Era un
bella giornata di primavera e il sole splendeva su tutta Konoha.
I bambini di ogni età stavano approfittando del primo caldo e dei primi raggi
di sole per uscire a giocare. Tutti i bambini di Konoha,
eccetto uno.
Biondo, occhioni di un azzurro
che pareva li avesse presi direttamente dal mare, un bambino di circa sei-sette anni se ne stava in disparte, guardando con aria
invidiosa i suoi coetanei che invece ridevano e si divertivano.
Si
tormentava le mani il piccolo, indeciso se chiedere alla combriccola il
permesso di unirsi a loro e la paura di essere rifiutato per la centesima
volta.
Ma alla
fine prese coraggio e deciso, fece un passo avanti e si avvicinò ad un
gruppetto di bambini.
“Ehi…” cominciò imbarazzato, vedendo che l’attenzione di
tutti si era focalizzata su di lui.
“Che
vuoi?” domandò bruscamente uno dei bambini.
“Ecco io…volevo giocare con voi!” esclamò allora il biondo,
portandosi una mano dietro la testa.
“Noi non
giochiamo con i mostri! E ora vattene!” detto questo il bambino gli voltò le
spalle e tutta la combriccola tornò ad ignorarlo.
“Mostro…mostro…mostro…” quella parola colpì al cuore il biondo, che cominciò a sentire le lacrime pungergli gli occhi.
“Io non
sono un mostro! Io sono Naruto Uzumaki!”
urlò al gruppetto di bambini e poi scappò via, cercando un posto dove
nascondersi e piangere in santa pace.
Nascosto
sulla tra le fronde di un albero, un giovane Anbu dai
capelli argentei aveva assistito alla scena; tirò un sospiro rassegnato e seguì
il piccolo Naruto, attento a non farsi vedere.
Lo trovò
raggomitolato sotto un albero, che piangeva disperato.
“I bambini sanno essere veramente cattivi” pensò
il giovane uomo, saltando su un ramo dell’albero sotto al quale Naruto si era rifugiato.
“Ehi,
moccioso, stai bene?” gli chiese, nascosto tra le foglie.
Naruto, sgranò gli occhi e si guardò
intorno.
“Ancora
tu! Dove diavolo sei? E poi te l’ho
detto io mi chiamo Naruto!” esclamò guardandosi
intorno.
“ Tze…non mi farò certo vedere da un mocciosetto
piagnucolone come te!” esclamò l’Anbu, mentre un
sorriso gli si stampava sul volto.
“Allora
sei un codardo!” esclamò Naruto, stringendo i pugni.
Quelle
parole per quanto pronunciate da un mocioso,
colpirono l’Anbu e ne ferirono l’orgoglio; con un
gesto si mise la maschera da gatto e saltò giù dal ramo, atterrando di fronte
al piccolo Uzumaki.
“Contento
ora?” chiese.
“Bè mica tanto, ti sei messo quella buffa maschera!” mise il
broncio Naruto.
Il
sorriso, ben nascosto sul volto del giovane, si allargò ancora di più.
“Bè vedi di accontentarti!” gli rispose.
“Perché
mi segui sempre? E mi parli? Io sono un mostro dovresti stare lontano da me!”
mormorò Naruto, lo sguardo puntato a terra e gli
occhi tristi.
L’Anbu lo guardò a lungo e poi gli s’inginocchiò di fronte.
“Diciamo
che ho fatto una promessa ad una persona molto importante. E sto cercando di
mantenerla.” Spiegò brevemente.
“Una
promessa? E a chi? E tu chi sei? Come ti chiami?” Naruto
era un fiume in piena.
“Quante
domande! E non posso rispondere a nessuna di queste. Sappi però questo Naruto: quando sarai cresciuto ci rivedremo!” detto questo,
l’Anbu gli scompigliò i capelli e con un salto,
sparì.
*****
SEI ANNI DOPO
“Io sono Hatake
Kakashi, i miei gusti non sono cose vi riguardano e
non avrebbe senso parlavi dei miei sogni. In quanto agli hobby, ne ho diversi.”
Quella
lunga e faticosa giornata era finalmente giunta a termine e Kakashi
era appena rientrato a casa.
Aveva
lanciato copri fronte e giubbotto sul divano e poi si era diretto in camera
sua. Stava per stendersi a letto e continuare la lettura del suo libro, quando
l’occhi gli cadde su una maschera da gatto, tipica degli Anbu.
Un
sorriso gli affiorò alle labbra, quando la prese in mano; con l’altra prese
l’unica fotografia presente nella sua camera, la foto che lo ritraeva insieme ad Obito, Rin
e Minato.
“Bè, pare che una promessa riuscirò a mantenerla, Minato-sensei. Mi prenderò cura di Naruto,
ora alla luce del sole.” Disse riponendo la foto sul comodino e la maschera
nell’armadio.
ANGOLO
AUTRICE
Bè che dire io me lo immagino Kakashi che sfrutta la divisa Anbu
per prendersi cura, seppur mooolto a modo suo, di Naruto!!! Perché secondo se ne è preso cura in qualche modo
quando era piccolino, suvvia Naruto è pur sempre il figlio del suo adorato Minato-Sensei!!!
E bè che dire? Oh si come al solito una statua d’oro alla mia
beta hebi chan! Alla
prossima, sesshy!