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Autore: Sakura Hikari    14/02/2014    2 recensioni
Quando Grell si intrufola nell'ufficio di William per lasciargli un regalo per San Valentino ancora non immagina cosa troverà...
In piedi nell’ufficio di William, Grell era in stato di shock: le mani le tremavano e dovette appoggiarle sulla scrivania per controllarle, il cuore le batteva all’impazzata e le orecchie le fischiavano. Non riusciva a credere che Will, il suo Will, avesse potuto farle questo, che avesse accettato un nuovo incarico all’estero senza essersi prima consultato con lei.
Genere: Comico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Grell Sutcliff, William T. Spears
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dobbiamo proprio lasciarci?
 
 
 
 
 
La lettera era aperta, poggiata sulla scrivania, e conteneva la peggiore notizia che Grell avrebbe mai desiderato leggere.
 
 
Egregio signor Spears,
siamo lieti di informarLa che, in seguito ad attento esame alla sua condotta di supervisore presso il Dipartimento di Londra ed aver constatato, in particolare, il modo in cui i suoi colleghi e superiori ripongano grande fiducia in voi, siamo giunti alla conclusione che Lei possiede le qualità necessarie per ricoprire un importante incarico presso la nuova sede del Dipartimento di Montreal, nella provincia del Québec, Canada.
La invitiamo quindi a presentarsi ad un colloquio in data 08/01/19** in cui verranno discussi i dettagli del suo nuovo incarico.
Nel frattempo, le auguriamo un buon lavoro.
Distinti saluti,
John Harris
Sezione Amministrativa
 
 
 
Un’offerta di lavoro. Una proposta di trasferimento. In Canada, a chissà quante miglia di distanza da Londra.
In piedi nell’ufficio di William, Grell era in stato di shock: le mani le tremavano e dovette appoggiarle sulla scrivania per controllarle, il cuore le batteva all’impazzata e le orecchie le fischiavano. Non riusciva a credere che Will, il suo Will, avesse potuto farle questo, che avesse accettato un nuovo incarico all’estero senza essersi prima consultato con lei. No, semplicemente si rifiutava di crederci: se davvero William avesse ricevuto una promozione gliel’avrebbe detto, anzi, conoscendolo sicuramente ne avrebbe parlato ogni volta che se ne fosse presentata l’occasione, sottolineando quale grande onore gli fosse stato concesso e come, dopo tanti anni di servizio, finalmente il suo duro lavoro fosse stato adeguatamente riconosciuto.
Sì, pensò, sarebbe andata senz’altro così.
Eppure, la prova si trovava lì di fronte a lei, nero inchiostro stampato su carta bianca.
E, ipotizzando pure che fosse vero, perché mai William avrebbe mantenuto il segreto con lei? Contava davvero così poco nella sua esistenza?
A quel pensiero provò una stretta al cuore e cominciò a temere il peggio. Dunque era così: se non le aveva detto niente, probabilmente riteneva che non fosse necessario informarla. Alla fine, l’unica cosa che contava veramente nella sua vita era il suo lavoro. Evidentemente lei era stata nient’altro che un futile passatempo, in tutti quegli anni: e quella lettera confermava tutti i suoi sospetti.
Che razza di modo malsano per porre fine ad una relazione! Come gli era caduto in basso!
Improvvisamente cominciò a sentire caldo in tutto il corpo. Molto caldo. Percepì un familiare formicolio alle dita delle mani e rafforzò la presa sul bordo della scrivania, finché le sue nocche sbiancarono. Lo shock stava lentamente cedendo il passo ad una rabbia cieca.
Quel verme schifoso.
Oh, ma gliel’avrebbe fatta pagare cara a quel farabutto, a quello stronzo stacanovista per averla trattata come una perfetta idiota per più di un mese, mentre lui si preparava per trasferirsi in un altro continente. E la cosa più ironica era che probabilmente lei avrebbe continuato ad essere all’oscuro di tutto se quel giorno non avesse deciso di intrufolarsi nel suo ufficio per fargli una sorpresa in occasione di San Valentino: quando si era resa conto che l’ufficio era vuoto aveva deciso di aspettarlo lì e per ingannare il tempo, disgraziatamente, le era venuta l’idea di curiosare nei cassetti della sua scrivania, ed era in uno di essi che aveva trovato la lettera.
Aspetta solo che riesca a metterti le mani addosso, pensò furibonda.
In quel momento, quasi a voler esaudire il suo desiderio, sentì il rumore della porta che veniva aperta alle sue spalle, e una voce – la sua voce - domandare: “Sutcliff? Cosa ci fai qui?”
Grell percepì tutta la rabbia che aveva covato dentro di sé prendere il controllo su di lei, e si voltò a guardarlo con un’espressione selvaggia in viso. “TU!!”, ringhiò, evocando la sua falce e lanciandosi su di lui nel giro di due secondi.
William ebbe appena il tempo per rendersi conto della situazione e, con una mossa repentina, evocare a sua volta la propria falce: riuscì a bloccare il colpo appena in tempo, prima che la motosega di lei lo trapassasse da parte a parte; si udì un terribile stridio quando la lama di questa urtò contro il metallo della falce del moro.
“Sutcliff!”, gridò William, esasperato. “Si può sapere che diavolo ti prende?”
“Come hai potuto?!”, gridò Grell, inferocita, sferrando un nuovo attacco e un altro ancora, mettendo in ogni fendente tutta la forza che aveva. “Hai accettato un lavoro senza dirmi niente e adesso pensi di mollarmi qui mentre tu ti trasferisci in Canada, eh? Rispondi, lurido bastardo!”
William parò con destrezza tutti i suoi colpi, e non appena udì ciò di cui Grell lo accusava, un’espressione di consapevolezza si dipinse sul suo viso. “Sutcliff, per piacere, metti via la tua falce e lascia che ti spieghi.”, disse, sforzandosi di mantenere un tono calmo nonostante la fatica.
Grell emise un ruggito ferino e sferrò un ultimo, micidiale colpo: William la scansò e la motosega andò a colpire la scrivania, tagliandola in due perfette metà che finirono a terra con un terribile schianto, mentre la falce si conficcò in profondità nel pavimento.
In quel momento Grell parve tornare in sé ed osservò con gli occhi sbarrati il danno che aveva fatto. Alle sue spalle udì William emettere uno strano verso, a metà tra un gemito e un sospiro. Dopo qualche faticoso tentativo riuscì ad estrarre la sua adorata ‘bambina’ dal punto in cui si era conficcata, e solo quando l’ebbe liberata notò la lettera ai suoi piedi, che era rimasta miracolosamente intatta; l’afferrò e gliela schiaffò in faccia. “Cosa c’è da spiegare? Qui c’è tutto quello che avrei dovuto sapere, se non fosse stato che tu abbia preferito fare lo stronzo e non dirmi nulla!”, gridò.
Con un rantolo, Will si tolse il foglio dal viso e bloccò i polsi di Grell tra le sue mani. “Ascoltami!”, esclamò mentre Grell tentava di divincolarsi. “Quella lettera è di un mese fa: un mese fa sono stato convocato presso il consiglio di Amministrazione per un’offerta di lavoro che scoprì non essere stata rivolta solo a me, ma anche a supervisori di altri Dipartimenti. Ci venne fatto dare un colloquio, e una volta terminato scelsero uno di Cambridge. Fine della storia.”, concluse. Gli lasciò andare i polsi e l’aggirò, andando ad esaminare i resti del suo mobile con un’espressione grave sul volto. “E se mi avessi dato il tempo di spiegare, a quest’ora avrei ancora una scrivania.”, aggiunse amaramente.
Grell rimase immobile: la forza di quella rivelazione la tenne paralizzata sul posto,  rendendola incapace di reagire per alcuni istanti; dovette aprire la bocca un paio di volte prima di riuscire a ritrovare la voce: “Quindi… tu… non stai per partire.”
Will scosse la testa. “No.”
“Non vai da nessuna parte.”
“No.”
Non poté fare a meno di provare un moto di sollievo a quelle parole, tuttavia c’erano ancora un paio di cose che non la convincevano in quella faccenda. “Perché non me ne hai parlato?”, domandò, voltandosi verso di lui, il quale le teneva ancora le spalle.
“Non ho ricevuto l’incarico quindi non ho ritenuto fosse importante dirtelo.”, rispose semplicemente. “E immaginavo una reazione del genere da parte tua se te ne avessi accennato prima. Riconosco che in parte la colpa è mia.”, sospirò pesantemente. “Avrei fatto meglio a nascondere quella lettera in un posto più sicuro.”
“E se ti avessero preso?”, insisté Grell. “Te ne saresti andato senza dirmi niente?”
“In quel caso, ti avrei chiesto di venire con me.”, fu la sua risposta, totalmente imprevista, che le provocò un tuffo al cuore.
“Che cosa?”, domandò esterrefatta.
“Mi hai sentito.”, rispose l’altro frettolosamente. Lo vide portarsi una mano ad aggiustarsi gli occhiali e spostare il peso da un piede all’altro. Non ci poteva credere: Will era… imbarazzato? Era più di quanto potesse immaginare.
“Will…”
“Se mai dovessero trasferirmi in un'altra sede sono sicuro che troveresti il modo di raggiungermi, quindi tanto vale portarti con me. E non oso immaginare cosa combineresti se non ci fossi io a sorvegliarti.”, fu la sua spiegazione.
A quel punto, raggiante, Grell l’abbracciò di slancio da dietro, cingendogli forte il petto con entrambe le braccia. Sentì un suono smorzato sfuggire dalle labbra del moro.
“Oh Will!”, esclamò. “Perdonami, perdonami, perdonami! Ero fuori di me, non riuscivo a credere che tu davvero potessi… Ma non l’hai fatto, e questo è l’importante! Oh, sono così felice! Comunque, in fondo è stato un bene che tu non abbia ottenuto il posto.”, aggiunse, soprappensiero. “Non credo proprio che il Canada mi sarebbe piaciuto: fa troppo freddo lì per i miei gusti.”
“Sutcliff… levami le… mani… di dosso”, boccheggiò William, tentando senza successo di liberarsi da quella morsa.
“Ah, mi dispiace per la tua scrivania.”, disse, indicandola con un cenno del capo. “Ti prometto che te ne comprerò una nuova, okay?”, aggiunse con un sorriso sornione.
“Sarà… compito del… Dipartimento… procurarmene… una nuova…”, ansimò il moro, ma Grell non lo stava ascoltando.
“E stasera per cena ti preparo i tuoi piatti preferiti! E se vuoi”, e la sua voce si trasformò in un sussurro, mentre avvicinava le labbra al suo orecchio, “più tardi potrai anche mettermi sotto~”
Con un ultimo strattone più forte degli altri, William riuscì a liberarsi e spinse lontano da sé quel pericolo ambulante.
“L’unica cosa di cui dovresti preoccuparti in questo momento, Sutcliff, è di tornare immediatamente nel tuo ufficio e metterti a lavorare. Onestamente.”
“Quasi mi dimenticavo.”, disse Grell all’improvviso, rovistando in una delle tasche del suo cappotto. Tutto quel trambusto le aveva fatto completamente dimenticare il motivo per cui era venuta lì in principio. “Avevo pensato di farti una sorpresa, ma visto com’è andata a finire…”, trovò il pacchetto e glielo porse con un ampio sorriso. “Buon San Valentino!”
William aggrottò le sopracciglia. “Sutcliff, ti avrò detto mille volte che non voglio nessun regalo…”, cominciò.
“E io come al solito non ti ho dato retta: su, aprilo.”, lo incoraggiò.
Con un sospiro, William prese il pacchetto e lo scartò: rimase quindi a fissare in silenzio il contenuto, aggrottando le sopracciglia. “L’amante di Lady Chatterly?”, disse infine, leggendo il titolo sulla copertina e rigirandosi il volume tra le mani come se si trattasse di un manufatto alieno. “Sul serio, Sutcliff?”
“Oh, sono sicura che ti piacerà, vedrai.”, disse Grell, ridendo della sua reazione.
“Ne dubito fortemente: so che questo libro è stato bandito in tutta Europa per i suoi contenuti altamente immorali, e non oso immaginare come tu te lo sia procurato.”, replicò William.
“Tesoro, hai bisogno di aprire i tuoi orizzonti mentali: non puoi più permetterti di pensare come un Puritano.”, rispose Grell. “Non quando sappiamo entrambi quanto ti piaccia fare il pervertito quando siamo a letto.”
La sua falce scattò senza preavviso e per poco non la colpì in volto: le lasciò comunque un graffio sullo zigomo destro, che cominciò a sanguinare. Il sorriso si spense sulle sue labbra: portò una mano a tastare la ferita e osservò le sue dita macchiate dal suo stesso sangue.
Fosse stato un altro uomo gli avrebbe fatto pagare cara l’affronto di averle ferito il viso, per quanto fosse affascinante;  ma si trattava di William. E in fondo, erano appena tornati ad essere in buoni rapporti: sarebbe stato un peccato rovinare tutto proprio adesso, no?
“Un semplice ‘grazie’ sarebbe bastato.”, replicò quindi in tono neutro.
William la ignorò e posò il libro su una mensola della libreria. “Adesso torna al lavoro, Sutcliff.”, ordinò.
Non prima di aver pronunciato un’ultima frase di gran effetto, pensò.
“E se in seguito vorrai mettere in pratica quello che hai letto, sappi che io sarò più che disponibile~”, aggiunse in tono malizioso.
William fece una smorfia e fece scattare nuovamente la falce contro di lei, ma questa volta Grell era preparata e la evitò con un movimento fluido e, con un ultimo bacio soffiato nella sua direzione, sparì definitivamente.

 
 
 
 
 
I pensieri profondi di Sakura Hikari
Pace e felicità a tutti!
Per chi se lo stesse domandando, il Canada esiste come entità nazionale dall’anno 1867; se invece vi starete domandando perché proprio il Canada, beh, perché sì: il Canada è figo non credete a quanto vi viene mostrato in Hetalia.
“L’amante di Lady Chatterly” è stato davvero bandito per il suo contenuto licenzioso: è stato messo in circolazione solo alla fine degli anni Sessanta. E solo Grell è capace di scovare un libro censurato in tutta Europa (ah, il potere dell’amore!).
Dovrebbe essere qualcosa di romantico considerato l’evento. Dovrebbe. Invece è venuta fuori questa shot abbastanza scemotta: Grell dovrebbe essere meno sconvolta e più incazzata, mentre William si è rifiutato di collaborare ad un certo punto, e il massimo di cui è stato capace è fare una mezza dichiarazione d’amore. Il che, comunque, è un grande risultato.
Perché è così, questi due si divertono da più di cent’anni tra le lenzuola, ma quando si tratta di mettere a parole ciò che provano si comportano peggio di due ragazzini alle prese con le prime emozioni d’amore.
Un grazie sincero a Diamante Narcissa Uchiha che è venuta in mio soccorso in un momento di crisi.
Bacini, baciotti e baci perugina per tutti.
  
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