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Autore: Krish    09/02/2014    0 recensioni
Ogni tanto però ci succede qualcosa di eclatante, qualcosa che ci sconvolge la vita, quasi come se qualcuno che ci scrive il destino si fosse ricordato improvvisamente di noi e guardando la nostra strada un po' troppo spoglia disegna un incrocio. A volte però quasi avvezze alla nostra monotonia non ci rendiamo neppure conto che quello sarà un momento che ricorderemo per sempre.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo secondo

 

Ricordo bene che quella notte era stata decisamente insonne per me.

Erano circa le due del mattino ero seduta nel letto, appoggiata con la schiena alla spalliera, rassegnatami ormai a non dormire. Guardavo fuori dalla finestra, il cielo ormai si era fatto scuro e ogni tanto quel paesaggio tetro veniva rallegrato dalle luci dei fari di qualche macchina che correva veloce.

Cercavo di non dare troppa importanza al comportamento che aveva avuto quel ragazzo nei miei confronti ma era stato il primo, a quel tempo, a cercare di compromettere la mia autostima e così anche la mia salute mentale. Dovete sapere, se non ve ne foste accorte, che la paranoia era una delle mie amiche più fidate e quella notte non accennava neanche a volermi abbandonare tra le braccia di Morfeo.

Quel ragazzo era sicuramente bello ed io ero veramente incazzata che stesse con Kim, che non consideravo assolutamente all'altezza. Ma il problema, in quel momento, per me non era quello.

Vivevo in una cittadina inglese, con una sola scuola superiore, quindi tutti conoscevano tutti e sapevano tutto di tutti. A scuola tutti mi rispettavano. Non perché io fossi particolarmente simpatica o brava in qualcosa ma perché mi temevano. Nonostante fossi approdata al liceo da solo un anno, nel giro di due mesi avevo fatto amicizia con tutti quelli del penultimo e dell'ultimo visto che anche loro fumavano. Per il resto, mi era bastato umiliare qualche sfigato in pubblico, grazie al mio puntiglioso sarcasmo, ed ero salita in cima alla piramide sociale della Scott Fitzgerald High School in davvero poco tempo. Ed ecco dove stava il punto. Non potevo permettere a nessuno di guardarmi dall'alto in basso ne tanto meno trattarmi con sufficienza o tutti avrebbero incominciato a parlare e uno ad uno avrebbero iniziato a comportarsi così con me.

Tutto questo insieme di cose che normalmente non preoccuperebbe nessuno, mandò me invece, letteralmente in crisi. Ed ecco che finalmente tornavo bambina ed ero assalita dalle paure, proprio quelle che fingevo di non avere. Avevo paura di essere dimenticata dagli altri, di non essere all'altezza di nessuno se perfino la più idiota del mondo aveva trovato un ragazzo di tale bellezza ed io ero ancora lì a rigirarmi i pollici non sapendo chi scegliere. Molti mi avevano chiesto di uscire, ma difficilmente accettavo un appuntamento tète-à-tète perché tutti in quella scuola mi sembravano incredibilmente stupidi. Di sicuro belli, con un fisico da paura, assi nello sport, ma nessuno riusciva a dialogare per più di due minuti su argomenti che non fossero football, marijuana e figa.

 

Agosto passò in fretta non portando alcun frutto. La vita era sempre la stessa e niente sembrava voler cambiare. A Settembre ricominciava l'anno scolastico, cioè il vero capodanno. Se volevo cambiare vita quello era il momento e così avevo deciso. Ero arrivata alla conclusione che se volevo conoscere qualcuno di intelligente per smascherare un po' la mia parte intellettuale, che era ormai stata inondata dalla superficialità, dovevo iniziare a guardare dove non avevo mai guardato.

 

E così arrivò il primo giorno di scuola. Come sempre percorsi a testa alta il cortile fumando la mia sigaretta in tranquillità, ogni due passi ero costretta a interrompere i miei pensieri perché qualcuno mi salutava e quindi non avevo ancora elaborato un piano d'attacco nei confronti di Kim volevo sapere tutto di quell'insopportabile ragazzo che paradossalmente se la tirava più di me. Ma di certo non potevo essere esplicita.

I miei pensieri vennero interrotti nuovamente da una delle poche persone che mi piacessero in quella scuola.

-Ehi Wilde!

Il ragazzo mi afferrò piano per il mento e mi sfiorò con le labbra la guancia.

-Harry!

Dissi mettendo entusiasmo nella voce. Lo avevo conosciuto quando avevo capito che per fare strada alla Fitzgerald bisognava per forza frequentare delle attività extra-scolastiche e così mi ero decisa a diventare una delle speaker della radio scolastica, Harry coordinava tutti, era stata una sua idea e avevamo passato un pomeriggio alla settimana per tutto un anno. Era indubbiamente un bel ragazzo, capelli castani, ricci, un po' scompigliati, occhi azzurro ghiaccio e un bel fisico asciutto. Aveva una miriade di tatuaggi, tanti almeno quante le ragazze che gli sbavano dietro, ma Harry aveva un'aria stravagante quasi come se non vivesse nello stesso pianeta dove stavamo noi comuni mortali, di conseguenza sembrava non accorgersi di tutte le tipe che gli giravano attorno. Forse era anche per questo che non avevo mai osato provarci con lui.

-Come hai passato l'estate?

Quella era una bella domanda che mi sarebbe stata posta almeno un altro centinaio di volte quel giorno e mi accorsi solo in quel momento che non avevo elaborato nessuna storia incredibile per sorprendere gli altri e fare sì che tutti pensassero che fossi una davvero figa.

Evidentemente dovevo aver fatto un'espressione strana perché Harry mi incalzò con fare ironico.

-Ti sei fumata addosso e basta?

Non riuscivo a capire se scherzasse e basta o se la mia nuova etichetta fosse solo quella di tossica.

-No, assolutamente, in realtà mi sono divertita un sacco!

Mentivo, spudoratamente.

-Bella! Comunque domani pomeriggio ti aspetto alla radio, ci sei vero?

-Assolutamente! Ora devo scappare, ciao Harry.

Tagliai corto accorgendomi di essere in ritardo. Non attesi nemmeno la risposta del ragazzo che rimase interdetto mentre io riprendevo il mio cammino verso l'atrio.

 

 

Era l'ultima ora, filosofia. Quella materia, pensai, era ancora meglio dell'erba.

-Vi ricordo che il tema su Platone che avevate per l'estate è da consegnare mercoledì e costituirà il 25% del vostro voto.

In quel momento persi un battito. Me l'ero completamente dimenticata. Zero, non avevo fatto nulla. Ed era da consegnare per dopo domani. Sospirai. Mi ero da sempre rifiutata di affibbiare i miei compiti ad uno di quei nerd che giravano per la scuola e che svolgevano temi e ricerche in cambio di non essere umiliati in pubblico. Odiavo il fatto che qualcuno dovesse fare i compiti al posto mio, merito o demerito non lo trovavo giusto, ognuno, almeno a scuola, doveva assumersi le sue responsabilità. Decisi così di fermarmi in biblioteca oltre l'orario per cercare di arrivare almeno a una C, anche se filosofia era una delle poche materie in cui riuscivo ad avere A.

Ero ormai seduta da un paio d'ore ad uno dei tavoli presenti nella biblioteca e il mio tema procedeva bene, ero soddisfatta. Ma erano passate almeno tre ore e la mia testa ormai stava balenando verso altri universi. In quel momento c'erano davvero pochi studenti, forse due o tre proprio perché era il primo giorno di scuola, fui sorpresa quindi che, alle 17 in punto qualcuno entrasse ancora in biblioteca. Purtroppo ero di spalle e non potevo vedere chi stesse arrivando, sentivo i suoi passi leggermente strascicati sul pavimento, sicuramente il passo di un ragazzo, che si avvicinavano alle mie spalle.

-Wilde, tu studi?!

Disse facendo una risata sguaiata e del tutto fuori luogo in una biblioteca. Qualcuno alle mie spalle, di cui non riconoscevo la voce, stava cercando di prendermi in giro? Mi alzai con gli occhi di brace pronta a rispondere a tono a chi mi aveva fatto quella poco simpatica domanda retorica.

Ma quando mi girai fui colta alla sprovvista da un paio di occhi nocciola e un sorriso sghembo, non poteva essere. Questa non la passava. Quei pochi studenti presenti si erano girati ad osservare la scena, in primo luogo perché quel maleducato aveva ignorato la prima regola della biblioteca e cioè “Parlare a BASSA voce”, secondo, mi stava sfidando. E questo non capitava mai. Andava umiliato.

Decisi di restituirgli la stessa moneta, riconoscendo in lui lo stesso smisurato ego che avevo io e lo guardai dall'alto in basso con finto sguardo confuso.

-E tu sei...?

Il suo sorriso soddisfatto perse in un secondo consistenza e si tramutò prima in sorpresa, poi in rabbia poiché non si aspettava e sapeva evidentemente rispondere a un tale colpo basso arrivato così, alla sprovvista.

Gli altri studenti sghignazzarono leggermente ma lui si girò verso di loro e li fulminò con lo sguardo.

-Ma andiamo, sai benissimo chi sono.

Disse cercando di difendersi. L'avevo decisamente colpito. Sentivo esattamente i suoi pensieri, erano palesi. “C'è davvero qualcuno che si può dimenticare di me?”. In realtà no, non c'era nessuno che si potesse dimenticare di Zayn, perché era la bellezza fatta a persona.

-Mh. Com'è che ti chiami?

-Sono Zayn, ma tu già lo sai.

Prese e se ne andò furibondo.

Note dell'autrice

Ciao ragazze, ecco il secondo capitolo! Non è il massimo e mi scuso alla grande ma vi prometto che nei prossimi capitoli ci saranno delle belle novità! Se proprio voleste rendermi felici potreste lasciarmi una recensione <3

Un bacio

  
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