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Autore: sososofia    15/02/2014    1 recensioni
Non è forse per la mia “ingenuità infantile”, come la chiami tu, che mi vuoi così bene, che mi sopporti da così tanto tempo, che assecondi ogni mio capriccio, quale quello di volere il gelato alle otto di mattina?
Non è forse per questo, che partecipi ad ogni mia marachella, ogni cosa stupida che faccio la fai anche tu, non ti tiri indietro?
Non è forse perché mi ritieni una bambina, che mi dai consigli su consigli e non fai altro che riparare ai miei errori?
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Ho capito che infondo, tu sei come me, eterna Peter Pan.
Ma si sa, vero, che nel mondo non c’è posto per Peter Pan?
Possiamo costruirci un mondo nostro; un mondo fatto solo da me, te e Mia.
Un mondo dove poter vivere, senza essere giudicati.
Perché è proprio questo di cui ho paura: del giudizio della gente
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Londra.
La città perfetta.
Almeno per due ragazze pazze.
Questo era il nostro sogno e finalmente si è avverato.
Quando eravamo bambine, sognavamo di trasferirci qui.
Le nostre amiche fantasticavano il principe azzurro o di diventare principesse. Magari, poi, il loro sogno si è avverato, ma adesso è tempo che sia il nostro a realizzarsi. Siamo ragazze pazze e solari, due migliori amiche, completamente diverse, ma soprattutto, con una gran voglia di vivere.
Emh, forse io un po’ di meno.
Ma certamente non sono una pazza depressa suicida.
Stavamo attraversando il “Millennium Bridge”. La nostra università si trovava a qualche chilometro da casa nostra, la casa che mia nonna ci aveva gentilmente ceduto. Due camere, una cucina, un salotto e un bagno.
Nulla di che.
Ventitré anni.
Ventitré anni che ci conosciamo.
Ci conosciamo benissimo, alla perfezione, io e la mia pazza trasgry. Quindi mi sembra logico che la mia amica sappia che io, la grande Sofia, ho una fottutissima paura dell’acqua, delle vertigini, dei ragni e del buio.
Ed ecco perché non riesco a perdonare la sua risata cristallina, mentre praticamente mi aggrappo con disperazione a qualunque cosa possa reggere il mio peso, tentando di camminare su una distesa di lastre in vetro, sotto alle quali si stende un’immensa distesa di acqua, mentre un batuffolo rosa, con cangianti occhi verdi ed eleganti boccoli miele mi sfila davanti.
La piccola mi prende una mano, stringendola.
E forse è il suo tocco rassicurante o la semplice semplicità di quella bambina che mi incoraggia ad aprire gli occhi, osservando le persone frettolose che come al solito, passano, corrono, travolgono, tutto quello e tutti quelli che trovano. Sospiro profondamente mettendo malamente un piede dietro all’altro.

- Ed ecco che Sofia si appresta a tagliare il traguardo! – ride crudele la mia aguzzina. - Ed ecco che ce l’ha quasi fatta!

- Stai zitta, traditrice! – gli grido arrabbiata, constatando che non siamo neanche ad ¼ del ponte.
– Questa non te la perdono! Abbiamo sempre preso il pullman, per quale cazzo di motivo adesso dobbiamo attraversare questa distesa di suicidi? La seguì, mentre camminava sulle lastre in vetro, scalzando abilmente la gente, che ci spintonava.
- Perché non ci farebbe male camminare un po’ e vorrei evitare che tutti guardino mia figlia: mi da molto fastidio!
- Ti vergogni di lei? – chiesi io con un sorriso, rafforzando la presa sulla mano della piccola, sistemandomi la borsa carica di libri che mi stava scivolando dalla spalla.

Con una mossa fulminea, mi agguantò per il gomito, avvicinandomi al suo viso con uno strattone. I nostri nasi si sfioravano, tanto che potevo distinguere ogni tonalità nocciola dei suoi occhi.

- Non osare… non dire… una cosa simile! – sibilò. Con così tanta rabbia in corpo da ammutolirmi. – Sai che… io non… non potrei mai vergognarmi di lei.
- Lo so! - soffiai di rimando, strattonando il braccio dalla sua presa, allontanandomi di qualche passo, e poi sorridendo.
– Stavo solo scherzando.

Con la coda dell’occhio la vidi rilassarsi, mentre anche le sue labbra si distendevano in un sorriso.

- Bel modo di scherzare!
- Sì. – ammisi a testa bassa – Scusa.
- Fa nulla!

Riprendemmo la nostra camminata, con Elena che nel mentre messaggiava al cellulare.
Aveva un orribile sorrisino in faccia, cosa che mi fece temere il peggio.

- Per quale cazzo di motivo stai ridendo? – sbraitai.
- Come sei volgare… - disse lei con una smorfia, mentre apriva l’ennesimo messaggio. – Non mi stupirei se le prime parole di mia figlia fossero “ ’Fanculo, stronza”!
- Sii seria!
- Sono seria. Non voglio che mia figlia ti assomigli.
- Dovresti esserne contenta! – affermai prendendo la piccola in collo.
- Ah, ah…
- Non mi stai ascoltando vero?
- Ah, ah…
- C’è un cane che vola!
- Ok…
- Insieme al tizio di Gossip Girl in perizoma!
- Sì…
- E c’è anche un Buddha, vestito da Geisha…
- Va bene…

Scossi il capo e mi voltai.
Afferrai velocemente il colletto della camicia della mia amica, strattonandola appena in tempo per non essere investita da un ciclista. Il suo cellulare, fece però un bel volo per terra.

- Che cazzo? – inveii contro l’uomo, mentre Elena mi sussurrava di calmarmi.

Partì alla ricerca del telefono, mentre io rassicuravo la bambina e la riprendevo in collo.

- E ora dove sarò finito? Dov’è il mio cellulare?
- Emh… scusa? – chiese una meravigliosa voce roca, ovviamente in inglese.
– Stai cercando questo? Ci voltammo entrambe verso la voce e per poco non mi cadde la bambina dalle braccia.
- Oh, porco ca…

Elena mi zittì con una gomitata nello stomaco.

- E’ tutto ok? – "Ah, la mettiamo così? Facciamo anche un sorriso smagliante, Styles?"
- Sì… tutto ok! – "Maledetto accento inglese, non tradirmi adesso."
- Ecco, questo deve essere tuo! – sorrise a Elena che prese il suo cellulare, come in trans.
- G-grazie! – balbettò lei.

Lui le sorrise, prima di sorridere anche a me.

- Io sono Harry…
- Styles. – conclusi io, alzando gli occhi al cielo, tendendogli la mano, con un gran sorriso. – Sì, lo sappiamo!
- Beh, io però non so chi siete voi!
- Io mi chiamo Sofia! – replicai, mentre lui continuava imperterrito a stringermi la mano.
- Io sono Elena. – sussurrò invece la mia amica, con lo sguardo basso dall’imbarazzo di aver appena incontrato il proprio idolo e di aver una amica così idiota.
- Piacere! – disse lui, stringendo lentamente la mano di Elena, come se fosse incantato.
- Fiere Directioner… - asserì io, tentando di smuovere quel momento imbarazzante che si era creato.

Mostrai la catena con il segno dell’infinito al collo.

– Da quasi cinque anni…
- Wow! – rise lui, mostrando il suo bel sorriso.

Poi osservò teneramente la bambina tra le mie braccia.

– E questa piccola principessa chi è?

La bambina sorrise, notando che Harry la osservava e nascose la testa nell’incavatura del mio collo. Risi anche io, accarezzando i capelli della bambina.

- E’ mia figlia… - sussurrò Elena, sorridendo alla scena tenera.
- Ah. – annuì lui. – Sei sposata?
- No.
- Allora fidanzata!
- … - aprì la bocca per parlare, ma lui la interruppe.
- Scusascusascusa!! Non dovevo!! - si passò una mano sulla nuca, in imbarazzo.
- Non fa nulla…
- Ehi, Harry! Aspettaci! – strillò una voce effemminatissima.
- Sono qui Lou! – gridò lui di rimando, fino a quando il ragazzo che correva con uno Starbucks in mano, si fermò accanto al riccio, mollandogli una grossa pacca sulla spalla.

Poi ci sorrise.

- Chi sono queste belle ragazze, Harry? Ci hai lasciato indietro di proposito, ammettilo? Le volevi tutte per te!
- Sei fidanzato Lou!
- Oh, sì, hai ragione Harry! Cielo, non pensavo che fossi così geloso, amore mio! – trillò lui, scatenando la nostra ilarità.

Sorrise anche lui soddisfatto.

- Comunque io sono Louis… ma immagino che sappiate chi siamo… - ammiccò alla mia collana e alla scritta “Little Things” che Elena aveva scritto a mano sulla felpa.
- Ciao, Louis! – sorrise la mia amica.

La osservai di sbieco, mentre lei strusciava il piede per terra, come a mettere una certa distanza tra me e lei.

- Eccovi, voi due… se mi lasciate nuovamente da solo, sospeso in mezzo al vuoto, giuro che vi…
- Ma dai, Zay… sono solo cento metri… sotto di te il nulla… e al di sotto, una distesa di acqua… profonda, fredda, scura…
- LOUISS!! – strillarono Zayn e Elena, quasi in combutta.

Lui per se stesso, Elena per me.

- Che ho fatto?
- Se menzioni un’altra volta il mio problema con le vertigini, giuro che ti spenno, Tomlinson, sai che posso farlo…

Nel mentre i due discutevano, Elena mi aveva preso la bimba dalle braccia, preoccupata dalla mia espressione.

- Shh… shh… su, Sofia, pensa agli uccellini, che volano nel cielo… oh, no,le vertigini!! Pensa al gelato, a quel bel gelato…

I due avevano smesso di litigare e mi stavano osservando, mentre parlavo da sola, con gli occhi serrati, facendomi vento con un libro preso dalla mia borsa.

-…pensa al gelato… buono il gelato… - aprii gli occhi calma e mi voltai verso la mia amica. – Ho voglia di gelato…
- Sono le otto di mattina! - protestò lei, mentre gli altri tre ridacchiavano.
- Non mi interessa! Io voglio il gelato… voglio un gelato!

Ma, sì, dai.
Stavo solo dando spettacolo davanti alla metà dei miei idoli, ma infondo…

- Sì, sì, ti porterò a prendere il gelato! – disse lei esasperata.
- Graziegraziegraziegrazie!! La presi per il polso e la trascinai via, urlando uno “ciao” a pieni polmoni.
- Ehi, un momento… - strillò Harry. – Non potete andarvene così!
- Scusate ragazzi! – urlò lei da lontano, mentre correva per tenere il mio passo. – E’ peggio di una bambina quando ci si mette!

Elena mi chiese di fermarmi, ma io continuai imperterrita la mia corsa, urtando malamente tutte le persone che avevano la sventura di trovarsi sul mio percorso.
E ridevo a tutti gli insulti della gente, mentre correvo a perdifiato non solo verso la scuola ma anche verso la gelateria.
Non posso farci nulla, sono troppo golosa.
E anche infantile.
Ma non è forse per questo che mi sei amica, eh, Elena?
Per il mio lato bambinesco che tanto adori?
Non è forse per la mia “ingenuità infantile”, come la chiami tu, che mi vuoi così bene, che mi sopporti da così tanto tempo, che assecondi ogni mio capriccio, quale quello di volere il gelato alle otto di mattina?
Non è forse per questo, che partecipi ad ogni mia marachella, ogni cosa stupida che faccio la fai anche tu, non ti tiri indietro?
Non è forse perché mi ritieni una bambina, che mi dai consigli su consigli e non fai altro che riparare ai miei errori?
Spesso mi chiedo perché una persona meravigliosa come te sia finita assieme ad una bimbetta come me. Poi ho capito. Ho capito che infondo, tu sei come me, eterna Peter Pan.
Ma si sa, vero, che nel mondo non c’è posto per Peter Pan?
Possiamo costruirci un mondo nostro; un mondo fatto solo da me, te e Mia.
Un mondo dove poter vivere, senza essere giudicati. Perché è proprio questo di cui ho paura: del giudizio della gente.





Angolino ino ino ino

Salve bella gente!!
( il gabibbo scappa)
Eccomi tornata con un'altra uscenità!!
Ammetto che in questo anno il mio stile di srittura ha fatto un cambiamento radicale...
(mio cugino di cinque anni sa scrivere meglio)
Che dire se non... perdonate il mio stratosferico ritardo!!
Avevo promesso di postare a Luglio, ed invece...
Eccoci a febbraio, il giorno dopo San Valentino...
Dev'essere stta quella festa insulsa a darmi alla testa...
eh, vabbè!
Leggete e recensite... in tanti!
*estrae bazooka*
MUAHAHAHAHAH
Arriverderci

sososofia 

  
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