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Autore: Briseis Sophie J    12/02/2014    0 recensioni
Clarissa si sedette ad uno dei tavolini di betulla del piccolo caffè letterario e aspettò l'arrivo del cameriere. 
Era a caccia. 
Era una predatrice. Un avvoltoio con sembianze femminili, che se ne stava appostato, aspettando che qualche vittima devastata e dilaniata da una qualche perdita, si accasciasse al suolo, quasi priva di vita. 
Era allora, e solo allora, che il gioco iniziava.
Genere: Satirico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta
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La Vedova Nera 



Salve! Sì, lo so. Sono storie molto diverse l'una dall'altra ma quello che le lega è ovviamente l'indubbia presenza femminile raggiratrice, mendace, violenta, vendicativa, lussuriosa... Sono storie brevi, come lunghe. Le prossime che verranno saranno molto più lunghe e intricate di queste. 
Spero che vi piacciano, ma nel frattempo vi lascio con questa, che è un lavoro a due mani, le mie e quelle della mia migliore amica AC. Chiedo venia per gli eventuali errori, lo abbiamo ricontrollato ma qualcuno sfugge sempre.
Buona lettura!
AC & Briseis Sophie J


 

Tom non si ricordava neppure perché aveva deciso di farlo. 

Aveva ricevuto una e-mail da parte di una tale, di nome Amelia, che gli proponeva un paio di sedute per affrontare uno degli argomenti che negli ultimi tempi lo perseguitavano: non era ancora sposato. 

Per un uno in carriera come lui era un fatto infamante, sopratutto quando i suoi compagni di avventure lo invitavano a quelle terribili cene a sei, sperando di presentargli qualche bella ragazza, ambiziosa e desiderosa di mettere le mani sul suo portafoglio.

Si, probabilmente aveva accettato per colpa di una scommessa, ma non ne era certo: non era uno che accettava le sfide. 

No, Tom semplicemente le scansava, perché sapeva che le sfide di quegli amici erano alcune tra le più pericolose. 

Si iniziava con un battuta fraintesa, qualche risata, fino a giungere a cose veramente serie. 

Molti prima di lui si erano giocati la barca a vela, la Maserati, la casa al mare. 

"Tutto quello che ho, l'ho guadagnato onestamente”, era solito dire. 

Un’altra frase che gli piaceva molto era: “Sono un self-made man”, uomo che si è fatto da solo.

Peccato che non era così. 

Se era arrivato fin lì, era solo grazie al suo amico Jonathan Thompson, che aveva oliato i suoi contatti pur di fargli avere un lavoro dignitoso. 

Il resto era storia. 

Aveva fatto il minimo sindacale di gavetta per arrivare ad essere un uomo d’azione, uno dei tanti che toccavano con mano i miliardi e li facevano fruttare per conto di altri.

Giocando in borsa, aveva fatto fallire diverse società importanti, comprando le loro azioni, poi rivendendole, poi comprandole nuovamente ad un prezzo più vantaggioso, e aveva sottratto denaro a degli onesti investitori. 

Il suo capo lo chiamava il 'falco', perché riusciva sempre a fare affari, fiutando una potenziale preda in quel frenetico mondo finanziario. 

Stava guidando il suo nuovo Q5 nero verso via XX Settembre. 

Era una macchina comprata qualche mese prima, con un motore potente, fatto per andare a grande velocità. 

Gli interni erano di una pelle beige piuttosto morbida e alcune parti del cruscotto erano di legno.

Ingranata la terza, si immise in una stradina laterale. Perché mai dovrei andarci…

Era solo una fottuta scommessa. 

Digrignò i denti, e puntò gli occhi sulla strada, cercando di calmarsi. 

Non era una di quelle persone impulsive, che, prese le chiavi della macchina, dicevano arrivederci e se ne andavano chissà dove.

 No, no, lui era riflessivo e attento. 

La sua vita non era stata facile: la sua famiglia aveva sempre vissuto contando sulla generosità degli altri. 

Aveva sempre provato fastidio per coloro, che si rifiutavano di dare uno strappo a quei poveri diavoli che, con un pollice alzato, cercavano un passaggio per raggiungere la città più vicina. 

Sapeva cosa significava non avere una base solida sotto i piedi e non voleva ritornare in  quella condizione di precarietà. 

 

Era quasi giunto nel luogo previsto per l'appuntamento. Parcheggiò la macchina in uno dei parcheggi a pagamento e si diresse verso un edificio, a tre piani, risalente probabilmente  agli anni del fascismo, che era circondato da un grazioso giardinetto.

Dietro ad una porta a vetri, vi era la portinaia. Quartiere per ricchi

Il trentenne suonò il campanello e attese. 

La portinaia era una signora piuttosto anziana, con lunghi capelli grigi, legati accuratamente in una coda di cavallo. Il volto era piuttosto scavato e livido, dovuto forse ad una recente malattia. 

Lei gli aprì la porta e chiese di vedere le sue credenziali. 

Tom le porse la patente. La donna tirò fuori da una borsa di tela sgualcita un porta-occhiali marrone. Al suo interno vi erano un paio di occhiali dalla lente rotonda e spessa.

 La informò subito del suo appuntamento con la dottoressa Amelia. 

La portinaia annuì. 

"Solo un momento, per favore."

Digitò qualche numero sulla tastiera del telefono, probabilmente collegato con la maggior parte degli appartamenti, e scambiò qualche parola con la donna.

La vecchia indicò al giovane la via per prendere l'ascensore e gli disse di fermarsi al terzo piano.

Tom la ringraziò e si affrettò a raggiungere il luogo dell’appuntamento.

Una delle due porte del piano era leggermente aperta. 

Il trentenne cercò il campanello e il nome corrispondente, ma sulla parete non vi era nulla. Decise di aspettare, conscio che la donna non si sarebbe fatta attendere a lungo. 

Infatti, poco dopo, una donna alta con capelli scuri e ricci si affacciò e gli fece cenno di entrare. 

Nell'entrare nell'appartamento, Tom urtò contro un uomo palestrato e calvo, che se ne stava andando. 

Aveva un profumo molto dolce e inteso addosso. Insolito per un uomo. Forse è il compagno della donna

Si chiuse la porta alle spalle. L'intero abitacolo era illuminato da candele, che servivano a rilassare i pazienti e a metterli a loro agio. 

Era una appartamentino accogliente, piccolo, ma non troppo. Probabilmente fungeva soltanto da luogo di lavoro.

Non fece in tempo a fare qualche passo, quando alle sue spalle fu preso da due braccia forti e muscolose, mentre un altro individuo gli copriva il volto con un sacco nero della spazzatura. 

Tom rideva, convinto che fosse uno scherzo organizzato dai suoi amici: di recente non lo avevano visto spesso con una donna e si erano preoccupati della sua carente vita sessuale.

Devo ricordarmi di dire loro che questo è il peggior scherzo, che abbiano mai concepito.

I due sconosciuti lo adagiarono sul letto e lo legarono mani e piedi con fascette di plastica, poi uscirono.  

Ok. Ora basta! E’ stato bello finché è durato.- 

Cominciava a sentirsi a disagio e non era certo che gli sarebbe piaciuto quello che stava per succedere.

Una mano morbida si strofinò contro il suo membro floscio. 

Tom si strattonò e si dibatté, ma le fascette erano troppo resistenti per cedere.

Gli venne tolto il sacco dal volto e lui poté vedere la sua carceriera. Non l’aveva osservata bene prima. Era una donna nella media, non particolarmente attraente, ma aveva un luccichio negli occhi, che le dava un’aria sensuale.

Aveva addosso solo un accappatoio di seta con motivi orientali, leggermente aperto all'altezza dei seni per dare un'idea di ciò che si celava al di sotto. 

Lei gli si mise sopra a cavalcioni e prese a parlare. 

- Non ti ricordi di me, non è vero?-

- È un vero peccato, ma no. Se no, andrei a denunciarti per sequestro di persona.-

La ragazza rise e lo guardò con occhi maligni.

- Davvero non ti ricordi? E dire che ci siamo incontrati più volte. Mi hai incontrata per strada e sei passato oltre, quasi come se non mi avessi visto. E’ assurdo! Perché io, appena ti ho visto, ti ho riconosciuto subito. Cosa credevi, eh? che quella email ti fosse arrivata dal cielo? No, caro mio. Son stata io.—

Tom scavò a fondo nella sua mente, cercando anche un solo ricordo che fosse riconducibile a quella squilibrata.

- No, non mi ricordo di te e francamente è molto meglio così. Pensavo fosse qualcosa di architettato dai miei amici, nulla che avesse a che fare con roba bondage o giù di lì. Lo sai vero, che non appena esco di qui, ti denuncio?-

- E chi ti crederebbe? È più facile per i giudici credere il contrario. Che sei stato tu a prendere l’iniziativa e che io mi sono semplicemente difesa.-

Tom sbuffò. Quella stronza purtroppo aveva ragione. Tentò di liberarsi di nuovo con scarsi successi. Ne aveva abbastanza. 

- Allora dimmi chi sei! Magari, del tuo nome mi ricordo.-

- Amalia, idiota! Amalia! Non posso crederci! davvero non ti dice niente questo nome? -

- Ah, ora ricordo: denti di ferro!- un sonoro schiaffo si schiantò sulla sua guancia destra.

- Non chiamarmi così, lurido bastardo! Pensavi di essere passato a miglior vita, comprando macchine costose e facendoti nuovi amici, ma qui ti sbagli. Io sono tornata, per cercare vendetta! Mi ricordo ancora quando tu e Brigitte avete organizzato quella patetica festa in mio onore, per farmi sentire la più popolare del liceo. Mi avete umiliata! per voi era tutto un gioco, eh?-

- Andiamo! Tu volevi essere trattata come la principessina e ci hai praticamente supplicato di entrare a far parte del nostro gruppo. Pensavamo che dandoti una lezione, avresti lasciato perdere. Eri ossessionata da Brigitte! La tempestavi di messaggi e telefonate! E tutto solo perché ti aveva rivolto la parola un paio di volte. Certo, noi abbiamo sbagliato, ma anche tu eri una bella credulona. Non avevi le carte in regola per essere una di noi! Ah! Cavoli! E il bello è che era facile trovare altre ragazze come te: volevate tutte la stessa cosa. Vivere una favola! Ma quanto eravate infantili? -

Tom ridacchiò, ma non per molto. Sentì come un taglio di bisturi, squarciargli la pelle sotto al capezzolo sinistro. 

Il ragazzo si lasciò sfuggire un gemito di dolore. 

Amalia rise malignamente, pregustando la sua vendetta.

- Fa male vero? Si, lo so. Ma non ti preoccupare, Tom, non ti farò troppo male, non voglio rovinare la tua bellezza. Se no poi, per rimorchiare, dovrai serpe avere i vestiti addosso! ma è anche vero che, dopo che avrò finito con te, non ne avrai più bisogno.- 

Gli slacciò la cintura e gli calò le brache di jeans; i boxer bianchi griffati vennero subito dopo.

Tom osservò la sua carceriera pregustare il suo premio. 

Se è solo una scopata quella che vuole non c'è problema, pensò rilassato.

Forse se fossero state due persone in una situazione diversa, Amelia si sarebbe anche accontentata di una scopata. 

Ma dopo aver sentito che era diventato il gioco dei ragazzi popolari, far sentire le ragazze speciali per una settimana, uscendo con loro, regalando loro una collanina, facendo finta di preferire loro alle bellezze della scuola. Per poi portarle nel loro scannatoio e farci sesso con loro e mettere su una pagina interne, appositamente creata, le valutazioni su com’era stato, che odori avevano sentito, su come si erano comportate le ragazze.

Insomma, una crudeltà bella e buona.

E Amelia voleva essere crudele, come loro por erano stati con lei.

Perciò si diresse verso una porticina secondaria e bussò due volte. I due energumeni di prima uscirono e andarono, uno a tappare la bocca del prigioniero e l'altro a prendere una cassetta di attrezzi da giardino. 

Amelia esitò. Ma poi, si riscosse e continuò nel piano diabolico, che aveva architettato fino a quel momento.

Ad Amelia venne dato un oggetto metallico di grandi dimensioni.

La donna si erse sul materasso e si slacciò del tutto l'accappatoio. 

Prese il membro di Tom e se lo infilò dentro con un colpo secco. 

Tom la vide muoversi dall'alto verso il basso in maniera costante ed un piacere frenetico si fece strada nel suo ventre. 

L'orgasmo giunse poco dopo. 

Ad Amelia venne data una provetta con cui raccolse un po’ di sperma.

- Bene, Tom, adesso non mi servi più. Volevo una famiglia, una bella casa e del sano sesso con te, ma tu mia rifiutata, umiliata e derisa. È ora di saldare i conti in una qualche maniera, no?! Non avrai mica pensato di farla franca! No, non guardarmi così. Non mi fai alcuna pietà. Le tue scelte le hai fatte molto tempo fa ed è ora che tu te ne assuma la responsabilità. Non preoccuparti: anche George e Matt sono già stati sistemati. Tutti i nodi tornano al pettine, no? -

Da dietro la schiena la ragazza tirò fuori delle cesoie ben affilate. 

Tom la supplicò di non farlo, che avrebbe fatto qualunque cosa per lei. 

Giocò persino la carta della famiglia, ma fu tutto inutile. 

Il suono delle cesoie che si chiudevano intorno al suo membro fu contemporaneo all'urlo attutito del uomo. 

Il sangue sgorgava copioso e macchiava dappertutto. 

Amelia raccolse i suoi pantaloni da terra e prese il portafoglio e le chiavi della macchina.

Lo guardò. Nella sua vulnerabilità, totalmente in sua balia, totalmente privo di ogni via di scampo.

Quasi le dispiaceva. Dopo tutti quegli anni provava ancora qualcosa per lui.

Rimase lì con lui, tenendogli la mano, fino alla fine.

Rimase lì anche molto tempo dopo, che l’uomo era morto.

Uno dei due energumeni le disse che dovevano muoversi oppure qualcuno avrebbe notato qualcosa. Non voleva ficcanaso in giro.

Era anche il motivo per cui avevano scelto quel posto.

Amelia non si era resa conto di piangere. 

si asciugò il viso velocemente e si guardò intorno, cercando di ricordarsi quello che andava fatto.

Rimisero a posto la stanza alla bell’e meglio.

La donna rivestì velocemente ed uscì, chiudendosi la porta alle spalle. 

Tutti i suoi averi erano già stati caricati sul Q5 e i due uomini l'aspettavano di sotto. 

Salita sulla macchina, partirono a tutta birra.

Uno strano senso di abbandono si faceva largo in lei, come se fosse la fine di qualcosa di importante. 

Si mise a guardare fuori la distesa di campi coltivati e lasciò che la mente vagasse libera.

Sorseggiava un buon bicchiere di Chianti.

Tom perché voi uomini non siete mai quello che noi donne vorremmo? Perché ci tradite, deludete, amareggiate? Perché vi fate odiare? Sto ancora cercando di capirlo. Forse è una di quelle domare rimaste insolute dall’alba dei tempi. Non lo sai che le donne sono mine vaganti? Non lo sai che siamo vendicative? Non lo sai che siamo vedove nere che aspettano la prossima vittima pazientemente?

 

 Grazie per averlo letto! Alla prossima! Fateci sapere quello che ne pensate!

   
 
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