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Autore: Alex Wolf    15/02/2014    6 recensioni
ATTENZIONE: AVEVO IN PRECEDENZA DECISO DI INIZIARE UNA NUOVA STESURA DI QUESTA STORIA, IN SEGUITO HO DECISO CHE CONTINUERO' QUESTA!
«Eleonora. Isil. Hai perso i tuoi nomi non appena sei morta e sei caduta qui, nelle mie lande» spiegò placidamente lui, giocando con un grosso anello in cui vi era incastonata un’ambra. Dello stesso, identico colore dei suoi occhi. «Hai rinunciato a loro per sempre nell’esatto momento in cui hai accettato di divenire mio Generale. Perciò, era mio dovere sceglierti un nome, e quale più si adirebbe a una donna della tua fama –che ha cavalcato draghi; vinto battaglie; ucciso uomini e sedotto il Signore di Mordor- più che Morwen? La Dama Oscura?»
Genere: Fantasy, Generale, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Legolas, Nuovo personaggio, Thranduil, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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Libro Primo: l'arrivo dell'inverno e l'inizio della guerra.
Ci tengo a precisare che i primi quattro capitoli di questa FF saranno passeggieri, perché introdurranno le storie che i vari personaggi hanno intrapreso alla fine della battaglia contro Sauron.  Preciso anche che, saranno molto corti perché sono come dei piccoli prologhi per ognuno di loro ;)


Trailer:  http://www.youtube.com/watch?v=rvYAQP6Cygg
 


Storia d’inverno.
 


''Il passato torna da te proprio quando pensi di averlo dimenticato.''
 


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Nubi grigie iniziavano ad addensarsi in cielo, mentre aliti di vento cominciavano a scuotere le fronde degli alberi sotto di loro. Rumori tempestosi si dilagavano nell’aria pesante d’umidità, che prometteva poggia. I capelli biondi di Fanie schioccavano nel vento come fruste e le possenti ali di Arme tagliavano la coltre temporalesca in due. L’alito caldo del drago, di tanto in tanto, arrivava alle braccia della giovane che si permetteva di assaporarlo per riscaldarsi, mentre la sua mente correva a ricordi lontani. Erano passati venticinque anni dall’assassinio di suo fratello Sauron e la distruzione dell’anello e altrettanti dall’ultima volta che aveva rivisto i suoi vecchi amici; tranne i Baggins e Gandalf, che erano partiti per le terre immortali. Si domandava spesso che facevano nei paradisi terrestri quei due piccoli hobbit e, con ancora più frequenza, quanto fosse cresciuto il piccolo Haldir, che lei stessa aveva aiutato a far nascere. Ricordava ancora il dolore sul viso dell’amica, le dita di El strette attorno al suo braccio con tanta forza da lasciarle lividi e il pianto del neonato. I suoi occhia azzurri, quando l’aveva guardata per la prima volta, l’avevano l’asciata di stucco. In un certo senso, era curiosa di sapere com’era cresciuto e quanto quegli occhi fossero cambiati negli anni.
Ti mancano? Le domandò Armë a un tratto, cogliendo alla sprovvista. L’elfa sbatté le palpebre e si allungò sul collo dell’animale, poggiando le mani sulle squame doro.
Ogni tanto penso ancora a loro e non posso fare a meno di pensare a quanto saranno cambiati, affermò con disinvoltura. Era riuscita ad avere accesso alla mente di Arme solo da qualche anno, quando durante in un incontro un po’ troppo ravvicinato con dei muta pelle del Nord che le avevano quasi cavato l’occhio sinistro. Quel momento aveva aperto le porte di comunicazione delle loro menti e Fanie si era sentita come trasportare in quella di Armë: era riuscita a sentire le emozioni che provava e i pensieri che le frullavano in testa. Si era alzata e aveva sorriso al drago doro poi, però, le feirte al volto avevano iniziato a bruciarle. Allora, la sua dragonessa era intervenuta e aveva allontanato quegli esseri, portandola poi nel regno più vicino: Erebor. Fanie si era rifiutata, dopo svariati giorni di cura, di tornare a Bosco Atro circondata dalla tranquillità come le aveva consigliato Armë e assieme erano ripartite per il lungo viaggio. Ora, erano passati 25 anni e l’elfa bionda non vedeva l’ora di tornare a casa e godersi il meritato riposo, assieme alla sua compagna d’avventure.
A un tratto, un forte vento gelido soffiò talmente forte che persino Armë si trovò a gettare il collo di lato senza riuscire a contrastare la corrente fredda. Turbini di nebbia e neve nacquero attorno a loro e soffi di vento presero a gridare; un urlo acuto e lamentoso che fece rizzare i capelli sulla nuca alla ragazza.
Atterriamo. Atterriamo! Ordinó alla cavalcatura che già aveva preso a scendere verso il basso; ma sotto di loro c’era il vuoto. Un mare di grigio denso e umido che copriva le foreste delle Lande del Nord. Era come se tutto fosse stato inghiottito dalla desolazione; la nebbia assomigliava al fumo che sale da ciò che resta dopo il passaggio del fuoco dei draghi. Un insolito malanimo sorse nel petto della guerriera che, dopo aver guardato in ogni direzione, si ritrovò a fissare una cosa in lontananza: era piccola e nera, e si muoveva veloce nella loro direzione. Un corvo. L’uccello le passò affianco e alla ragazza parve di venir osservata da quello. Non sapeva perché ma, appena il volatile le era passato vicino, i suoi occhi piccoli e scuri le erano parsi incendiarle l’anima e poi pietrificarla; si convinse che fosse solo un’idea e tornò a preoccuparsi del tempo che andava a peggiorarsi.
« Non capisco », gridò Fanie ad Armë, stufa di usare la mente per comunicare con lei, « non siamo sulle Colline Vento, non dovrebbe esserci questo tempo in primavera. » Le sue parole si persero nelle raffiche di vento.
« Infatti non dovrebbe. » Rispose una voce profonda e roca, sovrastando il frastuono della tempesta. I capelli sulla testa di Fanie si rizzarono come la sua schiena e tutti i sensi si misero all’erta. Erano secoli che non udiva quel tono vocale, ma mai se lo sarebbe potuta dimenticare. Mai avrebbe scordato gli occhi grigi e i capelli d’argento di Turion, suo fratello maggiore. Erano decenni che non pensava più a lui, o se lo faceva se n’era dimenticata e ora udiva la sua voce disinvolta parlarle attraverso la tempesta.
« Avrei dovuto aspettarmi che ci fossi tu dietro tutto questo, fratello. » Commentò acidamente, mentre vento, nubi e nebbia e si placavano e lasciavano spazio a un pallido sole primaverile. Le montagne comparvero sotto le zampe di Arma e tutto tornò alla normalità. Una figura fluttuava d’innanzi a loro, studiandosi le unghie con un accentuato interesse. Corti capelli biondo-argentei rilucevano contro il sole, catturandone i raggi e rendendoli freddi; la pelle pallida brillava sotto di essi e i vestiti azzurri che indossavano si confondevano con l’orizzonte celeste del cielo.
« Non sei contenta di vedermi, sorella? » Con uno scatto, le braccia del giovane elfo si poggiarono sul collo di Arma e la sua testa si piegò leggermente a destra. Le labbra sottili si aprirono in un sorriso smagliante, lasciando veder i denti perfettamente bianchi e perfetti.
« No. » Rispose secca la giovane gettando lei, questa volta, la testa nella direzione del fratello e alzando le sopracciglia. Il ragazzo mise il broncio e si diede uno slancio accomodandosi sul piccolo spazio lasciato fra la sella e il collo del drago. I suoi occhi grigi catturarono quelli della sorella e non li liberarono per molto tempo, studiandoli con attenzione.
« Perché? » Chiese fintamente sorpreso, mentre il drago ricominciava a volare.
« Perché,Turion, ovunque i Valar ti spediscono ci sono guai e io non voglio guai. Ho deciso che è tempo di tranquillità e… »
« Non vuoi guai? » Turion proruppe in una risata che, però, di felice non aveva nulla: era fredda e distaccata, come il suo modo di parlare. « Tu sei nata dentro i guai, Fanie, come me a causa di nostro fratello maggiore. A proposito di Sauron: è vero che l’hai ucciso tu? »
« Si. » Rispose secca la giovane, senza pensarci due volte. Se si fosse fermata a ragionare su quella cosa sarebbe esplosa a piangere per il rimorso di quel gesto e il ricordo del corpo di Rìnon steso a terra. Non riusciva a levarsi dalla testa quelle immagini nemmeno dopo 25 anni; ogni sera la perseguitavano. E ogni notte sembravano diventare più vivi e al contempo più lontani: si era sempre domandata si fosse lei la causa di tutto questo, se lei volesse dimenticare ma il suo subconscio no. Come se all’interno del suo corpo ci fosse stata una battaglia.
« Ha… sofferto? » Si premurò di domandare il biondo, passandosi una mano fra i capelli corti.
« L’ho pugnalato al cuore con una spada più e più volte. Non so quanto abbia sofferto, ma spero abbastanza da sentire tutto il dolore che ho provato io a causa sua. » Ringhiò la bionda, bucando i pantaloni nel tentativo di conficcarsi le unghie nella carne per provare qualcosa di reale, concreto come il dolore. « Ma ora non importa più, è morto e questo è quello che conta. »
« Sei così diversa da quando hai lasciato Valinor. Hai scelto di seguire nostro fratello quando eri praticamente una bambina ed ora sei… sei così diversa. »
« Si, bhe, sai com’è fratello: la rabbia e il dolore sono un mix pericoloso, ma se gestiti bene possono aiutare a crescere. » Fanie gettò un’occhiata inquisitrice al viso del fratello e sospirò. Dopo tutto le era mancato e se ne rendeva conto, perché dentro di lei qualcosa le stava gridando di abbandonare la maschera dell’orgogliosità e gettargli le braccia al collo ma qualcos’altro le ordinava di restare fredda e distaccata e scoprire il motivo della sua discesa sulla Terra di Mezzo. « In ogni modo, Turion, perché sei qui? Cosa c’è di tanto importante da far si che i Valar mandino qualcuno? »
« Per ora mi hanno solo chiesto di trovare una certa Isil. Dovrebbe vivere a Bosco Atro e, così, durante il tragitto ti ho intercettato e sono venuto da te. » Ora nel suo tono di voce c’era una briciola di divertimento nascosta dal costante tono d’orgoglio. « Credo che viaggeremo assieme, come ai vecchi tempi. » Le strizzò l’occhiolino e saltò in alto, affiancando in volo il possente drago che gli rivolse un’occhiata di sottecchi.
« Oh, ma che meraviglia. » Sborbottò Fanie, ripensando a tutte le gite che da bambina aveva fatto con i suoi due fratelli che, costantemente, la lasciavano indietro.
 
 
I’m back, bitcheeeeesssss.
Sono tornata, stronzeee. E sono anche più fusa di prima! Allora, come state? Che ne pensate di questo breve prologo sulla nostra Fanien e l’entrata in scena di suo fratello, Turion?
Oppp, vi spiego perché la scelta di questo nome (che in italiano sarebbe Daminano):
Turion: Dal nome greco Damianons che deriva dal greco daman, "domare, soggiogare, sottomettere"; non esiste la parola, ma si potrebbe tradurre con "controllare, dominare", da cui si avrebbe il Quenya Turion.
 
Io lo vedo come una persona autoritaria e molto riservata, questo carattere verrà fuori man mano nella vicenda, e che si apre solo con la sorella, per quel poco che decide di fare.
Ora corro che inizia Harry Potter e la pietra filosofale (ogni volta non posso fare a meno di Pensare a Piton che insegna a ballare ai Serpeverde. Buahahahah ).
 
Baci
 
Isil.
 
P.s: si, quello nella foto è Turion.
  
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