Se un segreto tra Ginevra e Hermione si trascinasse da sei lunghi anni...se un addio diventato "inizio" prendesse forma in una notte nebbiosa...se un patto pericoloso e mortale incontrasse il benestare di due streghe folli e disperate?
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yuri | Coppie: Ginny/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
E dopo un
periodo
lunghissimo(scusate)eccomi di nuovo con l'ultimo capitolo!!Finalmente
cambio di scena, finalmente ritroviamo l'altra metà della
storia!Recensite mi raccomando, così vedo se continuo ad
avere
smalto!Grazie a tutti quelli che mi seguono e commentano!!Buona lettura.
Sentì lo schiaffo arrivare, lo sentì sibilare
nell'aria,
gonfiarsi, prendere forza e poi esplodere sul suo zigomo, forte, duro e
dannatamente umiliante.
-Sono stufo delle tue stranezze!Mi fai scappare i clienti!- le
urlò contro l'uomo sudato e grassoccio che la sovrastava
almeno
di venti centimentri in altezza.
Digrignò i denti e strinse i pugni, ringraziando di non
avere la
bacchetta con sè, altrimenti il suo viscido datore di lavoro
se
la sarebbe vista brutta.
Raccolse i pezzi del bicchiere che si era infranto al suolo cadendo dal
suo vassoio dopo lo schiaffo e fissò per un secondo il suo
titolare.
L'uomo sentì freddo e un brivido gli corse sulla nuca,
mentre il
caldo nocciola di quegli occhi mutava in un grigio glaciale e il
cliente che lo aveva chiamato per lamentarsi della sua cameriera,
scappava urlando e incespicando tra le sedie del suo squallido locale
babbano.
-Hermione...- sibilò irato, ma prima che un secondo colpo a
mano
chiusa venisse scagliato, la ragazza girò sui tacchi e
sparì in cucina.
-E poi...ti ho già detto di toglierti quei guanti!!!- si
sentì urlare dietro, ma ignorò tutto e
scaraventato il vassoio a caso, uscì dalla porta sul retro
guardata male dai pochi e altrettato viscidi dipendenti di quella
bettola.
L'aria umida la investì e la fece respirare, avvolgendola
come un panno fradicio, chiuse gli occhi e si strinse in un abbraccio
solitario e dannatamente comprensivo.
Cos'era pena quella?
Pena per se stessa?
In fondo aspettare una fine certa, non rende più coraggiosi
o virtuosi.
Solo qualche tempo e una manciata di altre umiliazioni così
e sarebbe finito tutto...tutto.
Alla fine non le interessava, non le interessava dormire su lenzuola
pulite, un lusso che non poteva permettersi, non le interessava ridere,
non le interessavano gli occhi suini e inniettati d'ignoranza di Frank
Beshop, il suo fetido e volgare padrone...aveva
accettato quel lavoro, pur non avendo per niente attitudine, pur
dovendo subire angherie fisiche e morali, solo per non svanire sotto un
ponte o in fondo ad un vicolo sporco e maleodorante come un ratto.
Dignità.
Ne aveva ancora un briciolo in fondo all'anima.
Riaprì gli occhi e si guardò le mani e le
braccia, ricoperte da lunghi guanti grigi e non ebbe la forza di
sfilarli ancora una volta per vedere la consistenza naturale che la sua
pelle perdeva ogni giorno, lentamente ma inesorabilmente.
Era iniziato.
Ma contro ogni sua più rosea previsione, la sua agonia era
lunga ed esasperate.
Non che la giovane e brillante mente della miglior studentessa della
scuola di Hogwarts nell'ultimo decennio, non avesse calcolato
minuziosamente il tempo necessario al suo corpo per sparire, ma dei
numeri non potevano certo darle la misura esatta della morte e lei se
ne sentiva addosso l'alito e l'odore, come fosse un cadavere ancora in
piedi, come se il gatto con la falce giocasse con la sua preda
divertendosi con la sua paura.
Eppure era lei ad aver volutamente strappato quel lembo di tempo,
così umiliante e sudicio, era lei ad aver allungato
quell'agonia , così straziante e roca, era lei che aveva
bevuto il sangue del suo unico amore per collezionare minuti e attimi
in più, nutrendo così il suo dolore.
E, lo sapeva bene, un motivo c'era...un'ultima tappa in quella manciata
d'anni che erano la sua vita o ciò che ne rimaneva, un
ultimo misero capitolo, un ultimo atroce respiro...oh si, un motivo
c'era per quel tempo rubato e lo aspettavo pur avendone paura.
Quegli occhi ancora nei suoi, occhi felici e inconsapevoli, ecco quello
che doveva ancora vedere prima di andarsene.
E sarebbe stato il sollievo di saperla felice e svincolata da quel
segreto sanguigno, a renderle la pace e a spezzarle il cuore per essere
stata dimenticata.
Sapeva di dover tornare per guardarla, per guardare Ginny e sapere che
avrebbe vissuto oltre lei...ma continuava a rimandare, per paura, paura
di vedere che sarebbe successo.
Eppure non rimaneva molto tempo, eppure rischiava di non poterlo
più fare.
Una nuvola azzurrina e maleodorante le fece arricciare il naso e
girandosi si trovò davanti la cuoca, se così si
poteva chiamare, del suo piano bar.
-Oh...Abby...non dovresti fumare.- fece sorridendo appena alla grossa
donna di colore, l'unico essere umano in quel posto, l'unica che ancora
l'avvolgeva con un solo sguardo facendola sentire più di una
squallida cameriera in minigonna, adibita troppo spesso a pungiball per
le sudicie avances dei clienti.
-Bambina, sono troppo vecchia per preoccuparmi di questo!- fece
smentita immediatamente da un colpo di tosse cattiva.
-Piuttosto tu, possibile che riesca a fare incazzare Hank ogni sera?-
Hermione rise di gusto visto che sapeva che l'ingombrante donnone,
così tanto somigliante alla Mamy di Via col vento, ma con
gli occhi più furbi e la parlata di un camionista norvegese,
apprezzava quella sua caratteristica fino a ritenerla una
virtù.
-Se ti tocca un'altra volta lo infilzo con il forchettone!Gliel'ho
già detto sai!?- fece l'altra con negli occhi una scintilla
di sadismo.
-Non preoccuparti...so difendermi se voglio.- fece Hermione tornando a
guardare il cielo nuvoloso.
-Oh su questo non ho dubbi...hai qualcosa infondo allo sguardo...e lui
lo sa, è per questo che non ti ha ancora buttato fuori e non
cerca di scoparti.-
-Cosa?-
-Che credi che non sia la norma?Io sono troppo vecchia e ho a portata
troppi coltelli, ma con qualunque donna sia passata di qui, quel
vecchio porco si è dato da fare.-
Hermione sgranò gli occhi fissandola e un fiotto di nausea e
rabbia la prese, così per l'ennesima volta si chiese come
aveva potuto accettare quella fine in quel posto.
Poi lo ricordo e i suoi occhi tornarono a terra tristi.
-Ecco bambina...proprio un momento fa. Avevi il fuoco in quello sguardo
e poi...poi si è spento.- fece la donna avvicinandosi
preoccupata.
-Non so di cosa parli.-
-Invece credo tu lo sappia bene Hermione. C'è
così tanto orgoglio e dignità sul tuo viso,
così tanto fuoco e poi...scompaiono, come se li rinchiudessi
in una stanza buia e sopporti in silenzio, ingoi merda e taci,
perchè?-
-Non è così credimi...- fece la ragazza sentendo
freddo.
-Tu sei rassegnata!E porca miseria lo capirei in un'ottantenne, ma in
te?Sei solo all'inizio, cosa ti ha ridotto così?Non
c'è niente in questa vita schifosa che valga questo!Con il
tempo lo capirai...-
Hermione scoppiò a ridere, una risata cattiva e vitrea,
quasi senza vita.
-Il tempo...è sopravvalutato lo sai?- lo disse ghiacciata e
neutra, così maledettamente lontana.
Abby si irrigidì per un secondo, poi scosse la testa.
-Ecco...questo è il gelo che tiene lontano Hank...e il resto
del mondo.-
Hermione la fissò per un momento colpita, poi fece per
rientrare.
-Tu vieni da Hogwarts non è vero?-
Il sangue le si gelò nelle vene, Abby era una Babbana che ne
sapeva della scuola di magia?
-La prima sera, quando arrivasti qui, indossavi quella mantella fuori
moda. So che è la divisa di quella scuola privata a qualche
miglia da qui...-
-Settantasette miglia...ci sono stata per caso...l'ho rubata io...non
ne so molto in verità.- rispose in fretta.
Abby ghignò passandole a fianco, dopo aver buttato lontano
la sigaretta con una manata.
-Se tu sapessi rubare io sarei nata bianca come la Regina!Torna a casa
bambina, qui fuori è un brutto mondo...- detto questo era
sparita all'interno.
Hermione ancora confusa era rimasta per un attimo interdetta, dopo di
che aveva sorriso tristemente per poi rientrare.
-Non c'è più nessuna casa a cui
tornare...eppure...eppure si torna sempre a casa almeno un'ultima
volta.-