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Autore: fraviaggiaincubi    10/02/2014    0 recensioni
I suoi occhi si posarono sulla scrittura di Aragorn e la profezia cominciò a scorrere sotto il suo sguardo.
La leggenda era mito e il buio ormai calato,
nelle viscere della terra l’anello è celato.
Il sangue reale potrà di nuovo strappare,
a colui che domina la notte e mai potrà amare.
La fonte del potere che oro e sangue unisce
in una micidiale alchimia che un cuore fragile ghermisce.
Ditegli: “Pazienta e la sua anima dimenticherà!
Perché quando il sacrificio sarà perpetuato
e al dito l’anello sarà forgiato.
Il nove sarà dieci e il puro corrotto diventerà,
così che Mordor travolga come un’onda la bianca città.
Genere: Drammatico, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aragorn, Gandalf, Nazgul, Sauron, Un po' tutti
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1
Crudeltà condivisa


Si diceva che la polvere nera della terra di Mordor bruciasse a contatto con la pelle, ma lo Stregone di Angmar non ci fece caso; dopotutto lui non aveva un corpo.
‘Gli spettri non soffrono nulla. Siamo nati per servire Sauron e l’Unico e niente può distoglierci da questo obbiettivo.’ pensò e la sua mente  si riempì delle immagini dell’ultima battaglia contro Gondor. Poteva sentire ancora le grida degli uomini passati a fil di spada dagli orchi tra i loro versi gutturali e le donne e i bambini che bruciavano nel rogo delle case in cui erano stati rinchiusi dopo la loro vittoria.
Mentre si lasciava trasportare da quelle immagini di morte Sauron volse il suo sguardo verso lo Stregone entrando nella sua mente. Il Nazgul accolse con piacere il contatto rovente della sua presenza e lasciò che il re di Mordor gustasse ciò che i suoi servi avevano fatto alla popolazione sconfitta della bianca città.
 Aprì gli occhi e osservò lo spirito del suo signore sulla cima della torre di Bara-Dùr: un immenso occhio privo di pupilla, avvolto da fiamme in un continuo, ipnotico movimento e la pupilla verticale, nera come il manto delle tenebre stesse, fissa sul suo servo più micidiale mentre si impadroniva delle immagini di morte perpetuate a suo nome.
La lingua di Mordor sussurrò nella mente dello spettro e il Nazgul rabbrividì di piacere ascoltando la voce graffiante di Sauron affidargli un nuovo comando: “Voglio che tra quelle morti ci sia anche il loro re.”
 
Il Nazgul sorrise. Nessuno intorno a lui poteva vederlo e questo gli piaceva, lo faceva sentire potente e imperscrutabile. Gli spettri dell’anello non avevano un corpo e tantomeno un volto in cui osservare espressioni o leggere l’anima nello sguardo. Per dare forma al proprio corpo  si avvolgevano in immensi mantelli con un cappuccio in cui si apriva una fessura scura che inghiottiva gelida la luce del sole e le pupille terrorizzate dei propri nemici quando imploravano pietà davanti alla loro lama.
Il Nazgul si inchinò profondamente e Sauron sfiorò con il suo sguardo la sua figura alta e slanciata soffermandosi sulla luce dei fuochi di Mordor che colpivano il mantello nero accendendolo di mille riflessi sanguigni prima di voltarsi per puntare ad altre terre, nel disperato tentativo di vedere se riusciva a cogliere l’Unico anello, l’arma perfetta capace di soggiogare la Terra di Mezzo e perduto ormai un’era fa quando Isindur, il re di Gondor, lo aveva strappato via tranciandoli un dito e riducendolo a quella forma.
L’odio del re di Mordor percorse come un veleno nel sangue le sue schiere e gli orchi sollevarono la testa urlando tra loro nella lingua nera, ma un sibilo dello Stregone di Angmar fece zittire quelle schiere malefiche in un’attesa colma di aspettativa.
 
Lo stregone evocò il suo Nazgul, l’immensa creatura alata da cui prendevano il nome e la bestia si staccò dal cielo gravido del fumo del Monte Fato planando verso di lui con la potenza di un predatore che non ha rivali. Somigliavano a draghi, privi di zampe anteriori e dalla schiena irta di curve affilate. Zanne lunghe come braccia, artigli venati di riflessi e ricurvi come coltelli e le immense ali nervose cosparse di vene e trasparenti come immense vele, pronte a catturare il vento sopra i nemici. La creatura planò davanti al Nazgul stirando in tutta la sua potenza la muscolatura, quasi a cercare di compiacere il suo cavaliere e  il Nazgul affondò nelle sue pupille gialle prive di sentimenti umani come lui accarezzando la pelle nera e asciutta del collo, così simile alla seta del suo manto al tocco.
“Pronto a uccidere? Oggi caccerai sangue reale e ti sazierai della carne di un erede di Isindur”. La sua voce gelida sputò l’ultima parola come un proiettile e tra le prime file di orchi in attesa si levò un grido di desiderio simile al graffiare di una lama sulle pietre usata per affilarla.
Un orco si fece avanti aprendosi un varco come se fosse un re e si inginocchiò di fronte allo Stregone dii Angmar. “Potente signore, comanda alle mie schiere come marciare nel nome di Sauron il signore della Terra di Mezzo.” disse con voce roca e due occhi azzurri brillarono in contrasto con la pelle pallida cosparsa di cicatrici.
 
Lo spettro si avvicinò portandosi dietro lo sguardo attento del Nazgul, in attesa di alzarsi in volo, e la sua risposta arrivò all’orco con freddezza, accentuata dalla sua voce glaciale e profonda. “Azog, gli ordini sono gli stessi. Marcia su Gondor e distruggila. La voglio vedere ridotta in cenere ai miei piedi quando trapasserò con la mia lama la gola di Aragorn!”. Le ultime parole raggiunsero un tono irato e la lingua di Mordor crepitò nelle orecchie dell’orco bianco.
Azog strinse i denti e si alzò fulminando lo Stregone. Nonostante fosse imponente lo spettro lo superava in altezza e l’aura di potere attorno a lui vibrava come corrente elettrica sul manto lucente. “Come desidera mio signore.” ruggì a denti stretti. “Ma Gondor è già conquistata…” obiettò e lo Stregone sibilò infuriato facendo arretrare le schiere di orchi alle spalle di Azog.
“Ti pare che sia arresa? Ieri Sauron ha visto marciare i soldati per salvare coloro che non sono stati uccisi e il re è ancora vivo. Come credi che si possa compiere la profezia se quel verme è vivo?”
L’orco sfoderò un ghigno accarezzandosi l’arpione che sostituiva l’arto sinistro perso in battaglia contro Thorin anni fa. Represse una risposta tagliente da rivolgere allo spettro; non era conosciuto per far correre affronti al suo potere ed era secondo solo a Sauron in quelle terre. “Sarete voi a uccidere l’erede di Isindur?” domandò con tono remissivo e lo Stregone di Angmar alzò altezzoso la testa montando sul dorso spinato del Nazgul. “Bravo Azog, vedo che riesci a ragionare qualche volta.” lo provocò con un ghigno, ma anche se l’orco bianco non poteva vederlo parve intuirlo nella nota fredda della sua voce e digrignò i denti affilati.
 
Lo spettro lo ignorò e con uno schiocco fece impennare il Nazgul che spalancò le ali alzando una nuvola di polvere bruciante, ma Azog non si spostò di fronte a quell’esibizione di potere e rimase impassibile ad osservare il Nazgul alzarsi in volo con gli occhi azzurri accesi di odio.
 
  
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