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Autore: emy 99    08/02/2014    0 recensioni
Scritta per il contest indetto da DesperateHousewrither, il nostro protagonista avrà uno strano incontro con una strana ragazza!
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I pensieri sono impossibili da fermare, almeno che non arrivi qualcuno di speciale.

Ecco, questo è quello che è successo a me la prima volta che vidi Irina. La mia strana Irina. Stavo scappando da Billy, Luke e Rick i tre bulli della scuola che si divertivano a prendermi in giro perché non ero come loro, non avevo il loro corpo scolpito e muscoloso, non avevo i loro capelli sempre ritti in una cresta, non ero perfetto. Deficienti... Come se loro fossero stati tanto più fighi di me! Ma lasciamo stare, non voglio perdermi in inutili scatti di rabbia.

Dicevo, correvo a perdifiato per le strade di Londra cercando di seminarli finché non vidi un piccolo vicolo. Senza pensarci due volte mi infilai dentro, mi nascosi dietro a dei bidoni della spazzatura e rimasi zitto-zitto cercando di non tremare troppo.

Non ricordo quanto rimasi lì, so solo che ero troppo spaventato per anche solo sbirciare tra i bidoni. Avrei voluto rimanere nascosto per sempre, ma la puzza della spazzatura stava diventando insopportabile e io non volevo di certo morire asfissiato in un vecchio e puzzolente vicolo.

Contai fino a tre, uscì di scatto e... SBAM!!

Non ricordo esattamente come, ma mi ritrovai con il sedere a terra e una bella botta in fronte. La mia prima impressione fu quella di essere andato a sbattere contro un muro di mattoni, poi alzai gli occhi e la vidi.

Alta, spalle larghe e fisico imponente.

Il flusso di pensieri che attraversava la mia mente si bloccò e per un attimo mi sembrò di stare galleggiando in quei pozzi neri che erano i suoi occhi.

Poi mi arrivò uno schiaffo in pieno viso e solo allora mi resi conto che la stavo fissando a bocca aperta con tanto di bava.

“Ahia!!” mi lamentai toccandomi la guancia colpita

“Si può sapere che cazzo stavi facendo dietro ai bidoni dell'immondizia?” mi chiese lei, aveva un accento strano, non da inglese, poi la pelle bianca e i capelli corti biondo platino quasi albini... No, sicuramente era di un paese dell'est, mi ritrovai a pensare. Infatti avevo ragione, più tardi scoprì che era polacca e si chiamava Irina.

Quando le raccontai il motivo del mio nascondiglio volle accompagnarmi fino a casa e chiacchierare con lei si era rivelato molto divertente, sotto l'aspetto da dura era una vera simpaticona.

Non era fine, aggraziata e pignola come le altre ragazze. Durante il tragitto mi insegnò a dire le parolacce in polacco, a fare sputi di due metri e a fumare (in pratica mi ha insegnato più lei in quei quindici minuti di tragitto che i miei genitori in 16 anni di vita). Non era neanche tanto bella e non le piacevano il trucco e i vestiti di marca.

Le piaceva definirsi “la ragazza imperfetta”.

Arrivammo a casa mia e Irina mi salutò con un abbraccio, mi lasciò un biglietto nella mano e così come era apparsa sparì.

Rimasi imbambolato a fissare il punto in cui era sparita per un lasso di tempo che non saprei definire prima di guardare quel biglietto, a grande calligrafia c'era scritto:

“Una persona perfetta non ha identità né possibilità di imparare dai propri errori; non potrà salire o scendere, rimarrà sempre al centro di quella grande ruota che gira che si chiama Vita.”

  
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