione fosse quella di proteggerla. Un complesso da eroe anche lì.
Era chiaro che Diggle conosceva la loro conversazione post Russia e capì di non aver mai capito quanto il loro rapporto di amicizia fosse stato profondo.
D: da ieri sera però è evidente che non era quella la vera ragione per cui hai rinunciato Felicity.
C’era una leggera vena di accusa in quelle parole.
D: non so se hai mentito allora o-..
O: no!
Ruggì, rivendicando quanto avesse creduto in quelle parole. Quella della sera prima era stata un debolezza, che però aveva portato alla luce delle problematiche ben più profonde.
Diggle sospirò, vedendo la verità negli occhi di Oliver.
D: beh, allora non so cosa ti stai facendo, ma cerca di capirlo nel più breve tempo possibile.
Il ragazzo spalancò gli occhi, percependo quasi una vena di minaccia. La minaccia di perdere Felicity.
   
 
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