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Autore: IMmatura    10/02/2014    5 recensioni
Ormai il mondo sembra sempre più ruotare intorno al denaro, e il potere delle Nazioni dipendere dalla loro economia...ma un giorno tutte le più potenti Nazioni vengono private della loro ricchezza, e il denaro stesso viene svuotato del suo valore. Inizia così un sadico gioco in cui ogniuno dovrà lottare per vincere tutto o per non perdere la ricchezza, il potere...e forse la vita stessa. Chi c'è dietro tutto questo? Come uscirne vincitori e soprattutto...a che prezzo?
Ognuno sarà costretto a fare i conti con se stesso, e con la parte peggiore di se, in un gioco di egoismi e interessi dove l'inganno sembra essere l'unica risposta...
Genere: Introspettivo, Mistero, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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Disclaimer: Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Hidekaz Himaruya; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

 

Gioco d’inganni

 

1

 

-Damn! Non mi avevano detto che la situazione fosse così grave...- borbottava Arthur Kirkland, cercando di farsi strada tra la folla impazzita in quell’edificio. Non si aspettava di trovare tutto questo: il London Stock Exchange era letteralmente in balia del caos. La gente correva da una parte all’altra, con una frenesia scomposta che ne denunciava apertamente il panico. Non erano le classiche corse all’affare in quella vasca di squali della finanza. Stavolta tutti si affollavano ora qui, ora la, chi mormorando chi gridando non si sa cosa, a proposito della sterlina. Quel che era certo è che la maggior parte delle persone presenti li aveva la rabbiosa coscienza di essere rovinata.

Notò anche alcuni sguardi ostili, da parte di coloro che conoscevano la sua effettiva identità. Evidentemente lo incolpavano in qualche modo della situazione.

In qualche modo riuscì a farsi strada fino all’ufficio che cercava di raggiungere. Era ovviamente sbarrato, di fronte all’assedio di broker e investitori vari. Bussò tre volte e si annunciò perentorio. La porta si aprì al volo. Qualcuno provò a strattonarlo, mentre un ometto basso e tarchiato cercava di infilarsi.

-What the hell are you doing? Stop him!- ordinò alla scorta, che intervenne.

Richiuse la porta, lasciandosi quella bolgia infernale dietro le spalle. Si ritrovò di fronte alla candida scrivania high-teck di un dirigente. L’uomo contraddiceva con l’atteggiamento il suo aspetto autorevole. Se ne stava seduto a rigirarsi tra le mani vari fogli, con la faccia disperata. Si stava allentando la cravatta e sbottonando il colletto. Madido di sudore, sembrava anch’egli al limite dell’isteria.

-Una tragedia!- esclamò, appena vide Inghilterra -Una tragedia!-

-Puoi degnarti di darmi una spiegazione? Sono appena arrivato...-

-Oh, mi scusi.- biascicò l’uomo, non facendo neppure caso al suo tono irritato. Si alzò con uno scatto nervoso e, tamponandosi la fronte lucida, porse ad Arthur un foglio.

-La notizia mi è appena arrivata. Non l’ho ancora divulgata a nessuno, se non al personale che, purtroppo, ha dovuto aggiornare le quotazioni di conseguenza...inoltre credo che qualche voce sia trapelata.-

Il rappresentante dell’Inghilterra sbiancò già alla lettura delle prime righe. La riserva monetaria inglese era completamente scomparsa.

-Bloody hell! Mi state dicendo che la sterlina inglese al momento è priva di qualsiasi copertura aurea?- provò a gridare, con la voce leggermente tremante.

Si, decisamente era una tragedia. Anzi, peggio, l’apocalisse.

-Anche rinunciando al gold standard non saremmo mai in grado di tamponare, capisce? Io non so proprio come sia posssibile che...-

Arthur aveva smesso da un bel po’ di ascoltare. In barba all’etichetta si era avvicinato ad una bottiglia di wisky e se ne stava versando un bicchierino...quella notizia richiedeva dell’alcool, per non farlo impazzire. Non aveva la più pallida idea di come spiegare una follia del genere di fronte ai suoi superiori e alla regina. Inoltre, proprio in quel momento il cellulare squillò e, dall’altra parte, c’era l’ultima persona con cui avrebbe voluto parlare.

-Ehi, fratellino.-

Scozia. Decisamente incazzato.

-Dimmi.-

-Puoi spiegarmi per quale motivo, quando sono andato a cambiare le tue schifo di sterline con le monete della MIA zecca, me le hanno pagate quanto dei fottuti tappi di bottiglia?-

-Ehm, c’è stato sicuramente qualche disguido con il cambio...potresti aspettare qualche giorno per...insomma...-

-Non provare a fregarmi, o ti farò passare un brutto quarto d’ora!-

-Non ti stò fregando, ho i miei casini. Vatti a lamentare da Galles o Irlanda, non mi interessa.- lo gelò riattaccando.

Non aveva mai parlato a suo fratello in quel modo, ed era già sicuro che se ne sarebbe pentito, ma al momento tutta la situazione lo stava facendo sragionare. Uno stato non poteva non avere una moneta. Era impensabile, soprattutto in un momento economico del genere. Era come essere morti, politicamente parlando.

Un brivido gli attraversò la schiena.

-Ci sarebbe sempre...- azzardò l’uomo, vedendolo così stravolto -...l’altra proposta...-

-No! Non ho intenzione di tornare davanti agli altri con la coda tra le gambe. Nossignore.- sbraitò, frustrato.

Era ingiusto. Credeva che tenersi la sterlina fosse l’ideale per tutelarsi, nonché per aspettare comodamente il momento in cui lo stupido dollaro di Alfred sarebbe affondato. Invece, adesso, avrebbe dovuto abbandonare i suoi sogni sulla moneta di riserva, presentarsi come uno zimbello alla prossima riunione ed entrare nell’Euro. L’Euro, maledizione!

Aveva decisamente bisogno di un altro bicchierino...

Il telefonino squillò di nuovo. A quanto pare l’universo aveva deciso di perseguitarlo, quel giorno.

-What the hell?! Mi lasciate almeno ubriacare in pace?- aggredì direttamente l’individuo che aveva chiamato, senza sapere chi fosse, ma supponendo si trattasse di qualcun altro dei suoi “adorabili” parenti. Sfortunatamente al peggio non c’era mai fine, per cui la sua previsione si rivelò errata: era Francis. Come dire “di male in peggio”.

-Damn frog, non ho tempo per le tue idiozie, ok? Fuck you! -

-Angelterre...avremmo bisogno che tu venga al più presto...c’è una riunione straordinaria. Importante.-

Arthur poteva contare sulle dita di una mano le volte in cui aveva sentito Francis parlare in modo così distaccato e serio...e non ne era mai venuto fuori nulla di buono.

-Che succede?-

-Nulla di buono, purtroppo. Non posso darti i dettagli per telefono...posso solo dirti che, per quanto mi pesi ammetterlo, la tua presenza è di importanza  a dir poco VITALE.-

-Credimi, tutto riuscirò ad essere fuorché vitale...- commentò l’inglese, per poi mordersi la lingua. Non voleva mostrarsi debole. Soprattutto con Francia.

-Problemi, per caso?-

-Niente di grave, tranquillo. Ci sarò. Dimmi dove e quando...-




 

Si presentò puntuale, nonostante un’orribile notte insonne per le preoccupazioni. Entrò, aspettandosi il consueto caos. Invece alle sue orecchie fu risparmiato il consueto supplizio degli strilli di America che, stranamente, non doveva essere ancora arrivato. Notò che neanche Russia, Giappone, Cina e parecchie altre Nazioni erano assenti. In compenso c’erano tutti i membri dell’UE, con facce scure e un’aria insolitamente dimessa. Alcuni sembravano imbarazzati, altri nervosi. Francis accennò un sorriso forzatissimo vedendolo.

-Bonjour Arthùr...-

-Dalle vostre facce, non lo sembra affatto.-

Sentì distintamente qualcuno borbottare. Con uno sguardo distratto identificò come fonte del brusio Romano Vargas, impegnato evidentemente a mostrare come sempre quanto le riunioni lo infastidissero. Stranamente però ne Spagna ne Feliciano sembravano prendersi la briga di fermarlo, come assorti in altri pensieri. Oltretutto, il meridionale aveva un livido sullo zigomo e il labbro spaccato...dettagli su cui non ci teneva minimamente ad indagare.

-So, what you whant?- Esordì, senza ricevere risposta. La sala fu percorsa da sguardi imbarazzati. Era il momento di scoprire le carte, ma nessuno ne aveva voglia.

Alla fine toccò a Germania prendere in mano la situazione.

-Si tratta di una faccenda che richiede la massima delicatezza, per cui voglio sperare che rimarrà tra noi.-

-Con noi intendi...?-

-Gli stati europei: coloro che ho invitato a presentarsi in anticipo. Non ho idea del perché America abbia indetto una riunione straordinaria, ma anche questa questione è della massima importanza e non possiamo aspettare di indire un convegno europeo.-

Quella palese inosservanza del protocollo, proprio da parte del precisissimo Germania, preoccupò parecchio l'inglese.

-Visto che abbiamo poco tempo, che ne dite di venire al dunque?-

-Per via ufficiale la notizia non è stata ancora divulgata...- iniziò Ludwig -...ma l’UE è stata in tempi recenti oggetto di una serie di crimini volti a metterne a repentaglio la stabilità economica. Furti sistematici la cui unica refurtiva è sempre la stessa: le riserve auree dell’eurozona.-

-What?! You, too...- esclamò l’inglese.

-Come sarebbe a dire “anche voi”?- intervenne di colpo Francia.

-A questo punto non posso più nascondervelo. Anche la sterlina è attualmente priva di qualsiasi copertura...-

La dichiarazione dell’inglese fu accolta con reazioni di ansia e disappunto.

-Questo è un bel problema. Contavamo sulla sterlina come temporanea moneta di riserva...-

-Credevo vi sareste rivolti a qualcun altro.- sibilò Arthur, incrociando le braccia al petto.

-L’avremmo fatto ben volentieri, ma cercavamo qualcuno con la giusta discrezione- spiegò Francis, scostandosi una ciocca di capelli dal viso -E tu più di tutti sai quanto Amerique non sia quel genere di persona!-

Quasi fosse stato chiamato, proprio in quel momento Alfred fece letteralmente irruzione nella stanza.

-‘Sup? Avete cominciato senza l’eroe?-

-Come avremmo potuto, visto che non ci hai detto perché siamo qui...- mentì prontamente Francis, tappando per sicurezza la bocca ad Inghilterra, e guadagnandosi un morso alla mano.

-Terrorismo. Credo...non ne sono sicuro, però...-

-America, capiamo le tue preoccupazioni ma stai diventando un po’ paranoico...- sentenziò Francia.

-Aspettate e vedrete. Hanno già rivendicato il fatto!- esclamò Alfred, sventolandogli un foglio davanti al naso. -Devono esserci tutti, però!-




 

Appena la riunione fù al completo, America mostrò i fogli nei quali, dopo generiche accuse al capitalismo (e nel leggere quella parte Alfred lanciò parecchie occhiatacce ad Ivan) e farneticamenti leggermente inquietanti, si comunicava una notizia shoccante. Sfortunatamente, suello era il punto in cui America aveva smesso di capire cosa c’era scritto.

Inghilterra gli strappò i fogli di mano.

-Shit!-

-Adesso vuoi farmi credere che hai capito?- lo canzonò Alfred -Che cosa vorrebbe dire che sono stato privato della “riserva aurea nazionale”, scusa?-

-Significa che siamo nei guai, e seri.-

-Why?- chiese, rivolgendosi istintivamente in inglese all’altro.

Arthur cercò, sempre in quella lingua, di spegare vagamente ad America come la riserva aurea di una nazione garantisse il valore della moneta, e di quanto fosse grave il fatto che il dollaro, la moneta per così dire “jolly” dell’economia mondiale, su cui si taravano tutte le altre, fosse adesso senza copertura. Un’impresa improbabile che portò l’altro solo ad avere un’espressione ancor più confusa.

-Insomma, ti sta dicendo che siamo nella merda peggio di prima!- disse, scattando in piedi Romano -E che senza quell’oro coi tuoi bei dollaroni verdi puoi pulirtici il culo!-

-Shut up.-

Inutile dire che nella sala si scatenò il caos.

Quando finalmente ad America fu chiara la situazione, si prese la testa tra le mani. Persino lui, il grande eroe, non sapeva come affrontare una cosa del genere. Inoltre, le rivelazioni non erano finite.

A quanto pareva anche altri Stati extraeuropei erano stato oggetto della stessa “menomazione finanziaria”. Insomma, qualcuno aveva succhiato tutto il sangue dell’economia mondiale, già sofferente, lasciandone di fronte alle Nazioni solo il cadavere a cui fare le esequie. La cosa più grave è che le conseguenze non erano al momento neppure immaginabili. L’intera umanità rischiava di cadere nel caos e gli Stati di vacillare e accasciarsi uno dopo l’altro.

-Cerchiamo di ragionare, per favore.- tentò di dire Giappone, ma la sua voce continuava ad essere coperta dalla cattedra, finchè Ludwig non battè il pugno sul tavolo.

-Arigatou, Doitsu-san. Dicevo...se è arrivata una lettera mi pare evidente che i ladri abbiano uno scopo ben preciso. America-san,mi permetteresti di visionare quei documenti?-

Alfred annuì, porgendo i fogli.

-Voi che dite, chi può essere?-

-Innanzi tutto è evidente che l’obiettivo di colui, o coloro, che stanno portando avanti questa follia non è rivendere la refurtiva: se nessuna moneta ha valore, il concetto stesso di comprare viene messo in discussione...-

-Magari dirci qualcosa che non sappiamo già sarebbe un’idea, Angelterre.-

-Perché tu sai qualcosa di più, stupida rana?-

-Vi sembra il momento di inziare ad accusarci tra di noi, aru?- sospirò Cina. Inghilterra, nel frattempo, aveva puntato una lampada contro il viso del francese, intimandogli di parlare.

-Altrimenti cosa farai, mi minaccerai con i tuoi scones?-

-Ti permetti anche di insultarmi, adesso?-

-Io ho insultato la tua cucina, non te...teppistello.-

-COSA HAI OSATO DIRE?!-

-Poi era America quello che non si rendeva conto della gravità della situazione...- disse tra se e se Matthew, senza essere, apparentemente, udito da nessuno. In realtà qualcuno fino a quel momento non era intervenuto, godendosi il teatrino con la serenità di chi non ha nulla da perdere...e quel qualcuno sogghignò appena, fissando con curiosità il canadese...

La squillo del telefono fece zittire tutti, all’istante.

-Pronto?- rispose Feliciano, come nulla fosse.

-E quello quando ci è finito li?- chiese Francia.

-C’era già e non l’avevamo visto?- si chiese intanto Inghilterra.

Un attimo dopo, con espressione confusa, l’italiano riattaccò promettendo di riferire.

-Ehm...è il ladro, dice che se rivolgiamo le nostre riserve dobbiamo andare in un certo posto ad una certa ora...e che c’è qualcosa sotto al tavolo.-

In effetti trovarono una busta con delle dettagliate spiegazioni per raggiungere un luogo...dalle foto (anch’esse incluse) un aeroporto abbandonato. La situazione era a dir poco inquietante, ma ciascuno voleva riprendersi al più presto le proprie riserve auree...

A quel punto ciascuno si rivolgeva ai compagni nella sala, ponendo all’infinito, pur senza parlare, la stessa domanda: andare o non andare?

 

Angolo di IMma-chan

Salve a tutti EFPiani! In preda ad una insolita ispirazione ho deciso di gettarmi in una long di genere psicologico, con un tocco di mistero. Confesso che non è il tipo di storie con cui mi diletto di solito, per cui saranno graditissime tutte le recensioni costruttive (indipendentemente dal colore della bandierina!) e, in generale, la vostra opinione su trama, caratterizzazione, ecc...

Se non fosse ben chiaro qualcosa di questa introduzione non preoccupatevi, in realtà molte cose si spiegheranno andando avanti, ed altre non serviranno più molto nel corso della storia (per esempio tutti i riferimenti all’economia...). Quello che dovete sapere è che le Nazioni sono nel guano fino al collo e devono recuperare la loro ricchezza...che è stata rubata apposta per costringerli a recarsi all’aeroporto e partecipare ad un “gioco”.

L'idea è vagamente ispirata ad un manga bellissimo, che vi consiglio vivamente: Liar Game. Tuttavia sia la trama che i "giochi" saranno completamente diversi...

Spero di avervi incuriositi almeno un po’ e che seguirete questo sclero ;)

Saluti

IMmatura

 

PS Questa storia è dedicata a Micchan, perché le avevo promesso che l’avrei scritta ^_^

  
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