Fuori fa un freddo terribile
Everlark
| Katniss centric | post-Mockingjay
Fuori
fa un freddo terribile, ma mi costringo ugualmente a trascinarmi
verso la porta. Munita di un paio di pesanti guanti e di un caldo
cappotto, accolgo il vento autunnale che mi sferza il viso arrossato
come una forza risanatrice capace di risvegliarmi completamente. A
mente lucida, inizio a rimuginare sulle mie azioni. So che non dovrei
farlo. So che non dovrei correre da te solo quando sento questo
bisogno viscerale di vederti, di stringerti, di sentirti.
Non
dovrei, ma finisco ogni volta col farlo comunque. Il fatto è
che non
ci capisco più niente.
Ci
sono giorni in cui non desidero altro che farmi abbracciare dalle tue
solide braccia per un tempo che oscilla pericolosamente tra il per
sempre e l'eternità. Giorni in cui mi sembra di amarti, di
volerti
al mio fianco in ogni istante. Poi però finisco puntualmente
col
pentirmene, perché c'è qualcosa di profondamente
sbagliato in tutto
questo. Non posso amarti. Io non so
farlo.
Non potrei mai essere alla tua altezza, macchiata come sono di morte
e segnata a vita da cicatrici indelebili, vittima delle mie
vittime,
schiava di tutti
i martiri che ogni notte vengono a trovarmi in sogno con un badile
ricolmo di cenere da riversarmi addosso tra le mani. E tu non puoi
amare me, perché non sei più il Peeta che lo
farebbe a occhi chiusi
in quel modo totalmente disinteressato che non sono mai stata
abbastanza intelligente da apprezzare fino in fondo. Sei sempre tu,
è
vero, ma non sei il ragazzo del pane. E nemmeno io sono la Katniss di
cui ti sei innamorato.
Oggi
è un giorno strano. È un giorno strano,
sì, che sta esattamente a
metà tra i giorni belli e i giorni brutti, che sono quelli
in cui
sento di odiarti perché amarti è così
dannatamente facile e
ingiusto che vorrei non fossi mai tornato a vivere nel 12, accanto a
me. Non posso amarti eppure temo che sia ormai troppo tardi per
tornare indietro. Mi sono abituata al tuo profumo di pane e cannella,
ai tuoi mezzi sorrisi insicuri, alla tua abitudine di allacciarti due
volte le stringhe delle scarpe, al tuo corpo contro il mio quando
dormiamo, persino ai tuoi episodi. So che non potrò mai
abbandonarti
a te stesso, dato il bisogno che – dicono – hai di
me per poter
rinsavire completamente. Restando qui aiuto te e spezzo me.
È
inevitabile. Un circolo vizioso.
Oggi
decido di starmene a casa mia.
Fuori
fa un freddo terribile, e anche dentro di me.
Sono
sola. Sono sola, anche se non per davvero. I fantasmi sono dentro
casa mia, appestano le pareti e gli specchi ed io ho paura di
camminare sulle assi di legno. Scricchiolano, e temo che da un
momento all'altro compaiano i morti e mi urlino quanto mi odiano. Fa
un freddo terribile e così, una coperta sulle spalle e i
passi
strascicati, vado in salotto, dove sono certa di trovare un po' di
calduccio proveniente dal caminetto. Cerco un foglio di carta. Lo
trovo. Completamente bianco. Puro come me, o
meglio, come la
Katniss di un tempo. Me l'hai detto tu, sai? Tanto tempo fa, prima
che succedesse tutto quanto ciò che ci ha portati a vivere
così. Da
sopravvissuti. Ho trovato questo foglio di carta, dicevo, e ora lo
sto fissando in silenzio, l'eco della domanda di un Haymitch
eccezionalmente sobrio nelle orecchie.
«Cos'hai
intenzione di fare con quel povero ragazzo, dolcezza?»
Recupero
anche una penna.
Io
amo Peeta, ci
scrivo, proprio
nel mezzo. La mia scrittura è infantile e sbilenca.
Tremolante. Il
mio sguardo cinereo cade sul caminetto acceso, e poi di nuovo sul
fogliettino imbrattato d'inchiostro nero e lettere malfatte.
Avanti
e indietro, avanti e indietro, caminetto e foglio, caminetto
e foglio, finché non mi alzo dalla sedia e mi
precipito dalle
fiamme divampanti. Resto a fissare la strisciolina di carta ridursi
velocemente in cenere, senza provare nulla. Non so cosa mi spinga a
farlo – forse sono impazzita una volta per tutte –
ma adesso sto
tentando con pochi risultati di fermare la forza distruttiva delle
fiamme per salvare la mia confessione. Non mi ci vuole molto per
decidere di lasciar perdere definitivamente. Il fuoco vince. Vince
sempre.
Mi
sto sentendo divorare dal senso di colpa, però. Riconosco
quel
sentimento viscido, subdolo e crudele che striscia lungo le pareti
del mio cuore. C'è qualcosa, sul mio petto. Qualcosa che
preme e mi
toglie il fiato al ricordo della tua bocca sulla mia. Qualcosa che
risveglia una fame antica e mai dimenticata, una fame insaziabile ed
intemperante. Qualcosa che mi schiaffa addosso l'ombra dei tuoi occhi
annebbiati e pieni d'odio che stringono i miei polsi con troppa,
troppa forza. Le lacrime rotolano giù per le guance e si
tuffano tra
le pieghe del mio maglione. Non vedo più niente, e penso
solo al
desiderio che ho di te. Di starti accanto, di proteggerti dai ricordi
luccicanti. Di amarti, forse. Non lo so.
Capisci,
Peeta?
Perché
io no.
NdA:
Buooooooooon weekend a tutti quanti! :') Come state? :)
Spero vi sia piaciuta, sul serio. Sono (stranamente) soddisfatta,
benchè non si tratti di chissà che cosa. Voi che
ne dite? ;) Lasciatemi una recensione, se vi va!
Un bacione a chi, come la sottoscritta, è sopravvissuto al
diabete di San Valentino e si prepara a trascorrere un sabato sera coi
fiocchi :* E un'occhiataccia invidiosa a chi è felicemente
accoppiato <3
V.