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Autore: Lory402    13/02/2014    0 recensioni
Uno scorcio della vita vissuta nella nobile terra di Fian, dagli abitanti con i modi rubicondi, più precisamente sul suolo consacrato di Sumla, dove Minet e la sua Clio vivono e imparano da quand'erano cucciole.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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L'ho scritta in meno di tre giorni (taaante pause, gente), quest'estate, è solo una breve occhiata a questo mondo, così diverso e articolato.
Lo pubblico oggi, 13 Febbraio 2014, perché sono esattamente due anni da quando mi sono iscritta a EFP ed ho pubblicato la mia prima storia, un'originale, come quella per lo scorso annivarsario e come questa. 
Ho conosciuto molte persone, e letto tantissime storie in questo tempo, EFP mi ha aperto gli occhi al mondo delle Fanfiction e ancora non riesco a credere che siano passati due interi anni.
Sono cresciuta molto da quel giorno, e devo ringraziare anche questo sito.
Spero vogliate recensire questa mia storia, mi fareste felice ^^
Ancora una volta,
Lory402










« Minet! » Una voce esasperata si levò al di sopra delle chiacchiere leggere e ridenti « Com’è possibile che sbagli sempre! »

La giovane strega interpellata si strinse nelle spalle arrossendo fortemente. Sconsolata si portò una mano minuta e chiara al viso, tentando miseramente di scrollarsi di dosso la poltiglia appena esplosa dal suo calderone.

« Mi scuso Namae, devo aver confuso le scaglie di drago tritate con la polvere di fata. »

« Sempre per un motivo diverso, ma non riesci mai a superare il quinto passaggio! Cosa dovrei fare io? Ormai tutte le altre sono battiti di ali di drago davanti a te! Non puoi continuare a creare esplosioni ad ogni nostra lezione Minet… » Dal fondo dell’aula si udì una risata soffocata e la piccola strega sospirò con sconforto qualche parola, ripulendo se stessa e il suo piano di lavoro. Sapeva anche lei di non poter continuare così, ma semplicemente non riusciva a stare concentrata tanto a lungo da evitarlo. Per quasi un’ora e mezzo andava tutto bene, poi si distraeva, era più forte di lei.

« Su, sparisci!, tornerai nel pomeriggio e metteremo la parola fine a questo strazio. » La ragazzina abbassò la testa « Sì Namae » e si diresse a passo sostenuto fuori dall’aula.

Aveva paura che non sarebbe mai riuscita a terminare quella pozione, ma la sua Bija era una donna paziente e l’avrebbe aiutata. S’infilò una mano nella lunga veste ed estrasse un minuscolo cofanetto di lapislazzuli dalla tasca nascosta.

« Almeno tu mi vuoi bene, non è vero Shifa? » domandò a voce molto bassa, nulla più che un flebile sussurro. Il cofanetto ovale s’illuminò di luce color topazio e una creatura dalle sembianze leonine ne uscì.

« Ma naturalmente Minet, perché mai non dovrei voler bene ad una testa di rapa come te? » replicò a sua volta l’essere. Era più piccolo di un pugno, ricoperto di morbido pelo fulvo dalla punta delle orecchie triangolari alle due code che sferzavano l’aria. Gli artigli erano di un luminoso color porpora tendente al viola, come la criniera liscia. Il muso era quasi affilato e due piccole zanne aguzze si palesavano d’un bianco accecante. Il lucente naso nero ed umido orgogliosamente all’insù. Due piccole ali rosate gli permettevano di restar sospeso in aria.

« Ma quanto sei gentile mia Shifa! » strillò sarcasticamente la piccola strega.

« Naaa! Sei solo tu troppo avvilita. » dibatté la creatura come nulla fosse. « Piuttosto, restituiscimi le mie dimensioni Ania, ti porto in un bel posto. »

Minet sospirò, « Come desideri Clio. »

Infilò nuovamente il cofanetto fra le pieghe della sua veste e portò entrambe le mani avanti a sé, le braccia tese, l’espressione decisa.

« Potere Astrale, io t‘invoco! Eccomi, Ania Minet, livello quattro, di propensione aria, per Clio Shifa, mia Prima Clio, livello quattro, di propensione aria. Ridimensiona! » Un’energia azzurrina circondò entrambe, talmente intensa da risultare accecante. Quando si dissipò, la creatura prima minuscola era alta fino al bacino della strega. Rise.

« Non lo ricordi proprio mai che non puoi richiamare il Potere Astrale dentro la scuola? » chiese divertita.

La ragazzina trattenne il fiato, sussultando, ma si rilassò quasi subito. « Ormai è fatta. » Non era sua abitudine rimuginare su azioni già compiute. Montò sulla sua Clio e si aggrappò alla criniera leonina, appoggiando il busto al suo collo per non gravarle sulle ali nervose. Tirò leggermente una ciocca color porpora e la creatura si librò in aria, dirigendosi subito al portale più vicino. Essi erano disseminati per tutta la scuola, muri d’acqua, d’aria, di terra o fuoco, pura Magia Elementale che fungeva da connessione tra la scuola, immensa costruzione forgiata dal metallo più puro, e il resto di Fian, nobile terra d’incantesimi e stregonerie.

Dovettero percorrere alla massima velocità quattro corridoi, ma presto si ritrovarono innanzi un portale d’aria.

« Potere Elementale, io richiedo il tuo consenso! Eccomi, Flaja Minet, livello quattro, di propensione aria, per passare. Attraversa! » Una luce di giada avvolse le due, che poterono passare indisturbate attraverso l’elemento.

La Clio fedele a Minet poté finalmente dispiegare le ali in tutta la loro lunghezza nel cielo cristallino soprastante i giardini di Sumla. La scuola, costruita ere or sono dagli elfi della Luce, con il materiale tratto dalle cave dei nani della Selva, risplendeva come platino alla luce bianca e rossa dei due soli di Cendraed. Un immenso castello, di metallo e vetro, le cui torri si alzavano come volute di essenza di fata verso il cielo terso, gli angoli smussati e arrotondati, perché nulla desse l’impressione di essere puntuto se non le cime più alte. Come finestre illuminate da una luce perpetua, i portali risaltavano nella costruzione.

Sumla era un luogo a parte, indipendente dal territorio su cui poggiava fondamenta, comprendeva i giardini incantati, la scuola e il lago Arseith. Gli studenti, i Flajar, erano liberi di andare ovunque a qualsiasi ora del giorno e della notte, quando gli insegnanti, i Bijar, non li richiamavano per le lezioni.

Minet volava velocemente, i capelli d’un biondo tanto pallido da sembrare pura luce sferzati dal vento gelido della mattina. Lei aveva la pelle chiara. Al contrario di quasi tutti gli abitanti di Fian, dall’epidermide color terra bruciata, i capelli scuri e i modi rubicondi, lei era pallida e delicata come un bocciolo di rosa chiara. Aveva ormai quasi cinque pix, tredici anni, le ciglia e le sopracciglia bionde sopra gli occhi color argento fuso, con qualche screzio azzurro. Era alta appena un metro e quarantatré, poco più o poco meno, troppo magra, con la pelle bianco latte e le labbra appena rosate, le unghie non più scure. Un ‘fiore di gemme’ la definiva affettuosamente sua Madre Biologica. Suo padre, colui da cui aveva ereditato l’aspetto lunare, era morto, o disperso, o fuggito, o sotto copertura per quanto ne sapeva! Ma Minet non voleva pensare a questo. Aveva già trovato la sua Seconda Madre, la Madre Guida, nella sua Bija preferita, Namae, che con i suoi capelli rosso fuoco e i suoi modi complici l’aveva conquistata. Ora fremeva dal desiderio di trovare l’ultima, la Madre Spirituale, così da poter essere allenata nella disciplina a lei Destinata, benché ancora non sapesse quale essa fosse.

Nel frattempo gioiva del vento che le percuoteva i dolci boccoli chiari, in groppa alla sua prima amica, la sua Clio, compagna e protettrice.

Gli stessi molti titoli che lei aveva derivavano dai suoi legami, e la magia che costantemente invocava rispondeva solo ad uno di essi per volta. Come Ania, ‘possessore’, letteralmente, ma che in realtà sottintendeva un legame più profondo, come Flaja, che richiedeva solo la magia legata alla scuola, ed infine come Nabasi, strega neutra, che ancora non aveva intrapreso un sentiero preciso ma che si approcciava al mondo.

Appena si risvegliò dai suoi pensieri e sbatté le palpebre per tornare al presente, un grido proruppe dalle sue labbra: « Krayen! Tu, lurido escremento di carabeho! »

« Oh, Minet! Certe frasi non dovrebbero certo provenire dalla bocca di una ragazzina! » rise l’altro, dopo averle tagliato violentemente la strada con il suo tappeto volante nuovo fiammante.

« Sarebbe meglio trattenessi per te certi commenti, a meno che tu non voglia vedere il tuo nuovo gingillo fare la fine dell’altro! » minacciò strillando dal dorso della sua Shifa, ancora restia a continuare il viaggio, dopo la brusca frenata cui era stata costretta.

« Non dovresti approfittare di essere l’unica a scuola a saper evocare il potere astrale » sbottò Kayen, rabbuiandosi « Ancora ricordo la ramanzina di mio padre per aver perso il primo dono. » Toccò a Minet ridere.

« Oh Krayen, » pronunciò accorata « A me non interessa! » esplicò poi, mettendo subito fine alla breve farsa. Il giovane, con un ghigno malandrino, si lasciò scivolare addosso le sue parole.

« Ti saluto, Mini Minet! » Partì alla massima velocità col suo tappeto ancor prima che la compagna potesse tingersi di quel rosso furente, così tipicamente suo, seppur non ci volle molto.

« …T-tu! Spero che un branco di knizar ti…! » Non concluse, la volgarità del suo pensiero sorprese anche lei.

Sospirò pesantemente, parecchie volte.

« Andiamo Shifa, certi esseri d’intelligenza inferiore non dovrebbero turbarci. » sibilò, lanciando fiamme dagli occhi, quasi letteralmente. La Clio osò lanciare un risolino divertito prima di sbattere potente le ali e riprendere il volo.

Attraversarono nuvole e vento e raggiunsero il centro del lago.

« Pronta Ania? » Minet annuì sicura.

« Potere Elementale, io ti richiedo! Eccomi, Nabasi Minet, livello quattro, con propensione aria, per respirare e attraversare. Bolla d’aria! » Subito una luce accecante scoppiò e uno scudo quasi trasparente le avvolse, s’immersero nel lago senza bagnarsi, respirarono e raggiunsero il fondale come se stessero ancora volando.

Lentamente attraversarono il lago, spostandosi fra i flutti e le creature d’acqua.

Raggiunsero l’imboccatura di una grotta, Minet si faceva semplicemente portare da Shifa, senza chiedere nulla e compiendo le magie che servivano senza neppure pensarci; perché si fidava.

Passarono fra le rocce e salirono fin dove l’acqua arrivava. Lo scudo che le proteggeva si dissolse quando tornarono in superficie.

La grotta era alta, grande e spaziosa, i riflessi dell’acqua creavano una splendida luce che avvolgeva interamente lo spazio. Volarono fino a raggiungere un piano liscio che le accolse.

Shifa, appena fatta scendere Minet, si sollevò sulle due zampe posteriori, spingendo il muso contro una precisa roccia. Questa si mosse. Il passaggio per una nuova stanza circolare si aprì e le due entrarono senza esitare.

Al centro della stanza, su un sottile piedistallo, un libro nero, dalle rifiniture dorate. Minet lo raggiunse correndo.

Sfiorò appena la copertina con la punta delle dita e una tenue luce azzurra riverberò fra le pagine mentre esse scorrevano. Una lingua di segni e figure si palesò agli occhi della strega. Si volse verso la sua Clio. Le lacrime le scorrevano libere sulle gote e fino al mento. Aprì le braccia, sul volto un’espressione di pura e infinita gioia.

« Shifa… » sussurrò appena, la Clio corse verso lei e si lasciò avvolgere dalle sue braccia quando la giovane cadde in ginocchio.

« Grazie. Grazie, grazie, grazie mia Shifa! Grazie. » Semplicemente non poteva dire altro. Si strinse ancor di più alla compagna e questa le strofinò il muso fra i capelli.

« Non poteva essere altri che tuo Minet, il primo libro sul Potere Astrale. »

La ragazza rise. 

 

  
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