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Autore: dan130694    14/02/2014    1 recensioni
Scrivo questa storia come segno di scuse della mia assenza. Si tratta (come si evince dal titolo) diun prequel della mia serie principale, più esattamente si svolge tra il 2003 e il 2004, prima dello scoppio della guerra civile tra Disneyani e Pixariani e della prima guerra contro i Cattivi. La stagrande maggioranza di loro sono stati confinati o imprigionati dopo la chiusura dell'House of Mouse. Ma loro si stanno riorganizzando per la loro prima vendetta. In particolare, questa storia vede l'evasione di una nota Cattiva, rinchiusa per tre anni prima in un manicomio criminale, poi in una clinica privata per terapie di controllo comportamentale...
Pensata in origine come backstory in un capitolo dell'arco II, poi rielaborata in una two shot.
Basata su "La Carica dei 102", ma segue cronologicamente le vicende di "La Carica dei 101 2".
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Author's Note 1 : Innanzitutto, voglio chiedervi scusa per avervi tenuto in attesa così tanto, sia per questa two-shot, che per la fanfiction principale. Scusa n°1) Ho avuto un blocco dello scrittore per mesi, e non ho fatto più progressi, solo minestroni di idee per gli archi successivi. Scusa n°2)  La mancanza di progressi di quest'ultima settimana e mezza è dovuta al fatto che sono piuttosto incasinato all'università ultimamente *ahem*esami*ahem*.
Probabilmente non sentirete altri aggiornamenti da me non prima di marzo-aprile aprile-maggio, ma non temete ! Revenge of the Villains continuerà ! (MUAHAHAHAHAHAHAH !) >:D
 
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Meta obbligatoria per ricominciare da capo tutto per Delia non poteva non essere il vecchio maniero di famiglia, lasciato in semi-abbandono da quando lei, ereditiera
opulentissima, aveva scelto di trasferirsi in una grande casa tutta sua con giardino poco fuori Londra, ma dall’esatta parte opposta.

Ade e Jafar avevano già preceduto la Bugatti e avevano chiamato qualcun altro per cercare di riportare la vecchia «Crudelia».

Qualcuno a cui lei stava molto vicino, che era diventato il suo compagno di vita per tutti gli anni passati nella Lega dei Cattivi.

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Quando Delia ed Edgar entrarono nella stamberga, furono subito colpiti dall’incuria, la numerosità di crepe e ragnatele che stavano in ogni angolo, da altre parti c’erano veri e propri strascichi di carta da parati stracciata, panni e mobili rotti accatastati negli angoli. Il clima viziato e polveroso del salone d’ingresso era peggiorato ulteriormente dalla luce fioca che penetrava dagli scurini tarlati o dalle assi che bloccavano certe finestre, mischiando così il grigiore del buio e della polvere al rosso dei mobili e dei suppellettili , una volta acceso ma ora sbiadito, dando così a tutto l’insieme una scenografia da casa infestata dai demoni.

“È più piccola di come la ricordavo !” Fu il candido commento di Delia, mentre attraversava l’ingresso, seguita da Edgar.

“Vorrei comunicare a Madame che i nostri colleghi sono già riuniti nel salotto sul retro, e…hanno invitato un altro ospite che sarà molto gradito a Madame !” Informò prontamente Edgar, prendendo gentilmente il soprabito bianco.

Il volto di Delia si illuminò alle parole “altro ospite”.

“Ah ! Che gioia ! Un giorno meraviglioso e memorabile come questo merita di essere festeggiato in compagnia !”

Lei volteggiò leggiadra verso la porta, aprendola dolcemente per potersi soffermare meglio a vedere se anche il salotto sul retro era rimasto invariato.

Il camino era acceso, e c’erano ben tre figure riunite attorno ad esso : le prime due erano indiscutibilmente Jafar e Ade, la terza, che era invece comodamente seduta su una poltrona a parte, a gustare un bicchiere di un qualche liquore scuro era…

“Uncino ?! Tesoro !!!” Squillò Delia, correndo verso il capitano, che si era appena voltato.

“Visto ? Che ti avevo detto ? Presto riavremo la vecchia Crudelia…” Si gongolò Ade a bassa voce, dando delle gomitate a Jafar.

“Non cantare vittoria !” Ringhiò l’altro.

“*Ahem* Amici, vi dispiace se lasciate me e Crudelia da soli ? Preferirei parlarle…in privato !” Chiese deciso Uncino.

I due si defilarono chiudendosi la porta alle spalle, ma non senza incollare l’orecchio per origliare, Edgar incluso.

Nella luce soffusa del salotto, illuminato solo dal camino, i due, amanti storici già dai tempi storici della Lega si fissavano dolcemente.

“Oh, Crudelia !*smack* Mia dalia !*smack*smack*Mio delicato anemone di mare ! Le tue tribolazioni sono finite, mia amata ! Presto, tutti insieme libereremo anche Ursula, poi Grimilde, e Malefica ! Pensa che persino quell’odiosa Medusa sentiva la tua mancanza.*smack*smack*smack*” Le mormorò dolce, baciandole ripetutamente il braccio e la mano.

Poi Uncino strabuzzò un po’ gli occhi :

“Ma, amore ! Come sei cambiata : i tuoi zigomi sono così dolci e morbidi, e i tuoi capelli…Tu non li porti così raccolti normalmente… E da dove vengono questi guanti bianchi immacolati ? Non  fumi più nemmeno ?” Notando poco a poco i suoi cambiamenti.

“Giacomo, tesoro, tante cose sono cambiate da quando ci siamo lasciati dopo la chiusura del Topoclub…”

Il volto di Uncino si aggrottò :

“Scommetto che c’è sotto di nuovo quel bifolco da salotto ! Giuro che se cerca di comprarti di nuovo con le sue millantate battute di caccia, lo apro in due con questo uncino ! Parola mia !” Ringhiò, agitando suddetta protesi.

“NO ! Tesoro, no ! Nessuna violenza, ti prego ! Clayton non c’entra ! E poi, per piacere, non chiamarmi più Crudelia…Ora, sono Delia !” Lo calmò lei.

Uncino interruppe la sua invettiva, guardandola incredulo.

“Da quando ho lasciato quella clinica, sono cambiata, in meglio, pure ! Per questo, amore, è meglio se non ci sentiamo più…” Terminò infelice.

Un attimo di silenzio, dove i due si fissarono, lei infelice, lui con gli occhi sbarrati.

“Co-co-co-co-COOSA ?!” Balbettò infine Uncino.

Delia lo abbracciò forte, poi lo guardò languida tristemente.

“Non posso più stare nella Lega dei Cattivi, amore. Ho voltato pagina, e ho deciso che non farò più del male a nessuno, né uomo, né animale. Niente più macchie, nemmeno ! Voglio dedicarmi anzi alle azioni benefiche per i randagi, e alle campagne contro le pellicce ! Stare con te acuirebbe soltanto il dolore che provo ogni volta che ripenso a quel periodo infelice, fatto di cattiveria e fallimenti !”

Uncino la fissò sbigottito, mentre fu preso da un tic all’occhio .

Lei gli diede infine un ultimo bacio sul naso, che lo fece rinvenire.

“Stai parlando seriamente, amore ?”

“Mai stata più seria. Dì a Malefica e a Ursula che mando loro i miei più sinceri saluti…Ma che non le voglio rivedere più !”

Uncino si alzò, mantenendo la medesima espressione, si rimise il cappello, e camminò piano verso la porta.

Si voltò un’ultima volta :

“Allora…Addio, mia amata !”

Camminò a passo lento e solenne per il breve corridoio, mentre Ade e gli altri facevano finta di niente.

“Allora, Giacomino ? Crudelia è tornata, o no ??” Chiese entusiasta il Dio dei Morti, mentre Jafar trepidava ed Edgar incrociava le dita.

“Tornata ?? Se ne andata per sempre ! Ora, se mi volete scusare, vado sul Jolly Roger ad affogare il mio dolore nel rhum…” Sentenziò tetro, chiudendosi la porta alle spalle.

Ade e Jafar fissarono la porta con espressioni incredule, mentre Edgar mandò un bacio a Delia, ballando pure sul posto.

“Su, amici miei ! Venite ! C’è da rimboccarsi le maniche per far tornare a splendere questo vecchio maniero !” Chiamò dall’altra stanza Delia.

Jafar si schiaffò la faccia in segno di vergogna, mentre Ade scuoteva la testa incredulo.

“Dimmi che è un incubo ! Dimmi che Mega Fesso mi ha dato un jab così forte che mi ha rimescolato il cervello ?!”

Dopo aver fatto ordinare in riga tutti e tre i suoi compagni, Delia affidò loro delle faccende :

“Edgar, tu e Ade mi aiuterete a rimettere a posto il piano superiore. Jafar invece può pensare al piano terra, e converrebbe che passassi  la lucidatrice al parquet.”

“SCORDATELO ! IO NON MI UMILIERÒ MAI A FARE UNA SCEMENZA DEL GENERE ?!!”

Crudelia emise un gemito soffocato di sorpresa; mentre il dio e lo stregone trepidavano per risentirla urlare, Edgar chiuse gli occhi e si tappò le orecchie terrorizzato.

“Ohh…Tesoro, suvvia ! Un po’ di lavoro ti calmerà i nervi ! Su, avanti miei cari valletti, abbiamo un intero piano e mezzo da risistemare !”

Edgar emise un sospiro di sollievo, mentre gli altri due non poterono che ringhiare furiosi per il mancato sclero di lei, che ora saliva leggiadra le scale.

“Dai, damerino ! Metti la cera e lucida tutto ben bene come vuole mammina !” Sbeffeggiò Ade.

“E tu, valletto, rimboccati le manichine e mettiti il grembiulino mentre spolveri l’argenteria e pulisci dalle tarme !” Ritorse perfido Jafar.

“Tu non sai proprio stare allo scherzo, eh ?” Commentò piatto il dio.

“AAAAAAHHHHHHHHHHHHRGH !!!!!!!!!”

Proprio quando Edgar, per primo, aveva raggiunto il pianerottolo del secondo piano, uno strillo raggelante scosse la casa da cima a fondo.

Delia fece capolino dalla porta della sua camera, con l’espressione di un vegetariano in visita ad un mattatoio.

“EDGAR !!! PELLICCE !!!!  IN OGNI DOVE !!! NASCONDILE ALLA VISTA E ALLA MEMORIA !!!!”

“T-tutte quante ?!”

“SIIIII !!! E FATE SPARIRE ANCHE QUESTO ALTARE INNALZATO AL MALE, CI SONO FOTO DI SQUALLIDE DONNE DI MALAFFARE !! E MACCHIE !!!
OVUNQUE !!!”

“Devo prendere anche la vestaglia da notte di zibellino nero e il cappellino di erme-”

“VAAAIIII !!!!!!”

Edgar prese masse, cumuli di pellicce e li scaricò di sotto in un gran mucchio; scese poi a fatica le scale con una pila di cappotti, pellami e guanti.

Mentre riprendeva fiato, Ade, sotto ordine di Delia, aprì una voragine nel terreno, precipitando tutti i capi dritti dritti nel fiume Stige.

Tornati su, Delia, che aveva accatastato un cumulo di fotografie che la ritraevano con le altre Cattive, teneva tra le dita, come un panno sporco, un’altra foto.

“Via anche questa !”

Era un fotomontaggio molto ben fatto di come sarebbe apparsa se la pelliccia di cuccioli di Dalmata fosse stata completata !

E giù per la voragine volarono decine di foto di : Ursula e Crudelia che preparavano una pozione, Crudelia e Grimilde di fronte allo Specchio Magico, Crudelia e Magò che facevano smorfie, Crudelia e Medusa che si facevano le corna a vicenda, Crudelia e Yzma nel laboratorio, e per finire, Crudelia e Malefica in posa.

E per finire ogni singolo quadro o scultura che ritraeva macchie nere su fondo bianco.

Una volta finito il ripulisti, un affannato Edgar ed un riluttante Ade le fecero cenno che tutto era sparito.

“Tutto tutto ??”

“Ogni singolo pelo conciato !” Specificò Ade, che richiuse la voragine con uno schiocco di dita.

Delia diede un profondo sospiro di sollievo; batté le mani per chiamare Jafar, che aveva trasformato il suo scettro in lucidatrice.

“Ora che la casa è risistemata da cima a fondo, dobbiamo cominciare la nostra opera di rinnovamento interiore !”

“Nostra ?!”

“Opera di rinnovamento ??”

“…Interiore. (Grande Allah ! Di male in peggio, lo sapevo…)”

Fecero in coro i tre uomini.

“Con la prossima apertura del canile «La Seconda Occasione» !” Terminò lei in visibilio, mentre i tre svennero.

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[ Author's note 2 : Attenzione ! Quello che segue è un maldestro tentativo di momento song-fic, ma purtroppo su Youtube è rintracciabile solo la versione in lingua originale della canzone. Grazie e scusate ! ]

Wohohohohoh ! Crudelia De Mon !

Appena terminati i lavori di ristrutturazione e pulizia, Delia costruì (e si fece costruire) i recinti del nuovo rifugio canino che aveva intenzione di creare. Edgar ovviamente era l’unico che si spaccava la schiena, mentre Jafar e Ade bighellonavano lì, facendolo inciampare quando era carico di materiale o spaventarlo con trasformazioni mostruose mentre era in cima ad una scala per inchiodare le insegne.

Crudelia De Mon, Crudelia De Mon
Non ha mai saputo cosa fosse il bon ton
E adesso, è più dolce di un bon bon !
Sarà lei,  Crudelia De Mon ?

Delia aveva intenzione di rifare la sua immagine da capo e così : via le pellicce, dentro i tailleur, niente più sigarette, e soprattutto girare per Londra in auto distribuendo volantini. Edgar le dava corda ben volentieri, mentre i due compari seguivano costernati i risultati apparentemente positivi della sua campagna.

Non ha la risata che mette paura
È molto più umana, che dolce figura !
È come un cucciolotto al biberon
È un’altra, Crudelia De Mon !

Passata la prima settimana, Delia  riuscì ad ottenere i permessi per far entrare i primi clienti. Un trattamento da re : lei stessa ed Edgar servivano tutti e tre i pasti della giornata, curavano il pelo e il benessere in generale degli animali, mentre Jafar e Ade erano, per loro disappunto, gli animatori.

Ricordate quanto fosse scellerata ?
Con le sue orribili azioni
Adesso è cambiata, è anche raffinata !
Quali sono le sue vere intenzioni, chissà ?

Wohohohohoh ! Crudelia De Mon !

Uncino si era letteralmente tappato nella cambusa del Jolly Roger, trangugiando bicchieroni di rhum e piangendo come un poppante tutto il giorno, mentre Spugna gli passava i fazzoletti.

Ma dove sarà, la sua crudeltà ?
C’è sotto qualcosa, ma cosa sarà ?
Purtroppo solo il tempo ci dirà !
Su Crudelia (o su Delia) qual è la verità ! Oh si !

Il bilancio di fine settimana era andato alla grande, e Delia, felice come una Pasqua, non vedeva l’ora di festeggiare la sua redenzione. Forse ciò poteva piacere al più remissivo Edgar, ma il Dio dei Morti e lo Stregone di Agrabah ne avevano le tasche piene di tutta questa bontà, che li teneva occupati 24 ore su 24 e inoltre impediva loro di poter liberare Malefica e portare così a termine il grande piano di vendetta.

I due compari sedevano di fronte al caminetto, incavolati neri e corrucciati in posizioni da pensatori, confabulando nelle loro menti contorte un modo per far finire una volta per tutte la “questione Delia”.

“I signori gradiscono qualcosa da bere ?”

Edgar interruppe la loro meditazione, con un sorrisone scimunito ed un vassoio in mano.

“L’unica cosa che vorrei bere in questo momento è un calice di curaro. C’è l’hai quello ?”Mugugnò Jafar.

“No, signore. Ma potrei offrirle…”

“ALLORA,FUORI DAI PIEDI, BEOTA !!!”

Il maggiordomo se la diede a gambe levate e si chiuse la porta alle spalle.

“Non va bene per niente, Jaf. Non va bene… per niente !”

“E allora cosa dovremo fare secondo te, o potente Signore dell’Oltretomba ?”

“Insomma, le abbiamo provate tutte : l’abbiamo riportata al maniero di famiglia, le abbiamo fatto trovare il suo uomo, ha persino voluto che facessi sparire ogni singola pelliccia o qualsiasi legame col passato ! Cioè, cosa ci possiamo inventare adesso ??? Eh ?!”

“Se questo tu lo chiami averle tentate tutte ! Ne ho avuto abbastanza ! È tempo della terapia d’urto !”

Ma mentre lo stregone si dirigeva furibondo alla porta, Ade gli apparve di fronte sbarrandogli la strada :

“No ! No ! No ! No ! Tu ora torni a sederti e ragioniamo tranquillamente, altrimenti chiamo quelle due escrescenze dei miei leccapiedi e ti do’ l’autorizzazione a usarli come sacchi d’allenamento-” Facendogli pat-pat sul turbante.

Jafar lo afferrò violentemente per la toga, fulminandolo con uno sguardo assassino :

SONO QUASI DIECI GIORNI CHE LAVIAMO CANI, LI PORTIAMO A SPASSO, SISTEMIAMO E LUCIDIAMO MOBILI, E TU MI VIENI A DIRE DI CALMARMI !?!! QUELLA DONNA MI MANDA LETTERALMENTE AI MATTI !!!”

Jafar sbarrò gli occhi, la sua mente partorì un lampo di genio malefico , fece un sorriso perfido, e mollò la presa :

“Ma certo !!! Come abbiamo fatto a non pensarci prima !!!”

“«Abbiamo» ?” Chiese Ade, risistemandosi.

“Non hai capito ?! Crudelia è appena uscita da una clinica psichiatrica, ovvero a dire, un manicomio con tutti i comfort. E sai chi lavora in questi posti ???”

“I medici psichiatri !” Si illuminò Ade, cominciando a capire

“Esatto !....Muahahah ! Se troviamo il tizio che le ha fatto il lavaggio del cervello…”

“…saprà come invertire la sua cura !”

“E la re-invertirà ! Che gli piaccia o no ! Muahahahah !! Ahahahahahahah !!! HA-HAHAHAHAHAHAHAHAH !!!!!!!” Esplose in una risata maniacale lo stregone.

“Cavoli, magari gli chiediamo se può curare anche a te !” Commentò Ade.

Jafar si fermò, guardandolo brevemente minaccioso.

“Non possiamo perdere altro tempo ! Ci serve il nome del medico che l’aveva in cura !”

“Già... – se lo scansò di dosso – Era un nome russo, su quello non c’è dubbio, qualcosa tipo…Vladimir Piotr….”

“Paulescu ?”

“Nah, acqua, quello è rumeno !”

“Arpatov ?”

“No, oceano. Iniziava sempre in Pa…Pa…Pa…”

“Ma certo ! PAVLOV !”

Ade batté le mani alla risposta esatta :

“Bada-bin-go ! Fuoco d’inferno !”

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Quella sera, alla clinica…

“PARLA, VECCHIO ! COSA HAI FATTO A CRUDELIA DE MON ?!!!”

“Нет ! Prego ! Prego ! Io non capisce nemmeno vostra lingua ! Io solo uno inviato di Madre Patria ! Capisci, да ?”

Il dottor Pavlov implorava pietà, mentre veniva stritolato tra le spire del gigantesco cobra nero e dorato a bande rosse.

“NON GIOCARE AL FINTO TONTO CON ME !!! CRUDELIA DE MON ERA IN CURA DA TE ! L’HO LETTO SULLA CARTELLA CLINICA QUANDO L’ABBIAMO PORTATA VIA ! ORA DICCI COME POSSIAMO ANNULLARE LE TUE CURE !!!!!” Ruggì nuovamente il cobra, stringendo la presa.

“Ah ah ah ! Jaffy ! Da bravo, metti giù il caro dottore ! Siamo entità del Male civili o no ?”

Il cobra roteò innervosito gli occhi scarlatti, e allentò la presa delle sue spire.

“Doc, si rilassi ! Vogliamo solo farle un paio di domande e poi la lasciamo andare intatto !” Sorrise inquietante Ade, appoggiandosi ad una spalla dello psichiatra.

“Davvero ?”

“Davvero ! Innanzitutto, il mio nome è Ade, Dio dei Morti. Il mio amico Jafar ed io siamo andati a ritirare, la settimana scorsa, una paziente che aveva in cura da tre anni. Ma…non è esattamente come l’avevamo lasciata ! Ora, se lei ci potesse dire se è possibile riportarla com’era…”

“Oh, да, да, si, si ! Paziente #6660, caso di nevrosi compulsiva seguita da monomania per le pellicce e le macchie di Dalmata ! Processo di guarigione è stato lungo, ma in tre anni…”

“Si, si, mi risparmi i dettagli tecnici, Doc. La cura. O meglio, la contro-cura è quella che ci serve !”

Pavlov raggelò e scosse la testa nervosamente.

“Нет, нет ! Non si può fare ! Non parlo ! Troppo pericoloso processo di inversione !”

Jafar fece per sguainare le ciclopiche zanne velenifere, ma Ade lo arrestò con un gesto della mano.

“Aspetti ! Neanche, se facciamo un patto, anche piccino picciò ?”

“Che genere di patto ?”

Ade rise di sottecchi alle sue spalle, fiero, poi riprese la maschera di nonchalance.

“Mah, niente ! So’ quanto lei ci tenga alla sua carriera, ai titoloni di laureato pluripremiato, e tutto quanto; perciò : noi non facciamo parola a nessuno di questo nostro piccolo colloquio privato, lei ci dice come far tornare la vecchia Crudelia, e la sua reputazione è salva perché sarà una ricaduta, una casualità. Che ne dice ?”

Subito allungò la mano tesa, con un ghigno arrogante in faccia.

“Io…non saprei…”

“Dai che è un offerta che non può rifiutare…”

“Ecco…”

“Uno ! Due !”

“Ma…”

“Due e mezzo ! Dai, non se la tiri ! O ne va della sua vita !” Aggiunse minaccioso indicando il cobra ghignante alle sue spalle.

“Va bene ! Va bene ! Onde sonore ! Paziente6660devesentirefortiondesonoreripetuteperinvertiresequenzecerebrali, come suono di Big Ben ! *pant**pant *” Mitragliò le parole in una volta.

“Così mi piace, compagno !” Gongolò Ade.

Pavlov strinse la mano, alla cieca, al Signore dell’Oltretomba ed un’esplosione di luce bluastra li avvolse;  il russo indietreggiò, perdendo l’equilibrio, dopo aver mollato la presa.

“Woohoo ! Erano anni che non lo facevo ! Mi sto arruginendo…” Si sciolse un po’ Ade, scuotendosi la mano fumante.

“Bene, compagno Doc ! Un affare è un affare e i sottoscritti tolgono il disturbo ! До свидания ! E non faccia la spia !”

E i due esseri sparirono in una nube bluastra, che si diradò venendo risucchiata dal buco che avevano fatto nel soffitto, sotto lo sguardo incredulo del russo.

“Mama lo diceva sempre che avrei dovuto iscrivermi al Partito…”

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“Oh, tesori ! Non posso credere che mi abbiate invitato a pranzo in questo meraviglioso ristorante gourmet a Westminster, proprio a un ponte di distanza dal Parlamento !” Cinguettò dolce Delia, assaggiando un mini sandwich ai semi di papavero.

“Oh, ma te lo dovevamo, Delia !” Disse melenso Jafar, vestito in un gessato nero a righe dorate ed un improponibile parrucchino.

“Già, dopo tutto quello che hai fatto per tornare alla normalità ! Il canile ! La campagna d’immagine ! Le ristrutturazioni !” Esclamò Ade con puro finto entusiasmo, travestito con giacca doppio petto nera e bossalino in testa.

Mentre ancora sbocconcellavano gli stuzzichini, alla finestra, qualcosa si mosse.

Delia : “L’avete visto anche voi ?”

Jafar : “Cosa, cara ?”

Delia : “Come un movimento, sul parapetto…”

Ade : “No, affatto !”

Delia : “Ah ! Eccolo di nuovo ! Era come una coda scodinzolante, poi uno scalpiccio, come di unghiette di cagnolino !”

Jafar (si volta un attimo) : “Forse è solo nella tua mente !”

Contemporaneamente i due “cuccioli”, che effettivamente stavano gironzolando di fronte alle finestre, se la ridevano alle loro spalle.

“Secondo te ci sta cascando ?” Chiese con tono ebete quello più pacioccone.

“Certo ! Dobbiamo solo tenere su questo spettacolo fino a quando la torre con l’orologio non rintocca l’ora, e ciò avverrà a momenti.” Spiegò quello  più magro, indicando con la zampa il Big Ben.

“Ora seguimi, voglio farla passare per demente visionaria !” Ordinò lo stesso cucciolo.

I due “dalmata” furfanti sghignazzarono mentre raggiungevano un canale di scolo pericolante.

Presero a rimbalzare come matti su e giù, usandolo come trampolino.

“Io credo che agire in fretta! Quei cuccioli rischieranno di farsi veramente male se continuano a giocare lì !” Insistette preoccupata Delia.

Ade sorseggiò dal suo drink, tranquillo, limitandosi a fare spallucce.

“Anche ammesso che ci siano dei cuccioli là fuori, sono cavoli del padrone se li perde !” Blaterò Jafar a bocca piena, sputacchiando un po’ di cibo.

Delia chinò un po’ il capo, delusa dalla loro insensibilità.

I due cuccioli continuavano imperterriti a saltellare, finché l’inevitabile accadde : la grondaia cedette sotto il peso dei cuccioli, in particolare di quello obeso.

Mentre quello magro riuscì ad aggrapparsi a un appiglio, il ciccione rimbalzò e rimase appeso per il collare alla grondaia pericolante.

Delia, nel frattempo, non toccava cibo : nonostante il suo impegno nell’ultima settimana, ancora sentiva che mancava qualcosa, che i suoi amici, che tanto aveva cercato di redimere, le stavano giocando un qualche tiro mancino sotto sotto. Si lasciò prendere dal senso di inettitudine, mentre nella testa riecheggiavano i suoi strilli contro Gaspare e Orazio, la scarica adrenalinica di folle rabbia mentre spingeva a tavoletta il suo bolide privo di carrozzeria, il suo ingresso nella Lega dei Cattivi, le sue amiche del cuore, Ursula, Grimilde, Malefica, persino Yzma, che all’inizio aveva giudicato come imitatrice scadente, ma che poi si rivelò una grande conoscitrice di moda almeno quanto lei; poi due mesi dopo (questo era il tempo trascorso nel suo mondo tra il periodo di reclusione e la libertà vigilata) ci fu l’incontro con Lars, un artista moderno da poco conto, che però credeva in lei, e che lei gli aveva infranto il cuore, costringendolo a creare un’opera d’arte scioccante e macabra. Poi quel tonfo nelle acque del Tamigi, e Crudelia De Mon spariva dietro gli sportelli di un’ambulanza diretta al manicomio.

MaCchiE !? Hohohoho !!! vEdO ʍAcCHie  DƠvuИQue !!! Hu hohohohaha !!! SoИo dapPeЯtutϮo !!!...macchie…Macchie… MAAACCHIEEEEE !!!” Furono le ultime parole di Crudelia De Mon prima dell’internamento, prima delle terapie.

Prima di Delia.

 

Dang-dan-dan-Dang ! Dan-dang-dan-Dan !

 

Le campane del Big Ben risuonarono nel locale attraverso la finestra aperta, svegliandola dal trance, ma soprattutto, fu come se qualcosa dentro di lei si fosse, come un disco sul giradischi a cui viene tolta la puntina e viene interrotto bruscamente.

Mentre i suoi commensali continuavano ruminare noncuranti, lo sguardo sconcertato di Delia ricadde su i due cuccioli di Dalmata sulla grondaia pericolante, che si dimenavano.

Ade notò il suo mancamento e cercò di attirare la sua attenzione agitandole la mano di fronte alla faccia e schioccandole le dita :

“Hey, Delia ! Deliaaa !!! Yoohoo ! *snap*snap*snap* Oltretomba chiama De Mon, De Mon, ci siete ???”

“Mi pare di vedere delle macchie…” Mormorò piano lei.

Ade si voltò, seguendo la direzione del suo sguardo, e sgranò gli occhi alla vista dei “cuccioli” in pericolo.

Si rigirò con un sorriso forzato :

“Volete scusarmi un secondo ?”

Si alzò immediatamente, facendo slalom tra i camerieri che servivano e carrelli di vivande vaganti.

“Scusate ! Chiedo scusa ! Permesso ! Dovrei passare ! Attenti lì !”
 

Dong !
 

Un rintocco, e Delia si scosse come svegliata di soprassalto.
 

Dong !

 

Un altro rintocco.
 

“Eccoli là ! Le aspiranti mascotte del NSPCA !!!”
 

 Ade aprì la finestra, reprimendo la rabbia crescente, e cercò di afferrare nervosamente i cuccioli in pericolo, prima quello magro, che lanciò alle sue spalle come un sasso e atterrò con un tonfo in una ciotola di zuppa bollente.
 

Dong !
 

Un altro ancora. Delia si mosse come se fosse stata colpita da un macigno, sbigottita, mentre il suo piccolo mondo interno si sbriciolava ad ogni rintocco.

“Dottor Pavlov…”

Jafar non le staccava gli occhi di dosso, impaziente.
 

Dong !....Dong !
 

Altri due rintocchi. Ade si sporse pericolosamente per recuperare il cucciolo obeso, incastrato alla grondaia pericolante.

“E fatti prendere, tu !” Ringhiò al cagnolino.
 

Dong !....Dong !....Dong !
 

Ancora dei rintocchi. La permanente bicolore ben ordinata di Delia cominciò a disfarsi, e prima uno, poi due, tre, quattro, infine cinque ciuffi ribelli si drizzarono, come corna ritorte.

Dong !

L’ultimo rintocco. Ade si allungò ancora, le sue dita appuntite si serrarono come una tagliola sulla collottola del cucciolo.

“Finalmente !”

Lo lanciò senza tante cerimonie attraverso la sala del ristorante, e si schiantò su Delia, facendola rovesciare sulla sua sedia.

L’altro cucciolo, che strillava come un matto per le bruciature, saltò in testa a Jafar, facendogli cadere il parrucchino, e infine spiaccicando la faccia sul budino che gli avevano appena servito.

“Per un pelo ! È il caso di dirlo !” Esclamò in maniera liberatoria Ade, sventolandosi col cappello per riprendere fiato.

Jafar rialzò la testa lentamente, e minacciosamente, mentre emetteva un ringhio represso.

Delia invece era sdraiata a terra, che accarezzava nervosamente e avidamente il canino, con uno sguardo stralunato diretto al soffitto.

“Ma che dolci, adorabili, piccoli teneri cagnolini ! Sono…sono…Dalmata ?” Chiese con un filo di voce.

“Si, Deliuccia ! I tuoi preferiti !” Fece trionfante Ade.

“Quelli bianchi a macchie nere !” Borbottò Jafar, ripulendosi la faccia e ri-schiaffandosi il parrucchino malconcio sulla pelata.

Il cucciolo magrolino, con una macchia sull’occhio sinistro, abbaiò festoso.

Delia si mise immediatamente seduta, fissandolo febbrilmente, mentre quello obeso le scendeva dal grembo.

“Mi ricordo di te…Nel traffico…i tuoi fratelli erano su quell’autobus a due piani… mi hai legata come un salame… e tu – indicando il cucciolo cicciotto – Tu sei stato salvato da lui…prima che ti acciuffassi…”

La risposta dei cuccioli fu un altro latrato allegro.

Si alzò in piedi barcollante, con un sorriso imbarazzato e forzato sulle labbra :

“Vi dispiace se torno più tardi ? Mi sento la testa un po’….vuota !”

Detto questo, camminò instabilmente all’uscita, chiudendosi lievemente la porta dietro.

“RAZZA DI TARDIGRADI ! Non vi avevo detto di improvvisare un salvataggio !”Cominciò a sbraitare Ade.

“*ahem-ehm* !!!” Jafar gli diede una gomitata e un’occhiataccia, ricordandogli che erano in un luogo pubblico.

Ade la piantò, prese i cuccioli e seguì Jafar in bagno, sotto gli sguardi imbarazzati dei clienti.

In bagno…

“Le chiediamo umilmente scusa, Vostra Malvagità…” Fece il cucciolo obeso, trasformandosi in Pena.

“…La situazione ci è sfuggita di zampa quando la grondaia ha ceduto - *gulp*” Fece Panico.

Ade afferrò i due diavoletti per il collo, la sua faccia sembravano carboni ardenti. Ma inaspettatamente, la scarica di raptus omicida svanì, sorrise, e lì mollò come sacchi di patate a terra.

“Un’ ottima interpretazione ! Anzi, forse il finto salvataggio ha funzionato meglio del previsto ! Nonostante abbiamo rischiato il fallimento…”

I due diavoletti si limitarono a sorridere imbarazzati, facendo segno di OK.

“Ora, però, non dobbiamo perdere di vista la nostra donna, Ade ! Si stava dirigendo fuori, probabilmente non supererà il ponte di Westminster.” Prese la parola Jafar, mentre con un colpo di scettro riportava i suoi abiti e quelli di Ade come prima.

“Ma prima…Dobbiamo convincere ad assistere un certo pirata monco in crisi da separazione. Non so se mi spiego ?” Aggiunse Ade, riferendosi ad Uncino.

“Già…”

"A proposito, il pranzo l'ho lasciato sul tuo conto."

Jafar roteò gli occhi, borbottando insulti in arabo.

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Appena Delia ebbe varcato la porta, si abbarbicò avidamente alla ringhiera delle scale, angosciata e confusa.

Si sentì mancare l’aria, e la sua testa vuota era come una centrifuga impazzita.

Si guardò per un attimo ad uno specchio, e sentì improvvisamente come uno strappo e una fitta a tutto il volto. Gemette per lo spavento, e mentre barcollava notò uno specchio.

“Ah !!! Nooo !”

La sua immagine stava tornando come quella di una volta : zigomi e mento aguzzi, e il trucco nuovamente pesante di sopracciglia fatte a matita ultra-ripassata e ombretto verde pistacchio. Persino ciò che rimaneva della permanente si stava sciogliendo nella sua vecchia pettinatura, a parte i ciuffi ribelli.

Terrorizzata, Delia scese le scale tutte d’un fiato. Ma appena sentì la luce del sole pre-pomeridiano e la brezza insolitamente tiepida per il clima inglese, si lasciò andare ad una risatina nervosa, convincendosi che il peggio era appena passato.

E invece no.

Appena raggiunto il ponte di Westminster incrociò una donna in bicicletta…completamente bianca a macchie nere.

Le bastò tornare a guardare davanti, e le apparve : una folla intera, eterogenea di persone, uomini, donne, giovani o anziani, tutti bianchi a macchie nere, dalla testa ai piedi, ogni singolo angolo di abito o corpo.

E l’ordalia visiva si estese al traffico : ogni veicolo in strada, dalle Austin Taxi agli autobus a due piani avevano lo stesso schema di colore, persino animali non canini come gli uccelli.

Anche la pavimentazione stradale, gli edifici, i giornali , i cartelloni pubblicitari.

Per Delia era come essere travolti da dei tir, in rapida successione, uno dopo l’altro.

Prima di appoggiarsi al corrimano del ponte, le risuonarono confusamente le parole di un’Edgar Dalmata su di un altrettanto Dalmata Bugatti :

“Madame ? Si sente per caso spossata ?”

Le sembrò di vedere anche Ade e Jafar comparire dal nulla, vicino al maggiordomo,  forse anche un galeone settecentesco volante a macchie.

Poi, un breve attimo di nulla. Nessuna sensazione. Reset totale.

L’unica cosa che percepì furono i suoi guanti bianchi che si squarciavano per la crescita delle unghie appuntite, già laccate di rosso cupo.

“Madame ? Signorina De Mon ?? Delia ???” Chiese con crescente preoccupazione Edgar alle sue spalle.

“Niente Delia ! Delia è morta…”

Si voltò di scatto, strappò ferocemente lo scettro dalle mani di Jafar, attivando i suoi poteri.

“…E CRUDELIA È QUAAAAAAAAAAA !!!!! AH HAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH !!! HA HAHAHAHAH !!!!!! AHA HAHAHAHAHAHAHAH !!!!”

L’aura arancione l’avviluppò interamente, ritrasformando il tailleur in tubino nero sovrastato dalla pelliccia di ermellino bianco.  La rediviva Crudelia rilanciò lo scettro al legittimo proprietario, lasciandosi andare alla sua fragorosa risata liberatoria. Gli spettatori ghignavano e ridevano con lei. Tutti tranne Edgar.

“Non è giusto…” Mormorò piano, sconsolato.

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Una ventina di minuti dopo, sulle rive dello Stige….

“Forza ! Muovetevi !”

Crudelia coordinava le goffe manovre di recupero del suo guardaroba e dei suoi effetti personali, ma Jafar, Edgar, Pena e Panico tiravano invano una lunga gomena, alla cui estremità, sommersa nel liquame plumbeo brulicante di anime, stava ciò che le apparteneva.

Spazientita, scansò da parte, buttandoli a terra, Ade e Uncino, che stavano lì a fissare.

“Fatevi da parte, molluschi !!!”

Scaraventò a terra anche i quattro sfaticati, e riprese lo scettro di Jafar : in un attimo, un raggio arancione avviluppò la rete, e ogni singolo capo d’abbigliamento, dipinto, scultura a macchie o fotografia si riordinò sulla riva del fiume delle anime.

Estasiata, la ricca ereditiera abbracciò le pellicce una ad una, strette a se’.

“La mamma è tornata ! E non vi lascerà mai, mai più !”

Poi si fiondò sulle foto con le sue amiche e i quadri di macchie.

“O care ! O dilette ! Perdonatemi se vi ho tradito, ma ero fuori di me ! Vi voglio rivedere tutte, mie adorate compagne di malvivenza ! Solo voi comprendete qual è  il vero fulcro vitale di Crudelia…Ohhh…Si!Si!Si!Si!...Ahahaha !”

Ma la sua gioia ebbe vita breve, sostituita da un’espressione stizzita :

“Perché mi sento incompleta ?! Quale può essere la pelliccia che mi manca ?  Crudelia De Mon le ha tutte ! La più soffice ! La più rara ! La più bianca ! La più nera ! La più zebrata ! La più maculata !”

La sua foga si interruppe per un attimo, sotto gli occhi ansiosi dei suoi compagni, meno che Jafar e Ade.

Crudelia prese a scavare tra le tasche delle sue pellicce, ritrovando infine il disegno : la concept art che la ritraeva con la sua irraggiungibile…

“…Pelliccia di cuccioli Dalmata ! La pelliccia dei miei sogni !” bisbigliò accarezzando il foglio.

“O…K…Tutto questo è molto interessante, Deliuccia. Ma dovremo sbrigare faccende ben più serie ! Non so se mi spiego : resurrezioni, insurrezioni, Malefica…” Fece Ade, imbarazzato e intimorito dal suo comportamento.

“Io dico che abbiamo perso troppo tempo ! Uncino, hai con te…la cosa ?” Chiese Jafar all’altro.

“Certo, amico mio ! L’ho tenuta con me per tutta la durata della mia prigionia.”

Capitan Uncino trasse dalla tasca della sua giacca rossa una conchiglia dorata.

 Jafar la prese, ammirandola febbrilmente tra le mani; schioccò le dita, rivolgendosi a Ade, e i due si disposero di fronte al fiume delle anime.

“Al tre, Ade…Uno…”

“Due…”

“Tre !”

Lo stregone lanciò la conchiglia, e appena un attimo prima che toccasse la superficie dello Stige, i due la colpirono insieme con la magia.

Un attimo dopo, dei tentacoli neri cominciarono a dimenarsi in superficie, e la loro proprietaria fece infine la sua comparsa sulla riva, stiracchiandosi come se nulla fosse appena accaduto.

“Ursula ! Come ti senti ? Spero ci perdonerai per l’attesa…”

Jafar le si avvicinò per baciarle la mano, ma lei gliela scansò con un tentacolo.

“Cosa vuoi che siano un po’ di mesi a bagno nello Stige, zuccherino ? Ho penato di ben peggio ! L’esilio è una brutta bestia, soprattutto quando devi trascorrerlo da sola…”

La Strega del Mare scivolò poi verso il Dio e il capitano pirata, con un sorriso perverso tipico dei suoi.

Uncino si levò il cappello e fece un inchino, mentre Ade la prese sottobraccio :

“E allora, Big U ! Ti siamo mancati un pochino ?”

“Immensamente ! Dite, ma sono vere quelle voci circa all’entrata nella Lega di mia sorella, prima che dismettessero tutto ?”

“Purtroppo, si. Ma abbiamo relegato la squilibrata nel posto che meglio le compete : il settore dei Secondari !” Rispose Uncino.

Ursula si gongolò alla notizia, ma non quanto alla vista della sua migliore amica.

“Deliuccia ?”

“Ursula, tesoro !”

Le due si abbracciarono fortemente.

“Pasticcino, allora gli spilungoni hanno liberato anche te dal gabbio ! Com’è stato ?”

“Un’agonia infinita, tesoro ! Terapie astruse a base di sdolcinatezze e ipnosi ! Mi fa quasi mancare l’House of Mouse. Tutta colpa di quei cagnacci, che mi hanno fatto perdere…TRE ANNI DELLA MIA VITA !!!”

“Hehehehahaha ! Ma cara, ora sei libera ! E ora che lo sono anch’io, posso dirvi le mosse che ha previsto Malefica, prima del suo arresto…”

Il gruppo si riunì in cerchio.

Uncino : “Orsù, parla ! Che cosa aveva in mente il capo ?”

Ursula : “La prima fase del piano l’abbiamo già passata : far chiudere l’House of Mouse e fomentare l’odio per quei tipi strani, quei…Pixariani !”

Ade : “Mamma Gaia, quanto sono raccapriccianti quei tipi ! Quei giocattoli parlanti…”

Jafar : “E la fabbrica degli spauracchi per bambocci !”

Uncino : “ E gli insetti parlanti !”

Edgar : “Disgustosi !”

Crudelia : “Ma di Grimilde che facciamo ? Dovremo liberarla subito o no ?”

Ursula : “Tesoro, lo sai anche tu che da quando sono arrivata io, la regina e Mal non si sono più rivolte la parola !”

Jafar : “Tornando al piano, come dovremo procedere una volta liberata Malefica ?”

Ursula : “Attendere al giorno di San Giovanni, e poi…dirigerci tutti al Monte Calvo e liberare Voi-Sapete-Chi. Muahahahahahahaha !!!!”

Dopo una risata malvagia collettiva, il gruppo cominciò a recuperare quanti più vecchi membri possibile. Ma nel frattempo, Crudelia e Uncino si presero un po’ di tempo da soli.

“Mia amata, dicevi sul serio quando affermavi di non volermi vedere più ?”

“Ma no, cretino ! Ero sotto l’effetto di quell’orribile terapia di quel ciarlatano ! E poi, dopo quello che mi ha fatto Clayton, come posso rifiutarti, tesoro ?”

I due si avvicinarono sempre di più.

“Crudelia, io e te siamo come Napoleone e tu sei la mia…”

“Waterloo ?”

“No, Josephine ! Insieme ci liberemo dei tuoi meticci a macchie e di quegl’impiastri dei Bimbi Sperduti !”

“E Prete Pan ?”

“Peter…Grrrrrmph…Pan. Lo cannoneggerei seduta astante se ce l’avessi di fronte !”

“Ohhh…Mi piace da impazzire quando parli così ! Ti sembrare così…spietato !”

“No, amore mio…Crudele, come te.”


 

The end…?

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Author's Note 3 : Ecco un po' di soundtrack obbligatori durante la lettura :
http://www.youtube.com/watch?list=PLG3ZkFaylrYvKnU4GkIL4TGlq3WJNVlBh&v=7VFxwSEdPG8&feature=player_detailpage (la canzone Di Crudelia)
http://www.youtube.com/watch?v=M8Ztzt69DnM&feature=player_detailpage (Il ritorno al maniero e la pulizia dai ricordi del passato)
http://www.youtube.com/watch?v=3J0FHweBZXE (La scena del ristorante e il ritorno di Crudelia)
 

   
 
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