Storie originali > Romantico
Segui la storia  |      
Autore: SophieD    09/02/2014    1 recensioni
Valentina e Gaia Belli sono due gemelle accomunate da un destino fatto di dovere ed etichetta. Un destino dal quale Valentina fuggì a diciannove anni, per poter crearsi una vita all'altezza dei suoi sogni e dei suoi principi. La sua fuga fece sprofondare Gaia in giornate fatte di dovere e sorrisi di cortesia per compiacere i coniugi Belli.
Ma l'amore non ha etichetta e Gaia lo sapeva benissimo. Questa volta, non vuole rinunciare all'amore per Enrico, un ragazzo umile dal cuore d'oro. Così, ritrova in Valentina quell'ancora di salvezza che ricercava dal lontano 2009.
Valentina si fingerà Gaia per scacciare il fastidioso Simone, nonché futuro coniuge della sorella. Ma qualcosa non andrà per il verso giusto. Simone, dovrà ricredersi sulle relazioni e sull'idea che ha delle donne, e cederà completamente il proprio cuore nelle mani di Valentina.
Come riusciranno le due sorelle in questa impresa impossibile? A quanto pare, il potere dell'amore è devastante e riuscirà a cambiare la semplice vita che Valentina aveva scelto di vivere.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Ascolta il tuo cuore.

 

__Ogni riferimento a cose e persone è puramente casuale. I luoghi, i nomi e le vicende sono frutto della fantasia di SophieD.

 

 

Prologo.

 

Roma, 11 settembre 2009.

 

Valentina Ricci sosteneva lo sguardo dei genitori con fermezza e decisione. Negli occhi chiari del padre, marcati da leggere occhiaie di stanchezza non riscontrava alcun sentimento. Un semplice battito di ciglia, nulla più. Avrebbe voluto leggervi qualcosa che le dimostrasse un briciolo di affetto nei suoi confronti.

La madre la osservava con disprezzo. Le spalle ferme e lo sguardo inferocito nei confronti della figlia che osava parlare di una libertà infima e priva di fondamenta. Non concepiva come Valentina preferisse un destino squattrinato per compiacere la sua vena artistica piuttosto che adattarsi al destino che le era stato concesso. Un destino agiato dove avrebbe preso le redini dell'azienda di famiglia che avrebbe condotto rigorosamente con Gaia, sua sorella.

Valentina alzò lo sguardo e incontrò gli occhi verdi di sua sorella che la scrutavano tristemente. Stringeva con forza la maniglia della porta, provando a placare la voglia di seguire la sorella alla ricerca della libertà tanto decantata.

Gaia, spostò lo sguardo verso le spalle tese della madre. Dentro a quella corazza rigida e irraggiungibile, vi era una madre colma di sensi di colpa. Teresa sapeva di aver sbagliato nei confronti delle figlie e ora ne stava pagando le conseguenze. Una delle sue due gemelle stava spiccando il volo dal nido prima del tempo, bisognosa di una libertà che le aveva negato per protezione. Lei, che era cresciuta in un ambiente dove il pane non era sempre presente, si era impegnata affinché alle figlie non mancasse nulla. Provò ad accontentarle senza indurle a considerare il denaro come un vizio o una fonte di danno.

Ma sapeva di aver sbagliato nei confronti di Valentina, la gemella ribelle dalla curiosità insaziabile e dallo sguardo vispo, tipico di un nomade senza meta né tempo. Teresa si voltò ed imboccò a passo sicuro il corridoio che l'avrebbe portata nella sua stanza. Non avrebbe sopportato di vedere sua figlia varcare l'uscio di casa per sempre.

<< Io non ti aiuterò, non m'interessa. Scelte del genere implicano una maturità che a te manca. Sarai sempre la benvenuta in casa, Valentina. >> Fulvio, osservò per un'ultima volta la figlia e la sorpassò, pronto ad affrontare una nuova giornata lavorativa. Il suo volto era una maschera di serietà priva di emozioni, per quanto il suo cuore non smettesse di scalpitare nel petto come una frenetica corsa di cavalli inferociti. Varcò l'uscio di casa sotto lo sguardo impietosito di Delia, la tata della famiglia Belli che scrupolosamente crebbe le due gemelle con devozione ed amore. In loro vedeva delle figlie che la vita decise di non concederle e per poco non scoppiò in lacrime, davanti alla consapevolezza della fuga di Valentina da una vita che imponeva un enorme senso del dovere.

<< Gaia... - Valentina osservò la sorella gemella che si limitò a chiudere la porta della propria stanza con uno scatto deciso. Rimase al centro dell'imponente salone della villa all'Olgiata, salutando per l'ultima volta quell'ambiente che per lei fu tutto fuorché una casa. - Mi mancherai. >> Disse a denti stretti, con lo sguardo rivolto alla porta. Egoisticamente, stava lasciando una parte di sé che avrebbe pagato le conseguenze di quel gesto affrettato, privo di razionalità e compassione nei confronti della sorella gemella.

<< Ci penserò io a lei. >> Disse Delia cercando di mantenere un tono sicuro così da poter rassicurare la piccola Valentina. Ma il groppo alla gola tradì quella sicurezza, rendendo la voce un sussurro appena udibile.

Valentina si voltò e senza pensarci due volte, si buttò tra le braccia della sua adorata tata, l'unica figura oltre a Gaia che riuscì a dimostrarle un affetto che lei avrebbe voluto riscontrare nelle figure dei suoi genitori. Per un'ultima volta, affondò il naso nella sua divisa e inspirò a fondo il suo odore di pulito, con una nota di arancia che le ricordava l'autunno e le foglie dalle tonalità calde che riempivano le strade della capitale.

<< Ci sentiremo sempre, te lo prometto. >> Valentina non si risparmiò al dolore e si lasciò sfuggire delle lacrime silenziose che Delia raccolse prontamente, come ogni volta in cui la ragazza si ritrovava a piangere dopo un litigio con i suoi genitori. Un abbraccio rapido, carico di raccomandazioni e Valentina imboccò la porta di casa, senza voltarsi.

Casa non è il letto a baldacchino, la cabina armadio e la tavola imbandita di tutti i beni che la vita ci offre. Casa è amore, libertà e felicità, disse Valentina mentalmente prima di incamminarsi lungo il viale che l'avrebbe condotta fuori dal quartiere residenziale. La brezza estiva le accarezzava la pelle in un gesto affettuoso che le riscaldò il cuore e lei si abbandonò ad un pianto di dolore dove gli imponenti pini verdi erano gli unici testimoni di quello sfogo da parte di una diciannovenne desiderosa di vivere la propria vita a modo suo.

 

Sidi Bou Said, 23 ottobre 2013.

 

Valentina osservava con angoscia il proprio cellulare mentre la sua anima combatteva una battaglia senza precedenti, la stessa battaglia che si presentava ogni anno da quando aveva lasciato casa dei suoi genitori per intraprendere una vita fatta di sogni e libertà.

L'anno scorso, si limitò ad un messaggio rapido e coinciso dove non esprimeva nulla di ciò che avrebbe voluto dire a sua madre. Ripromise a sé stessa che le cose sarebbero state diverse l'anno successivo ma lo scenario rimase uguale.

Tamburellava freneticamente le dita sullo sgabello di legno e cercò di tirar fuori la forza che misteriosamente tendeva a nascondersi ogni qualvolta i genitori ritornavano passivamente nella sua vita. Nonostante tutto, loro due rimanevano le persone che l'avevano messa al mondo e sarebbe stata una bugiarda a dire che non voleva avere nulla a che farci. In tutti quegli anni passati in un angolo di paradiso terrestre, aveva desiderato più volte di raccogliere qualche capo e tornare a Roma per qualche giorno. Ma l'istinto la frenava e lei si ritrovava sempre ad annullare un presunto acquisto di un biglietto aereo. In quattro anni, rimase in contatto esclusivamente con la sorella gemella e la cara Delia che, presa da un attimo di sconforto, decise di abbandonare la casa Belli.

Intenta ad osservare la tela davanti a sé, si perse con lo sguardo nel lungo viale che aveva riprodotto, lo stesso viale che lei percorse nel lontano duemilanove. Quel giorno rimase nitido nella sua mente, compreso dei piccoli dettagli facilmente dimenticabili. Il viaggio verso l'aeroporto, l'arrivo in Tunisia e il pianto notturno mentre contemplava la luna, chiedendosi se i suoi genitori stessero osservando quello stesso cielo, unico testimone dei progetti di vita di Valentina.

<< Argo? >> Valentina, per poco non cadde dallo sgabello. Si voltò di scatto e si perse negli occhi verdi di Gaia che la osservava dalla porta della galleria. Sbatté le palpebre, chiedendosi quanto fosse burlone il destino. Tralasciò ogni pensiero ad un secondo momento e fece ciò che avrebbe desiderato fare da tempo. Si alzò con imprudenza, devastando tutto ciò che aveva attorno. La tela cadde con un tonfo, seguita dallo sgabello che si adagiò su di essa. Lei si buttò addosso alla sorella, rinchiudendola tra le sue braccia. Gaia si strinse a Valentina e sorrise dopo un tempo che le sembrò infinito. Tutto intorno svanì e le due ragazze furono cullate dall'inebriante profumo di gelsomini che circondava l'aria circostante con dolcezza.

<< Non mi hai più chiamata così. >> Disse Valentina, con il mento appoggiato alla spalla della sorella. Gli occhi socchiusi e le lacrime che le solcavano le guance. Non vi era tristezza ma la gioia di aver ritrovato una parte mancante e fondamentale. Due parti divise da un destino fatto di dovere ed etichetta. Gaia non ebbe le forze di dire nulla. Il sorriso svanì e il dolore prese il sopravvento. Le lacrime si fecero più copiose, quasi distruttive. Si strinse alla sorella in una richiesta d'aiuto silenziosa. << Che succede? >> Chiese Valentina, meravigliata per il pianto disperato di Gaia. Tra le due, era Valentina colei che esternava senza tanti problemi il proprio stato d'animo. Ma forse, dovette ricredersi su molte cose. Come sul fatto che Gaia indossasse dei semplici jeans che l'ultima volta definì poco signorili. O, la semplice canottiera bianca che non sembrava affatto acquistata da una boutique di Via Condotti.

<< Aiutami, ti prego. - Gaia cercò di fermare quel turbine di emozioni ma la stanchezza prese il sopravvento e sprigionò con forza nel suo animo rassegnato. Si staccò dal caloroso abbraccio della sorella e per un attimo la guardò. La gemella che spiccò il volo prima del tempo, abbandonandola nella crudeltà del destino. L'unica persona abbastanza forte da poter aiutarla ad affrontare la tortuosa strada dell'amore. - Sono innamorata, Argo. >> Improvvisamente, Valentina scoppiò a ridere sotto lo sguardo perplesso di Gaia che cercò di trattenere quell'improvviso nervosismo, scaturito dalla reazione inspiegabile della gemella. Un sentimento che venne scacciato dall'allegria contagiosa dell'altra. La sua risata poco signorile, a dir poco sguaiata la contagiò e anche lei scoppiò a ridere. Un misto di lacrime e risa rumorose che scossero la quiete di un posto tinto di bianco puro e azzurro splendente. Valentina per poco non si contrasse, pensando all'immagine della madre che doveva affrontare un ipotetico marito di Gaia. L'altra, invece, rise al pensiero della proposta che voleva fare alla sorella.

<< E quindi, vorresti diventare un' Argo come me, eh? >> Chiese Valentina mentre cercava di asciugarsi le lacrime, rischiando di peggiorare la situazione per via delle mani sporche di tempera. Argo è una specie di farfalla che entrambe videro la prima volta nel giardino di casa. I colori spenti e il suo batter d'ali leggiadro come un balletto alla Scala, conquistò l'attenzione delle due gemelle che chiesero prontamente maggiori informazioni su quella creatura affascinante. E, prontamente, Gaia si ritrovò a chiamare Valentina in quel modo. Una ragazza spenta per via della famiglia rigida e dai sogni impossibili.

<< Voglio amare senza problemi. Sto ascoltando il mio cuore. >> Rispose Gaia, reprimendo dei fastidiosi singhiozzi che non le permettevano di formulare adeguatamente una frase.

Ma a Valentina bastava questo. Le bastò lo sguardo perso della sorella per comprendere la situazione. La loro famiglia non avrebbe mai accettato la dolce metà di Gaia e lei avrebbe dovuto rinunciare all'amore, per compiacere la mentalità avida di una coppia fredda e priva di cuore.

Valentina l'avrebbe aiutata in qualsiasi modo, poco le importava cosa avrebbe dovuto fare per salvare la sorella.

Più volte pensò di aver fatto lo sbaglio più grande della sua vita a lasciare la sorella abbandonata al proprio destino. Sarebbe dovuta tornare indietro e prenderla per mano, per poi condurla verso una vita di semplicità e felicità. Ma la verità è che non ebbe il coraggio di affrontare nuovamente lo sguardo freddo e pacato dei suoi genitori che sembrarono indifferenti alla perdita di una figlia.

<< Mi dispiace, Gaia. >> Ammise Valentina con un flebile sorriso sulle labbra. Ed era sincera. Gaia dovette assumersi tutte le responsabilità e rispettare diligentemente i desideri dei suoi genitori. Scappando, aveva abbandonato la sorella gemella in un luogo infernale e lei ci aveva pensato ogni giorno. Quelle volte che ebbero modo di vedersi, dietro all'aspetto di una ragazza elegante e pacata, intravedeva un dolore insopportabile e un bisogno incessante di una fuga verso un luogo dove il denaro non era una priorità ma una caratteristica.

Le dispiaceva seriamente. << Ti aiuterò, qualsiasi cosa per te. >> E sigillò quelle parole con un abbraccio.

Si vocifera che i gemelli condividano un punto dell'anima. Un evento inspiegabile che, Valentina e Gaia provarono per la prima volta in quell'istante. La pioggia scese flebile e tutto attorno a loro si trasformò in un moto irrequieto delle palme e dei gelsomini che fluttuavano indisturbati nell'aria. Per la prima volta in vita loro, entrambe si sentirono complete e a casa. Valentina pensò che forse non era necessario andare così lontano, poiché le bastava rifugiarsi tra le braccia della sorella per poter sentirsi a casa.

 

 

 

 

Dal primo capitolo:

<< Per caso, non mi ha sentita? >> Chiese Valentina con una sicurezza ed una freddezza di voce che non utilizzava dai tempi del liceo. Il cameriere strabuzzò gli occhi con fare confuso e lei per poco non scoppiò a ridere. Ma provò a contenersi per amor della sorella e anche per un briciolo di amor proprio, per quanto non le importasse un accidente di cosa i commensali pensassero di lei.

<< Signora. - Disse il ragazzo, tentando di schiarirsi la voce rauca. - Non credo sarà possibile accontentarla. >> Valentina lo guardò sgomenta. Da quando in qua era impossibile preparare un hamburger con delle patatine? Per poco non dovette riversare la sua ira su quel povero ragazzo che stava semplicemente facendo il suo lavoro.

Ad un tratto lui scoppiò a ridere. La sua risata rimbombò nelle orecchie di Valentina come la più dolce delle melodie. I suoi tratti duri si addolcirono visibilmente. La risata sguaiata e priva di eleganza conquistò l'attenzione di tutti i presenti. Le signore del tavolo accanto dovettero abbandonare ogni discorso riguardante la politica per poter osservare incuriosite l'uomo avvolto nel suo costoso completo di sartoria, mentre si concedeva una risata vera, di quelle capaci di far venire i crampi allo stomaco anche all'uomo più scorbutico del mondo.

Valentina sorrise davanti a quella scena ma poi si accorse che il suo cuore perse un battito. Si maledì mentalmente e fece di tutto per non abbandonarsi al suo animo romantico. Ma forse era troppo tardi.

 

 

 

L'Angolo di SophieD.

Sono tornata. Questa volta ho deciso di tornare alle origini con la mia amata terza persona e, ho provato a mettere su carta un'idea che mi ronzava in mente da giorni. Ho provato a resistere ma la fantasia ha avuto la meglio. Spero di non aver perso colpi e di riuscire a conquistarvi con questa storia.

Per ora, la situazione è abbastanza confusa ma con l'andare avanti tutto diventerà chiaro e riuscirete a farvi un quadro completo dei personaggi e delle vicende.

Detto ciò, vi auguro una splendida domenica all'insegna dell'amore e dei sogni.

Con affetto. 

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: SophieD