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Autore: _Fox    14/02/2014    3 recensioni
Un flusso di coscienza per un destinatario senza nome. Dedicato a chiunque abbia una persona che gli stravolge l'anima.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Valzer di petali e lacrime

 
 
 
 
Sei proprio qui.
In quest’alveo profondo, sotto troppi strati di carne.
I tuoi respiri mi si propagano dentro con l’armonia esplosiva di una farfalla; il tuo sguardo imprigiona la pallida fragilità di un battito d’ali.
Fa’ piano.
Non troppo forte.
Il tuo anarchico dimenarti scava fino al midollo. Giù, nelle fondamenta. Incenerisce i miei pilastri d’avorio, sconquassa il cristallo opaco della mia interiorità.
Infliggi scosse esplosive con parole tenere, bollenti.
In questo valzer di petali e lacrime, crollo a ogni respiro - le ginocchia sbucciate e il cuore troppo lontano perché possa riprendermelo, salvarlo dal folle rischio di viverti.
E tremo.
E non ho scampo.
Se mai dovessi scegliere un modo per soffrire, sceglierei questo. Voglio che tu lo sappia.
Il sangue che sgorga dai raschi bianchi della mia anima ha i tuoi colori e il profumo di sensazioni mai spente.
Questo dolore sublime. Questo tuo vivermi dentro come un parassita letale.
Hai inghiottito ogni traccia residua del mio raziocinio, mi hai lasciato solo queste membra stanche e un impasto rovente di delicata irrequietezza – formicolio di follia sottopelle.
La tua fragilità impalpabile è stata l’arma peggiore: il cuore ha smesso di appartenermi dal momento in cui ti ci sei accovacciato dentro in quella tua tenera posa da bambino; mi hai ucciso nel momento stesso in cui il velluto letale dei tuoi polpastrelli ha sfiorato le pareti senza sangue della mia interiorità.
Il tuo respiro nel mio cuore e i miei polmoni senza fiato.
Mi hai rubato la vita, ma risorgerei altre mille volte per donartela ancora e ancora su un piatto d’argento. E il tuo corpo scarno è l’alveo più bello mai plasmato da un’anima, e il tuo sorriso è il più bel canto d’amore mai scritto, un inno alla fulgida tragedia che esplode da questi istanti di vita.
Non so se ho mai vissuto davvero. Forse la vita l’ho sempre solo immaginata, io, sognatrice testarda, io con la mia razionalità esasperata, io che so cos’è la vita perché ho l’arte, ma non ho ancora imparato come si vive.
Mi hai portato via la paura d’amare e m’hai lasciato tra le mani solo il timore di non amarti abbastanza.
Tu,
amnesia di ricordi e giara vitale di emozioni superlative.
 
 
Voglio che tu sappia che senza di te il mio è solo un banale essere al mondo.
Voglio che tu sappia che il momento in cui sarò viva davvero sarà quando morirò al tuo fianco, per raggiungere i luminosi confini dell’indefinibile abbracciata al tuo spirito;
finalmente della stessa sostanza, noi due
finalmente a toccarci senza il dolore straziante dell’impossibile.
   
 
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