Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: Samita    08/02/2014    1 recensioni
Rivisitazione di questo spettacolare film in chiave adulta, un po' missing moments, molto centrata sul rapporto Anna/Elsa, con qualche OOC per un'interpretazione più matura. A chi gradisca, è benvenuto.
«Vai.
Esci.
Anche per me.
Così che io la sera possa sentire ancora questi passi felici.»

«Questo è quello che dice la gente, ché alla gente piace dire molte cose. Dice che fosse l’inverno più freddo degli ultimi cent’anni, e che il manto innevato avesse bloccato le porte delle case, e le finestre: tanta era la neve che la stessa levatrice non aveva avuto modo di giungere in tempo al castello.
Questo è quello che dice la gente.
Chè la gente lascia che le parole fluiscano come nulla fosse, e crea le leggende.
Sono quelle, ciò che restano.
Ciò che dice la gente.»
Genere: Dark, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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07 febbraio 2014 Untitled


1: Vaniglia e Pepe Bianco



Dicono che la notte in cui nacque avesse nevicato oltre ogni dire: il freddo aveva chiuso in casa la popolazione di Arendelle, che si stringeva, davanti ai camini, in coperte pesanti.

Questo è quello che dice la gente, ché alla gente piace dire molte cose. Dice che fosse l’inverno più freddo degli ultimi cent’anni, e che il manto innevato avesse bloccato le porte delle case, e le finestre: tanta era la neve che la stessa levatrice non aveva avuto modo di giungere in tempo al castello.

Questo è quello che dice la gente.

Chè la gente lascia che le parole fluiscano come nulla fosse, e crea le leggende.

Sono quelle, ciò che restano.

Ciò che dice la gente.


Ma quel giorno, perché non di notte ma di giorno era nata la primogenita della famiglia reale, era un giorno d’estate. Il sole del nord rimaneva pigramente levato per ore ed ore, e scaldava la terra con una forza che sembrava fuori luogo. L’aria era calda, secca, e dal mare si levava leggera una brezza salata.

Questo era il giorno in cui gli occhi azzurri di quella neonata si erano schiusi, e quell’aria di mare, di fiordo, era stata la prima aria che aveva respirato.


Elsa era piccola e forte. Cresceva lentamente ma con ostinazione, lasciando la regina in continua apprensione per quel suo corpicino che sembrava sempre essere troppo esile e troppo fragile per l’inverno che andava avvicinandosi. Pregava ogni giorno di riuscire a farla mangiare qualcosa di più, insisteva nel portarsela al seno sperando che mettesse su un adeguato straterello di grasso per difendersi dal freddo.

L’inverno venne, e la Regina stringeva Elsa a sé ogni qual volta fosse possibile farlo: e più la stringeva a sé, e più aveva la sensazione che quella bambina, la sua bambina, fosse fredda.

Troppo fredda.

E a tanto volerla scaldare, cedendole così tanto calore, la Regina si ammalò.


Elsa stette alle cure della levatrice per qualche tempo, mentre la madre combatteva una polmonite – fortunatamente lieve – nell’immenso letto della sua camera, vuota, lontana dalla sua bambina così fragile e piccole e fredda.

Il Re, saputo quanto stava accadendo, decise di rientrare al castello: aveva avuto il tempo giusto di vedere la figlia nascere, che già era ripartito con le sue delegazioni per stringere patti commerciali e militari con i regni circostanti – questo era l’unico modo in cui un posticino sperduto e selvatico come Arendelle poteva sopravvivere ai tumulti che interessavano i grandi paesi del sud.


La levatrice aveva provato ad avvertirlo prima che irrompesse nella stanza della piccola Elsa.

Non fateci troppo caso, Sire. La bambina sta bene, glielo giuro su ciò che di ho più caro al mondo, mio Re. La bambina è sana, felice. Presto potrà tornare dalla madre.

La bambina è forte.

Troppo forte.


Il Re aprì la porta della stanza della piccola Elsa, e con immenso stupore vide

che cadeva la neve.



***


Il GranPabbie puzzava di selvatico: stretto nel suo mantello di muschio, lo guardava con gli occhi incavati nascosti dai capelli unti e affatto curati.

Lo stregone restava gobbo sul suo intruglio ribollente, annusandone gli olezzi con il naso fremente d’un coniglio. Il Re si manteneva a qualche metro da lui, stretto nelle spalle e soprattutto stretto fra le sue due guardi di scorta, armadi pronti a mettere a ferro e fuoco la catapecchia del GranPabbie alla minima mossa falsa.

"Datemeli, datemeli." lo stregone aveva una voce roca e profonda che mal si addiceva alla sua corporatura rachitica: porse la mano, ossuta, verso il Re, in attesa.

Questo pose – o meglio, lasciò cadere – sul palmo della sua mano una peluria bianchiccia. Il GranPabbie chiuse il pugno, portandolo prima al naso, e solo dopo qualche profondo respiro lo lasciò cadere nel pentolino di rame.

"Buon odore, buon odore."

Il Re arricciò il naso, investito dal fiato marcio dell’uomo.

"Buon odore, buon odore." quello prese il pentolino e glielo porse, ficcandoglielo sotto il naso: il Re si ritrasse, quasi istintivamente. "Annusa. Annusa. Senti l’odore."

Fu un grande sforzo per il Re lasciar entrare aria nelle narici.

"Odora bene."

Quando finalmente riuscì ad inspirare, il Re volse uno sguardo sconcertato verso lo stregone.

"Cosa odora, padre?"

Le due guardie si scrutavano di sottecchi, senza sapere se essere perplessi o cosa.

"Sa di vaniglia." Ammise il re, allibito, con un filo di voce.

"Annusa, annusa."

Il Re si concentrò: non aveva altra scelta. Solo quell’uomo poteva aiutarlo, per quanto assurde fossero le cose che faceva. "Pepe?"

"No, no. Vaniglia e Pepe Bianco. Fa differenza. E poi c’è questo. Attento."

Con un gesto leggero, sconsideratamente aggraziato, il GranPabbie impose la mandritta sul pentolino: il contenuto si alzò, leggiadro, avvolgendogli mollemente le dita. Rimase così qualche istante, finché l’uomo non proruppe con un colpo secco, facendolo schizzare verso il tetto impagliato della casupola: l’intruglio si vaporizzò, dissolvendosi in leggeri fiocchi di neve.

Il Re, lo sguardo levato verso il prodigio, rimaneva basito in silenzio.

"Grande magia, Re. Non è magia di padre né di madre, è solo grande magia. Magia è così, va dove vuole lei, andata da Elsa, ama Elsa, Elsa sa di Vaniglia e Pepe bianco."

Il Re riportò gli occhi verso lo stregone, sconcertato. "Cosa significa...?" mormorò.

"Che magia può essere di Elsa o Elsa può essere di magia. Questo significa. Vaniglia e Pepe bianco aiuteranno, ma non basteranno." fece una pausa. "Magia non dà problemi, se trattata giusta – è come animale. Buon viaggio, Sire."







___________________________


Ehbon, spero vi piaccia, ah. xD

tolgo qualche elemento disneyano e inserisco qualcosa di più cupo. Voglio focalizzare tantissimo sul rapporto fra le sorelle, diciamo che l’idea nasce dal voler prendere qualche altro missin moments. Ah, l’OOC principale è Hans. Gli altri voglio che siano molto simili, ma Hans l’ho immaginato sempre in un altro ruolo.


Enjoy, if u like!


Samita

   
 
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