Hola gente, questa storia è nata come regalo di compleanno per Roby solo che ho voluto
aspettare a postarla: primo perché non è finita, secondo perché non è nei mie
schemi.
Ho messo "Parodia", ma non lo trovo molto indicato: prendo sì spunto dai
cliché della fanfiction ma non solo.
Demenziale mi sembra più indicato.
Non so che altro dire se non che questo è un esperimento e vorrei
capire se è riuscito o meno.
Buona lettura.
Grazie a Bic per aver betato la storia.
CUPIDO FA LA CALZA
Era
una calda notte di mezza estate e il fantasma di casa Potter, come tutte le
notti, agitava le sue catene arrugginite e ululava, conciliando così il sonno
dei suoi abitanti.
Al
primo piano, nell’ultima stanza in fondo al corridoio a sinistra, stavano i
coniugi Potter teneramente sdraiati nel letto matrimoniale: lei con un
ginocchio conficcato nel fianco del marito, lui supino, in posizione stella
marina e la bocca aperta che emetteva quel consueto rumore da uomo virile che
gli vantava amorevoli attenzioni da parte della sua dolce metà. Calci, pugni e
spintoni erano all’ordine della nottata.
Nella
camera di fronte, in due letti rigorosamente separati, stavano due maghi in
fenomenali pose plastiche, che mischiate con le coperte, che coprivano giusto
quelle parti vergognose che tanto fanno scandalizzare la critica e indignare la
pubblica decenza, creavano una visuale futurista dell’insieme, aiutati dal
grandissimo ordine che regnava nella stanza.
Nel
primo letto stava l’unico figlio, il principino di casa Potter, tal James e al
suo fianco sul comodino si trovavano gli oggetti che lo distinguevano dalla
folla, e che permettevano alle sue molteplici ammiratrici di riconoscerlo
sempre e dovunque: i suoi occhiali e un boccino d’oro chiuso dentro ad un
cofanetto.
Nel
letto a fianco stava, compostamente svaccato, un giovane dai folti capelli
corvini e dai lineamenti delicati, ora ricoperti da un accenno di barba non
rasata; questi era uno dei ragazzi più sfacciatamente affascinanti di tutta Hogwarts: Sirius Black.
Sirius era un purosangue, come James, ma al contrario di
quest’ultimo era un poco di buono, rinnegato dalla sua stessa famiglia perché
ritenuto indegno e di indole troppo buona: l’anno precedente, ad Hogwarts,
aveva quasi rischiato di uccidere un suo compagno… e tutto per uno stupido
scherzo.
Per l’appunto vi era andato solo vicino.
Ah,
il fascino del bello e maledetto!
Sirius, quindi, era perennemente ospite della famiglia
Potter che lo aveva quasi adottato.
Tutto,
quella notte, era come era sempre stato tanto che rischiava quasi di rasentare
la monotonia; fortunatamente, un urlo interruppe tutto ciò, seguito ovviamente
da un tuono che in queste situazioni crea sempre atmosfera. Il povero fantasma
di casa Potter, che puntuale come sempre passava di lì, si spaventò talmente
tanto che corse a rifugiarsi nella soffitta, tremante.
La
signora Potter sferrò uno dei suoi poderosi calci al marito, credendolo
ingiustamente colpevole di quell’atroce rumore, il buon uomo però non si
scompose e lei minacciò di soffocarlo con il suo stesso cuscino, in un futuro
non poi così lontano.
Sirius Black nell’altra stanza
giaceva sul pavimento, inerme, a faccia in giù, avviluppato come una fetta di
prosciutto in un involtino, nelle lenzuola; imprecava silenziosamente, dal
momento che aveva un calzino di James conficcato in bocca. Quest’ultimo era
rannicchiato contro la spalliera del suo letto e teneva prepotentemente stretto
il suo cuscino, come se potesse
proteggerlo da ogni male del mondo: sudava e tremava.
Non
appena il suo baldanzoso amico ebbe sconfitto il demone lenzuolo, si fu tolto
l’orrido calzino dalla bocca, fu andato in bagno a lavarsi per bene i denti,
senza dimenticarsi di sistemare una ciocca di capelli che gli copriva il volto
oscurando la sua leggendaria bellezza, ed ebbe approfittato dell’occasione per
espletare alcuni bisogni fisiologici, si presentò tutto preoccupato dal suo più
caro amico.
“James,
che succede?”, chiese, “Stai male?”
Questi
lo guardò con gli occhi sbarrati ed evitò un qualsiasi contatto con la mano di Sirius che cercava di afferrarlo per farlo smettere di
tremare. Black lo aveva già visto così prima d’ora.
Passarono
diversi secondi e come James si fu ripreso leggermente, non senza sforzo,
parlò.
Le
sue parole lasciarono sgomento anche il bel reietto tenebroso che corse
immediatamente ad abbracciare un libro che teneva sul comodino e dal quale non
si separava mai: in realtà era un orsacchiotto nero con grandi occhioni azzurri
e un fiocco rosso cangiante al collo abilmente trasfigurato.
“Sir,
ho sognato la Evans!”
“Sai
che novità…”
La
folle turbatrice di sogni, tale Lily Evans, era una ragazzina della stessa età
del nostro eroe e dagli anonimi e lucenti capelli rosso scuro. Come molte sue
coetanee, Lily era, dalla nascita, dotata di due arti superiori e due inferiori
e un paio di occhi di un banalissimo verde iridescente; tutti i suoi pregi
nonché le sue curve erano al posto giusto ed aveva, udite-udite,
un’intelligenza del tutto nella media.
Tutto
ciò, ovviamente, faceva molta invidia alle brillanti menti nonché formosissime
sostenitrici/fondatrici del Potter fan club (In quale scuola non si creano fan
club per studenti qualsiasi…); in particolare, la loro collera era aumentata
nel constatare che, durante l’ultimo anno, i due avevano iniziato ad andare
d’accordo: a King’s Cross avevano addirittura osato salutarsi con un abbraccio
e rispettivo bacio sulla guancia. La disperazione delle ADP (Adoratrici di
Potter) era diventata cronica quando, durante uno scambio epistolare estivo con
le CDS (Concubine di Sirius), erano venute a
conoscenza che quest’ultimo avesse rivalutato la Evans e fosse favorevole ad
una eventuale relazione tra lei e il suo migliore amico.
“Ramoso,
Ramoso, Ramoso…” iniziò Sirius
addentando con grazia canina una fetta di pane tostato, “Tfu
dvev gshc…”
“Felpato,
deglutisci prima.”
L’amico
eseguì poi continuò, “Dicevo… sei un caso disperatamente inguaribile e
quest’anno, devi uscire con la Evans o non ci sarà più pace per nessuno di noi.
Passi i miei incontri ravvicinati con il pavimento di camera tua ed eventuali
schifezze… ma non pensi a quel povero fantasma che continui a terrorizzare? O a
tuo padre che ormai è pieno di lividi?”
Ebbene
sì, come altri eroi prima di lui, anche il nostro è affiancato da un saggio
consigliere e, come consuetudine vuole, il suo amore per la bella Lily era del
tutto percepibile.
L’inappetenza
fu il primo nonché classico sintomo, seguito a ruota da lunghi sospiri e
interminabili ore passate a rimirare quel ramo del lago… vicino a casa sua,
tramonti e albe albeggianti.
“Sì,
James se c’è una cura per te, quella è proprio la Evans!”
Circostanza
vuole che ora ci si sposti a casa della protagonista, magari per descrivere le
sue innumerevoli virtù e per far presente ai lettori quanto fosse tenera con i
capelli arruffati, avvolta nel suo pigiama di flanella rosa, (In estate!) con
sopra il classico orsacchiotto dolce che stringe a se, a piacere, un fiore
gigante o un cuore.
Ma
così non è, per il semplice motivo che, dopo una notte passata insonne per via
del caldo e di una sorella sonnambula, nessuno, e ribadisco NESSUNO, può avere
un aspetto adorabile.
Alla
stessa ora di qualche giorno dopo la non particolarmente adorabile Lily, dopo
un adeguato restauro che vale la perdita del –Non-, stava saltellando raggiante
per tutta la casa, immersa in una scia di fiorellini e uccellini cinguettanti
che la disturbavano mentre cercava di raccogliere le ultime cose da mettere nel
baule: di lì a poco sarebbe partita per affrontare il suo ultimo anno ad
Hogwarts, che sarà per lei, indimenticabile!
Non
siete emozionati anche voi per questa fantastica notizia?
Il
giorno tanto atteso della partenza era arrivato e il nostro eroe, seguito a
ruota dal suo fedele amico, era finalmente salito sull’espresso per Hogwarts e si era sistemato in uno scompartimento con gli
amici di sempre: Remus e Peter.
“James,
piantala di fare la scimmia inquieta!” Lo ammonì Peter che si stava
visibilmente agitando vedendolo così.
“Colpa
di Lily?” Chiese Remus rivolgendosi a Sirius che annuì.
“Non
è ancora riuscito a vederla ed è disperato.”
“Ma
se l’andasse a cercare?” Buttò lì Remus.
“Ragazzi!”
Esclamò James in un momento di follia razionale, “E se andassi a cercarla?”
Un
genio, non trovate?
Senza
aspettare la risposta Ramoso uscì dallo scompartimento per la gioia delle ADP
che, finalmente, dopo tre mesi di inattività, poterono nuovamente inseguire
ovunque andasse il loro amato beniamino.
James
percorse con finta indifferenza, scrutando in ogni dove, tutto il treno in
lungo e in largo per ben cinque volte e ad ogni giro si deprimeva sempre di
più; constatò, però, che le ADP si erano allenate in sua assenza, e riuscivano
ancora a stargli dietro. Quando ormai era su punto di ingoiare una fialetta di
cicuta per la disperazione, il tanto agognato incontro avvenne. Lei era lì
davanti a lui.
Improvvisamente
intorno a loro si creò il nulla: non vi erano più persone, nessun rumore e
persino il treno era scomparso. C’era James; c’era Lily; ad avvolgerli una calda nebbiolina. Erano
l’uno perso negli occhi dell’altro ed erano felici.
Ma
come tutte le magie, anche quella era destinata a svanire e ben presto
ricomparvero il treno, i ragazzini chiassosi e le ADP.
Lui
amava lei da prima del primo giorno di scuola, da quando aveva sognato una
ragazzina di nome Lily Evans che lo aveva minacciato: “Tu ti innamorerai di
me!”
Lei
lo amava da quel giorno, dell’anno precedente, in cui lui l’aveva salvata da un
orrido topo che scorrazzava nella sala comune.
L’incontro
dei loro Cupidi sbocciò in uno sciame di cuoricini rosa scoppiettanti rendendo
felici tutti intorno a loro.
Dopo
essersi salutati tornarono nei loro rispettivi scompartimenti svolazzando.
Anche le ADP svolazzavano.
Vedendola
rientrare a dieci centimetri da terra le amiche di Lily le piombarono addosso
abbracciandola.
“Oh
Lily, hai visto James, ma è meraviglioso!” Esclamò una Perpetua correndole
incontro e abbracciandola al settimo cielo. (A tre metri Lily si era
giustamente rifiutata.)
“Dai,
raccontaci tutto!” Disse un’altra Perpetua.
“Sì,
l’ho visto, ma non sono innamorata di lui!” Esclamò acidamente Lily, ponendo
fine a tutti i pettegolezzi e le supposizioni che già le sue amiche pettegole
stavano facendo. Si sedette e si mise a leggere un libro. I fiorellini attorno
a lei appassirono e i cuoricini andarono in frantumi.
Ovviamente,
se non ci fosse la negazione da parte di uno dei due protagonisti, non ci
sarebbe storia, quindi è una reazione del tutto normale…
tanto poi, i buoni vincono sempre, le coppie si accoppiano e via dicendo.
Giusto?
Uops, scusate… vi ho appena
svelato il finale.