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Autore: ElaSmoakQueen    07/02/2014    5 recensioni
Ciao a tutte :)
Eccomi, di nuovo, qui con la mia prima, o seconda, FF su Arrow e più precisamente sulla coppia: Oliver e Felicity. L'altra era una OS xD Tutto ciò, mi è venuto in mente dopo aver visto la 2x13. Ah, in caso non abbiate ancora visto la puntata.. non leggete questa OS. PERICOLO SPOILER.
Bene.. vi auguro buona lettura. Ci ribecchiamo a fine capitolo, nel mio angolino ^_^
Ela.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Felicity Smoak, John Diggle, Oliver Queen, Sarah Lance
Note: Movieverse, OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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AND I DON’T DESERVE YOU.
 
Era stato davvero difficile per Felicity dire ad Oliver tutto quello che aveva scoperto di sua madre, Malcolm e Thea. Ma lei sapeva cosa era giusto e cosa no, e nonostante le minaccie di Moira, lei sapeva che avrebbe perso Oliver solo nascondendogli la verità.
Ma nemmeno la lealtà verso quel ragazzo, aveva alleviato il dolore che era partito dagli occhi di Oliver ed era finito dritto nel suo cuoricino.
E nonostante, pochi secondi prima, Oliver le aveva promesso che non lo avrebbe perso, quando lo vide allontanarsi per salire sul palco a presentare sua madre il suo cuore si spezzò in tanti piccoli frammenti. E la cosa che più la faceva stare male, era il fatto che proprio lei tra tutti gli aveva, seppur involontariamente, provocato quel nuovo dolore e quella nuova cicatrice.
“Smetterà mai di soffrire?”, si chiese Felicity mentre Diggle le si avvicinava da dietro.
- Ehi Felicity, va tutto bene? – le chiese John, guardandola intensamente.
John, quell’omaccione, quell’armadio a due ante, era diventato un fratello maggiore per lei e molto spesso aveva avuto l’impressione che capisse molto più di quello che dava a vedere.
- Sì, John. Tutto bene. – aveva risposto, la sua voce spenta.
Digg continuò a fissarla per un po’, c’era decisamente qualcosa che non andava in Felicity quel giorno e anche se, per via delle indagini, era stato lontano dai suoi due amici, in quel preciso momento aveva la certezza dei suoi sospetti. La ragazza, d’altro canto, sentiva lo sguardo di Digg e sapeva, in cuor suo, che non sarebbe sfuggita ancora per molto anche al suo di interrogatorio. Ma proprio mentre lui le strigeva il braccio con delicatezza per attirare la sua attenzione e Felicity stava cedendo alla tentazione di dividere quel peso con qualcuno esterno a tutta la faccenda, Oliver cominciò il suo discorso e lei si ritrovò lo sguardo glaciale e minatorio di Moira addosso.
Così, fece finta di nulla e concesse solo un piccolo e fugace sguardo a Digg. E in quel momento, si rese conto che se avesse parlato con John, sarebbe stata più male di quanto stesse in quel momento per aver ferito, indirettamente, Oliver.
Digg lasciò il suo braccio, ma le passò delicatamente una mano sulla spalla per farle comunque presente che lui era là, quando e se lei si sarebbe sentita pronta a parlare. Felicity lo ringraziò con un piccolo sorriso.


Il resto della giornata passò frenetico.
Tornati dalla campagna elettorale, Sara era scomparsa e con lei anche il veleno di crotalo. Oliver, vestendo i panni di Arrow, era riuscito a rintracciarla e a salvarla, visto che per difendere la sua famiglia, Sara aveva ingerito il veleno. Alla fine, però, tutto si era risolto per il meglio.
Oliver era tornato nel covo, si era cambiato e rivolgendo pochissime parole ad entrambi gli altri occupanti del Team, se ne era andato.
Il cuore di Felicity s’incrinò ancora di più.
- Allora, direi che possiamo anche andare a casa. Che ne dici? – le chiese Diggle.
- Penso di sì. – rispose.
Lei spense tutte le apparecchiature elettroniche, indossò il cappotto e raggiunse John, che l’aspettava vicino all’interruttore generale della luce.
- Non mi dirai cosa c’è che ti turba, vero? – chiese ancora una volta.
A quel punto Felicity capì che almeno qualcosa doveva dirgliela, o avrebbe davvero fatto preoccupare il suo caro amico.
- No, John. Ma non riguarda me. Mi dispiace, ma non posso dirti altro. – e lo guardò. – Io sto bene, davvero. Sono solo un po’ stanca, è stata una giornata abbastanza stressante. -.
Digg annuì e con un gesto della mano, la invitò a salire per prima le scale.
Mentre raggiungevano le proprie auto, parcheggiate sempre in strade abbastanza vicine al Verdant ma isolate, per evitare sguardi indiscreti, Felicity ringraziò il suo essere così giusta. Non poteva parlare a Diggle di una cosa così privata e grave, non senza il permesso del suo “capo”. Sarebbe stato lui, se mai un giorno avesse voluto condividere con Digg quelle informazioni, a dirglielo. Non lei.
- Ciao John. A domani e buonanotte. – disse la ragazza, aprendo l’auto.
- Buonanotte, Felicity. Se hai bisogno, sai dove trovarmi. – le disse John, sperando che quel sorriso vivace tornasse sul viso, ora spento, della sua amica.

Era mezzanotte passata quando Felicity si girò per la centesima volta nel suo lettone caldo, ma il sonno proprio non aveva voglia di accoglierla tra le sue braccia.
“Cosa farà adesso? Avrà bisogno di qualcuno con cui parlare?”, pensò Felicity. O meglio, era tutta la sera che ci pensava.
Mentre si rigirava nel letto, si accorse che nella sua borsa c’era qualcosa che lampeggiava ininterrottamente. Così, anche se controvoglia, la ragazza si alzò dal letto e afferrò l’oggetto. Era una sottospecie di cercapersone, un dispositivo che confermava la presenza nel covo, indesiderata o no, di qualcuno.
In quel caso, era qualcuno che conosceva la combinazione. Il segnale, infatti, aveva solo fatto vibrare e non suonare, il dispositivo. E quel qualcuno era lì da quasi un’ora. Ed era sicura che fosse Oliver.
Così, senza pensarci due volte, si vestì in fretta e furia e raggiunse la sua Mini Rossa. Entrò, mise in moto e partì, alla volta del Verdant. Aveva bisogno di parlargli, perché per tutto il giorno non aveva capito cosa lui provasse nei suoi confronti. Se era arrabbiato anche con lei o no. Non che lo giudicasse così mediocre, ma quando si tratta della propria famiglia.. non si sa mai come le persone possano reagire.
Alcuni preferiscono restare “ignoranti” del problema, anche se non credeva fosse il caso del primogenito di casa Queen. E le minacce, non troppo velate di Moira, l’avevano un po’ turbata.
Arrivò al Verdant abbastanza in fretta, visto che data la tarda ora non c’era praticamente nessuno per le strade. Uscì dall’auto, si strinse il cappotto addosso e decise di entrare dalla porta secondaria. Quella nel locale, era troppo rischiosa e se qualcuno l’avesse vista a quell’ora sgattaiolare giù, avrebbe potuto farsi due domande. La porta secondaria, invece, era ben nascosta e lei conosceva la combinazione.
Sotto il tocco leggero delle sue dita, i tasti che premeva emettevano un leggero bip. La portà si aprì, rivelando all’interno una tenue luce soffusa.
Entrò e a prima vista non notò nulla di strano. Non c’era alcun rumore di qualcuno che si allenava, la Salmon Ladder era vuota ed immaccolata ed anche attorno al manichino non c’era nessuno.
Tutti i computer erano spenti, così anche le teche delle frecce e dell’arco, e quella del costume di pelle verde. Stava per chiamare il nome di Oliver, ma qualcosa nel suo cervello le disse di tacere.
Avanzò nella grande stanza e solo quando arrivò vicino alla prima scrivania, si rese conto che lì per terra, al centro tra le scrivanie e le due teche di vetro, c’era qualcuno. La grande coperta grigia nella quale prima Oliver e poi anche lei si erano avvolti, separatamente e per circostanze diverse seppur simili, era stesa a terra. Una testa con capelli corti diventava sempre più visibile e man mano che si avvicinava, un strano presentimento cominciò a scivolarle lungo la schiena.
Fece altri due soli passi e si fermò: Oliver le dava le spalle, che erano completamente nude, e poco più sotto intravedeva ciocche di capelli biondi. Sara.
Dalla posizione in cui era, riusciva a vedere che anche le spalle della ragazza erano nude e Oliver la teneva stretta da dietro.
Lì per lì, rimase ferma. Immobile. Non respirava nemmeno, quasi.
Poi dentro di lei qualcosa si ruppe e una piccola e leggera lacrima, le scivolò sulla guancia. Se la asciugò con la mano, velocemente. Si girò e senza fare alcun rumore, ma sostenendo un’andatura veloce, giunse alla porta ed uscì. La fredda aria della notte la fece rabbrividire ancora di più e senza smettere di camminare si avviò alla sua auto.
Vi entrò, ma non mise in moto. Non posò nemmeno la borsa sul sedile del passeggero come faceva di solito. Rimase ferma e immobile.
Una parte di sè, sapeva che sarebbe accaduto. In fondo, ricordava bene le parole che Oliver le aveva detto qualche mese prima, di ritorno dalla Russia. Dove, tra l’altro, l’aveva di nuovo sorpreso a letto con una donna.
E lei nemmeno voleva che gliene importasse qualcosa. Ma col passare del tempo, si era affezionata a quel ragazzo e guardarlo distruggersi le faceva male.
Come le faceva male, vederlo buttarsi tra le braccia, e nei letti, di ragazze che lui credeva potessero capirlo perchè avevano sofferto anche loro.
Ma anche lei, aveva sofferto. Oh, se solo lui avesse saputo com’era stato vivere senza un padre fin da piccola con una madre che.. beh, considerarla madre era davvero troppo.
Non che lei si stentisse più intelligente o più appropriata per stare al suo fianco, anzi molto spesso si sentiva decisamente non appropriata per lui. Ed era per questo che, dall’arrivo di Barry, aveva cercato di prendere in mano la sua vita sentimentale. Non che avesse solo usato Barry.. a lei piaceva davvero. Ma in un certo senso, lui l’aveva aiutata a capire che era meglio, per lei, guardarsi intorno. Anche se visto il suo “secondo” lavoro, era davvero difficile avere una semplice vita sentimentale con qualcuno, al di fuori del Team Arrow, a cui avrebbe dovuto sempre mentire.
Senza nemmeno rendersene conto, aveva parcheggiato di fronte al condominio dove abitava e si affrettò a rincasare.
 
Quella notte fu molto lunga per Felicity.
Rimase molto a pensare e a chiedersi come doveva comportarsi. Lei di certo non era una che riusciva a tenersi tutto dentro e a comportarsi come se nulla fosse, quando c’era qualcosa che non andasse.
E non poteva di certo parlarne con Oliver.
“Cosa dovrei dirgli? Smettila di portarti a letto chiunque e apri gli occhi?!”, pensò. “No, è la sua vita. Quella parte in cui, io di certo, non posso mettere bocca. Quindi, Felicity, ora dormi e non pensarci più. Ne hai passate di molto peggio.. non sarà questo ad abbatterti.”.
Dopo questa riflessione la ragazza si sistemò nel letto, metà del quale era già stato preso in possesso da Iron: il suo bel gattone grigio dagli occhi gialli.
- Oh, Iron. Come sempre la parte migliore del letto è la tua, eh? – gli disse, accarezzandolo.
Il micio per tutta risposta, dopo che Felicity si sistemò sotto le coperte, come se avesse capito che la sua padrona stesse soffrendo, le si avvicinò e le leccò le dita. Poi si avvicinò al fianco della ragazza e le tenne compagnia tutta la notte.
Felicity si addormentò quasi subito, ma l’ultimo pensiero che le balenò nella mente era una frase che non molto tempo fa aveva detto ad un certo ragazzo: “Penso.. penso che tu meriti di meglio!”. Stavolta, però, quella stessa frase la rivolse a se stessa.



 
 
 
To be continued...




«Quella pazza dell’autrice.»
Ecco, ragazze. Riprendendo quanto detto prima nell’introduzione, questa OS penso avrà due capitoli. All’inizio doveva averne solo uno, questo, ma la mia mente cambia idea mentre scrive.. e visto l’ultima frase di questa prima parte, credo che un confronto con Oliver ci sta. O almeno credo che Felicity se lo meriti.
Come vi ho detto, è una storia forse diversa da quello che anch’io mi aspettavo di scrivere e diversa dalla prima OS che ho scritto su Oliver e Felicity. Questa.. beh, non posso ancora dirvelo XD
Quindi, aspettatevi qualsiasi finale ecco.
Il secondo capitolo non l’ho ancora scritto e visto che la prossima settimana ho un esame, credo che non lo scriverò prima di mercoledì sera. Ma qualche idea ce l’ho su come svilupparlo, quindi scriverlo non dovrebbe richiedermi troppo tempo. A questo punto, levo le tende.
Come sempre fatemi sapere se vi è piaciuto, se non vi è piaciuto, se sono andata in OOC (questi due mi fanno finire sempre in OOC ._.) e se c’è qualcosa che vorreste vedere nel prossimo capitolo.
Grazie, a chi leggerà e a chi recensirà, in anticipo.
Ciao ragazze! Un bacio, Ela.
 
 
   
 
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