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Autore: Umpa_lumpa    17/06/2008    5 recensioni
Il triste destino di un incosapevole eroe.....
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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In un gioco di fili


Teneva il capo chino, sconsolato, le braccia ricadevano stanche lungo i fianchi, abbandonandosi, lasciandosi guidare dalla forza di gravità senza aver intenzione di opporre resistenza.
Eppure, non una lacrima solcava il suo viso, ma solo strani singulti lo scuotevano, ed aveva la netta impressione che non gli appartenessero.
Niente in quel momento gli parve suo, nemmeno il dolore. Lei non c’era più.
Ma ciò che era peggiore, era il fatto che non l’avesse abbandonato di sua volontà, ma che fosse stata rapita. E lui, lui non era stato in grado di fare nulla per lei. Se l’era vista scivolare via dalle mani nel momento più bello della sua vita, gliel’avevano strappata brutalmente, sotto gli occhi sbigottiti di spettatori inesistenti.
Eppure, la tristezza che non poteva fare a meno di esprimere, si ostinava a rimanere sopita all’interno del suo corpo.
Giurò che l’avrebbe salvata a tutti i costi, solo non sapeva il perché.

 Ed ora, arrivato a quel punto, quella piccola parolina era diventata sempre più fondamentale all’interno della sua vita, ora che le risate gli apparivano chiare, ora che la sua intera esistenza era crollata, chiusa fra qualche parete. Perché?
Aveva cavalcato notti e notti, affrontato nemici dall’aspetto grottesco e fronteggiato ogni pericolo per qualche ragione a lui sconosciuta.
Ma ora, ora che quei fili, legati alle sue braccia, ora che quelle stecche di legno sospese sopra la sua testa si erano stranamente rivelate a lui, tutto era finito. Il perché era l’unica cosa rimastagli.
Perché?
Perché non avere la facoltà di decidere della propria vita? Perché dover essere solo un burattino nelle mani di qualcun altro?
E di nuovo quella spiacevole sensazione lo pervase: la sofferenza bandita da quel corpo da quell’animo.
 Solo un insistente smarrimento a compagno della sua agitazione, del suo moto di rabbia, della sua triste impotenza.
“Smettetela!” gridò all’udire le risate di quei sadici spettatori dimenandosi, posseduto da chissà quale demone.
“Smettetela” urlò ai nemici grottesche che si facevano beffe di lui e della sua inspiegabile rabbia, inconsapevoli della loro schiavitù.
“Smettila” aggiunse infine con voce roca e disperata a quel crudele burattinaio che guidava il suo corpo in gesti ridicoli, umilianti.
“Basta” concluse infine in un lieve sussurro, sospirando appena mentre lentamente si accasciava sul palco.
Uno scrosciante applauso fu l’unica testimonianza della sua fine.
La semplice fine di uno spettacolo ma, purtroppo, non di quella soffocante esistenza.
Il burattinaio chiuse la sua scatola, e smontò il piccolo teatrino di legno piazzato sul ciglio di una stradina dopodiché, soddisfatto del suo lavoro, tornò a casa dimenticandosi del suo strumento di piacere.
Il buio della scatola  investì il burattino, rendendolo il triste eroe di una storia ripetuta, rimasta sempre la stessa, trasformandolo in un semplice piccolo uomo racchiuso in un misero gioco di fili.

Grazie a tutti coloro che troveranno un ritaglio di tempo per leggere questa one-shot e, magari, anche per recensirla.

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