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Autore: darkroxas92    08/02/2014    3 recensioni
Fantomius, ladro gentiluomo del 1920. Paperinik, supereroe del pianeta Terra del 1998. Un solo costume, due destini diversi.
E se Fantomius fosse portato nel futuro dal Razziatore? Come reagirebbe in un mondo a lui completamente nuovo?
Il destino dei nostri paperi preferiti potrebbe dipendere dall’incontro tra questi due paperi mascherati…
Genere: Avventura, Azione, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Paperino aka Paperinik, Sorpresa, Un po' tutti, Uno
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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01: Settant’otto anni
Ed eccomi qui con la mia prima storia in questo fandom!
E sì, ho voluto cimentarmi in questa piccola fan fiction (durerà solo quattro capitoli), e spero di aver fatto un buon lavoro...
Beh, prima di lasciarvi alla lettura ringrazio hinata 92 per avermi betato il capitolo!
E ora... buona lettura a tutti!

LadF

Capitolo 1: Settant’otto anni

Paperopoli, 1920
“Sì Dolly, è andato tutto come previsto.” fece sorridendo un papero con addosso una maschera blu aderente che gli copriva perfettamente il volto; indossava una tuta nera e rossa con una grossa cintura attorno alla vita e, sollevato dal vento che sfrecciava sulla sua macchina decapottabile, un mantello da un lato blu e dall’altro rosso.
“Il diamante è in mano mia.” continuò Fantomius, rivolto al telefono portatile che il suo amico Copernico aveva installato sulla sua macchina. “Sarò presto a casa.”
“Perfetto caro. Non vedo l’ora di ammirarlo.” rispose la voce della sua compagna di vita e di avventure, Dolly Paprika.
“Tranquilla cara. Pinko ha provato a fermarmi di nuovo, ma sono troppo furbo per lui e-”
Il papero mascherato s’interruppe di colpo.
Davanti a lui, in mezzo alla strada, era come apparsa dal nulla una figura imponente, che lo costrinse a sterzare di colpo, rischiando di uscire fuori strada.
“Fantomius, tutto bene?” chiese preoccupata Dolly, non appena la macchina fermò la sua corsa.
“Sì… credo di sì…” rispose il ladro gentiluomo, massaggiandosi la testa per poi voltare lo sguardo verso la figura, che aveva cominciato ad avvicinarsi. “E tu chi sei? Non sai che è pericoloso giocare in mezzo alla strada, soprattutto in piena notte?”
“Oh, ma io non stavo giocando.” rispose questi, con una voce simil-robotica, che spiazzò il papero.
Quando fu sotto il raggio dei fari della macchina, la figura si mostrò in tutto il suo aspetto: si trattava di un enorme rapace dalle piume marroni, con delle strane polsiere a forma di spirale che sembravano essere di metallo, seguite da dei bracciali d’oro. Dietro la schiena portava un mantello viola che ricordava le ali di un’aquila. Ma la cosa che saltò subito all’occhio di Fantomius, e che forse lo spaventò per la prima volta, era il suo occhio destro, che sembrava essere di vetro blu, se non fosse per i riflessi che emanava, facendogli capire chiaramente che quell’occhio era ben in grado di vedere.
“C-Chi o cosa sei?” domandò il ladro, prendendo in mano un fumogeno, pronto ad usarlo. Il suo istinto gli diceva che quell’individuo era pericoloso. Ben più pericoloso della polizia.
“Su, non c’è bisogno di comportarsi così. In fondo, siamo colleghi.” rispose lui, ghignando. “Siamo entrambi dei criminali.”
“Gradirei venire definito ‘Ladro gentiluomo’, grazie.” replicò il papero.
“Così simile… e allo stesso tempo così diverso.”
“Eh?”
“Ora capisco perché ti ha preso come ispirazione… e questo non fa altro che confermare i miei piani. Saluta la tua compagna, perché non la rivedrai più… a meno che lei non si dimostri incredibilmente longeva.”
“Non credo che ti seguirò in prigione come se niente fosse.”
“Prigione? E chi ha mai parlato di prigione? Ho in mente qualcosa di meglio…”
Dicendo ciò, prima che Fantomius potesse fare qualcosa, afferrò il papero per il collo, sollevandolo come se niente fosse. “Ti porterò a fare un bel viaggio… molto lontano e allo stesso tempo molto vicino.”
Subito dopo, entrambi vennero avvolti da un vortice, che fece spalancare gli occhi al ladro, il quale stava cercando di recuperare il fiato di cui quella stretta lo stava privando, poco prima che la sua vista si oscurasse.
In pochi secondi, l’unica cosa che restò su quella strada fu la macchina, ancora con i fari accessi e la voce di Dolly che continuava a chiamare il suo amato, senza ottenere alcuna risposta.
 
Paperopoli, 1998
“Ugh…” fece Fantomius, aprendo lentamente gli occhi. “C-Cos’è successo?”
Con un piccolo sforzo, si alzò in piedi, barcollando.
Si guardò subito intorno: si trovava in un vicolo, illuminato a malapena da un piccolo lampione, mentre una fredda brezza lo fece tremare.
“Dove mi ha portato quello squilibrato?”
Prima che potesse farsi altre domande, il rumore di un’esplosione attirò la sua attenzione.
Corse subito nella direzione da cui aveva sentito il botto, ma si fermò prima di uscire allo scoperto.
Di fronte a lui, al riparo dietro diverse macchine, c’erano decine di poliziotti intenti a sparare contro dei paperi viola, che erano sospesi in volo sopra delle strane tavole, con in mano delle pistole dalla forma bizzarra.
“C-Che cosa sono q-quelli?” balbettò spaventato Fantomius, indietreggiando.
“Cercate di resistere!” urlò un poliziotto, riparandosi giusto in tempo per evitare che un raggio luminoso sparato da quegli strani paperi lo colpisse in pieno. “Sono sicuro che arriverà tra poco!”
“Parlavate di me?” rispose una voce.
Il ladro mascherato alzò lo sguardo, giusto in tempo per vedere un lunghissimo braccio nero colpire in pieno uno di quei mostri, per poi tornare indietro dal suo proprietario, che atterrò davanti alla macchine della polizia.
Indossava gli stessi abiti di Fantomius, tranne per la maschera, che si limitava a coprire il bordo degli occhi, e con l’aggiunta di un berretto da marinaio che gli copriva la testa.
“Paperinik!” esclamarono felici gli agenti, abbassando la guardia. “Meno male! Temevamo di non farcela!”
“Ehi, così mi offendete. Sapete che ho occhi e orecchie in tutta la città. Un tentativo di invasione non può di certo passare inosservato.”
“È Paperinik!” urlò uno dei paperi viola, indicandolo. “Coolflamizzatelo!”
Immediatamente tutti i mostri cominciarono a sparare contro il papero mascherato, che con agilità saltò di qua e di là per evitare i raggi, per poi rispondere al fuoco usando uno strano scudo rettangolare che indossava sopra il braccio destro.
Il suo raggio colpì alcuni degli alieni, che caddero a terra immobili.
“Io non riesco proprio a capire… sono anni che combatto voi Evroniani e ancora non volete ammettere che sono migliore di voi?” fece divertito Paperinik. “Stasera mi sento buono: andatevene e non vi farò male.”
Un paio di alieni scesero a recuperare i compagni immobilizzati, guardando truci il giustiziere. “Grr… hai vinto solo questa volta, guastafeste… Ma ricordati che Evron alla fine vincerà!”
Dopo questa minaccia, il gruppo decollò verso il cielo, sparendo nell’oscurità della notte.
Fantomius per tutto il tempo era rimasto a guardare incredulo quel papero vestito quasi esattamente come lui, che si avvicinò ai poliziotti.
“Nessun ferito, vero?” chiese all’agente più vicino, che scosse la testa.
“Per fortuna no. Abbiamo seguito le tue istruzioni e abbiamo evitato accuratamente di venire colpiti da quegli strani raggi.” rispose lui. “Ma senza il tuo intervento non saremmo durati molto.”
“Dovere. In fondo, sono l’eroe di questa città, farei solo una brutta figura se lasciassi la polizia a combattere da sola, e Angus andrebbe a nozze con ciò. Ora scusate, ma vorrei fare in tempo a finire di vedere almeno il secondo tempo del derby.” fece il papero mascherato, guardando un orologio.
Dicendo ciò alzò lo scudo verso l’alto, per poi decollare via grazie ai propulsori di quest’ultimo.
“Eheh… è pur sempre un paperopolese come noi.” ridacchiò un agente, accedendo la radio di una macchina, che trasmetteva la diretta di una partita di calcio.
Fantomius restò in silenzio, per poi tornare sui suoi passi correndo.
“Che cosa significa?” pensò. “Chi era quell’impostore? E perché la polizia sembrava andarci così d’accordo? Se conosco bene Pinko, prima di accettare una mano da me avrebbe ingoiato almeno un centinaio di bocconi amari.”
Si fermò sotto un lampione, guardando lo scenario di fronte a sé.
Decine e decine di grattacieli lo circondavano, mentre a regnare sopra di essi c’era il deposito di Paperon de Paperoni che, nonostante fosse più piccolo, grazie alla collina Ammazza Motori guardava ancora dall’alto verso il basso Paperopoli.
“Non mi ricordavo tutti questi palazzi…” mormorò il ladro, guardandosi attorno. “Dev’essere un sogno… Sì, per forza…”
“Paperinik è un lestofante!” urlò una voce alle sue spalle.
Fantomius fece un salto, girandosi solo per ritrovarsi a vedere un oggetto a lui sconosciuto, di forma rettangolare, dentro una vetrina, dentro il quale c’era un kiwi con addosso un impermeabile giallo, che aveva appena sbattuto un pugno contro la sua scrivania. “Sono sicuro che anche l’attacco di ieri sera è stata una delle sue solite messinscene per farsi credere un eroe! Se è così, allora lo invito a mostrarsi in pubblico senza maschera! Dopotutto, se è un eroe non ha nulla da nascondere, no?”
Il ladro gentiluomo si avvicinò al televisore per osservare meglio. In alto a destra, a fianco alla testa di quello che immaginava fosse un giornalista, c’era la scritta ‘00 Channel’, mentre sotto il nome ‘Angus Fangus’ lo illuminò sull’identità del kiwi.
“Beh… sembra che anche questo Paperinik abbia i suoi nemici…” borbottò, continuando a fissare il televisore, per poi guardarsi attorno. “Però… mi chiedo da dove stiano trasmettendo questo filmato. Non vedo alcun proiettore. E inoltre… è a colori. Com’è possibile?”
Il papero scosse la testa. “Non importa. Devo tornare a Villa Rosa. Solo da lì potrò capire cosa sta succedendo. Senza considerare che Dolly e Copernico saranno preoccupati da morire.”
La sua attenzione a quel punto si rivolse verso una macchina parcheggiata lì vicino.
Si trattava di una piccola decapottabile rossa e blu, con un semplice 313 come targa.
“Beh, spero che al proprietario non dispiaccia se la prendo in prestito… dopotutto, è un’emergenza.”
Dicendo ciò saltò dentro l’abitacolo, dove con poche semplici mosse riuscì a farla partire.
“Villa Rosa… arrivò!” esclamò, partendo subito a tutto gas.
 
Impiegò quasi tutta la notte per trovare la strada giusta. Con sua grande sorpresa sembrava che l’intera mappa di Paperopoli fosse stata ridisegnata completamente.
“Non pensavo avrei mai fatto tanta fatica a tornare a casa…” mormorò sbadigliando, mentre superava il cartello che delimitava Località Roseto. “Sono così stanco e pieno di domande che-”
Fantomius inchiodò di colpo, tenendo gli occhi sgranati per lo spettacolo di fronte a sé.
Là, dove doveva trovarsi la sua villa, ora c’era solo un mucchio di vecchie macerie, con solo un cartello a ricordare cos’erano in origine.
“No… No, no, no!” esclamò, saltando fuori dalla macchina e correndo nel giardino della villa, aprendo l’ormai arrugginito cancello. “Non può essere!”
Rallentò la sua corsa, fino a camminare lentamente, fermandosi là dove una volta c’era il portone d’ingresso.
“C-Cos’è successo? Sono stato via solo una notte… non può essersi ridotta in questo stato in così poco tempo! Dolly! Dolly, dove sei?!” cominciò a urlare, spostando qualche maceria, fino a scoprire un pezzo di giardino.
Facendo attenzione a dove metteva le mani, fece scattare un meccanismo che mostrò una maniglia, la quale fu subito presa dal ladro, che sollevandola rivelò un passaggio segreto.
“Speriamo si siano nascosti qui sotto…” fece, scendendo la scala.
Ma quando finì la discesa e accese le luci (ancora funzionanti), lo spettacolo che si presentò di fronte a lui lo lasciò stupefatto.
Tutti i suoi marchingegni, il suo costume… era tutto sparito.
“Quindi hanno scoperto anche questo posto… Dolly e Copernico non l’avrebbero mai svuotato se non fosse stato scoperto.” mormorò, avanzando lentamente.
Fantomius si guardò intorno, cercando di trovare qualcosa, qualsiasi cosa a lui familiare.
“Non hanno lasciato nulla… Ma forse…”
Facendo attenzione, poggiò una mano su un mattone, che rientrò nel muro, facendo scorrere una sezione di esso lateralmente, che rivelò una stanza nascosta.
Il ladro tirò fuori da sotto la calzamaglia un accendino, con il quale accese una candela che era all’ingresso della stanza, grazie alla quale riuscì a illuminarla.
Al suo interno, oltre a una piccola cassaforte, ben conservati dentro delle buste c’erano diversi vestiti.
“Fortunatamente, Copernico aveva pensato anche a una situazione del genere… Spero solo che stia bene…”
Togliendo le ragnatele che coprivano tutto, prese i vestiti, cambiandosi subito nei panni di Lord Quackett, in abiti non eleganti.
“Così passerò più inosservato. Se hanno scoperto questo posto, è probabile che sappiano anche della mia identità segreta…”
Dopo aver nascosto il suo costume sotto i vestiti, in maniera tale da non risultare visibile, tornò allo scoperto, richiudendo dietro di sé il passaggio segreto.
Fu allora che l’alba del nuovo giorno lo illuminò.
“Ora comincio davvero a chiedermi… dove sono finito?”


Ritornò in città con la macchina rubata, riuscendo incredibilmente a ritrovare il vicolo dove l’aveva presa, lasciandola lì e nascondendo nel cruscotto qualche banconota per il proprietario, dopodiché si allontanò a piedi, intenzionato a scoprire qualcosa di più su quello che stava succedendo.
Si inoltrò nel centro della città, che cominciava a riempirsi di pendolari agitati.
“Ennesima invasione aliena sventata da Paperinik!” sentì urlare uno strillone che distribuiva giornali.
“Ehi!” lo chiamò Quackett. “Quanto costa quel giornale?”
“Un dollaro signore.”
“Uh, piuttosto caro…” commentò il papero, tirando fuori una banconota da cinque dollari, che lasciò al ragazzo. “Il resto tienilo come mancia.”
“Wow! Grazie mille!” rispose lui, consegnandogli il quotidiano, per poi allontanarsi.
Il ladro gentiluomo aprì il giornale, ma si fermò subito sulla prima pagina.
Sentì subito il respiro venirgli meno, e fu costretto ad appoggiarsi a un lampione per non cadere.
“C-Che cosa significa?” fece, tornando a guardare la pagina.
Sotto la scritta ‘Papersera’, la data riportata era l’8 giugno 1998… settant’otto anni più tardi di quello che credeva.
“Dev’essere uno scherzo…” mormorò. “DEVE esserlo… se così non fosse… Dolly… Copernico… Tutte le persone che conosco…”
Fantomius si rimise in piedi. “Però… questo spiegherebbe tutto… perché la villa è a pezzi… e perché nessuno chiama questo Paperinik con il nome di Fantomius…”
“Largo!” urlò una voce, poco prima che un paperotto su uno skateboard gli passasse accanto, seguito subito da altri due paperi identici a lui.
Lord Quackett, colto di sorpresa, perse l’equilibrio e cadde definitivamente a terra.
I tre paperotti si fermarono subito, tornando sui loro passi.
“Tutto bene signore?” chiese uno di loro, che aveva una maglietta nera come gli altri due, con un semplice berretto rosso a differenziarlo.
“S-Sì… tranquilli… ho avuto botte ben peggiori.” rispose lui, rialzandosi.
“Ci scusi, non era nostra intenzione farla cadere.” fece un altro, che il ladro intuì essere il fratello gemello, come anche il terzo.
“Tranquilli… ero io ad essere distratto. Piuttosto, come mai tutta quella fretta?”
“Stiamo andando a scuola e non vogliamo arrivare in ritardo, altrimenti rischiamo una punizione una volta tornati a casa.”
“Allora andate. Non voglio di certo esserne io il responsabile. Inoltre sono un po’ ostico alle punizioni.” ridacchiò. “Solo, un informazione: per caso avete mai sentito nominare Copernico Pitagorico o Dolly Papera?”
“Pitagorico? Forse ha a che fare con Archimede.” rispose uno dei tre paperotti, tirando fuori dalla tasca un foglietto, su cui scrisse qualcosa. “Ecco, questo è il suo indirizzo. Per l’altra persona… mi spiace, mai sentita.”
“Capisco. Vi ringrazio.” replicò lui, sorridendo triste. “Lo immaginavo…” mormorò.
“Tutto bene?”
“Sì. Mi stavo solo perdendo nei ricordi, nulla di cui preoccuparsi. Ora andate, vi ho già fatto perdere troppo tempo.”
I tre paperi annuirono, per poi riprendere la loro corsa.
Fantomius tornò a osservare il foglio lasciatogli.
“Archimede Pitagorico… Inventore e ripara tutto… Direi che ha mantenuto la tradizione di famiglia, se è parente di Copernico. Piuttosto… come farò a trovarlo?”
“Difficoltà con le mappe?” chiese una voce alle sue spalle.
Lui si girò subito, ritrovandosi a guardare una papera più alta del normale, che indossava un completo viola e aveva i capelli color paglia raccolti indietro.
“S-Sì, non mi dispiacerebbe… sono stato fuori città per un po’ e non riesco più a trovarmici…” fece, temendo di essere stato sentito, mentre consegnava il foglio per farglielo leggere.
“Oh, Archimede, eh? Sì, so dove si trova, ci sono stata anche un paio di volte… il mio phon mi ha dato parecchi problemi in passato… È fortunato, basta che va dritto da questa parte. Troverà facilmente il suo laboratorio.”
“Grazie mille! È stata molto gentile, signorina…”
“… Lyla Lay.” si presentò. “E lei invece è?”
Quackett sussultò. Non poteva presentarsi con il suo vero nome. Anche se non fossero stati a conoscenza della sua identità segreta, se si trovava davvero nel futuro sarebbe risultato alquanto strano.
“Mi chiamo… Oliver Duck, piacere.” rispose infine, dicendo i primi due nomi che gli vennero in mente.
   
 
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