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Autore: Aibaf    11/02/2014    1 recensioni
[AU!Hogwarts; Ziam+Larry]
Arrossiscono entrambi di quel rossore idiota. Sorridono entrambi di quel sorriso idiota.
L’amore è una cosa idiota per idioti.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Liam Payne ha undici anni, un’ imbarazzante frangetta che gli copre metà della fronte, una repulsione per i cucchiai, una strana simpatia per i Folletti e, come se non bastasse, è uno studente Tassorosso. Sorride di rado, arrossisce molto spesso, è un Nato Babbano e probabilmente è la persona più fallimentare che possa esistere su un manico di scopa. Soffre di vertigini, ha paura del buio e la sua presenza a scuola è scandita dai continui ricoveri in Infermeria, sfatando il mito del Grifondoro scavezzacollo sempre irrimediabilmente infortunato. Ha sempre qualche presunto malanno da dover curare, anche se la maggior parte sono risolvibili con una tazza fumante di cioccolata calda ed una buona dose di cannella.
Liam sente costantemente la mancanza di casa, nonostante frequenti la scuola già da qualche mese: tutto ciò che ha di Wolverhampton sono pacchi di lettere che sua sorella Ruth gli fa recapitare una volta ogni due settimane, scampoli di stoffa che sua nonna ritaglia – è una fissata con le coperte di patchwork-, articoli di giornale della Gazzetta locale ed una vecchia macchinetta polaroid che scatta foto ben diverse da quelle del mondo magico: sono vitree  e i soggetti non si muovono, ma rimangono immobili sulla carta, immortalati in pose banali e con gli occhi marmorei. Liam le adora  proprio per questo: rimangono sempre a loro posto, e non c’è mai rischio che uno dei personaggi vada via, scomparendo dalla cornice e lasciando come sfondo un misero campo di fiori: sua sorella le sorriderà sempre nel sole di metà agosto e Danielle –la sua migliore amica- non scioglierà il loro abbraccio; le fotografie babbane non lo abbandoneranno mai, lasciandolo solo e facendolo sentire fuori posto come tutto il mondo magico sta riuscendo a fare.
 
«Winnie» Liam grugnisce in maniera mite, senza alzare gli occhi dal suo Porridge quando un ragazzo del secondo anno si lascia cadere rumorosamente sulla panca, proprio affianco a lui; Harry Styles è un Grifondoro tutto ricci e fossette, con un basso, bassissimo senso del pudore ed un’altrettanto scarsa considerazione della distinzione tra le varie Casate: potrebbe anche risultare simpatico se non avesse un ego grande quanto un campo di Quidditch e se non parlasse sempre dall’alto del suo conto in banca. Solitamente tratta chiunque alla stregua di qualsiasi Elfo Domestico e molte volte Liam si trova a chiedersi come mai, di preciso, si parlino.
«Winnie» lo chiama ancora, facendo poi l’occhiolino ad Ellie Smith, seduta davanti a loro –che avvampa subito, rovesciando maldestramente una brocca di succo- e imburrandosi una fetta di pane tostato sottratta con estrema nonchalance al piatto dell’altro; Liam sbuffa contrariato: vorrebbe chiedergli di smetterla, con quei nomignoli stupidi e tutte quelle prese in giro, ma è sin troppo Tassorosso per contestare ed allontanare chiunque tenti di stringere amicizia con lui, perciò si limita a chiedere con un’espressione contrariata cosa ci sia, tentando invano di apparire infastidito gonfiando appena le guance. Harry le stringe tra le sue dita, pizzicandole appena.
«Lo vedi quello, Pooh?» chiede, indicando la porta della Sala Grande con un gesto eloquente; Liam protesta, è maleducazione segnare la gente con il dito e scusa, mamma!, ma Harry continua imperterrito ad indicare con l’indice due ragazzi, che stanno parlando rilassati: uno di loro è poggiato allo stipite della porta, con la cartella in spalla e le mani che non smettono un attimo di fermarsi in un percorso cinghia della borsa, petto, ciuffo sulla fronte, ciuffo sulla fronte, cinghia e petto che si ripete in ordine variabile; dice qualcosa di chiaramente spiritoso che fa sorridere appena un ragazzo con uno strano ciuffo biondo acconciato sulla fronte con una cura quasi maniacale ed un paio di grandi occhiali scuri e dalla montatura quadrata; è bello, gli concede Liam, mentre Harry bisbiglia un «Hai visto? Si chiama Louis Tomlinson e frequenta il terzo anno.»
Il Tassorosso annuisce appena, distratto, mentre in realtà si chiede come starebbero Louis Tomlinson ed il suo ciuffo platinato in una sua fotografia.
«Mi piace» continua allora Harry, schietto e conciso come al solito: è solo allora che Liam stacca gli occhi da Lou –Lou, non dovrebbe, ma gli piace il modo in cui il norme gli si arrotola sulla lingua- e si volta a contemplare il leggero imbarazzo del suo amico, che gli spiega della sua imbarazzante e più o meno platonica cotta.
«Ho bisogno di sapere se sia gay o meno, Pooh. E davvero, spero che lo sia, perché altrimenti quel culetto sarebbe uno spreco per tutta la comunità omossessuale!»
Liam aggrotta le sopracciglia, chiedendosi come faccia Harry a stilare una classifica sui fondoschiena, quando ad Hogwarts è vietato non indossare l’uniforme –una tunica nera e lunga fino alle caviglie, per di più- ; tuttavia sospira e decide invece di lamentarsi sul poco coraggio del Grinfondoro nel confessare le proprie debolezze di cuore perché, una cosa, in questi primi mesi di amicizia ha imparato: le vie di Merlino sono infinite, ma quelle di Harry Styles per scoprire la consistenza di alcuni deretani lo sono ancora di più.
 
Ha passato quindici giorni ad osservarlo: Louis Tomlinson è un Corvonero schivo, silenzioso, taciturno: ride con la lingua tra gli incisivi ed ha un’andatura strascicata; parla di rado con un accento cadenzato; ha la voce bassa e roca, le lenti degli occhiali da vista sempre sporchi di ditate e a quanto pare il suo colore preferito è il blu, nonostante- avendo una madre sarta, Liam può permettersi certe considerazioni-  il colore che fa risaltare meglio il suo colorito sia il melanzana.
E’ un piovoso pomeriggio di metà ottobre, e Liam, come al solito, arriva in biblioteca: saluta con un cenno della mano ed un sorriso timido la bibliotecaria, che risponde con un grugnito stizzoso e poi si guarda intorno, come se volesse cercare un tavolino libero: sarebbe plausibile, se la sala fosse gremita di studenti, ma in realtà c’è un solo tavolino occupato, esattamente dalla persona che sta  cercando. Liam si avvicina, non prima di aver preso un libro sulla fotografia Dall’Invenzione Ai Giorni Nostri e arrossendo chiede: «E’ libero qui?»
Passano esattamente cinque secondi –cinque secondi di totale apnea di Liam- prima che Louis alzi lo sguardo su di lui: si gratta il mento con la punta della piuma, e, controvoglia, stacca gli occhi dal suo tema di Antiche Rune –ha scritto già più di cinquanta centimetri con una grafia sghemba e sottilissima- e lo fissa; per un attimo fa vagare appena infastidito lo sguardo sulla stanza totalmente vuota attorno a loro, poi sorride appena –forse Liam ha davvero la faccia da orsetto, come dice Harry- e gli sussurra  «No, fai pure», spostando i libri ed il dizionario, impilandoli in equilibrio precario su uno sgabello accanto a lui dove è già poggiata la sua cartella.
Liam vorrebbe dirgli di non disturbarsi più di tanto, a lui basta solo un angolino dove leggere, stare tranquillo e fissarlo, ma si concentra più che può, perché Louis piace ad Harry e lui deve solo capire se lui ed il suo fantomatico sedere siano dell’altra sponda.
 
Liam è pienamente consapevole del fatto che sta fissando Louis ininterrottamente, ad eccezione di quei rari momenti in cui il ragazzo alza lo sguardo dalla sua pergamena- per cercare qualche parola sul dizionario o solo perché si sente veramente troppo osservato- e allora Liam si affretta a far precipitare lo sguardo su quelle righe che in realtà non sta leggendo davvero: coglie solo dei nomi scritti qua e là di fotografi che ricorda vagamente di aver sentito menzionare, perché in realtà si limita a fissare distratto il foglio, per poi girare in maniera meccanica –dopo un tempo che gli pare ragionevolmente plausibile- la pagina, scoccare qualche occhiata azzardata al di sopra del margine del libro e poi riprendere a testa china a fissare le scritte. Anche se è lì in vece di Harry, Liam –seppur divorato dai sensi di colpa- non può fare a meno di constatare che Louis abbia un bel modo di mordersi il labbro, quando si concentra.
E’ a pagina sedici del suo tomo e si sente soddisfatto: sarà certamente passato ben più di un quarto d’ora in cui è stato seduto –seppur sull’attenti e ben a disagio- di fronte ad uno dei ragazzi più attraenti, affascinanti e belli di Hogwarts senza combinare guai e arrecare danni al riscaldamento globale; è solo quando Liam si accorge che no, in realtà sono passati poco più di cinque minuti che sente sprofondarsi in un’enorme voragine di imbarazzo e aspettative. Non riuscirà mai a superare il pomeriggio, così vicino a Louis. Si pente di questo suo repentino slancio di audacia: ora come ora pagherebbe galeoni per tornare a fissarlo circospetto da dietro gli scaffali delle librerie, studiando ogni sua singola mossa.
Con il passare del tempo Liam non può fare a meno di arrossire, soprattutto quando l’altro alza lo sguardo ed indugia sul suo volto, soprattutto quando le loro mani inavvertitamente si sfiorano –lasciandoli senza fiato e con gli occhi bassi per la vergogna- e soprattutto quando Louis gli chiede, curioso «Ma tu non sei il novellino che sta sempre con Harry Styles?»
Liam sobbalza per quell’inizio di conversazione, ed annuisce velocemente, tornando poi a fissare le pagine stampate. Louis chiede se può fargli una domanda, e Liam scuote la testa avanti e dietro con più vigore, tirando su con il naso. Ha sperato invano che la conversazione languisse, trasformandosi nel consueto silenzio, ma a quanto pare l’altro è determinato a portarla avanti in ogni caso.
«Ecco, è un po’ imbarazzante da dire…. Per Merlino, so che ti sembra una cosa così pedofila e forse lo è, possibile, ma ecco –davvero, non so come dirtelo-, il tuo amico piace a Louis Tomlinson.»
Liam non è certo di aver capito bene  e «Scusa?» chiede, aggrottando le sopracciglia «Hai qualche strano sdoppiamento della personalità?»
Stavolta è il turno dell’altro a corrugare la fronte  «Non capisco»,  spiega sincero, grattandosi la punta del mento con l’indice, sovrappensiero.
«Hai appena detto che a te stesso piace Hazza, hai qualche serio problema.»
«Ah…Io..cosa?»
Liam non può fare a meno di non sentire un nodo all’altezza della gola ed uno strano presentimento farsi spazio nella mente mentre chiede «Scusa, tu non sei Louis Tomlinson?»
Il peso di quindici giorni di fraintendimenti gli grava improvvisamente sulle spalle. Cazzo.
 
Al loro primo incontro in biblioteca ne seguono molti altri: alcuni totalmente spontanei, altri frutto di sapienti pedinamenti, ma in ogni caso sempre velati da una buona dose di imbarazzo. Liam rasenta l’autocombustione ogni volta che tra lui ed il corpo di Zayn ci sono minimo cinquanta metri di distanza, e la cosa di certo non migliora quando lo incrocia per i corridoi mentre è in compagnia di Harry, che gli tira sempre gomitate molto eloquenti, ridacchia senza contegno con la testa affondata nell’incavo del suo collo o profferisce frasi e allusioni facilmente fraintendibili, con quel sorriso lezioso ed innocente costantemente stampato sul volto.
Come quel pomeriggio di novembre, appena finite le lezioni pomeridiane:  Harry si sta lamentando degli esiti del suo test di pozioni –una D che, Liam non ha il coraggio di ammettere a voce alta, si merita visto il numero di ore trascorso con la testa china sui libri- quando ad un tratto si blocca.
Il suo sguardo è vispo e attento e i suoi occhi appena sgranati dalla concentrazione, mentre scruta un ragazzo moro avvicinarsi a loro a passi affrettati dal senso opposto. Liam, in allerta, sta mormorando qualcosa sulla lealtà e la fraterna amicizia, perché non è detto che siccome tu e Louis vi comportate già come due piccioncini la regola valga per tutto il resto del mondo, ma Harry l’ha già spinto contro il muro.
Liam scivola, incespica, mette confusamente un piede dopo l’altro nel tentativo di rimanere in piedi, e alla fine si aggrappa ad una tunica nera, alla tracolla di una borsa. Un ragazzo con un inconfondibile ciuffo platino si sbilancia appena in avanti per l’urto, proprio mentre una voce irritantemente roca urla «OOh, Winnie, c’era proprio bisogno  di buttarsi addosso al tuo ragazzo a quel modo?»
Liam prega Merlino affinché scopra al più presto la Camera dei Segreti per rinchiuderci dentro Harry Styles. A vita.
Alza lo sguardo, con le guance rosse perché le mani di Zayn sono sulle sue spalle e la sua espressione è paziente- sin troppo, vista la frequenza dei loro incontri sempre più imbarazzanti e disastrosamente deludenti- e resiste solo pensando ad Harry chiuso nei meandri del castello a patire la fame mentre pigola un «Ciao» spaventato e appena udibile.
Zayn sorride intenerito e «Ciao» risponde, prima di allontanarsi con una pacca sulla spalla, ravvivandosi il ciuffo con una mano e lasciando l’altro a liquefarsi sul pavimento.
«Non voglio raccoglierti con il cucchiaino!» sente il riccio protestare, a voce stranamente stridula ed alta.
 
Zayn ha decisamente acquistato punti – ad onor del vero, parecchi punti- quando Liam ha scoperto che gioca a Quidditch come riserva del portiere Corvonero; nonostante le voci di corridoio che lo considerino poco talentuoso ed Harry Styles che continua a ripetergli che su un manico di scopa ha la stessa grazia di un troll, Liam è deciso a vedere un suo match prima di commentare. Del resto, il suo istinto gli suggerisce di non dare molto peso a ciò che dice il suo migliore amico, perché in realtà Hazza è troppo preso a osannare le capacità dei Grifondoro –Louis Tomlison è uno dei cacciatori- declassando e denigrando qualunque cosa, persona o associazione sportiva non abbia degli enormi occhi blu ed una voce facilmente assimilabile a quella di una donna.
L’occasione per testare le abilità di Zayn gli sono offerte pochi giorni dopo il loro ultimo incontro, al primo match della stagione che vede scontrarsi i Serpeverde e i Corvonero. Il portiere ufficiale di questi ultimi si è infortunato dopo un abile sabotaggio della scopa da parte di Josh Devine: alla vigilia della partita, durante l’ultimo allenamento, è scivolato da una considerevole altezza dopo non essere riuscito a cavalcare la sua scopa, completamente imbizzarrita. Quella mattina Zayn sarà in campo, a sfidare i tre cacciatori della squadra avversaria, pluffe vaganti e bolidi indirizzati a lui, e la sfumatura bluastra che assume il suo volto quando entra in Sala Grande lascia trasparire una lieve, lievissima agitazione. Liam è indeciso se possa assistere prima ad una crisi emotiva che fisica.
«Secondo te quanto è in ansia secondo la scala di Hamilton?» azzarda ad un Harry completamente assente, come al solito seduto al tavolo sbagliato e con lo sguardo vacuo puntato sull’ingresso della stanza.
«Eh? Hai detto Tomlinson?» borbotta con un filo di voce, strizzando poi  gli occhi e sporgendosi lievemente in avanti per mettere a fuoco un gruppo di ragazzi vicino alla porta; i cornflakes mancano la bocca di parecchi centimetri e il cucchiaio gli scivola decisamente di mano quando individua un ciuffo scarmigliato e un paio di occhi blu avvicinarsi; ogni tentativo di Liam di riportarlo alla realtà è miseramente e ridicolamente vano perché Louis ha fatto il suo trionfale ingresso e le facoltà cognitive di Harry Styles sono pericolosamente calate sotto lo zero. Si poggia con la schiena contro la sua poltroncina, pronto ad assistere il siparietto che raramente delude le sue aspettative: e infatti la mandibola del più piccolo è già a terra, quasi a sfiorare il suolo, e un Louis ammiccante continua a rivolgergli sorrisi smaglianti, occhiolini e baci volanti. Liam sta per fare qualche battuta pungente sulla bava che cola dalla bocca del giovane Grifondoro, quando Zayn intercetta il suo sguardo e leva titubante una mano in segno di saluto: è allora che sfodera un sorriso ebete e con la sua solita espressione trasognata gli alza i pollici, mimando con la bocca un ‘buona fortuna’. Si siede irrigidito, ancora scosso mentre continua a fissare il tavolo dei Corvonero con quella faccia stupida sino a quando un «Liam, il bimbo felice!» gli giunge canzonatorio alle orecchie.
Il sorriso gli si congela sulle labbra e «Parla per te, stupido!» sbuffa, imburrandosi una fetta di pane e continuando ad azzardare occhiatine al tavolo di fronte al suo.
 
Nonostante sia un novellino in questo genere di cose e nonostante ritenga che rimanere a cavallo della scopa per quaranta minuti di fila sia un risultato sin troppo sconvolgentemente eccellente per essere disprezzato e nonostante abbia un occhio di riguardo per Zayn,  se mai dovesse giudicare la partita, Liam ammetterebbe che è stata un vero e proprio disastro. Nonostante Rowland –il Cercatore Corvonero- abbia preso il Boccino, le reti subite dalla squadra erano troppe per riuscire a rimontare. Ora tutta la curva dei Grifondoro è in festa, e Liam è seduto sugli spalti con la sua triste sciarpa azzurra e bronzo attorno al collo, a fissare il posto dove –cinque minuti prima- Harry è saltato in grembo ad un Louis completamente esaltato e sporco di fango, che naturalmente ha saputo cogliere la situazione idilliaca per mettere in scena una pomiciata da Golden Globe. Ha baciato Harry con ardore- sotto gli occhi di tutti- sorridendo sulle labbra dell’altro ragazzo quando dalla platea si sono levati dei fischi di sorpresa.
Adesso Liam è solo, in mezzo ad un campo che si va sempre più svuotando, gli occhi che indugiano sulla porta degli spogliatoi dei Corvonero, dalla quale tutti i componenti- meno che uno- sono usciti: mentre si rigira la macchina fotografica tra le mani, mordendosi un labbro, sente l’innato impulso di avere Harry con sé, o, ancora meglio, di diventare come lui: bello, accomodante, dalla battuta pronta, che insegue l’amore senza paura di scottarsi e cadere. Perché deve invidiare a tal punto Styles da sembrare solo un piccolo ragazzino illuso alla ricerca di compassione? Liam inizia a camminare a passi incerti verso gli spogliatoi quasi deserti, respirando a grandi boccate: sta cercando di essere più Harry possibile, affrontando la situazione di petto, senza rimuginare più del dovuto, senza complessi, paranoie, discorsi preparati; è tutta una questione di pancia, grovigli di cuore e mente che non si sanno districare.
Le panche degli spogliatoi sono deserte, eccetto per un ragazzo con la divisa appena slacciata sulle spalle, la testa china, lo sguardo perso nel vuoto e le gambe leggermente divaricate, apparentemente indifferente all’olezzo che pregna la stanza, un misto di sudore, bagnoschiuma al mandarino e deodorante per ambienti.
«Ehi» tentenna.
Zayn alza lo sguardo: ha gli occhi lucidi, le sue mani sono intrecciate: tira su col naso ma non accenna a parlare.
«Ho visto la partita ed ho fatto alcune fo-»
«Non le voglio vedere. Puoi anche andare via, se vuoi»
«In realtà volevo dirti che-»
«Bene. Hai fatto la tua parte da comprensivo Tassorosso. Io non ti voglio vedere, Liam. Noi non siamo nemmeno amici. Noi non ci conosciamo»
   «Ma io-» i suoi occhi pizzicano di lacrime e «Vattene» è l’ultima cosa che riesce a sentire, prima di sbattersi la porta alle spalle e correre verso le segrete del Castello.
 
Liam non esce dalla sua camera da tredici giorni e sette ore, e si è ridotto ad un ammasso di coperte e Kleenex. Di tanto in tanto tira su con il naso e tutti si stupiscono che sotto la coltre di piumoni ci sia un essere vivente: ha saltato diverse lezioni, il suo viso è diventato smunto e magro e quando emerge dal letto, è solo per fissare la bottiglia di Whisky Incendiario che Louis Tomlinson ha illegalmente introdotto nel suo dormitorio, ancora miracolosamente piena e con la ceralacca a sigillarne la chiusura. Di tanto in tanto riesce persino ad intavolare una conversazione con i suoi compagni di stanza («Buongiorno» «Nnnnngh-» «Non scendi neanche oggi?» «No» «Ne vuoi mica parlare?» «No» «Bene, allora io vado»), ma ha bandito le visite degli unici amici che ha: non riuscirebbe a sopportare Harry Styles, con il suo faccino assurdamente innamorato che parla per aforismi trovati nei cioccolatini di Mielandia e che cerca in tutti i modi di reprimere i suoi occhi a cuoricino e si trattiene dal snocciolare tutte le mirabili qualità di Louis.
Perciò, non crede ai propri occhi quando sente un rumore metallico e vede comparire un ciuffo di capelli ricci da uno dei cubi dell’areazione: Harry Styles e il suo giovane fidanzato si materializzano nella camera, pulendosi i jeans sporchi di polvere con le mani e stravaccandosi sul materasso di fronte a loro –peraltro senza aspettare alcuna minima forma d’invito-. A Liam non sembra tanto carino dire che sembrano una caricatura di Rambo o la versione sfigata di Oceans 11, e pensandoci, essendo loro due Purosangue non capirebbero nemmeno, perciò si tira le coperte sino al mento guardandoli con quanta più mortificazione riesce a raccogliere nel suo corpo.
«Dimmi che è un incantesimo di Rabbocco» esclama Louis, puntando il dito in maniera teatrale verso la bottiglia di liquore posta sul suo comodino: tutta l’esistenza di Louis sembra ruotare attorno al fare le cose in maniera più teatrale e drammatica possibile e perciò Liam non si stupisce quando sospira tragicamente, guardandolo con quello sguardo riservato ai malati terminali e dice «Oh mamma, è peggio di quanto mi aspettassi».
Liam pigola qualcosa a proposito dei forvianti documentari sull’alcolismo tra i giovani e sulle disfunzioni del fegato e vede Hazza mordersi il labbro pur di non ridere.
«Winnie» sussurra poi il riccio, sporgendosi in avanti per accarezzargli i capelli «Smettila di essere così…abbattuto. Non si risolverà niente se stai qui..»
«Non è che siccome non te lo da, la tua vita finisce qui!»
«Louis!»
«Stavo solo introducendo Liam all’arte del…»
«Ha appena quasi dodici anni!» sbotta Harry, schiaffeggiandosi la fronte con la mano per poi riprendere con «Non ascoltarlo Liam, ti prego. Zayn era davvero molto triste ed arrabbiato quando ti ha detto quelle cose. Davvero. Non puoi stare qui per sempre. Puoi tentare di scendere almeno per un giorno?»
Liam ci pensa. «Solo se voi e due mi state accanto» sussurra infine, scendendo piano dal letto mentre Harry e Louis si scambiano uno sguardo complice «…e cercate di non mangiarvi la faccia in mia presenza» aggiunge, raccattando roba pulita dal fondo del suo baule.
 
La gara di sopravvivenza è appena iniziata e al momento non sembra procedere proprio così male: Liam cammina ancora con quell’andatura ridicolamente furtiva, ma fortunatamente i suoi amici l’hanno fatto desistere dall’appiattirsi contro il muro mentre raggiungeva il tavolo della colazione in Sala Grande; sta camminando verso la classe di Incantesimi ora, pronto a seguire la sua lezione mattutina: è più veloce del solito, intenzionato a sgusciare nell’aula prima di tutti per accaparrarsi il solito posto in fondo all’aula, dove può stare solo –non che molte persone abbiano voglia di stare vicino a lui, comunque- e far finta di prestare attenzione al signor. Vitious, quando sente una mano posarsi sulla spalle ed un «Ehi» che le sue orecchie trovano vagamente familiare.
Dietro di lui c’è Zayn Malik con quel suo ridicolo ed inutile e bellissimo ciuffo biondo e quel sorriso con la lingua sugli incisivi che gli fanno decisamente dimenticare il suo nome: sta blaterando qualcosa sul parlare e chiarire, ma Liam è troppo occupato nel contemplarlo anche solo per annuire e ricordarsi di respirare, perciò non si stupisce di trovarsi all’improvviso in un passaggio coperto alla vista di tutti da un vecchio e logoro arazzo con l’altro ragazzo in un crescendo di disagio a pochi centimetri da lui.
«Io…volevo chiederti scusa per l’altro giorno» esordisce Zayn, sussultando appena e con le guance di una deliziosa sfumatura rossastra, inconsapevole del fatto di aver appena scatenato una battaglia in tutto il corpo di Liam, disperato nel cercare di catalizzare la sua attenzione sulle scuse senza che defluisca al fatto che il Corvonero imbarazzato è dieci volte più carino, soprattutto quando gonfia le guance in quel modo bizzarro e assolutamente adorabile e altri pensieri non proprio platonici.
«Liam io, davvero, tu stavi solo cercando di essere carino ed io sono un disastro. Sono una specie di calamità con le relazioni interpersonali- »
«Non so se ti perdonerò così facilmente, Zayn.» Tentenna l’altro, scuotendo la testa con espressione ferita. La voce stanca ed irritata negli spogliatoi di Quidditch, rimbomba ancora nella sua testa, nonostante il suo aspetto così adorabile, nonostante sia a pochi passi da lui, nonostante stiano parlando –cosa che va ogni oltre sua più rosea previsione.
Fa ancora dannatamente e scontatamente male.
Io non ti voglio vedere, Liam.
«Neanche se faccio questo
Tu non sei niente, Liam. Si tratta solo di un passo in avanti, distanze che si accorciano. Trenta, venti, cinque centimetri. Liam può sentire distintamente la mano di Zayn scivolare tra i loro corpi, posarsi sul suo petto, tirarlo lievemente per il bavero della divisa.
Guardati. Tu cosa vedi? Io un Tassorosso sfigato. Non voglio la compassione di nessuno. Non ne ho bisogno.
Naso contro naso in una carezza, il cuore che palpita in mano, l’ingombrante desiderio che si fa spazio nella mente del più piccolo, la voglia di essere fermato mentre tutto vortica attorno a lui, vortica nella sua testa, vortica mentre allaccia le mani attorno al collo di Zayn. Gira tutto ancora più forte, vattene, labbra incollate in un inesperto e rude contatto. Zayn trema contro la sua bocca, stringendo lentamente il labbro inferiore tra le sue, la mano a metà strada verso il suo viso, le dita che, al posto di sfiorare i suoi zigomi, si abbandonano lungo il fianco. Dura tutto un secondo. Un fremito sulla bocca dell’altro.
«Tu non mi vuoi.»
Zayn lo stringe in un abbraccio che è tutto di disperazione.
«Bugiardo» sussurra a bocca aperta contro il suo orecchio.
«Tu non mi vuoi davvero»
La campanella suona, e Liam scosta l’arazzo più velocemente possibile. Intercetta una sua compagna di corso e la saluta sin troppo amichevolmente, guardandosi di tanto in tanto indietro.
Zayn è ancora lì, con la mano premura contro le sue labbra carnose.
 
Liam riceve la posta una volta ogni due settimane e solitamente si tratta sempre di sua mamma Karen. Le sue lettere sono sempre piene di tutte quelle premurose attenzioni che si esplicitano sotto forma di veri e propri interrogatori messi per iscritto, ma ogni volta che le legge, Liam è convinto di riuscire persino ad ascoltare l’apprensione della voce di sua madre, la sua espressione corrucciata mentre scrive piegata sul tavolo della colazione, rovesciando maldestramente l’inchiostro sulla pergamena. Alle volte, mentre risponde alle domande, sdraiato sui fili d’erba sotto il faggio vicino al lago, si concede di scattare delle foto del paesaggio circostante. Una volta una ripresa dal basso del castello, le torri più alte che quasi sparivano fra le nuvole; un'altra volta ha allegato una fotografia della riva del lago, uno dei tentacoli della Piovra Gigante che spuntava fuori dall’acqua come un gigantesco periscopio. Recentemente ha mandato una foto di due ragazzi stesi sul prato che leggevano pigramente, gli occhi strizzati contro il sole della prima estate. Uno di loro era Zayn.
Ogni volta, nelle sue lettere, Liam ribadisce che ogni singolo scatto non riesce a riflettere l’atmosfera e la magia del posto: ogni volta, Liam promette che, entro la volta successiva avrà capito come sviluppare il nastro facendo in modo che i personaggi da lui ritratti si muovano. E allora sarà tutt’un’altra cosa.
Quel giovedì mattina di metà giugno, quindi, si stupisce di veder planare quella civetta in solitaria davanti a lui, rovesciando l’alzatina con i brownies e frenando appena prima della brocca di succo di zucca: ha ricevuto le solite missive da casa, con il solito scampolo di stoffa- questa volta check, solo due giorni prima. Per questo, dopo aver fissato con circospezione il pacco –avvolto maldestramente da carta marrone e spago- e accertatosi che non si tratta di una bimba, lo apre con quanta più velocità possibile,
C’è un libro dentro. Guida alla fotografia magica- dieci piccoli passi per diventare un fotografo provetto. Fra le pagine, è stato infilato un ritaglio a forma di cuore. E’ un pezzo della cravatta dei Corvonero.
 
Zayn sta mangiando il suo toast alla marmellata, staccando pezzi di pane con la stessa foga di qualcuno che non mangia da settimane.
«Marmellata a ore nove, marmellata a ore nove!» lo ammonisce Liam, raggiungendolo sotto il faggio con un sorriso smagliante; si sistema la cartella in spalla, mentre la ragazza biondina vicino a lui ridacchia divertita- Perrie si chiama. Forse. Comunque, il fatto che stia gomito a gomito con Zayn a leggere un manuale di Trasfigurazione Avanzata non rappresenta un serio attentato alla sua sessualità.
«Posso parlarti in privato?»
Al Corvonero va di traverso un pezzo di pane- va bene, certo, tutto quello che vuoi.
Una volta allontanatisi di pochi passi, Liam va al sodo senza molti preamboli, non tentenna, non sospira, semplicemente infila la mano in tasca ed estrae il cuoricino di stoffa rigata.
«Oh.» sussurra Zayn sgranando gli occhi «Oh…quello.» ripete poi, la bocca storta in un ghigno imbarazzato e le guance rosse.
«E’ stato ruffiano, suppongo»
«Ottima deduzione, Sherlock.»
«Sherlock?»
«Purosangue»- sibila fra i denti Liam fingendosi infastidito «E’ stata una delle cose più ruffianamente carine mai ricevute in beh, in tutta la mia vita, comunque»
Arrossiscono entrambi di quel rossore idiota. Sorridono entrambi di quel sorriso idiota.
L’amore è una cosa idiota per idioti.
Quando Zayn gli dice che beh, lo rifarebbe questa ed altre volte con altrettanto piacere, Liam sente l’innato bisogno di essere inghiottito nelle viscere della terra.
La situazione poi sembra peggiorare incommensurabilmente quando Zayn confessa, un po’ rosso sulle guance, che voleva essere un’occasione come un’altra per attaccare bottone e per chiedere se avesse un accompagnatore vero e proprio al ballo. Tutte le promesse che aveva fatto a Louis («E se ti chiede di uscire cosa fai?» «…G-gli dico n-no?!» «Esatto! Fallo soffrire, quello stronzo») si infrangono nel momento esatto in cui «Sì» bisbiglia, «verrò al ballo con te» conclude, ridendo da matti, girando sul posto.
«Sei adorabile, Leeyum.»
 
Un mese dopo, a casa Payne, a Wolverhampton, arriva una fotografia. E’ straordinaria, perché si muove. Per un attimo compare un ragazzo, gli occhi castani, l’espressione imbarazzata, gli occhi stretti a due fessure per la felicità. Nell’inquadratura poi compare prepotentemente un ragazzo con la pelle mulatta, lo sguardo strafottente, i capelli con un ciuffo platino nel mezzo. Anche lui si apre in un sorriso quando schiocca un bacio umido sulla guancia di Liam.
 
 
 
 
 
Le tre righe di Fabia.
 
Oddio, io non ci credo nemmeno. Ho iniziato questa Ziam che era maggio scorso e l’ho finita solo ora, e beh, non so nemmeno cosa pensare.
DID YOU MISS ME? (Periodo molto Sherlock, sono spiacente). Anyway, se avete dubbi, richieste, suggerimenti, o volete semplicemente farmi sapere cosa ne pensate, io sono qui, contattabile in ogni modo possibile.
Banner by Nightfall, che trovate su FB.
 
 
 
   
 
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