Storie originali > Avventura
Segui la storia  |       
Autore: ssj4gohan    12/02/2014    0 recensioni
Bahamas, un paradiso terrestre. Due giovani ragazzi si ritrovano sull'isola senza sapere chi sono e come sono arrivati fin lì. Vengono soccorsi dalla gente del luogo e adottati come se fossero figli della stessa isola. Col passare del tempo però riscoprono in sé stessi un dono particolare che cambierà il loro modo di rapportarsi con l'ambiente circostante, ignari che altri danno loro la caccia a causa di questo strano potere.
Genere: Avventura, Fantasy, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo IV


Un rumore di passi riempiva l’ampio corridoio. Un uomo stava correndo con dei documenti sottobraccio. Incurandosi di urtare altra gente presente nell’edificio, continuò la sua marcia anche dopo aver avvertito un grosso fiatone. Arrivò d’avanti ad una massiccia porta color cenere ed infilò nel codificatore la sua tessera magnetica. Un cicalino fuoriuscì dalla strana scatoletta metallica ed una luce verde si accese.

La stanza non presentava finestre, c’era solo un ampio tavolo circolare in vetro e delle sedie contrassegnate da etichette, certamente il nome di chi obbligatoriamente sedeva. Un enorme schermo televisivo era posto sulla parete più lontana dal tavolo, mentre altri più piccoli fungevano da satelliti a poca distanza.

C’erano quattro uomini nella stanza. Uno di essi smise di indicare la mappa disegnata dalla grande sorgente luminosa e aggrottò la fronte all’indirizzo dell’uomo appena entrato.

«Mi scusi Signore, abbiamo un grosso problema.» annaspò l’uomo mentre cercava di riprendere fiato. Tirò fuori dalla cartella che aveva sotto braccio un documento con una busta gialla sigillata. L’etichetta riportata era chiara.

«Direi che abbiamo un’emergenza più grande di questa, signori. Dovremmo poter preparare gli uomini al massimo entro quarantott’ore, quindi un discreto margine di tempo. Ora, se volete scusarmi, ho una questione più urgente di cui occuparmi.»

I tre uomini seduti sulle rispettive sedie raccolsero i loro berretti militari e lasciarono la stanza in silenzio. Probabilmente conoscevano già i loro compiti vista l’assenza di domande.

La persona che li comandava si sedette proprio dove vi era segnato il suo nome e indicò all’uomo appena entrato di fare lo stesso.

«Spero non sia quello che penso Robert.» riuscì a dire sistemandosi sul naso i sottili occhiali da vista. Era un uomo robusto, vestito in maniera elegante. Non sembrava un militare, d’altronde non doveva esserlo ma i suoi poteri dicevano il contrario. Ormai data l’età i suoi capelli si erano schiariti, dando l’idea di un uomo dalla grande esperienza. I lineamenti marcati e le ciglia folte erano un esempio dei tanti anni di servizio prestati al paese.

«Signore, credo che nessuno si sarebbe aspettato tutto questo.» anticipò la questione l’uomo.

Il Segretario alla Difesa aprì con calma la busta gialla e avvicinò la cartella per poterla leggere. All’interno della busta c’era un disco.

L’uomo si distese sulla sedia causando uno stridio da parte della spalliera. Cominciò a leggere i documenti e sospirò. Di tanto in tanto scuoteva la testa e si toccava la tempia. All’uomo, incaricato di inviare quelle informazioni, parve che il Segretario stesse sudando nonostante l’ambiente ben ventilato.

«Quanto sono attendibili queste notizie Robert?» si lasciò andare ad una domanda legittima, restando nella sua attuale posizione.

«Tanto da cominciare a preoccuparcene Signore.» rispose con calma l’uomo, intrecciando le dita ed appoggiando i palmi sul tavolo.

Il Segretario si alzò e gli dette le spalle. Si levò gli occhiali e si strofinò gli occhi.

«Metta il video.»

L’uomo prese il disco che era stato appoggiato accanto alla busta e lo ripose una fessura sul tavolo. Una strana finestra televisiva apparve sulla superficie di vetro.

Il Segretario si voltò nuovamente per visionare il contenuto del disco, restando questa volta in piedi.

La sua espressione fu simile allo sconcerto mentre osservava le immagini e di tanto in tanto lanciava delle occhiate al suo collaboratore.

Il video non durò molto ma più che sufficiente a fargli abbassare lo sguardo e respirare più profondamente.

«Abbiamo la fonte di queste informazioni?»

«Sì, Signor Segretario, il video è stato girato in maniera amatoriale da un ragazzo col proprio cellulare ed è finito nella rete globale. Ovviamente ho preso tutte le precauzioni possibili, cancellando i contenuti dove presenti. Tutto il reparto è passato al setaccio di eventuali informazioni nascoste.»

Il Segretario sospirò ancora e arricciò le labbra. Stava pensando. Era un gesto abitudinario che mostrava le sue azioni.

«Venga con me Robert e preghi che i suoi uomini facciano il possibile per tenere nascosto questo evento.»

«Prima non dovremmo ascoltare il Colonnello Strass?»

«Strass è un imbecille! Operazioni del genere non dovevano essere condotte in così tale segretezza. Se solo non fosse stato così testardo da adottare la sua folle linea, tutto questo non sarebbe ricaduto su di noi. Questa è l’ultima volta che sono costretto a correggere i suoi errori. Nemmeno il Presidente dovrà essere informato di questo o rischiamo di far saltare tutto il paese.»

L’uomo annuì e frettolosamente recuperò tutti i documenti consegnati al Segretario per poi uscire dalla stanza insieme a lui.


La stanza era silenziosa e buia. Il pavimento era ancora bagnato ma non c’era da preoccuparsene. La sensazione di nausea era finalmente sparita e la sola cosa migliore da fare era cercare di riposare. Cosa alquanto improbabile vista la mancanza di impegni rispettati durante il giorno.

«Non essere così triste. Vedrai che Papà Nonda capirà. Ormai è tardi per andare a trovarlo e lui si sarà messo già a dormire. Ci andremo domani, quando finirai di lavorare.»

Shawn non rispose. Restò sdraiato sul letto, fissando il soffitto. Il braccio di Maya gli cingeva il petto. Sentire la sua pelle liscia contro la sua più ruvida lo rilassava.

Maya appoggiò la sua testa sulla spalla di Shawn e sospirò visto il silenzio del ragazzo. Cercò di dire qualcos’altro per rassicurarlo ma decise di non aggiungere altro.

«Sai.» la sorprese Shawn. «Non sono sempre stato così. Una volta ero sulla spiaggia. Mi piaceva raccogliere tutto quello che il mare lasciava con le sue onde, pezzi di corallo, conchiglie, tutto quanto di più bello il mare rigettava tra noi. Raccolsi così tante conchiglie che le misi nella mia stanza. Sì, avevo una stanza.» si voltò per incrociare gli occhi di Maya. «Era grande, con un letto, un’amaca con vista sul mare, una bella casa. Comunque.» riprese il discorso guardano nuovamente il soffitto. «Un giorno, al mio rientro qualcuno aveva rubato tutto. Ero così infuriato che dalla rabbia ho morso la porta di casa.»

Shawn sorrise pensando a quanto fosse stata buffa la scena, con lui rimasto a penzolare mentre cercava di ingoiare la maniglia della porta.

«Veramente hai fatto questo?» lo schernì Maya dandogli un colpetto sulla spalla. «Io invece ricordo quando un ragazzino mi regalò tante conchiglie che a me piacevano tanto. Era stato gentile da parte sua privarsi di tanti bei ricordi, ma il mio sospetto fu quello di credere che nel suo pensiero c’era comunque sofferenza e avrebbe fatto qualcosa di stupido pur di giustificare le sue azioni. Perché non dici la verità a te stesso Shawn. Le conchiglie non ti sono state rubate, le hai semplicemente date a me, ma siccome da sempre pensavi di non interessarmi sei stato attaccato di più alle conchiglie. Ora sono qui con te e i tuoi preziosi ricordi ci sono ancora.»

Shawn socchiuse gli occhi. «Scusami se ti ho mentito. E’ vero, non mi sono state rubate, ma quale giustificazione potevo trovare per ciò che realmente a quel tempo mi era stato rubato?»

«Solo perché credevi che a me non importava delle tue conchiglie? Sarebbe stato naturale se io non ti avessi più visto, ma ora è diverso.»

Shawn toccò i capelli della ragazza con delicatezza e sorrise.

«E’ la mia fortuna. La tua invece è svanita quando non hai avuto qualcuno simile a te. Tu sei troppo gentile e premurosa per me, anche se a dire la verità non mi dispiace.»

Maya si fermò un attimo ad ascoltare il rumore delle onde che si infrangevano sulla spiaggia. Ricordava ancora il fondale marino e tutte le meraviglie che il mare poteva offrire loro. Era forse meglio scappare da quella vita? Lei riteneva ingiusto rifiutare ciò che la vita le aveva dato.

«Non dire così. So bene come diventi quando vedi la pinna di uno squalo in lontananza.»

«Potrebbe anche essere la pinna di un delfino, per questo ogni volta guardo per vedere se sei con me. Sono sempre pronto a tuffarmi.»

Maya si sollevò per osservarlo meglio. I suoi capelli ora non erano più ordinati ed erano diventati così lunghi da ricoprirle il viso. Shawn le scostò una ciocca in modo tale da poter vedere meglio i suoi occhi e le accarezzò una guancia.

«Per quanto mi riguarda, nessuno squalo e nessun delfino ha i tuoi occhi e io ho bisogno di quelli ogni mattina.» confessò Shawn tirandosela verso di sé.

Si addormentarono, entrambi abbracciati e cercando di ricordare solo i momenti più belli offerti dal mare.


«Cosa significa questa visita?»

Il Colonnello Strass era intento ad organizzare il solito addestramento per i suoi uomini. Era un uomo di alta statura, capelli corti da militare e fisico atletico. La sua carriera era piena di medaglie dategli dalle più alte cariche militari nel corso della sua permanenza sul campo nel corpo dei Navy Seals. I suoi occhi color cenere cercavano di avere le risposte necessarie da parte del Segretario alla Difesa.

Patrick Gates sbatté con forza i documenti, consegnategli dal responsabile della sicurezza informatica, sul grosso tavolo utilizzato come plancia di briefing.

«Sai spiegare cosa diavolo è questo?» ruggì Gates indicando le carte.

Strass mugugnò qualcosa e sfogliò frettolosamente i fogli. Aggrottò la fronte spaziosa e si limitò a scuote la testa.

«Queste sono informazioni riservate. Non dovreste averle voi.» si limitò a difendersi.

«Colonnello, questa operazione è stata trattata anni fa direttamente con il visto del Presidente degli Stati Uniti. Al tempo ci furono durissimi scontri su quello che le conseguenze avrebbero portato, per non parlare dei dispendi economici. Il fatto stesso che ora se ne sia parlato in rete, rende il tutto molto più chiaro delle teorie.»

«Non so di cosa stia parlando Signore. L’operazione sarebbe dovuta scattare solo dopo l’approvazione del progetto, cosa che non è avvenuta, come lei stesso è a conoscenza.»

Gates estrasse dalla tasca il disco visionato poco tempo prima nell’ufficio al Pentagono.

«Le prove sono in questo supporto. Ora le chiedo di dirmi tutto quello che ha fatto e come ci è riuscito. Per il momento il Presidente deve restare all’oscuro della faccenda e fino a quando lo sarà dovremo risolvere la questione.»

Strass lo guardò in cagnesco e tentò di prendere il disco per poter vedere con i suoi occhi quello che Gates gli stava dicendo.

«Tutti fuori!» ordinò agli uomini che c’erano nella stanza.

Attese fino a quando nella sala furono solo presenti lui e Gates per poter inserire il disco nella fessura dell’elaboratore.

Le immagini confuse, ricavate dalla fotocamera di un cellulare, mostravano una situazione complessa e affascinate allo stesso tempo.

«Non mi dica che crede ad una ripresa del genere. Chiunque abbia un computer acquistato dal vicino può modificare filmati. Servirebbe un po’ di tempo per verificare la reale attendibilità del video, ma fino a quel momento mi asterrei dal fare simili accuse.»

Gates sembrava spazientito e spintonò di poco il Colonnello.

«Strass, nessuno conosce le direttive del suo progetto e questo video è il risultato di ciò che era ritenuto top secret.»

Il Colonnello cercò di fronteggiare Gates cercando un duello di sguardi.

«Signore, quando presentai il progetto avevo le migliori intenzioni di rifondare i Navy Seals ma mi fu negata la possibilità. Ora, per quanto mi riguarda, se tutto ciò fosse vero, ne deduco che qualcuno all’interno dei nostri reparti abbia agito da solo. Questo lo si potrà scoprire solo analizzando il video. Se per assurdo la sua teoria sia esatta allora dovremo concentrarci sui responsabili ed allora la cosa non sarà in mano mia.»

Gates lo toccò con l’indice sulla spalla in modo insistente. Strass poté avvertire la pressione esercitata dal dito sui suoi muscoli.

«Se per qualche ragione la causa è lei Colonnello, sarò costretto a sollevarla dall’incarico e a farla arrestare, come giusto che sia.»

Strass sorrise ed inclinò la testa da un lato come alternativa ad un inchino plateale.

«Ovviamente non ho il minimo sospetto che il tutto sia riconducibile ad una colossale bufala.»

Gates sfilò il disco dal lettore e lo sbatté sul petto di Strass con forza.

«Ovviamente ha settantadue ore di tempo per provarlo.» concluse dandogli le spalle.

Strass trattenne il disco sul petto ed aspettò che Gates uscì dalla stanza. Con passo moderato si avvicinò al tavolo e si sedette con calma. Ripose il supporto magnetico accanto ai documenti e si allungò sulla sedia, incrociando le mani sulla testa. Si dondolò di poco sulla sedia e pensò alla sua prossima azione.

Afferrò il telefono e compose un numero. La persona a cui aveva telefonato ci mise un po’ di tempo per rispondere e nel frattempo ticchettò le dita sul tavolo per alleviare lo stress.

Finalmente l’impulso del segnale libero terminò e qualcuno rispose.

«Garner, mi serve una squadra operativa tra un’ora. Quando è tutto pronto riceverete ulteriori dettagli. Il mio numero privato non è cambiato.»

Dopo queste poche parole, Strass chiuse la comunicazione e si affrettò a lasciare la stanza portando con sé tutta la documentazione.


Il sole stava per sorgere. Le onde del mare tracciavano una linea regolare sulla sabbia. Ormai la notte era quasi lontana e Shawn era seduto accanto alla riva ad osservare l’orizzonte. Tracciava sulla sabbia la forma di un sole con dei raggi che si dirigevano in acqua. Maya dormiva ancora per cui era sgattaiolato senza fare rumore per poter ammirare, come di consuetudine, la bellezza dell’alba.

Ormai era un’abitudine iniziare la giornata con qualcosa che rendesse tutto meno oscuro e più gratificante. Sarebbe stato il classico giorno da lavoro con relativo lieto fine a fine serata, ma questa volta sarebbe dovuto andare da Papà Nonda per raccontargli tutto l’evolversi della giornata, come faceva tutte le sere.

«Sei ancora qui?»

La voce di Maya era ancora più calda del sole. Sapeva che si sarebbe destata ma non così presto. Avrebbe voluto ritornare in camera per evitare che lei sentisse la sua mancanza.

«Sai che non riesco a dormire per troppo tempo, e poi mi rilassa guardare la vista di questo paradiso ogni volta che nasce.»

Maya annuì sedendosi accanto al ragazzo. Lo abbracciò e si strinse forte a lui. Shawn rimase immobile a fissare il mare.

«Immagina vederlo tutta la vita. C’è gente che lo giudicherebbe monotono.»

«Forse perché lo si crede superfluo. Molti preferiscono la compagnia eterna del denaro piuttosto che un breve momento di serenità.»

«Gli aspetti economici non mi interessano, ciò non toglie che diano felicità.»

«Quella non è felicità. E’ solo morbosità.»

«Senti chi parla. Proprio ieri mi assillavi con una porta di casa per cena a causa di conchiglie e ora parli di attaccamento agli oggetti.»

Shawn rise e questa volta l’abbracciò.

«Solo tu mi fai essere così sereno. Se non ci fossi immagina che animale feroce sarei.»

«Forse è per questo che siamo destinati a stare insieme. Immagina io quanto sarei stata fragile e sottomessa se tu non mi proteggessi.»

«Tu non hai bisogno di protezione. In certi momenti sei anche più aggressiva di me, basta guardare certi miei lividi.»

Maya gli schiaffeggiò il braccio e rise di gusto.

«Dai, preparati. Cody ti starà aspettando vicino la barca. Non dovresti farla aspettare.»

I due si rialzarono e si diressero verso il bungalow, la loro dolce casa.


L’ascensore emise un lieve sussulto mentre scendeva. Un ronzio fastidioso accompagnava il bagliore delle spie luminose che si accendevano intermittenti sul pannello dei comandi.

Il Colonnello Strass si sistemò la divisa e il berretto da ufficiale prima che le porte potessero aprirsi. Alle sue spalle c’era un enorme specchio e ne approfittò per controllare il suo aspetto. Avvicinò il viso per potersi osservare meglio le borse sotto gli occhi a causa di un mancato riposo. Con le dita si strofinò la parte inferiore degli occhi per limitare al minimo quell’aria da dopo sbornia.

Le porte dell’ascensore si aprirono mostrando un ampio corridoio illuminato pieno di personale in camice bianco.

Prese il primo corridoio a destra e proseguì in linea retta, costeggiando un fascio di tubi che servivano per alimentare l’impianto di respirazione.

Le stanze che attraversava in linea di massima erano composte da vasche di media dimensione utilizzate per l’allevamento naturale di fauna marina, mentre il vetro rinforzato che fungeva da parete mostrava il mondo sottomarino in tutta la sua bellezza.

Strass si trovava a cinquanta metri sotto il livello del mare nel laboratorio di ricerca biomarina più grande che fosse mai stato costruito: il Sealife.

Il laboratorio era sovvenzionato dal Governo degli Stati Uniti in minima parte, o almeno quello richiesto in via ufficiale dal centro ricerca, mentre la restante parte, ben più cospicua, dalla gestione privata. Questo rendeva il centro di ricerca biomarina poco gestito dal Governo e più manovrabile dall’esterno.

Gli studi effettuati sulla flora marina erano comunque legali ed il ciclo di studio comprendeva la nascita delle specie in estinzione fino al monitoraggio delle abitudini di tutto l’ecosistema marino. Eccezion fatta per le ricerche private, dove nessuno, nemmeno i militari, conoscevano.

Strass stava percorrendo tutto l’intero corridoio osservando i lavori dei vari studiosi all’interno delle stanze. Roba irrilevante e di poco conto, fino a quando arrivò nei pressi di una grande porta di vetro. Sulla destra era presente una pulsantiera a codice numerico e uno scanner di impronte digitali. Il Colonnello fornì tutte le credenziali di accesso e la porta si aprì.

L’ambiente interno era spazioso. Una sola camera circolare con le pareti in vetro. Si trovava nella parte terminale del laboratorio di ricerca.

Si fece avanti uno scienziato tutto vestito di bianco. Strass verificò il suo tesserino di riconoscimento posto al lato destro del camice: Dottor James Wittman.

Ovviamente il nome era abbinato alla relativa foto, così come richiedeva il protocollo del Sealife.

«Colonnello Strass, non sono stato informato della sua visita.»

Il dottor Wittman indossava anche una cuffia protettiva, mettendo in luce solo una parte del viso. Quegli occhi neri incassati nelle orbite e quella voce stridula avevano sempre dato un certo senso di disagio in Strass che distogliendo lo sguardo, si concentrò sulle varie teche dislocate nel laboratorio.

«C’era bisogno di farmi annunciare dottore?» puntualizzò Strass ritornando su di lui, con uno scatto così fulmineo da farlo indietreggiare di qualche passo.

«Certo che no.» sorrise preoccupato. «Ma se vuole dei risultati le avevo già chiarito i tempi di sviluppo.»

Strass scosse la testa. «Non sono qui per avere risultati, ma per riavere ciò che è andato perduto.»

Wittman socchiuse gli occhi e tentò di dire qualcosa ma Strass lo anticipò.

«Dottore lo sa chi è che paga qui e sa anche che il mio appoggio è essenziale. La mia vecchia garanzia che fine ha fatto?»

Il dottore indietreggiò ancora cercando il conforto di qualche sguardo tra i suoi collaboratori ma non riuscì a trovarne.

«Credevo di essere stato chiaro. Non c’è nulla per il momento, ci serve ancora tempo e può guardarlo lei stesso. Le teche sono vuote proprio perché non c’è nulla.»

Strass si strofinò gli occhi con una mano e parlò molto lentamente.

«Dottore, non sono venuto qui per sapere cosa non c’è ma cosa non ho. Credo sia chiara la differenza. Se i finanziatori scoprissero quello che è successo, le nostre vite cesserebbero in questo istante e la mia linea di operato non avrà più ragione di esistere. Per questo motivo non glielo chiederò due volte, l’ho già fatto prima.»

Wittman cominciò a sudare e dovette usare la manica del suo camice per eliminare il senso di disagio dal suo viso.

«E’ chiaro che possono esserci dei disguidi.»

Strass si allontanò dal dottore per avvicinarsi alle teche. Si trattava di quattro cilindri pieni d’acqua alti un paio di metri e fissate ad una basetta di metallo. Dei tubi in fibra di carbonio erano collegati alla basetta immettendo ossigeno all’interno delle teche. In questo modo l’acqua poteva sempre essere pulita.

Il Colonnello toccò la superficie cilindrica delle teche. Il vetro era freddo e piccole bolle d’aria si innalzavano verso la sommità.

Wittman lo seguì tenendo le mani nel camice e spiegando la situazione.

«Come dicevo, l’esito è stato negativo per via del…»

Strass colpì con uno schiaffo la guancia del dottore. Tutti i ricercatori presenti in sala smisero di lavorare fissando il diverbio tra i due.

«Dove sono i soggetti!« urlò Strass ormai fuori controllo emotivo.

Il dottore, arretrato a causa del contraccolpo, restò sbalordito e non proferì parola.

Con una smorfia, Strass afferrò Wittman dal camice e lo trascinò verso la console principale. Inserì il disco dati che portava nella giacca nel lettore ottico e fece partire la riproduzione.

«Questo cos’è! Cosa è questo!» continuò ad urlare.

Wittman scosse la testa e balbettò qualcosa di incomprensibile.

«Come?» chiese a voce alta Strass avvicinando l’orecchio alla bocca del dottore.

«Sono loro vero?»

Questa volta il dottore annuì. Strass gli diede un forte spintone che ne causò la collisione con altro ricercatore e quasi finirono a ridosso di una delle teche.

Il Colonnello afferrò immediatamente il suo cellulare e compose un numero.

«Garner hai trentasei ore per riportarli qui. Agisci come meglio credi ma portameli qui vivi!»

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Avventura / Vai alla pagina dell'autore: ssj4gohan