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Autore: Yume no_Hana    14/02/2014    3 recensioni
Dal testo:
Lui le porge una chiave piena di ruggine, indicandole una porta parecchio rovinata che si trova alla fine del corridoio, su cui c'è scritto Donne. Dopo aver preso la chiave dalla mano rugosa del vecchietto, lei si dirige verso la porta, entrando. Chiude la porta dietro di sè con un cigolio, facendole capire ancora una volta che quel locale è stato costruito molto tempo fa.
Una storia semplice di una ragazza in un bar....
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nickname su entrambi i siti (Forum e EFP stesso): Yami no Ada
Chi mi ha ispirato: Mio cugino, a cui sono molto affezionata
Titolo: Una giornata al bar
Traccia: Una ragazza di 23 anni e un vecchio di 60, in un bar, hanno uno stato d'animo normale. La parola chiave è bicchiere.
Rating: Verde
Note:  E' una normale storia di una giornata passata al bar, non aspettatevi granchè...
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Nel bar vicino ai giardinetti, quello con i gelati di quella marca scadente e l'insegna giallo canarino, è seduta una ragazza con i capelli color carbone.
C'è tanto silenzio in quel vecchio posto che se qualcuno si mettesse a sussurrare si sentirebbe tutto ciò che dice, come se lo stesse urlando ai quattro venti, che poi è quello che fanno tutti in questa piccola cittadina di appena 15 mila abitanti.
La ragazza inizia a bere un sorso della sua limonata dalla cannuccia bianca, cercando di non far rumore per non svegliare il signore vecchietto che sta dietro al bancone. Sa che se svegliato di soprassalto, quel signore di appena 60 anni che regalava caramelle e liquirizie ai bambini della via può diventare come quel vecchio demone del libro che aveva preso alla biblioteca la settimana scorsa e che aveva già finito.
"Vendicativo, brutto e spietato...", ecco come si descrive in poche parole quel mostro che aveva sterminato più di mille cavalieri nell'epoca dei maghi e delle streghe, che ovviamente non sono mai esistiti se non all'interno di quel "mattone", come dicono sempre i suoi amici.
O almeno se si possono dire amici...
Un rumore la risveglia dai suoi pensieri, facendole cadere involontariamente il bicchiere in vetro sul pavimento. La limonata ora si trova sul pavimento, mentre il bicchiere è ridotto in piccoli pezzi, nessuno uguale all'altro.
La ragazza si alza e raccoglie i cocci, per poi appoggiarli sul bancone in marmo con un sonoro sbuffo, che provoca una risata al vecchio che si è svegliato pochi secondi prima per via del rumore del bicchiere che si è scontrato con il pavimento. Lei gli rivolge un broncio, ma nel profondo non è veramente arrabbiata, sa che lui non lo fa apposta, chiunque si metterebbe a ridere dopo aver visto una delle sue solite figuracce.
Lui le porge una chiave piena di ruggine, indicandole una porta parecchio rovinata che si trova alla fine del corridoio, su cui c'è scritto Donne. Dopo aver preso la chiave dalla mano rugosa del vecchietto, lei si dirige verso la porta, entrando. Chiude la porta dietro di sè con un cigolio, facendole capire ancora una volta che quel locale è stato costruito molto tempo fa.
Si avvicina al lavandino e si pulisce le mani, rese appiccicose dalla limonata e da qualche goccia di sangue. Peccato che il sapone bruci un pò i taglietti, facendole provare sollievo solo quando mette le mani sotto l'acqua ghiacciata che fuoriesce dal rubinetto.
Quando torna al tavolino, è tutto pulito, il pavimento sembra più brillante di prima, e il signore le chiede se vuole un'altra limonata. Lei sorride cortese, ma rifiuta, dicendo che di sicuro l'avrebbe versata di nuovo e non voleva dare fastidio, o almeno non più di quanto aveva fatto fino a quel momento.
Si passa una mano fra i capelli, scompigliandoli un poco, per poi sedersi stancamente sulla sedia. In quella posizione però sta scomoda, quindi si sistema bene, cambiando anche sedia.
Non sa più cosa fare, avendo già finito i compiti, come dovrebbe fare ogni ventitrenne in prossimità di un interrogazione. Potrebbe uscire a farsi una passeggiata, ma questa idea non le sfiora nemmeno la mente, è troppo stanca persino per pensare di camminare. Potrebbe tornare a casa, ma sono solo le 7 di sera. I suoi genitori torneranno solo verso le undici, a meno che non vadano con i colleghi in un bar vicino agli uffici per bere vino e birra, in quel caso arriverebbero verso le due, le tre di notte.
Sbuffa più volte, scartando ogni idea che le si affaccia nella mente e facendo irritare non poco il vecchio, che sbatte le mani sul bancone con tutta la forza che ha in corpo.
Lei non ci fa troppo caso, continuando quella specie di tiritera sussurrata che continua a ripetere da circa un quarto d'ora. Di certo non si è nemmeno accorta che il vecchio le si è avvicinato da dietro, fino a che quello non le tira un colpo alla testa con la mano destra.
La ragazza si mette le mani fra i capelli con un riflesso incondizionato, tastando se ci siano bernoccoli o lividi che le provochino dolori. Niente, il colpo del signore non ha lasciato segno sulla testa della ragazza, anche se lui sembra molto orgoglioso di ciò che ha fatto, come se avesse appena vinto una qualche medaglia o un trofeo da mettere in mostra sulla credenza di casa.
La ragazza si alza lentamente (dato che deve mantenere la suspance  in quello che sembrerebbe un film o un racconto), ma quando sta per mettersi a rincorrere il vecchio per fargliela pagare, suona il telefono fisso da dietro il banco.
Lei si ferma, aspettando che il sessantenne risponda. Ci mette un pò, ma alla fine quest'ultimo riesce a rispondere, rimanendo a bocca aperta non appena sente la voce al di là della cornetta. Dev'essere qualcuno che conosce, perchè lui non si comporterebbe così con degli sconosciuti...
La ragazza è ignara di chi stia parlando con il vecchio, e spinta dalla curiosità, si avvicina sempre di più al telefono, cercando ci capire cosa dicono. Purtroppo il vecchio se ne accorge e dopo essersi scusato, chiude la chiamata.
Lei fa il broncio, gonfiando le guancie come una bambina e girando la faccia di lato, facendo sfuggire una risata dalle labbra del vecchio, che  per nasconderlo, mette  una mano davanti alla bocca e fa finta di avere un attacco di tosse. Non ci riesce.
Sta per domandare chi fosse, ma suona la campana della chiesa. Uno, due, tre, quattro, cinque, sei, sette, otto  rintocchi, quindi le otto in punto. E' ora che il bar chiuda e che tutti e due se ne vadano a casa propria, anche se controvoglia. E' meglio non fare tardi, dopo le 8 si riuniscono persone poco raccomandabili...
La ragazza rinuncia a sapere chi fosse al telefono e prepara la borsa, seppur sbuffando. Dopo aver salutato il vecchio, aiutandolo nella chiusura cassa e nell'abbassamento della serranda, si dirige verso casa, che è lontana solo un paio di vie dal bar.
Arrivata a casa, si sdraia sul divano rosso fuoco, voltando la testa verso la tv e mettendo il canale in cui ci sono quasi sempre i suoi film preferiti. Quando mette il canale le si illuminano gli occhi, in tv c'è Ocean's Eleven, il film che adora fin da piccola ma che non hanno più messo in onda da un pò...
E' convinta di guardarlo, ma per qualche strano motivo, quando sta per comparire il favoloso Brad Pitt, si addormenta. Di certo domani mattina si arrabbierà per essersi persa il suo attore preferito e prenderà una nota dato che ha dimenticato un libro al bar, ma questo è un altro discorso...





Angolo autrice:
Con questa storia ho partecipato al contest Chiedi agli altri indetto da Melinda Pressywig sul forum...è anche il primo contest a cui partecipo, quindi sono un pò emozionata ^^
Mi scuso per gli errori grammaticali, che ci sono, è inutile nasconderlo! Spero comunque che vi sia piaciuta anche se è una storia semplice e, ammettiamolo, un pò scema...
Vi pregherei di recensire per sapere la vostra opinione ^^
  
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