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Autore: sushiprecotto_chan    08/02/2014    1 recensioni
[Zazie/Lag] Lo aveva lasciato avvicinare.
Genere: Fluff, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Zazie
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Avvertimenti: shounen-ai, angst andante, fluff andante, qualcosa di andante
Note: Una piccola cosa per festeggiare il compleanno di Root e Stray. Vi mando il mio affetto. Scusate il ritardo!, è che compiete gli anni nello stesso periodo dei miei genitori, e in casa ho avuto un po' di movimento.
Strano a dirsi, la storia è stata scritta un paio di giorni prima che io leggessi l’ultimo capitolo di Naruto XD Quindi l’idea del cuore non è… non è legata a Sakura, ecco. (Per chi non sapesse di cosa io stia parlando: andate qui. Io ci sono rimasta di sasso, lo giuro. È una scena iper-cruda. D:)
Il titolo è preso dall’omonima canzone dei Muse.
La storia non mi convince affatto, ed è piccola e soltanto un agglomerato di considerazioni senza senso, ma diciamo che ho tentato di tirare fuori qualcosina per voi, ragazze, e anche se il risultato non è… ecco, non è, l’affetto ce l’ho messo comunque. Auguri! <3 Spero di vedervi in carne e ossa, un giorno.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Blackout.
 
 
Zazie lo aveva lasciato avvicinare.
Non sapeva come, ma Lag aveva finito per avere il permesso d’essere uno dei centri nevralgici della sua vita. Se fosse sparito o se gli fosse successo qualcosa, per Zazie sarebbe stato come se la luce di Amberground si fosse spenta d’un colpo. La sopravvivenza gli sarebbe stata difficile.
E peggio: sapeva che, se mai Lag gli fosse venuto vicino, occupando il suo spazio personale, e avesse teso una mano attraverso il suo petto, verso il suo cuore, Zazie glielo avrebbe permesso tranquillamente. Si sarebbe anzi sporto verso di lui, lasciando che l’altro gli circondasse l’organo vitale con tutto il palmo, e che le sue dita trovassero comodo appiglio attorno al cuore pulsante.
Perché si sentiva di dover ringraziare il suo caro amico, se quel cuore era caldo, e batteva.

 
Ci sono momenti, nella propria vita, in cui bisogna prendere una decisione. Ovvero se vale o non vale la pena fare qualcosa. In modo inconscio o meno, ogni giorno si sceglie se dare attenzione a un fatto piuttosto che a un altro.
Forse Zazie idealizzava Seeing, per la voglia che gli prendeva d’essere felice quando questi era nelle sue vicinanze, forse (forse?) si aggiungeva all’affetto che provava per il suo amico una profonda, assurda e memorabile cotta (cotta? No, non gli importava darle un nome), fatto sta che non si aspettava che lui lo comprendesse.
E tuttavia, Lag restava la persona a cui gli veniva più naturale dare attenzione. Finiva sempre per agire in modi che non erano affatto da lui, dando priorità a quel suo amico ormai non più tanto mingherlino, ma con gli stessi occhi enormi e sinceri.
Ma il problema rimaneva sempre decidere se valeva o non valeva la pena fare un passo avanti. Dimostrargli di tenere a lui si era rivelato più semplice del previsto, poiché era qualcosa che gli riusciva fin troppo naturale. Era strano, perché all’epoca con Connor era stato diverso. Facile, ma diverso.
Fare un passo avanti nel modo in cui lo farebbe un amante, invece, si rivelava tutto un altro paio di maniche.
 

Sentì le mani sudaticce – e lui non aveva mai avuto le mani sudaticce; mai – e tentennò, pensando che sì, certo che Lag aveva già capito, era logico che lo avesse fatto. Tanto era evidente, giusto? Giusto.
Perché amare è qualcosa che ti avvolge e che ti fa sentire più orgoglioso di te stesso, ma dimostrarlo apertamente alla persona in questione è come minimo estremamente umiliante.
In quel momento il concetto era fin troppo chiaro a Zazie, che stava facendo appello a tutta la sua faccia tosta per agire in qualsiasi voglia modo nella direzione che si era prefissato.
Agire, nel suo caso, significava probabilmente rovinare tutto. (Ne valeva la pena?)
Erano mesi (anni?) che tentava di trovare un momento per parlare dei suoi sentimenti (dio, se era diventato una ragazzina) con Lag, e un paio di volte era arrivato vicino così dal dirgli qualcosa di senso compiuto.
Che Seeing venisse a sapere che fosse importante per lui in quel senso, però, non sembrava dover accadere.
Era pronto ancora una volta a lasciare perdere tutto e occuparsi delle cose serie, come aiutare Lag ad accendere il fuoco e a contare le lettere che avrebbero consegnato a due giorni di cammino da lì, quando l’altro prese a parlargli di voler tornare a visitare le rovine che una volta erano state casa sua e di sua madre, il luogo dove aveva visto Goos per la prima volta, e chinarsi appena per baciarlo gli sembrò l’azione più giusta e naturale del mondo.
Labbra su labbra.
E quel che sarebbe stato, sarebbe stato.
Ne vale la pena.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note: Nel mio headcanon, a Lag prende un colpo e gli occorre un bel po’ di tempo per gestire la cosa, ma questa è un’altra storia.
   
 
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