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Autore: MagicRat    09/02/2014    2 recensioni
"Ripensò alle numerose case dove aveva abitato. Di alcune conservava solo una vaga memoria, appartamenti che aveva condiviso per brevi periodo con alcuni amici.
Ad altre invece era più affezionato e le collegava a particolari ricordi"
Genere: Slice of life, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Nello stesso istante in cui Patti si alzò dal letto, Bruce si svegliò. Lo faceva sempre, anche se poi, mentre sua moglie si lavava e vestiva, lui dormiva ancora per qualche minuto. Quando il bagno fu libero si alzò stiracchiandosi.
Alcuni istanti dopo stava attraversando il soggiorno in cui regnava un disordine che riusciva sempre a confortarlo. Il libro che sua figlia aveva abbandonato sul tappeto e su cui andò a sbattere con il piede lo confortò decisamente meno.
Zoppicando leggermente entrò in cucina, dove Patti stava preparando i caffè.
Sam, il suo figlio più piccolo, invece, era seduto davanti ad una tazza di latte. Era pallido e con lo sguardo fisso nel vuoto.
Bruce si avvicinò alla moglie “Sta male?”
“No. Ha la verifica di storia”.
L’uomo prese una tazza e si sedette davanti al figlio, cercando di catturare il suo sguardo.
“Hai paura per la verifica?” chiese poi.
Sam si limitò ad annuire.
“Posso consigliarti un modo per superarla, se vuoi. Un modo praticamente infallibile”
Il ragazzo si chinò in avanti, improvvisamente interessato a quello che il padre aveva da dirgli.
“Hai detto che piaci a una tua compagna di classe, vero?” continuò Bruce.
“Si, forse…”
“Ottimo. Adesso, quando arrivi a scuola, chiedile se vuole uscire con te questo pomeriggio. Vedrai che durante il compito ti farà copiare”
“Bruce!” Patti tirò una pacca sulla schiena del marito.
“Che c’è? Io ho superato un sacco di compiti, così”
“E si vedono i risultati. Sam non ascoltare tuo padre, è un idiota. Vai a prendere il giubbotto, è tardi”
Uscirono di casa lasciando Bruce a terminare la colazione da solo.
Iniziò a sfogliare il giornale, leggendo le notizie di attualità ed esaminando i risultati delle partite di baseball.
Ad un tratto si accorse che tra le pagine del quotidiano era stato sistemato un inserto per pubblicizzare le case in vendita. Diede un’occhiata anche a quello, senza un preciso motivo.
Riconobbe alcuni indirizzi che conosceva, ci passava spesso davanti in macchina, ma la sua attenzione venne attirata da un particolare annuncio. Lo rilesse più volte, per assicurarsi di non essersi sbagliato e alla fine ne fu sicuro: una volta, diversi anni prima, quella casa era stata sua.
Si grattò la tempia pensieroso. Aveva tutta la giornata a disposizione e niente da fare.
In meno di dieci minuti si era lavato e cambiato ed era salito in macchina.
Voleva andare là, voleva vederla ancora una volta.
Mentre usciva dal portone di casa ripensò alle numerose case (anche se, effettivamente, non tutte potevano essere definite tali) dove aveva abitato. Di alcune conservava solo una vaga memoria, appartamenti che aveva condiviso per brevi periodo con alcuni amici.
Ad altre invece era più affezionato e le collegava a particolari ricordi.
La prima che gli venne in mente fu la casa di Freehold dove aveva vissuto da bambino.
 

Bruce osservò alcuni bambini passarsi un pallone nel campetto dietro la chiesa. Stavano ridendo, probabilmente per qualche barzelletta o battuta.
Non si erano accorti di lui e lui non voleva farsi vedere. Restare da solo non gli dispiaceva, anzi. Così poteva perdersi nei suoi pensieri e nei suoi giochi senza essere disturbato da nessuno.
Si allontanò dall’edificio scolastico senza riuscire a trattenere una smorfia di disgusto e andò a rintanarsi in un piccolo boschetto. Aveva scoperto quel posto poco tempo prima e lo aveva subito eletto a suo rifugio preferito. Nessuno sarebbe andato a cercarlo lì e c’erano sassi, legni e un piccolo corso d’acqua. Tutto quello che gli serviva per giocare con i suoi soldatini.
Li lasciò cadere sulla sabbia per poi dedicarsi alla costruzione di un fortino.
Era appena iniziato settembre e faceva ancora abbastanza caldo per stare in braghe e maniche corte.
Giocò per diverse ore, simulando guerre tra soldati e indiani, oppure prendendo ispirazione dalle storie di Cowboy Bill, il protagonista del libro che la sua mamma gli leggeva quasi ogni sera quando era più piccolo.
Alla fine il sale iniziò a tramontare e Bruce infilò nuovamente tutti i suoi soldatini nelle tasche prima di tornare a casa.
La macchina di suo padre non c’era, ovviamente. Forse era andato da qualche amico o da qualche altra parte. In compenso, Bruce trovò la madre in compagnia della sorella.
Erano entrambe allegre ed eccitate per qualcosa. Mentre mangiava, Bruce capì che doveva trattarsi di un ospite dell’Ed Sullivan Show, ma non prestò molta attenzione a quello che dicevano, aveva la testa ancora piena di cowboy e indiani e quando terminò la cena preferì sedersi vicino a sua sorella Virginia e legere un giornalino piuttosto che seguire il programma.
Adele e la sorella continuarono a chiacchierare fino a quando il presentatore non introdusse l’ospite della serata.
“Signori e signore… Elvis Presley!”
“Oh, eccolo!” esclamò estasiata la zia di Bruce.
Lui ascoltava musica praticamente da sempre. A sua madre piaceva e spesso, quando cucinava o riordinava la casa, improvvisava qualche balletto sulle note delle canzoni che venivano trasmesse alla radio. Inoltre, ogni volta che andavano a casa della zia, Bruce e Virginia provavano a suonare qualche nota con la pianola che lei teneva in soggiorno.
La musica piaceva a Bruce, ma niente di quello che aveva sentito era minimamente paragonabile a ciò che stava sentendo in quel momento.
Presto si dimenticò del giornalino e la sua attenzione fu totalmente catturata dal ragazzo inquadrato dalla telecamera.
I sui capelli erano ricoperti di brillantina e un ciuffo continuava a ricadergli sulla fronte. Si muoveva con disinvoltura, con lo sguardo fisso sul pubblico.
L’esibizione finì troppo presto, Bruce avrebbe potuto continuare a guardarlo per ore e non pensò ad altro per il resto della serata. Quando si infilò nel letto e spense la luce cercò di ricreare nella sua testa i suoni che aveva sentito finché non si addormentò.
Il giorno seguente camminò fino al negozio di dischi. Osservò le copertine e le foto esposte sulle pareti dedicando maggiore attenzione a quelle di Elvis e lasciò scorrere il dito sul legno lucido di una chitarra.
Costava tutto troppo quanto per lui e alla fine si rintanò nel suo rifugio tra gli alberi. Questa volta però, non giocò con i suoi soldatini: i suoi pensieri erano fissi su chitarre e dischi e continuarono ad esserlo per le settimane successive.
“Voglio essere come lui” si disse un giorno. Di questo ormai era sicuro. Voleva saper cantare e muoversi come Elvis e tutti gli altri musicisti che sentiva per radio.
Aveva ancora dei piccoli dubbi su come avrebbe fatto a raggiungere il suo sogno, ma intanto sapeva come iniziare.
 
“Mi regali una chitarra?” Le aveva fatto la domanda senza nessun preambolo. Era entrato in cucina mentre lei stava preparando la cena e glielo aveva chiesto.
“Una chitarra? E perché?” chiese Adele leggermente stupita dalla richiesta del figlio.
Bruce fece spallucce “Per suonare”
“Tu non sai suonare la chitarra”
“Infatti. Me ne serve una per imparare”
Adele stese la tovaglia sul tavolo “E pensi di imparare da solo?”
“C’è un tizio che dà lezioni. Potrei studiare da lui…” fu interrotto dalle risate di sua madre.
Tu hai intenzione di studiare qualcosa di tua spontanea volontà?”
“Questo è diverso! Non è come a scuola, è musica!”
“Si deve studiare tanto comunque. E una chitarra costa troppo”
“Ma mamma! Io ho bisogno di una chitarra!” protestò Bruce
“Davvero? Perché è così indispensabile?”
Bruce aprì la bocca per spiegarle il motivo, ma capì che sua madre non avrebbe capito tutti i suoi progetti per diventare una rock star. Si sarebbe messa a ridere di nuovo.
“Perché mi piace…” si limitò a dire a bassa voce.
Adele gli scompigliò i capelli ritenendo chiusa la questione ed andò a chiamare la figlia e il marito per la cena.
“Non finisce qui” borbottò Bruce.
Visto che le sue motivazioni sarebbero state respinte dalla madre come una semplice mania momentanea – di questo Bruce era sicuro – decise di usufruire di una tecnica che aveva dato buoni risultati in passato. Una tecnica che Adele aveva ribattezzato ‘Lo Sfinimento’.
La mattina successiva, Bruce scese per fare colazione e come prima cosa, con un largo sorriso chiese alla madre “Allora, mi regali una chitarra?”
Come previsto, la risposta della donna fu nuovamente un ‘no’.
La scena si ripeté il giorno dopo e quello dopo ancora, fino a quando Adele non si limitò ad ignorare la domanda del figlio, che come risposta iniziò a fargliela anche quando tornava da scuola e prima di andare a dormire.
I giorni passavano e i tentativi di Bruce non davano segno di diminuire, nonostante i risultati fossero praticamente nulli, se si escludevano le espressioni esasperate della madre.
Una mattina, a scuola, Bruce si rese conto che non poteva continuare così. ‘Lo Sfinimento’ aveva fallito, o forse la sopportazione della madre era aumentata considerevolmente.
Quello che lo preoccupava maggiormente era il fatto che Natale si stava avvicinando e quella era l’occasione perfetta per ricevere il suo regalo.
Osservò il disegno che aveva fatto sul quaderno – una piccola chitarra lievemente sformata – e un’idea iniziò a farsi strada nella sua mente. Alla fine decise di seguire un nuovo piano.
Con grande sollievo di Adele non accennò più alla chitarra che voleva in regalo, tanto che la donna si convinse di averla avuta vinta.
La prima sera di vacanza Bruce e Virginia restarono svegli più del solito, come succedeva sempre e quando fu il momento di andare a dormire, Bruce si sistemò nel letto, aspettando finché in casa non ci fu più il minimo rumore. Poi si alzò e aprì il cassetto della scrivania.
Prese i cartoncini che aveva preparato quel pomeriggio insieme alle matite colorate e si mise a lavoro.
 
Adele si svegliò al primo squillo della sveglia, come ogni mattina.
Indossò la vestaglia e si diresse in bagno. La prima cosa che notò fu il cartoncino attaccato allo specchio. Capì subito di chi era stata l’idea non appena vide la chitarra disegnata sopra.
Scese le scale e trovò un cartoncino simile sullo schermo della televisione, sul vetro della credenza e sulla porta della cucina.
Doug, suo marito, era seduto al tavolo e stava leggendo il giornale.
“Dì, cos’è questa storia?” le domando appena la vide. In mano aveva un altro cartoncino.
“Dove l’hai trovato quello?” chiese Adele in risposta.
“In frigo. Era sul barattolo della marmellata. Ce ne sono altri in…” si interruppe quando la moglie depositò sul tavolo tutti i cartoncini che aveva raccolto per la casa “Ah, li hai già visti”
Adele aprì l’armadio per prendere la sua tazza, quella con la stampa a fiori. Ovviamente un cartoncino era stato attaccato anche lì.
“Oh, Cristo Santo!” Adele si lasciò cadere sulla sedia ridendo “Beh, se quel cocciuto di nostro figlio userà la stessa determinazione per imparare a suonare, forse otterrà qualche risultato”
 
La mattina di Natale Bruce e Virginia si svegliarono e per prima cosa si precipitarono in soggiorno.
Bruce la vide subito, posizionata sotto l’albero. La carta da regalo non poteva nascondere del tutto la sua forma.  La liberò dall’involucro delicatamente per paura di rovinarla.
Era di plastica e anche lui riusciva a capire che la qualità non era delle migliori, ma era la sua chitarra. La sua prima chitarra.
Se la posizionò in grembo e fece scorrere le dita sulle corde.
Sorrise, quando il suono riempì la stanza.

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Salve!
Come prima cosa, vorrei chiedervi scusa per quello che ho appena pubblicato e per i prossimi capitoli (ma non saranno molti).
La mia idea era quella di raccontare alcuni episodi della vita di Bruce e ognuno di questi ricordi, come è scritto anche nel testo, sarà collegato ad una determinata casa.
Prima di scrivere ho riletto alcuni capitoli di "Bruce" di Peter Ames Carlin e "Come un killer sotto il sole" di Leonardo Colombati, ma non ho seguito alla lettera le informazioni riportate su questi libri, alcuni episodi li ho scritti prendendo ispirazione dalle canzoni di Bruce.
Ovviamente non ho ricontrollato molto bene il testo, se trovate errori ditemelo pure. E come al solito consigli/giudizi/pareri sono sempre ben accetti :)
Detto questo, spero di non aver fatto schifissimo.
Alla prossima ;)
  
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