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Autore: clepp    08/02/2014    17 recensioni
"Cos'è l'amore, Wendy?"
Rimase per un attimo stordita da quell'improvvisa domanda.
"L'amore? - ci pensò un attimo, poi diede la più banale delle risposte - l'amore è quando l'altra metà è felice"
Silenzio. Wendy era abituata ad aspettare minuti prima di avere una risposta da lui. Era fatto così.
"Sei felice?" Le chiese.
Lei annuì. "Si, certo"
Silenzio.
"Allora credo di amarti"
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Zayn and Wendy'
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THE DARK SIDE OF ME.

(Epilogo)
-beginning



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Mentre Niall e Harry ridevano davanti al bancone con le loro birre in mano e la schiuma che trasbordava dall’orlo, Wendy e Lola chiacchieravano sorridenti con qualche ex compagno della loro classe.
Le toghe erano a casa, dimenticate in qualche angolo della camera o addirittura ancora inermi sul pavimento del salotto. I cappelli neri che avevano lanciato qualche ora prima e i sorrisi sui loro volti erano le uniche cose che indossavano e che facevano presumere che, quel pomeriggio, la classe 2012 della Holmes Chapel High School non faceva più effettivamente parte di quella scuola.
Wendy aveva uno dei suoi sorrisi meravigliosi stampati in faccia, il tocco nero leggermente storto sui capelli mossi e il cocktail alcolico – il primo dopo tanto tempo – che le stava gocciolando tra le mani.
La musica nel locale che avevano affittato giusto per l’evento, era alta e quasi assordante. Sulle pareti qualche festone adornava l’ambiente e per terra c’erano già i resti di palloncini scoppiati.
Il chiacchiericcio degli ormai ex studenti era alto quanto l’ultima canzone di Martin Garrix che pompava nelle casse. La voce già poco sobria di Harry Styles era quella che, nel bar, si sentiva costantemente, interrotta soltanto dalla sua risata roca e impastata.
Wendy bevve un ultimo sorso della sua bibita e diede il resto a Lola.
Si guardò attorno per la ventesima volta alla ricerca di un viso infastidito a causa della musica troppo alta e delle risate troppo squillanti di alcune ragazze.
Non lo vide.
Si congedò dal gruppetto con cui stava chiacchierando da qualche minuto e si fece spazio verso il bancone dove due dei suoi migliori amici erano intenti a raccontare i mille aneddoti di cinque anni di scuola.
Quando Harry la vide arrivare, le sorrise entusiasta e la prese sotto braccio, dandole un bacio rumoroso sulla fronte.
“E come dimenticarsi della qui presente Wendy Evans? La ragazza che ha salvato me e Niall da tanti di quei guai che ho perso il conto ormai!”
Wendy roteò gli occhi e sospirò, divertita.
“La ragazza che ci ha evitato una sospensione e probabilmente una serie infinita di sculacciate dei nostri genitori” continuò Niall, rosso in viso per via della birra ingerita.
“L’unica ragazza sulla faccia della terra che è figa anche con una seconda scarsa di reggiseno!”
Il viso di Wendy si fece – se possibile – ancora più colorato di quello di Niall e la sua mano finì automaticamente a coprirle gli occhi mentre l’altra si chiudeva a pugno per colpire la spalla di Harry.
Lui le lanciò un sorriso di scherno e la strinse affettuosamente.
“L’unica ragazza – proseguì il biondo - che ci passava i compiti senza fare storie e che ci preparava i bigliettini prima delle verifiche”
“L’unica ragazza che abbia mai riso veramente alle mie battute!”
Wendy scoppiò a ridere non appena il viso imbarazzato di Liam si fece spazio tra le facce degli altri ragazzi e le sorrise ironicamente.
“L’unica ragazza che l’intero corpo studentesco, me compreso, avrebbe voluto farsi ma che non si è mai accorta di niente!”
Lo schiaffo che partì volontariamente dalla mano di Harry andò a segno contro la nuca di Niall, facendolo barcollare leggermente dallo sgabello su cui era seduto.
Wendy rise: “Beh – mormorò – grazie!”
Harry alzò il suo bicchiere semivuoto e, con voce strascicata, urlò un brindisi.
“Alla migliore amica che si possa mai desiderare! – esclamò, e i bicchiere di chi stava attorno, sconosciuti compresi, si alzarono in aria – e al sottoscritto!”
Ci fu un rumoroso cozzare di vetri e voci di persone semi ubriache che urlavano frasi senza senso.
Harry l’abbracciò di nuovo e, nonostante i gesti un po’ troppo goffi e il sorriso vagamente perso, Wendy gli voleva un bene dell’anima.
E mentre il chiacchiericcio scemava e l’attenzione degli studenti si concentrava su altro, Wendy vide, leggermente in penombra, la figura alta e seria di Zayn che la osservava pazientemente, nell’attesa che lei lo raggiungesse.
Wendy sorrise ad Harry e agli altri del gruppo, congedandosi da loro con un saluto e la promessa di una cena la sera dopo. Si fece spazio tra la calca di studenti che affollavano il locale e, una volta raggiunto l’angolo appartato in cui Zayn aveva deciso di appostarsi per osservare senza mai disturbare, si fermò a qualche passo di distanza.
Quando lui le sorrise, lei sentì le gambe vacillare ma rimase stabile sui suoi tacchi dodici.
Zayn sorrideva più apertamente da un po’ di tempo; gli veniva automatico, quasi naturale, ed ogni volta quel gesto tanto semplice quanto profondo le scaldava il cuore e glielo stringeva fino a farlo scoppiare.
E rideva, in maniera controllata e pur sempre con un certo contegno, ma rideva e a Wendy pareva la cosa più bella del mondo.
Zayn Malik stava bene.
Il viso più colorito era tirato in un’espressione quasi rilassata ma pur sempre vigile e gli occhi tempestosi erano un po’ più calmi e di quel color nocciola che a Wendy piaceva tanto.
Non vedeva e non aveva notizie di suo padre da qualche mese ma andava a casa di sua madre ogni giorno per giocare con la sorella o anche solo accertarsi che fosse tutto come doveva essere. Le cose si stavano sistemando anche per loro.
Aveva deciso di rimanere da Louis, di trovarsi un lavoro in un piccolo paesino vicino Bradford e di frequentare dei corsi serali per conseguire il diploma.
Viveva di Wendy solo nei fine settimana perché entrambi erano pieni di impegni ma, nonostante il tempo trascorso lontani, il loro rapporto non era mai stato tanto sereno.
Zayn la invitava a cena, al cinema, al parco o semplicemente a vedere un film seduti sul divano di Louis e quando la riportava a casa e la osservava percorrere il breve viale che portava al portico, doveva ammettere che stava bene.
Con lei, con se stesso e con gli altri.
A volte pensava a quante cose fossero cambiate in quegli ultimi mesi e a quanto fosse cambiato lui in prima persona.
Nelle cose che gli succedevano adesso a volte si chiedeva che cosa avesse fatto qualche tempo prima, quando era una persona completamente diversa. Si diceva che forse era meglio non saperlo.
Anche se aveva sempre il pacchetto di sigarette a portata di mano, aveva diminuito l’alcol e aveva smesso di frequentare quei bar in cui la serata era solita finire in una scazzottata.
Era quasi ridicolo e banale pensarlo, ma gli bastava Wendy per stare bene.
Gli bastava sentire il suo profumo o la sua pelle calda a contatto con la sua per stare in pace con se stesso, e, anche se non gliel’avrebbe mai detto, in qualche modo lei lo sapeva.
“Ciao solitario”
Zayn si staccò dalla parete su cui era appoggiato e le andò incontro.
“Ti dedicano anche i brindisi adesso?”
Wendy gli sorrise e si sistemò meglio il tocco sulla testa: “Hai sentito tutto?”
“Dall’inizio alla fine”
“E’ stato imbarazzante”
Zayn le sfiorò le dita: “Sono tutti troppo ubriachi per ricordarselo”
“Si, forse hai ragione”
Si tirò su la cerniera del cappotto verde militare e le lanciò un’occhiata eloquente.
“Prendi la giacca”
“Dove mi porti?”
“A fare una passeggiata”
Lei ammiccò un sorriso e tornò indietro per recuperare la giacca nera e lunga fino alle ginocchia.
Insieme uscirono dal locale che già erano nella loro bolla di cristallo dove nessuno, neppure l’aria fredda di Londra poteva irrompere.
“Ti sta bene il tocco da maturanda”
Wendy fece una smorfia e si sistemò meglio il copricapo, spostandosi il filo che le cadeva sulla fronte da una parte all’altra.
“Grazie”
Zayn fece scivolare le dita tra gli spazi vuoti delle sue mani e le si avvicinò con cautela.
A volte a Wendy capitava di ripensare al loro percorso insieme. Da dove erano partiti e dove invece erano arrivati. Alle cose che erano cambiate e alle cose che invece erano rimaste uguali.
Quella, per esempio, era una delle poche cose che non era cambiata. Zayn aveva sempre avuto il bisogno di percepire la pelle calda delle mani a contatto con la sua, di incastrare le loro dita, di sentirla vicina.
Wendy lo osservava ogni tanto e si accorgeva che non lo faceva nemmeno apposta, che quel gesto così automatico e quasi banale gli veniva naturale.
Un’altra cosa ad essere rimasta sempre la stessa erano i suoi silenzi che delle volte duravano un’eternità. Tuttavia, erano sempre meno i momenti in cui rimaneva in silenzio e si estraniava dal mondo, senza accorgersi di non essere da solo, senza accorgersi di avere Wendy davanti a lui. Succedeva soprattutto quando lei lo faceva ragionare su qualcosa o quando andava contro la sua opinione.
Nonostante quel miglioramento, Wendy aveva ancora bisogno dell’illimitata pazienza di cui era dotata e della tranquillità che riusciva ad infondere.
Era sempre la stessa ragazza con un cuore grande e il sorriso sempre sulle labbra, pronta a sostenere il ragazzo di cui si era innamorata con anima e corpo.
Se c’era una cosa che però era rimasta uguale ma che loro avrebbero preferito dimenticare erano i fantasmi del passato.
Sia quelli di lei, che quelli di lui.
Zayn poteva fingere che tutto fosse cambiato e che le cose andassero bene, ma non poteva dimenticare o cancellare gli anni passati assieme a suo padre.
Gli anni in cui lui, in un modo o nell’altro, era cresciuto e aveva sofferto.
E Wendy non poteva dimenticare di non avere più un padre e di avere una famiglia di cui preoccuparsi, nonostante il dolore per la perdita sembrava essere lievemente scemato.
“Cosa farai?” le chiese d’un tratto, mentre entrambi erano rimasti in silenzio per alcuni minuti. Wendy si strinse nelle spalle e sospirò rumorosamente.
“Cosa farò? – ripeté – non lo so. Non ne ho la più pallida idea”
Zayn abbassò per un attimo lo sguardo e si costrinse ad affrontare quella conversazione perché anche se era difficile lui doveva sapere cosa sarebbe successo.
“Ti dico io cosa farai – replicò Zayn, bloccandosi di colpo e strattonandola debolmente verso di lui – sceglierai un’Università per intelligentoni, ti trasferirai dall’altra parte del mondo e diventerai l’ambasciatrice di una qualche associazione umanistica o qualcosa di simile” continuò con un tono che sarebbe dovuto sembrare scherzoso, eppure sembrava terribilmente malinconico. In realtà era da un po’ di tempo che pensava a loro due e al loro futuro. Zayn non poteva di certo ammetterlo ad alta voce ma ormai dentro di lui sapeva perfettamente che se Wendy se ne fosse andata, lui sarebbe crollato e sarebbe ritornato lo Zayn di una volta.
Le fece scivolare le mani sulla schiena e la spinse con gentilezza contro di se. Le poggiò la fronte sulla spalla e assaporò il suo profumo di cui non riusciva a fare a meno.
Wendy lo tenne vicino con una lieve titubanza a cui non riusciva a dare risposta. Per un attimo, si chiese per quale motivo si stesse comportando in quel modo e perché volesse parlare di quell’argomento proprio adesso.
“No – mormorò – non so ancora cosa farò nel mio futuro”
Zayn si tirò su e si ricompose con la stessa velocità con cui si era lasciato per un attimo andare. Le prese entrambe le mani e la portò in mezzo al marciapiede stretto dove a malapena ci stavano due persone.
“Cosa vuoi fare adesso, allora?”
“Adesso?”
“Nell’immediato”
Wendy sorrise e lo osservò con un’espressione vagamente ironica: “Se dico che voglio stare con te, è troppo banale?”
Zayn scosse lievemente la testa e con la punta delle dita le sfiorò le guance rosee e vive.
“Abbastanza”
Lei annuì: “Allora – rispose – io ti dico che voglio stare qui”
Impuntò i piedi sul ciglio del marciapiede, incrociando le braccia al petto e rialzando lo sguardo sereno ma estremamente serio verso di lui.
“E ti dico che voglio che tu stia lì”
Indicò con l’indice il punto esatto in cui Zayn stava in piedi, cioè ad un passo da lei.
“Il concetto è uguale ma è un po’ meno banale”
Zayn alzò gli occhi al cielo mentre si grattava il mento con la punta del pollice.
“E’ ridicolo” ammise sincero.
“E’ romantico”
“Per questo è ridicolo”
Wendy sbuffò, incrociando le braccia al petto e risultando vagamente buffa con il tocco nero da maturanda leggermente inclinato a coprirle la fronte. 
Significa qualcosa”
Zayn ammiccò: “Che cosa?”
“Che tu devi stare lì e io devo stare qui” e che noi dobbiamo stare insieme!, ma non lo disse.
Lui annuì. Con tranquillità tirò fuori dalla tasca dei jeans scuri il pacchetto di sigarette schiacciato e se lo portò alla bocca. Con le labbra ne estrasse una e l’accese con l’accendino blu che aveva rubato dalla scorta di Louis a cui avrebbe – forse – dovuto resituirne altri dieci.
Inspirò una boccata di fumo e si appoggiò al muro che gli stava dietro, rimanendo tuttavia con i piedi ben fissati nel punto che le aveva detto lei. Perché non avrebbe disubbidito mai, forse vacillato ma su quella mattonella ci sarebbe rimasto anche a costo di morirci sopra.
Wendy gli lanciò un’occhiata di sfida e si sistemò meglio il tocco sulla testa: se c’era qualcuno che non avrebbe ceduto, quel qualcuno era proprio lei.
E Zayn lo sapeva ma a lui piaceva giocare col fuoco.
“Allora – iniziò lei, osservandolo con un’espressione a metà tra l’ironico e il disappunto – quando hai intenzione di smetterla con quelle sigarette?”
Zayn soffiò fuori il fumo e ammiccò un sorriso sarcastico.
“Quando ne avrò voglia”
“Ti fanno male”
“Tante cose fanno male – replicò Zayn, facendosi improvvisamente serio – eppure si sopporta”
“Tu hai sopportato troppo, non credi?”
Lui abbassò la testa mentre si portava la sigaretta tra le labbra.
Ci furono alcuni secondi di silenzio nei quali Wendy riuscì a contare le crepe dell’asfalto sotto i suoi piedi e sospirare un paio di volte. Gli diede il tempo necessario per riflettere e racimolare i pensieri che lei con una semplice frase riusciva a far disperdere.
Quando rialzò lo sguardo, il suo viso era cupo e un po’ arrabbiato.
“Rispondi ad una domanda”
Wendy annuì e si preparò a tutto. Zayn era impulsivo e a volte anche irrazionale, ma le sue domande non uscivano mai a caso. C’era sempre un motivo, un perché per il quale decideva di chiedere proprio in quel momento.
“Tutto ciò che vuoi”
“Perché sei qui?”
Wendy aspettava quella domanda da parecchio tempo. Credeva – o temeva - non arrivasse più.
E adesso era lì, sospesa tra le labbra di Zayn e l’aria di Holmes Chapel, tra mille interrogativi e mille risposte.
Perché era lì?
Perché era lì con lui e non via con qualcun altro?
Perché l’aveva scelto e perché non aveva rinunciato?
Perché?
Wendy non lo sapeva.
Era così e basta. Non c’erano spiegazioni scientifiche o filosofiche, non c’erano leggi matematiche secondo le quali due più due fa quattro.
C’erano lei, i suoi sentimenti, e Zayn.
Come gliel’avrebbe spiegato? Come si può spiegare un concetto quando mancano le parole per farlo?
Lei era in mezzo ad una marciapiede nella via adiacente a quella della sua scuola ad Holmes Chapel, con le labbra screpolate ed un vestito un po’ troppo corto per i suoi gusti e lui era esattamente davanti a lei, a un’ora e mezza di distanza dalla sua città natale, vestito di un maglione stranamente colorato e di uno sguardo intenso che non avrebbe mai abbandonato.
A Wendy non sembrava esserci spiegazione a quella situazione così naturale e semplice. Per lei, essere lì con lui, sembrava giusto. Non vedeva altro posto dove voleva stare.
“Zayn?”
“Uhm”
“Non lo so”
Si schiarì la voce e si tolse il tocco dalla testa, sistemandosi  i capelli che si erano schiacciati.
“Il fatto è che... – sospirò – Zayn io ti guardo e non riesco a trovare un motivo per cui io non debba starti vicino, per cui non debba stare qui con te invece che con qualcun altro. Semplicemente, non lo trovo”
Anche se aveva imparato ad esprimere i propri sentimenti con sincerità, le guance di Wendy si sarebbero sempre tinte di quel rosa acceso che ormai era la sua caratteristica più umile.
“So solo che se non ho lasciato perdere è perché ho visto in te un motivo per non farlo”
Non era un concetto semplice da spiegare, soprattutto per lei che prendeva sempre la sufficienza scarsa nei temi a scuola, ma quelle poche parole piene di significato lasciarono un’impronta ben profonda nel cuore, nel petto, nelle ossa e nella mente di Zayn.
Con gli occhi nocciola lievemente socchiusi e caratterizzati da quella scintilla di chi ha vissuto una vita difficile, fissò Wendy per dei minuti che a lei parvero ore.
Con un cenno del capo le chiese tacitamente il permesso di spostarsi da quella mattonella e lei annuì appena.
Fece un passo avanti senza farselo ripetere due volte e, prendendole il viso tra le mani, la baciò con foga e gratitudine.
Gliel’aveva detto una volta sola in quei mesi passati assieme, ma sotto il buio della notte e la luce accesa di un lampione, Zayn le sussurrò un “ti amo” pieno di significato e di certezze.
Se avessero passato la vita insieme, lui non lo sapeva. Ma adesso, anche lui sapeva che qualcuno l'amava e l'aveva amato.
Cosa poteva dire se non grazie?






Sono le 18.44 e io non ho la più pallida idea di che cosa scrivere in questo angolo. 
Sono triste, delusa e anche un po' sollevata. Vi spiego il perchè.
Triste perchè rileggendo questo epilogo non sono per niente rimasta soddisfatta del risultato che ne è venuto fuori. Anzi, se potessi, non lo pubblicherei nemmeno perchè davvero, penso sia uno dei capitoli peggiori della storia. Tuttavia, so che non posso più rimandare e che anche se lo tenessi in ballo per un altro mese, probabilmente non riuscirei a cambiarlo o a migliorarlo.
Delusa perchè aspetto questo momento da quando ho iniziato a scrivere questa ff e mi sono resa conto che non sono stata in grado di tirar fuori un buon epilogo (o anche solo decente) dopo un mese di ritardo nel postare. Penso che tutto questo sia dovuto al fatto che io odio con tutto il cuore gli epiloghi perchè non so mai bene come gestirli.
Sollevata perchè ho amato scrivere questa storia e creare i personaggi di Zayn e Wendy e, anche se questo ultimo capitolo mi disgusta a dir poco, sono felice di essere giunta ad una conclusione. 
Volevo quindi scusarmi con voi per il ritardo e per questo obrobrio e ringraziarvi per tutto il sopporto, per le recensioni e per le belle parole che mi hanno riempito il cuore dal primo capitolo di questa storia! 
Davvero, non sapete quanto mi abbiate resa felice, siete stati talmente tanto gentili con me che vorrei abbracciarvi ad uno ad uno. 
Come ho già detto sul mio profilo facebook non credo riuscirò a scrivere altre storie su Zayn che non abbiano come protagonista Wendy ahahah quindi aspettatevi un sequel di questa storia ahahah
Inoltre, volevo soltanto dirvi che sto scrivendo anche altre ff con protagonista Harry e spero di pubblicarle presto :)
Grazie di cuore a tutti voi. Siete fantastici e spero di non aver deluso le vostre aspettative :)
un bacio e alla prossima :)


 
  
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