Anime & Manga > Lupin III
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Autore: Lady Five    07/02/2014    4 recensioni
Una bellissima donna consapevole del suo fascino. Un uomo apparentemente di ghiaccio. Una passione improvvisa che non sanno dove li condurrà. E un fatto doloroso del loro passato che li accomuna, un'oscura minaccia che devono finalmente affrontare...
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fujiko Mine, Goemon Ishikawa XIII, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Prima storia per questo fandom!

Mi sembra doveroso premettere che ho totalmente reinventato il passato dei protagonisti, come si sono conosciuti, come hanno interagito ecc. ecc. La Fujiko che ho sempre avuto in mente è quella della prima serie, perché la preferisco: mi sembra non soltanto molto più bella, ma anche più sincera e meno scorretta (nei limiti concessi dal personaggio) rispetto alle serie successive (la IV purtroppo non ho avuto modo di vederla). La storia è ambientata ai nostri giorni, più o meno, quindi ci saranno cellulari, computer, internet e affini. Buon divertimento!

 

I personaggi di questa storia, scritta per puro piacere e senza scopo di lucro, appartengono al loro legittimo autore, Monkey Punch .


Anche questa volta il colpo era riuscito. Alla grande. Non c'è che dire, loro erano sempre i migliori.
La valigetta con i soldi era lì aperta sul letto, traboccante di bigliettoni. Fujiko non li aveva neanche contati. Guardava fuori dalla finestra dell'hotel le mille luci di Parigi, vestita solo con una corta vestaglia di seta, bevendo champagne. Da sola.
Lupin era già venuto a bussare alla sua camera, come al solito. Quando si rivedevano per un affare, nonostante la loro storia fosse ufficialmente finita da anni e malgrado tutto quello che si erano combinati a vicenda (perché lei non era certo una santa, ma neanche lui scherzava quanto a bastardaggine!), lui finiva sempre per cercarla e lei finiva sempre per cadere tra le sua braccia. Poi ognuno riprendeva la sua strada, fino alla volta successiva.
Ma quella sera no, lei non aveva aperto. Non gli aveva neanche risposto. L'aveva lasciato supplicare in corridoio per un bel pezzo, finché si era rassegnato. Una sottile vendetta? No, non era quello, non ce n'era motivo, in fondo.
Era preda di una strana sensazione ed era preoccupata. Toccare le banconote non le aveva procurato la solita euforica, selvaggia soddisfazione. Non si sentiva la padrona del mondo. Era turbata da qualcosa. Bere non l'aiutava a dissipare la sottile angoscia che le opprimeva il cuore. Fujiko Fujiko, non starai mica invecchiando? - si disse, cercando di mitigare la paura con l'ironia.
Poi dovette arrendersi all'evidenza. L'immagine che la tormentava e continuava a presentarsi alla sua mente, nonostante lei ogni volta cercasse di respingerla, era quella dell'ultimo uomo al mondo si sarebbe potuta aspettare. Lo conosceva da anni, ma era tanto se si erano scambiati 20 parole in tutto. La ragazza in realtà non l'aveva mai molto considerato. Sospettava che sotto sotto la disprezzasse e la considerasse una poco di buono (non che avesse tutti i torti, ma chi era lui per giudicarla? Un criminale esattamente come lei!). Anzi, a pensarci bene, non l'aveva mai considerato nemmeno un uomo. Ma questa volta... questa volta era stato diverso.
Era passato parecchio tempo dall'ultimo colpo. In quei giorni si era sorpresa più volte a guardarlo e l'aveva trovato terribilmente affascinante. Aveva ammirato il suo coraggio e la sua determinazione. Come se l'avesse conosciuto adesso o come se prima lui fosse stato diverso. Ma - si era resa conto - probabilmente non era lui a essere diverso, ma lei! Si era lasciata andare a fantasticare su di loro, come una ragazzina. Si era detta che, una volta portato a termine l'affare, se ne sarebbe andata e non ci avrebbe più pensato. Ma ancora era lì, irrequieta e, forse per la prima volta in vita sua, indecisa sul da farsi. In qualunque altra circostanza, non avrebbe indugiato un momento: era abituata a prendersi ciò che voleva, che si trattasse di un gioiello o di un uomo. Era assolutamente sicura di sé, sapeva di piacere e sapeva che gli uomini la trovavano irresistibile. Non aveva mai ricevuto un no. Allora, perché adesso esitava?

Goemon era a pochi metri di distanza. Conosceva il numero della camera, perché aveva fatto lei le prenotazioni. Non doveva fare altro che presentarsi alla sua porta e sfoderare le sue infallibili armi di seduzione. Devi farlo, Fujiko, devi provarci, altrimenti te ne pentirai, resterà un'ossessione per tutta la vita. In fondo, che cos'hai da perdere? Andò a guardarsi allo specchio, si sistemò i capelli, si spruzzò addosso un profumo delicato. Decise di non truccarsi: il suo istinto femminile le diceva che non sarebbe stato necessario. Chiuse la valigetta con i soldi nella cassaforte. Si strinse meglio addosso la vestaglietta, sopra alla quale decise però di indossare un soprabito, nel caso avesse incontrato qualcuno nel tragitto. Sandali con il tacco alto e sottile ai piedi e una bottiglia di champagne in mano, si avventurò nel corridoio, fortunatamente deserto. Sarebbe stato molto seccante incontrare Lupin, avrebbe pensato che avesse cambiato idea e stesse andando da lui. Ma perché le tremavano le gambe?
La camera di Goemon era in fondo al corridoio. Bussò con discrezione. Le sembrava che il cuore le dovesse balzare dal petto da un momento all'altro.
“Chi è?” rispose finalmente la sua voce.
“Sono io, Fujiko.”
Ci fu un istante in cui tutto sembrò come sospeso. Poi la ragazza si rese conto che la porta era solo accostata, entrò e la richiuse subito. Goemon era seduto sul letto, a gambe incrociate, le larghe spalle rivolte verso di lei. Non si girò nemmeno.
“Spero di non disturbarti...” disse lei esitante, non sapendo come vincere l'imbarazzo.
“Che cosa vuoi?”
Era più difficile di quanto avesse pensato.
Girò intorno al letto, andando a mettersi esattamente di fronte a lui e assumendo l'aria più spavalda di cui fu capace. In fondo, era sempre il solito copione, bastava recitarlo.
“Beh, ecco, desideravo festeggiare la riuscita del colpo e pensavo che mi sarebbe piaciuto farlo con te...”
Alzò la bottiglia di champagne verso di lui, con un sorriso invitante. Notò che aveva il kimono aperto sull'ampio torace. La vista dei suoi pettorali scolpiti le provocò un brivido lungo la schiena.
Il giovane aprì lentamente gli occhi, grigi e taglienti come la lama della sua katana. La fissò, fissò la bottiglia e poi li richiuse.
“Lo sai che non bevo. Vai a festeggiare con qualcun altro.”
La sua voce gelida avrebbe scoraggiato qualunque altra donna, ma non Fujiko. Ormai il desiderio la stava consumando ed era ben determinata a soddisfarlo.
Posò lo champagne.
“Non è necessario bere, se non ti va - disse con noncuranza - Possiamo festeggiare in molti altri modi.”
Così dicendo, fece scivolare il soprabito ai suoi piedi. La vestaglietta di seta le fasciava a malapena le forme esuberanti, senza lasciare troppo spazio alla fantasia.
Goemon aveva riaperto gli occhi.
“Vattene, Fujiko. Voglio stare da solo.”
La voce era ancora fredda, il volto impassibile, il corpo immobile, ma Fujiko scorse delle minuscole gocce di sudore sulla sua fronte, e non erano certo dovute al caldo. Le sembrò anche che il suo respiro si fosse fatto più corto. E' fatta, pensò.
Si inginocchiò sul letto, dietro di lui, che non si mosse. Avrebbe potuto cacciarla, allontanarla con un gesto, ma non lo fece. Lei cominciò a massaggiargli le spalle, le sue mani gli sfiorarono delicatamente la nuca, scostando i lucidi capelli corvini, poi scesero lungo la spina dorsale, cinsero i suoi fianchi, risalirono davanti, sul torace. Il suo seno marmoreo premeva contro la sua schiena.
Intanto gli parlava con voce di miele, sempre più bassa e sensuale.
“Vuoi stare da solo? Non puoi volere davvero stare solo a Parigi in una notte come questa... E poi tu stai sempre solo... Non bevi, non fumi, non hai nessun vizio, non vai a donne... Chi sei? Che cosa fai con questa banda di disgraziati? Che cosa cerchi?”
Gli fece scivolare via il kimono dalle spalle, avvicinò le labbra alla base del collo...
Con uno scatto repentino, imprevedibile, come quando sguainava la spada, Goemon si voltò, la rovesciò sulla schiena, bloccandole le braccia sopra la testa con una mano e slacciandole la vestaglietta (quel poco che le era rimasto ancora addosso) con l'altra. Cominciò a baciarla quasi con rabbia, sulla bocca, sul collo, tra i seni, ad accarezzare la sua pelle di alabastro. Fujiko, dopo il primo istante di stupore, rispose ai suoi baci appassionati con altrettanto ardore, quasi incredula che stesse succedendo davvero. Liberò le braccia dalla sua presa e lo strinse a sé, con le lunghe gambe intorno ai suoi fianchi sottili.
Fujiko aveva avuto innumerevoli uomini, ma questa volta si trovò particolarmente coinvolta da quella rude dolcezza, che mescolava tenerezza e passione, baci e carezze che facevano sgorgare sulla sua pelle brividi incandescenti. Aveva pensato, chissà perché, di sedurre un ragazzino alle prime armi, e invece si trovava tra le braccia un amante consumato. Una inaspettata (e piacevole) sorpresa!

Di solito, dopo un amore occasionale, Fujiko aveva solo l'istinto di rivestirsi e andarsene, e il più delle volte lo faceva, anche nel cuore della notte. Perché ora invece desiderava soltanto restare lì, accanto al suo corpo? E perché aveva paura che fosse lui a mandarla via? Non si era mai posta simili problemi, prima.
Ma lui non la cacciò. Si sdraiò sulla schiena e la attirò a sé, contro il suo petto, avvolgendola con le sue forti braccia. Sollevata e stupita, lei si abbandonò a quella dolce sensazione. Nessuno dei due parlò per lungo tempo, ma a Fujiko non pesava, anzi. Ascoltava il suo respiro leggero, assaporava il contatto della loro pelle.
Fu lui a spezzare all'improvviso il silenzio.
“Perché sei venuta qui, Fujiko?”
La voce non era più fredda come prima, anzi aveva un'intonazione quasi amara.
La donna rimase spiazzata. Non lo sapeva nemmeno lei, in verità. Perché lo desiderava, certo, ma intuiva che non era come le altre volte, visto che temeva il suo giudizio... Non aveva mai provato sensazioni così... E, forse per la prima volta in vita sua, la “mangiatrice di uomini” disse la verità. O almeno una parte. Perché l'istinto di sopravvivenza in lei era sempre all'erta e le suggeriva di non fidarsi mai di nessuno fino in fondo.
“Perché lo desideravo. Lo so che noi in tanti anni non abbiamo mai fatto amicizia, ma in questi giorni ti ho osservato molto e mi sono resa conto di quanto tu sia attraente e ...”
“… e così hai pensato di aggiungere un altro trofeo alla tua collezione. Complimenti, ci sei riuscita!”
Le parole erano dure, ma lui continuava a tenerla tra le braccia. Fujiko avrebbe dovuto offendersi, sentirsi ferita, ma in fondo era la fotografia della realtà. Goemon l'aveva vista tante volte comportarsi così, perché avrebbe dovuto pensare che con lui sarebbe stato diverso?
Subito dopo, però, lui si pentì.
“Scusa, non avrei dovuto parlarti così, non ne ho il diritto. E' stato molto bello stare con te.”
La fissò negli occhi. Lo sguardo si era improvvisamente addolcito, come la voce. Fujiko si sentì sciogliere qualcosa dentro e cercò le sue labbra nella semioscurità, lo baciò a lungo sulla bocca, sul collo, sul petto, prese le sue mani e se le posò sul seno, sui fianchi, invitandolo ad amarla ancora.
“Vieni via con me” gli sussurrò scivolandogli accanto. Doveva essere impazzita: non solo non voleva andarsene prima dell'alba, ma desiderava con tutta se stessa stare con lui anche nei prossimi giorni. Era l'effetto della passione? I sensi l'avevano ottenebrata a tal punto? Che cosa le aveva fatto quell'uomo?
“Via? E dove?”
Goemon era sorpreso più di lei.
“Vado in Svizzera, a casa mia, per un po'. Mi prendo una vacanza. Mi piacerebbe che tu venissi con me. Ma se tu non vuoi, ti capisco. Domani mattina, anzi, stamattina alle 6 sarò giù nei garage dell'albergo, con la mia macchina. Se anche tu sarai lì, ne sarò immensamente felice. Altrimenti, sappi che qualunque cosa succeda non dimenticherò mai questa notte. Ora è meglio che dorma almeno qualche ora, e non posso farlo qui. Addio! Oppure... a più tardi.”
Non sapeva nemmeno lei che cosa diceva. Mentre parlava così, come una mitragliatrice, si era alzata, aveva raccolto e aveva indossato la vestaglietta e il soprabito, sotto gli occhi di un Goemon esterrefatto.
“Aspetta un momento... parliamone...”
Ma Fujiko lo baciò teneramente e abbandonò la stanza senza voltarsi.
Goemon si lasciò andare sul letto con un sospiro... Le donne!

Fujiko raggiunse la sua camera. Stava per aprire la porta, quando udì dietro di sé un breve applauso. Poi, una voce beffarda, e ben conosciuta.
“Congratulazioni vivissime!”
Si voltò, furiosa.
“Lupin! Che diavolo ci fai qui? Mi stai spiando?!?”
“Diciamo che tenevo d'occhio la tua stanza e così ho visto dove sei stata. Non posso credere che tu abbia preferito quella specie di monaco asceta a me!”
“Ti assicuro che non è affatto un monaco asceta come sembra - sorrise maliziosa, ma solo per un attimo - E comunque io vado a letto con chi mi pare! Non sono affari tuoi!”
“Va bene, Fujiko, ti perdono. Ma ora non dirmi che non è rimasto nulla per me?” Allungò le mani verso la sua scollatura, ma lei gli mollò uno schiaffone e fu lesta a infilarsi in camera, chiudendo la porta a doppia mandata. Lupin! Non l'avrebbe mai lasciata in pace?
Quando si fu calmata, pensò che forse era meglio avvertire Goemon. Era certa che Lupin non se la sarebbe presa con lui, aveva tanti difetti, ma, da buon giocatore d'azzardo, sapeva perdere sportivamente. Si sarebbe limitato a qualche battuta idiota. Però era meglio avvisarlo lo stesso. Lui avrebbe potuto reagire male. Alzò il telefono e si fece passare la sua stanza. Per fortuna era ancora sveglio.
“Sono io, scusami. Volevo solo dirti che Lupin mi ha spiato e quindi ci ha... scoperto. A me personalmente non importa nulla, ma conoscendolo potrebbe farti qualche battuta stupida. Non è il caso di prendersela, gli passerà.”
“Come fai a sapere che ci ha scoperto?”
“L'ho trovato qui fuori dalla porta e me l'ha detto...”
Fujiko percepì chiaramente la sua rabbia.
“Ti ha infastidita? Ti ha messo le mani addosso?”
Lei si mise a ridere. Il ragazzo dal cuore di ghiaccio era geloso!
“No, non ti agitare, so come tenerlo a bada! Ma sei carino a preoccuparti per me. Beh, buonanotte.”
Riattaccò. Fece un bagno caldo, anche se avrebbe voluto tenersi ancora addosso il suo profumo, la sua saliva, il ricordo del contatto con la sua pelle. A letto cercò di analizzare la situazione in modo razionale. Ma non c'era nulla di razionale. Nessuno era mai stato a casa sua, nemmeno Lupin ai tempi della loro relazione. Nessuno ne era nemmeno a conoscenza. E lei aveva invitato ad andarci praticamente il primo arrivato. Perché? Solo per una notte d'amore? Si poteva chiamare amore quello? Provava all'improvviso dei sentimenti per lui, lei che non si innamorava da anni? L'unica certezza che aveva in quel momento, mentre scivolava lentamente nel sonno, era la sua paura che Goemon non fosse lì ad aspettarla all'alba e che lei dovesse partirsene da sola.

 

  
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