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Autore: Tsubaki3    12/02/2014    4 recensioni
Ora che, della persona che ero, rimaneva solamente la mia anima, mi chiedevo se qualcuno sarebbe giunto a scortarla.
Se ci fosse una delle poche persone che amavo ad attendermi.
Qualcuno era giunto, ed era esattamente la persona che meno mi sarei aspettato di trovare.
Il mio unico fratello, la mia metà che avevo ucciso tempo addietro, era davanti me.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gemini Aspros, Gemini Deuteros
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Infine ritrovarsi

 

 

 

 

La vidi un'ultima volta. Ebbi appena il tempo di udire le sue disarmanti parole, poi io svanii.

Il mio corpo si dissolse.

Divenni cenere dinnanzi ad Athena e in poco tempo, di me, non rimasero che le mie ultime parole, unite a quei pensieri che mai sarebbero divenuti tangibili.

Credevo che al momento fatale avrei rinnegato parte della mia vita, temendo per ciò che sarebbe seguito; invece mi accompagnò nel mio ultimo viaggio una grande pace.

Provai sollievo nello scoprire che non avrei cambiato nulla, che ogni mia azione si sarebbe ripetuta in maniera uguale.

Ora che, della persona che ero, rimaneva solamente la mia anima, mi chiedevo se qualcuno sarebbe giunto a scortarla. Se ci fosse una delle poche persone che amavo ad attendermi. Ma, in fondo, non ero sicuro di voler rivedere ancora i loro volti.

Sogghignai. Il solo pensiero che qualcuno mi accogliesse era da stolti; non ci sarebbe stato nessuno sulla soglia degli inferi a curarsi del mio arrivo. Ne ero certo.

Il luogo in cui mi trovavo era oscuro e indefinito eppure riuscivo a percepire qualcosa intorno a me.

Che immensa delusione.

In vita, mi ero più volte immaginato i meandri che mi avrebbero condotto nell'infausto luogo che mi avrebbe accolto per l'eternità. Con mio sommo dispiacere, constatai che la mia attuale realtà era ben lungi da quella che si dipingeva nella mia mente. Non vi erano pareti dai colori vermigli, in verità non vi erano proprio pareti. Mancavano i lugubri candelabri, di pura ispirazione gotica, le cui sembianze apparivano simili a deformi teste umane. Non vi erano neppure le candele la cui luce, proiettata sulle rosse mura, avrebbe accentuato la già presente aria tetra.

Vi era solo un immenso e desolante vuoto.

Continuò la sua avanzata la mia anima, guidata da una volontà che non era la mia.

Dopo un periodo di tempo indefinito, che mi apparve lunghissimo, intravidi una sagoma dinnanzi a me. Quando finalmente riuscii a distinguerla, non potei far a meno di rimaner sorpreso.

Infine, qualcuno era giunto, ed era esattamente la persona che meno mi sarei aspettato di trovare.

Il mio unico fratello, la mia metà che avevo ucciso tempo addietro, era davanti me.

“Non mi hai fatto attendere molto, Aspros.” disse un sogghignante Defteros, i cui canini rilucevano persino lì.

 

“Ti aspettavo, Aspros.”

 

“Te ne sei andato prima tu, se non ricordo male.” risposi provocatoriamente, ben sapendo che questa frase l'avrebbe irritato.

“Tsk, non vantarti troppo. Saresti morto senza concludere nulla se la mia armatura non ti avesse difeso.” ribatté scocciato lui, che aveva perso il suo tipico ghigno.

 

“Non volevo che tu morissi di nuovo.”

 

Non sarei morto prima di aver eliminato quel verme senza orgoglio .”

Defteros in risposta sbuffò sempre più irritato, voltando gli occhi da un'altra parte, quasi ci fosse altro su cui poggiare lo sguardo a parte noi due.

 

“Grazie.”

 

Fui costretto dalla mia curiosità a porgli una domanda, poiché ero certo che lui mi odiasse. Proprio non capivo perché mi avesse protetto durante la battaglia con il dio del tempo; che l'avesse fatto per vendetta contro quella divinità che si era presa gioco di entrambi?

“Defteros, perché hai fatto in modo che l'armatura si frapponesse tra me e Karios?”

Ero serio e, senza capirne il motivo, persino leggermente ansioso. Attendevo la sua risposta con un'agitazione che non era mia.

“Che domanda idiota!” replicò mio fratello, come se ci fosse un'ovvietà che non riuscivo a vedere.

 

“Perché volevo difenderti, no?! Solo io ho il diritto di picchiarti!”

 

Iniziavo a credere che in realtà fossi io a non riuscire a cogliere la sua voce. Non sarebbe stato sbagliato da parte mia pensare ciò, poiché le sue parole smisero di raggiungermi anni addietro. Avevo perso i contatti con l'altra parte di me troppo tempo fa, per ricordare come percepire quello che intenzionalmente mi celava. Eppure, nonostante io abbia negato le tue affermazioni e rinnegato la tua esistenza, desideravo riuscire a toccarti l'animo ancora una volta, Defteros. Avrei voluto che tornassimo, solo per qualche istante, a quando eravamo bambini, a quando eravamo un'unica entità.

Lasciai che le mie emozioni traballassero quella e quella volta soltanto, perché mi era rimasta una domanda da porti fratello mio; sapevo che era ipocrita chiedertelo, che non era assolutamente da me interrogarmi su questo genere di cose, ma per quella volta dovevi concedermelo.

Indossai il mio miglior volto spavaldo, perché volevo illudermi che in fondo non m'interessasse; poiché non avrei mai voluto che tu capissi quanto importante fosse per me la tua risposta.

“Defteros, tu mi odi?” la mia voce uscì fredda e distaccata, proprio come desideravo; non un sussulto era presente nelle mie parole.

Il tuo capo si girò nuovamente verso il mio, mentre i tuoi occhi mi fissavano con quello sguardo feroce e animalesco. Non avevi detto nulla. Aspettasti, lasciando che il silenzio ci pervadesse, quasi fosse lui a dover darmi risposta. Quest'ultima giunse chiara alle mie orecchie e io non chiedevo altro che questa conferma.

“Secondo te? Mi hai ucciso e tradito.” ti fermasti giusto un paio di secondi, come per verificare che avessi recepito il messaggio; ma subito dopo continuasti a parlare.

Tuttavia ciò che aggiungesti ti contraddì.
“ Tsk, idiota! Da quando sei diventato smielato?!”

 

“No, io ti voglio ancora bene, idiota!”

 

Mi avevi sorpreso di nuovo e allo stesso tempo avevi risposto veramente alla mia domanda. Infine mi fu chiaro ciò avevi detto. Finalmente rimembrai come sentire ciò che nascondevi.
Non ebbi il tempo di dire altro che la tua mano prese la mia e, mentre i miei occhi videro le nostre mani intrecciate, tu cominciasti a camminare trascinandomi con te; però ti annoiasti quasi subito di quella situazione, così ruotasti il capo per l'ultima volta verso di me.

“Allora, vuoi muoverti, scemo?!”

Ti eri espresso con un tono che non mi pareva di averti mai sentito, ma la cosa che più mi colpì fu il sorriso con cui mi avevi parlato. Innocente, solare e gioioso.

Non rammentavo di avertelo mai visto... anzi, no; quella era la tua tipica espressione di quando eravamo bambini, di quando il Santuario non era ancora entrato nelle nostre vite e di quando eravamo un'unica persona con due anime divise.

Mi vergognai di essermela scordata, ma ti ringraziai per avermela dedicata di nuovo.

“Arrivo.” era tutto quello che riuscii a ribadire, poiché in fondo non c'era più nulla di cui parlare, ci eravamo già detti tutto esprimendoci appena.

Ci dirigemmo insieme verso la nostra condanna eterna e nonostante ciò, non riuscì a far a meno di sorridere.

 

“Ti voglio bene fratellone.”

“Anch'io Def, anch'io.”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Meandro dell'autrice-

 

Ciao a tutti ^^,

vi ringrazio se avete avuto la pazienza di leggere fin qui.

Ora prima di spiegarvi com'è nata questa piccola fic (sperando che vi sia piaciuta e che non vogliate linciarmi ù.ù), lasciatemi ringraziare la mia fantastica Beta, Moni93.

Questa fic è dedicata a te Pollon, perché sei una sorella per me (oltre che la mia migliore amica ^^), a volte fai la sorella maggiore (anche arrabbiandoti, come quando sono quasi morta all'Uni xD) e a volte sei la mia sorellina minore (che è tanto carina e coccolosa ù.ù).
Abbandonando le parole smielate, la storia è nata quando ho terminato di leggere i Lost Canvas (cosa che mi ha rattristato non poco T-T). Quindi chiamando Moni93 la sera e parlando dei gemini, le faccio:
“Mon!!! Vorrei scriverci una fic Aspros e Def, insomma devono rincontrarsi poi!”
“Perchè non la scrivi allora?”
“E non so come strutturarla.... cioè dato che si dice che quando muori e bla, bla, bla...” (evito di raccontarvi tutta la panzana, non vorrei annoiarvi xD)
“....... Michela....”

“Sì, Mon?”
“L'hai appena strutturata...”

“Oh..... già, è vero... Evviva!”

Ora, dato che siete qui, avrete ben capito com'è andata a finire xD.

Spero che la fic vi sia piaciuta, perché secondo me ci voleva un finale (almeno in parte) felice dopo tutto quello che è successo ai nostri amati gemini; poi voglio credere che Defteros non abbia mai odiato suo fratello, penso che detestasse ciò che Aspros era diventato non Aspros stesso.

Detto ciò, scappo!!
Un bacione,

 

Tsubaki3.

   
 
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