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Autore: steph808    14/02/2014    2 recensioni
Un vicolo di New York e un cadavere. Sembra un caso come tanti per Beckett e Castle, ma ben presto si trasforma in una strana avventura ai limiti della logica e della scienza. Il cadavere appartiene ad una ragazza senza nome che non si capisce com’è stata uccisa ma, forse, è già morta vent’anni prima…
Un caleidoscopio di colpi di scena con l’apparizione di tutti i personaggi principali, ambientato da qualche parte nella prima stagione, quando il rapporto tra Beckett e Castle era ancora molto tumultuoso.
Genere: Avventura, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima stagione
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Capitolo15Capitolo 15

Arrivarono all’aeroporto a sirene spiegate. I colleghi del servizio aeroportuale e doganale avevano accompagnato O’Neill e il figlio in una stanza dove venivano eseguite le perquisizioni dei bagagli sospetti.

«Detective Beckett! Che sta succedendo? Perché ci hanno trattenuto qui? Voglio delle spiegazioni!»

«Signor O’Neill, lei è in arresto!»

Si avvicinò con le manette in pugno.

«Io? Lei sta scherzando, detective! Io sono una vittima.»

«Le offro un’ultima possibilità. Ci dica chi è il suo contatto.»

«Non capisco di cosa stia parlando.»

«Esposito, leggi i suoi diritti a questo signore.»

«Fermo! Aspetti… posso spiegare.»

John O’Neill si appoggiò all’unico tavolo della saletta.

«Sappiamo che c’è un’altra ragazza clonata» disse Castle. «Larissa era soltanto una cavia malriuscita, non è così? È per questo che l’avete abbandonata quando è morta! Sarebbe rimasto solo un cadavere senza nome, se non fosse stato per questa storia del DNA.»

«Io…»

«Non neghi l’evidenza. Il laboratorio ha clonato sua moglie con più embrioni. Si fa sempre così in questi casi, è la procedura standard. Dopo la clonazione, si impiantano più embrioni per farli nascere. C’è un’altra ragazza che ha lo stesso DNA di sua moglie, che gode salute migliore e che voi due state andando a conoscere in Russia. Mi sbaglio?»

Thomas O’Neill aveva in tasca un foglio spiegazzato. Lo consegnò ai poliziotti.

«Ci hanno dato questo.»

Era la stampa di una fotografia con due ragazze identiche. Due gemelle bionde sedute al tavolo della mensa con la divisa dell’orfanatrofio. Entrambe erano il ritratto preciso di Mary Ellen.

«Sono Larissa e Natalia…»

«Chi è il vostro contatto?»

«Il professor Niesvitsky.»

«Il direttore del laboratorio! Non ha detto che era morto?»

John O’Neill scosse la testa.

«Ho mentito. È lui che ha accompagnato qui Larissa e che mi ha parlato di Natalia. Sapeva che a quella povera ragazza restavano solo pochi giorni di vita.»

Thomas era di nuovo sull’orlo di una crisi nervosa, quando prese la parola.

«Era con me in macchina quando è morta. Larissa non parlava inglese, era lui, il professore, a fare da traduttore, altrimenti sarebbe stato impossibile capirsi. Quando si è sentita male, è stato lui ad abbandonarla nel vicolo, mi ha costretto ad ubbidirgli. Io volevo portarla comunque in ospedale, ma lui disse che nessuno l’avrebbe riconosciuta, senza documenti e senza prove di un omicidio.»

«Dopo la sua morte, ha chiesto altri soldi» aggiunse il padre. «Mi ha ricattato per restituirmi mia moglie.»

«Quelle ragazze non sono sua moglie. Sono altre persone.»

«È vero, ma… lei non capisce…»

John O’Neill non era un assassino, ma da vittima si stava trasformando in complice di un’organizzazione internazionale di tratta di schiavi e, addirittura, di allevamento di cavie umane.

«Dov’è il professore in questo momento?»

«Sull’aereo che dovremmo prendere anche noi. Viaggia con un falso nome.»

«Ci dia quel nome.»

 

Due agenti in divisa scortavano un uomo ammanettato giù per la scala di servizio avvicinata al portellone dell’aereo. Una volante della polizia aspettava accanto all’aeromobile. Fecero salire l’uomo sui sedili posteriori e chiusero gli sportelli.

«È lui, vero?» domandò Castle. Aveva riconosciuto la figura: era la stessa persona che accompagnava Larissa nell’immagine tratta dalle videocamere della metropolitana.

«Che uomo spregevole!» disse Beckett. «Merita un’incriminazione per delitti contro l’umanità.»

«Anche la giustizia russa vorrà processarlo. Chiederanno l’estradizione.»

«Prima noi, Castle. Qui a New York deve rispondere di una notevole serie di reati.»

«Il suo laboratorio va fermato.»

«Il capitano Montgomery ha già avvisato il sindaco. Per queste faccende si attiverà il Dipartimento di Stato. Noi abbiamo fatto il nostro dovere.»

«I due O'Neill sono in arresto?»

«No, penserà a loro il procuratore. Passeranno qualche guaio e saranno incriminati per reati minori, in fondo non sono degli assassini.»

«E la gemella clonata?»

«Le restituiremo il corpo della sorella. E faremo il possibile perché la sua vita sia migliore, d’ora in avanti.»

Lo scrittore si voltò verso la detective. Esposito e Ryan aspettavano accanto all’auto di servizio, vicino ad un grosso autocarro per il rifornimento dei jet.

«Quindi mi sbagliavo. Niente macchina del tempo, a quanto pare, solo grossi aerei.»

«Proprio così.»

«Dì un po’ Beckett, se avessi la macchina del tempo, quale epoca vorresti visitare?»

«Qualsiasi epoca prima di Gutenberg e dell’invenzione dei caratteri mobili.»

«Perché mai?»

«Perché a quei tempi non c’erano libri stampati. E quindi non c’erano neanche scrittori di best seller.»

Subito dopo gli voltò le spalle e si allontanò a passo deciso verso Ryan ed Esposito.

«Ehi, Beckett, aspetta un attimo! Cosa vorresti dire?»

Castle la rincorreva ma lei, senza farglielo notare, stava sorridendo.

 

 

 

NdA

Eccomi, ho messo la parola fine.

Ringrazio tantissimo tutti quelli che hanno letto fin qui, soprattutto chi ha avuto la pazienza di seguire fin dall’inizio e i recensori.

Avevo un obiettivo: raccontare un episodio aggiuntivo, nuovo e (spero) credibile di una delle mie serie televisive preferite, cercando il più possibile di rispettarne lo stile. Spero che il risultato piaccia quanto è piaciuto a me raccontare.

Alla prossima!

  
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