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Autore: Aika Morgan    16/06/2008    9 recensioni
Mentre continuo a scrivere la mia versione della storia d'amore fra Amleto e Ofelia, in questa one-shot cerco di interpretare i loro sentimenti nella scena cosiddetta "del ripudio di Ofelia". Amleto ha appena recitato il suo celeberrimo monologo "Essere o non essere" e Ofelia è entrata in scena. Mi raccomando, lasciatemi un commento, ci terrei a sapere cosa ne pensate
Genere: Triste, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Amletomania'
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Amleto

Amleto – Le parole che non ti ho detto.

 

Ofelia: Monsignore, ho dei vostri ricordi che da parecchio desideravo restituirvi. Vi prego, ora, di riprenderli.

Non rendetemi ancor più doloroso l’addio che vi devo.

Non una parola, solo un gesto a voi chiedo.

Non costringetemi ad ammirare ancora la vostra bellezza e a struggermi d’amore per voi.

Solo un addio.

Amleto : Io? No, no. Non vi ho mai dato niente.

Niente se non il mio amore e la mia devozione.

Perché il destino mi rende così crudele nei confronti

dell’unica persona che abbia mai amato?

Ofelia : Sì, mio onorato signore, lo sapete benissimo, e con essi m'avete dato parole formate di sospiri così dolci che li rendevano più preziosi. Ma il profumo è andato, dunque riprendeteveli. Per un animo nobile i doni più ricchi perdono tutto il loro valore se i donatori non gli sono più amici. Eccoli, monsignore.

Non dite nulla: lasciate che vada via da questa immensa e vuota stanza

Prima che i miei occhi si riempiano di lacrime

E mi impediscano di essere risoluta.

Amleto : Ah, ah! Siete onesta?

Probabilmente nessuna è onesta come te, mia dea.

Ofelia : Ma signore!

Vacilla la vostra fede in me?

Amleto : Siete bella?

Bella fra le belle, più di quanto occhio umano abbia mai visto.

Più di quanto poeta abbia mai scritto.

Più di quanto pittore abbia mai dipinto.

Ofelia : Che vuol dire vossignoria?

Perché mi disprezzate? Cosa ho fatto per meritare tali ingiurie?

Amleto : Che se siete onesta e bella, la vostra onestà non dovrebbe accettar discorso con la vostra bellezza.

Per colpa di una donna, ora dubito perfino di me stesso.

Ma io sono un peccatore e il dubbio è lecito.

Perché il mio cuore dubita anche di te?

Le mie parole non sono  dettate da sani pensieri.

Ofelia : La bellezza, monsignore, potrebbe mai trovare miglior compagna dell'onestà?

Cosa ti tormenta, mio principe,

Cosa ti spinge a così turpi discorsi?

Amleto : Sì davvero, perché la potenza della bellezza trasformerà l'onestà in ruffiana, assai prima che la forza dell'onestà possa farsi assomigliare dall'altra. Questo era un paradosso, una volta, ma ora i tempi han dimostrato che è vero. Vi ho amato una volta.

Ti amo, ti amo tuttora. Desidero un tuo bacio

come un malato desidera una cura al suo male.

E vorresti negare ad un malato una medicina?

Ofelia : Sì, monsignore, me lo avete fatto credere.

Parole dolci sono uscite dalla vostra bocca, mi onoravate

Con i vostri complimenti e le vostre promesse.

Credo ancora in quel sentimento.

Amleto : Non avreste dovuto. Innesta pure la virtù sul nostro vecchio ceppo, ci trovi sempre il vecchio succo. Non vi ho mai amata.

Perché mento a me stesso prima ancora che a lei?

Io la amo, la voglio con tutto me stesso,

cosa mi spinge a negarlo?

Ofelia : Tanto più fui ingannata.

Dove ho sbagliato? In cosa vi ho offeso, mio signore?

Merito davvero tanta cattiveria?

Amleto : Vattene in un convento, va'. O vuoi mettere al mondo dei peccatori? Io stesso sono onesto, più o meno, eppure potrei accusarmi di tali cose, che era meglio mia madre non m'avesse concepito. Son pieno di superbia, vendicativo, ambizioso, con più peccati pronti ai miei ordini che pensieri in cui metterli, fantasia per plasmarli o tempo per tradurli in atto. Gente come me che striscia fra terra e cielo, che sta a farci al mondo? Siamo dei furfanti matricolati, tutti, non fidarti di nessuno. Va' a chiuderti in un convento.

Vai via da me prima che ti faccia del male.

Non merito una tale perfezione al mio fianco.

Il mondo è cattivo e ti farà male.

Troppo male perché tu possa sopportarlo.

Dov'è tuo padre?

Ti prego, non mentirmi. Non mostrarti ipocrita come loro.

Ofelia : A casa, monsignore.

Sono prigioniera di un mondo fatto di intrighi e bugie.

Perdonatemi se potete.

Amleto : Chiudetevelo a chiave, che faccia il buffone solo in casa propria. Addio.

Perché? Perché anche tu, mio angelo?

Ofelia : O cieli pietosi aiutatelo.

Perché è improvvisamente così mutato il suo carattere?

Che male lo affligge?

Amleto : Se ti sposi ti darò per dote questo malanno: puoi essere casta come il ghiaccio, pura come la neve, non sfuggirai alla calunnia. Vattene in un convento, addio. O se vuoi sposarti a ogni costo prenditi un imbecille, le persone intelligenti sanno benissimo che mostri fate di loro. In un convento, va' - e presto anche. Addio.

Fuggi da me, prima che sia troppo tardi.

Ofelia : Potenze divine guaritelo!

Fermate questa sua follia.

Amleto : Ho anche sentito dei vostri trucchi, fin troppo. Dio v'ha dato una faccia e voi ve ne fate un'altra. Ancheggiate, ondeggiate, e scilinguate, affibbiate nomignoli alle creature di Dio e fate passare per candore la vostra impudicizia. Va' via, ho chiuso con tutto questo, m'ha fatto diventare pazzo. Dico che non avremo più matrimoni. Quelli che son già sposati tutti tranne uno - vivranno, gli altri resteranno come sono. Va' in convento, va'.

Non costringermi ad osservare il doloroso supplizio

Che ti vedrebbe unita ad un altro.

Rinchiuditi in una campana di cristallo che preservi la tua dolcezza

Solo così continuerò ad amarti,

pur straziandomi per non poter sentire il sapore dei tuoi baci.

Solo così nessuno potrà mai farti del male.

Ofelia : O che nobile mente è qui distrutta! Occhio, lingua, spada d’un principe, di uno studioso, di un soldato, la rosa e la speranza d’uno stato felice, lo specchio della moda, il modello del gusto, l’idolo d’ogni suddito, finito, proprio finito! Ed io, la più infelice e sventurata delle donne, che bevvi il miele delle sue dolci promesse, ora sento quella mente nobile e sovrana che stride e stona come una campana sbattuta, e vedo quel giovane fiorente, senza pari, bruciato dalla pazzia. O misera me che ho visto ciò che ho visto, vedo ciò che vedo.

Niente potrà più salvarmi dal suo odio.

   
 
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