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Autore: Alchimista93    16/02/2014    1 recensioni
" [...] Improvvisamente, una fitta le trapassò la testa e cadde in ginocchio, nel bel mezzo del corridoio, gemendo di dolore. Respirava con affanno e un velo di sudore le imperlò la fronte mentre portava le mani alla testa, il cuore che batteva irregolare. Il dolore era lancinante, sembrava come se qualcuno le stesse pugnalando il cranio più e più volte. "
"«Ahia!»
«La smetta di muoversi, signorina Heartilly!», replicò per l’ennesima volta la dottoressa con cipiglio severo. «Voi SeeD siete davvero strani! Quando siete feriti gravemente vi limitate a dire che “è solo un graffio», quando è davvero un graffio sembrate in punto di morte!»"
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Artemisia, Rinoa Heartilly, Seifer Almasy, Squall Leonheart, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Blasfeme carezze
 


Quando sentì un dolore lancinante alle gambe, Zell pensò di stare sognando. Dolore… meraviglioso, delizioso dolore! Da quanto non percepiva qualsiasi cosa…? Non riusciva neppure a ricordare, oramai, cosa significasse sentire dolore alle gambe. E adesso, invece, lo percepiva con ogni fibra del suo essere, quasi che tutta la sofferenza, che i suoi arti insensibili non avevano più provato da mesi, giungesse di colpo. Sembrava che i 10.000 aghi di Kyactus gli si stessero conficcando nella pelle, ma non era triste.
Lacrime gli solcavano le guance, brillando come pallide perle, ma un sorriso di pura gioia gli illuminava il viso mentre si tastava le gambe un tempo inerti.
Avrebbe camminato. Avrebbe camminato davvero! E anche Selphie sarebbe potuta tornare!
Cacciò un urlo di assoluta contentezza e immediatamente cercò di alzarsi dal letto al quale la dottoressa Kadowaki lo aveva confinato, ma non riuscì a reggersi in piedi dopo tutto il tempo in cui era stato costretto all’immobilità. Come prevedibile, cadde lungo disteso sul freddo pavimento della sua stanza in Infermeria, tuttavia rise, ebbro di felicità, ubriaco di vita.
Sarebbe potuta essere una scena decisamente idilliaca, tipica di qualche romanzetto al femminile, se non ci fosse stata una inaspettata e alquanto insolita scossa di…

«terremoto?!», esclamò Zell sentendo il pavimento tremare sotto di lui. Puntellandosi con i gomiti pavimento, tentò di mettersi in posizione seduta, ma un particolare apparentemente insignificante gli fece gelare il sangue nelle vene. La sua mano si trovava in una pozza d’acqua che proveniva da sotto la porta e che non faceva altro che allargarsi mano a mano che passava il tempo. Anzi, altro che pozza, qua si stava allagando la stanza!
«Ma che diavolo sta succedendo?!»
 
»2 ore prima«
 
Bip.
“Adesso basta con questo lazzaretto. Prima Zell, poi Rinoa, ora anche io!”
Bip.
“Artemisia… Credevo l’avessimo sconfitta per sempre e invece…”
Bip.
“E fate tacere questo dannato suono!”
Quando Squall rinvenne, il sole era ormai calato sul Garden e la bianca luce artificiale della lampada illuminava la stanza dell’Infermeria nella quale si trovava. Buttò i piedi oltre il bordo del letto portandosi una mano alla testa nel tentativo di ricordare l’accaduto, ma i pensieri sembravano sfuggirgli tanto più cercava di concentrarsi.
Bip.
Con uno scatto rabbioso, Squall si strappò di dosso gli elettrodi che lo collegavano alla macchina che rilevava le pulsazioni del suo cuore.
Beeeeeeeeeee…

«Ora basta!», esclamò adirato, cercando con lo sguardo il suo Gunblade per fare a pezzi quel dannato aggeggio.
«Signor Leonheart!», fece la dottoressa Kadowaki entrando precipitosamente nell’infermeria con occhi sbarrati. «Torni immediatamente a letto, lei non si è ancora ripreso!»
Squall la ignorò completamente, alzandosi con una smorfia di dolore. Ogni singolo muscolo del corpo gli doleva da impazzire. «Dov’è Rinoa?»
«Non si sa, ancora.»
La risposta lapidaria e priva di contenuti lo convinse ancor di più ad alzarsi dal letto. Trovò il suo Gunblade sotto il letto in un tentativo, forse, da parte della dottoressa di nasconderglielo.
«Se dovesse vederla mandi qualcuno ad avvisarmi», disse frettolosamente ed uscì dalla stanza non badando alle proteste che avanzava la donna circa il carattere terribile del Comandante. L’infermeria sembrava essere diventata un vero e proprio ospedale: lamenti di dolore e pianti si udivano alti nell’aria provenienti da numerose donne e uomini; studenti e membri del corpo insegnanti erano stesi sulle barelle, chi con ustioni, chi con svariati tagli su tutto il corpo, tutti affidati alle cure della dottoressa e ad un paio di volontarie dall’aria sperduta. Corse per il corridoio, ma si fermò dopo pochi passi guardando con occhi sgranati lo spettacolo che gli si parava dinnanzi: studenti in preda al panico correvano per i corridoi, ignorando bellamente gli ordini impartiti dagli insegnanti mentre una colonna di fuoco e fumo si innalzava al centro del piano. I SeeD più anziani avevano formato una catena umana armata di secchi nel tentativo di estinguere le fiamme, ma era tutto inutile: senza nessuna magia di acqua non era possibile contrastare quel fuoco. Squall ebbe la certezza che questa fosse stata opera di Rinoa e ciò lo spinse a riaversi dallo sconcerto. Subito, iniziò a chiedere a tutti coloro che incontrava – e che riusciva a fermare – se avessero visto la sua ragazza, ma tutti scuotevano la testa. Urla altissime si levarono quando l’ascensore cedette con uno schianto, precipitando al piano inferiore con una pioggia di detriti proprio nelle vicinanze. Squall si coprì gli occhi con una mano per evitare il polverone che si innalzò dopo l’incidente.
«Rinoa!», gridò, lo sguardo che la cercava in preda alla disperazione.
«Squall!», si sentì chiamare e subito si girò, il cuore gonfio di speranza. Le spalle si abbassarono dalla delusione quando vide Quistis avvicinarglisi trafelata. Aveva i capelli arruffati in testa e numerose ciocche le sfuggivano dallo chignon.
«Abbiamo perso i contatti con il secondo piano poco prima dello schianto dell’ascensore! C’era Cid sul ponte di comando!» spiegò concitatamente.
«Mi stai dicendo che Cid è disperso?!», replicò lui rabbioso riprendendo ad avanzare ancor più velocemente, se possibile, scrutando il luogo speranzoso di trovarla, ma allo stesso tempo di non ritrovarla, non sotto quel cumulo di macerie.
«Era insieme ad Edea e stava cercando di far fermare il Garden per evitare di schiantarci contro la montagna, ma qualcosa è andato storto e il generatore ha ceduto, interrompendo del tutto le già precarie comunicazioni con il secondo piano.»
«E i SeeD si sono fatti prendere dal panico per un incendio?!»
Quistis scosse il capo. «A quanto pare sembra che un drago stia cercando di distruggere una delle fiancate del Garden. Un’intera sezione è totalmente crollata…»
«Un drago?!», la interruppe sbigottito, fermandosi un istante per guardarla negli occhi. «E cosa aspettavi a dirmi che c’è un drago che sta demolendo mezzo Garden?!»
Quistis arrossì violentemente, schiarendosi la gola, ma Squall non aveva tempo per queste sceneggiate. Doveva trovare Rinoa e subito.
«Cerca di rimetterti in contatto con Cid e Edea, raduna un gruppo di quattro-cinque persone ed avvia una missione di recupero il prima possibile. Il piano potrebbe cedere da un momento all’altro, non c’è tempo da perdere», ordinò con fredda mente calcolatrice. Era subentrato il Comandante a Squall.
«Sissignore!» Quistis fece il saluto dei SeeD. «Ma dove stai andando?»
«A cercare Rinoa, ho già perso fin troppo tempo>>, replicò bruscamente facendo per voltarsi e andare via quando la mano della professoressa lo agguantò nuovamente. Era evidente che l’aveva ferita con quelle parole, ma non aveva tempo di preoccuparsi di lei in quel momento. Dietro di loro un palo cedette schiantandosi con una pioggia di scintille.
«Che c’è?»
«A proposito di Rinoa… Il drago… non era da solo.»
«Come sarebbe a dire che non era solo?». Squall aggrottò le sopracciglia, sbuffando per l’impazienza. «Quistis, parla chiaramente!»
«Sul suo dorso è stata vista una ragazza, la cui descrizione corrisponde a Rinoa, mentre lanciava degli incantesimi contro la struttura del Garden.»
Squall rimase impietrito per un attimo, le parole che gli riecheggiavano nella mente, ma si costrinse ad agire con fredda lucidità. Scostò la mano di Quistis e le fece un cenno di assenso col capo, per poi correre verso i dormitori. Era quasi arrivato quando, con uno schianto terribile, nella struttura a cupola sul lato nord si aprì uno squarcio e una pioggia di detriti e calcinacci gli piovve addosso, seguita da quello che sembrava essere un vero e proprio torrente d’acqua.
Acqua?! Rinoa, ma cosa diavolo stai facendo?”
«terremoto?!», esclamò Zell sentendo il pavimento tremare sotto di lui. Puntellandosi con i gomiti pavimento, tentò di mettersi in posizione seduta, ma un particolare apparentemente insignificante gli fece gelare il sangue nelle vene. La sua mano si trovava in una pozza d’acqua che proveniva da sotto la porta e che non faceva altro che allargarsi mano a mano che passava il tempo. Anzi, altro che pozza, qua si stava allagando la stanza!
«Ma che diavolo sta succedendo?!>>
Squall fece appena in tempo a scostarsi con una capriola prima che il cumulo di macerie lo colpisse in pieno. Si guardò attorno: le vie di accesso al dormitorio sembravano bloccate.
“Maledizione!”

«Kzzz… Qualcuno riesce a sentirmi? Kzzz…»
Squall cercò la fonte di quel suono tra le macerie. Sembrava una voce conosciuta, ma in qualche modo… filtrata elettronicamente.
« Aiut-…Kzzz… Sono…Kzzz… intrappola-…»
Sbarrò gli occhi riprendendo a cercare furiosamente. Oh, cielo, non dirmi che… Un sorriso trionfante gli illuminò il viso quando riuscì a trovare il walkie-talkie.
«Zell! Sei tu?!»
«Squall! Grazie al… Kzzz…». Il sollievo dell’amico era evidentissimo anche attraverso un walkie-talkie mezzo rotto.
«Zell, dove sei?»
«Sono nella… Kzzz… acqua… Kzzz…uscire!»
«Zell, ci sono interferenze, dove sei?». Lentamente iniziava a percepire il panico strisciare dentro di lui, ma lo ricacciò con rabbia.
«…Kzzz…camera… Kzz… Aiut-… Kzzzzzzzz…»Un suono metallico fortissimo gli fece quasi cadere l’aggeggio di mano.
«Zell?»
Nessuna risposta.
«Zell!», lo chiamò ancora, invano.
«Dannazione!», proruppe scaraventando il walkie-talkie contro le macerie per la frustrazione.
“Ok, ora calmati ed esamina la situazione.”
L’accesso ai dormitori, sia dall’ingresso principale che dal giardino era bloccato dai detriti. Forse avrebbe potuto rimuoverli se avesse avuto tempo, ma al momento non era una soluzione praticabile. Strinse l’elsa del Gunblade digrignando i denti, mentre camminava avanti e indietro con fare febbrile.
 

«Squall? Squall! Merda!!», esclamò Zell lasciando andare di scatto la presa dal walkie-talkie che aveva appena iniziato a mandare scintille e piccole scariche di elettricità. Cadde dritto in una pozza d’acqua, decretando la fine della propria triste esistenza con alcuni sbuffi di fumo grigiastro. Il ragazzo lanciò una lunga sequela di improperi mentre l’acqua iniziava a riempire la stanza.
«Uno: calmarsi.»
Al contrario di quanto auspicava, Zell si agitò, cercando di inspirare e di espirare profondamente, specie quando un getto d’acqua, proveniente da un buco nella parete, gli inondò il viso quasi beffandosi di lui.
«Aaaaah, ok, saltiamo la parte del calmarsi e cerchiamo di tappare questi buchi!!»
Con alcuni vestiti arrotolati e pezzi di metallo strisciò fino al muro e li infilò nella cavità premendo forte. Il flusso d’acqua si ridusse a un misero rivoletto innocuo.
«Ahah! Chi è forte adesso, eh?», disse agitando le mani per fare dei gestacci. L’acqua iniziò ad entrare più rapidamente da sotto la porta. Con una smorfia, Zell strappò altri vestiti e cercò di incastrarli per fermare il flusso d’acqua che ormai aveva raggiunto quasi il bacino, ma invano. Per quanti vestiti ci apponesse l’acqua continuava ad entrare, più lentamente rispetto a poco prima, ma non si arrestava. Zell cercò nuovamente di alzarsi dal pavimento, ma senza successo: le gambe non lo reggevano ancora. Non si era mai sentito così impotente! La finestra era lì, l’avrebbe potuta raggiungere facilmente con un salto, se avesse riavuto le proprie gambe, ed uscire dalla stanza, ma quelle dannate non avevano nessuna intenzione di sorreggerlo.
«…aspetta! Ma io posso raggiungerla!», esclamò trionfante, strappando via gli abiti che aveva usato per cercare di limitare l’ingresso dell’acqua nella stanza. A fiotti, questa riprese ad entrare. «L’acqua mi farà raggiungere la finestra e mi basterà buttarmici fuori!».
Con un sorriso incrociò le braccia al petto ed aspettò, non sapendo che, oltre la finestra dai vetri scuri, lo aspettava una montagna di macerie.

«Mi avevi promesso che non ci sarebbero state vittime al Garden!»
«Davvero? Non ricordo…», ribatté Rinoa con un sorrisetto maligno. «Chiamali danni collaterali allora, a me non importa.»
«A me si, invece! E non osare fare del male a Squall o giuro che ti…»
«…si? Tu cosa? Mi ucciderai?» Rinoa afferrò il collo della figura con uno scatto fulmineo sollevandola in aria apparentemente senza peso per poi scaraventarla sul pavimento. «Tu non sei in grado di fare niente, sei l’inutilità fatta persona, piccola stupida. Ora, scusami, ma ho un appuntamento col mio Cavaliere.» E detto ciò avanzò rapidamente nel corridoio, lasciando che le grandi ali nere sfiorassero i calcinacci con blasfeme carezze.
 

Squall aggirò i massi, pensando febbrile ad un modo per arrivare alla camera di Zell, imprecando quando l’ennesima pioggia di sassi colpì il posto dove si trovava esattamente un secondo prima.
La mensa! Forse riuscirò ad accedere al dormitorio passando per il cortile interno!
Senza perdere neppure più un attimo, corse via più veloce che poté. Il giovane, tuttavia, era totalmente ignaro che quella parte del Garden gli avrebbe riservato non poche sorprese.

 

«Tutti ai propri posti, presto!», gridò Quistis ad un gruppetto di Veterani. Sebbene non fosse ordinata come suo solito, Miss Perfettina conservava ancora la sua autorevolezza, infatti i soldati non se lo fecero ripetere due volte. Si erano disposti tutt’intorno all’ascensore crollato, cercando di ripararsi come meglio potevano dai crolli che continuavano a verificarsi in quel punto dopo l’incursione di Rinoa e del suo “drago”. Probabilmente stava cedendo qualche colonna portante, ma non avevano un secondo da perdere, specie perché sembrava che i due si fossero allontanati verso la zona dei dormitori. Dovevano assolutamente approfittare della situazione.
«Ricordatevi: recuperare e portare al sicuro il preside Cid è la nostra priorità ASSOLUTA! Attenti ai crolli e state allerta! La strega e il drago potrebbero tornare in ogni momento. E ora, andiamo!»
I soldati scattarono immediatamente in avanti, dividendosi in quattro gruppi: due gruppi cercavano di guadagnare l’accesso al secondo piano arrampicandosi lungo le pareti del primo con rampini e funi di acciaio, mentre gli altri due gruppi cercavano di scalare il cumulo di mattoni intorno all’ascensore crollato. Quistis li capeggiava ed era in prima linea per osservare e avvertirli nel caso avvistasse detriti in caduta libera dall’alto o per dare disposizioni di sorta. Alzò lo sguardo e vide una feritoia all’interno dell’ascensore dalla quale si intravedeva il secondo piano.
«Devo entrare là dentro», disse lapidaria, spostando un masso che cadde al suolo con un tonfo sordo. «Voi cercate di spostare i detriti alla base, o il preside non sarà in grado di uscire una volta recuperato. Alla base, non dall’interno dell’ascensore, o potreste farmi crollare tutto addosso!»
«Ma, professoressa, è troppo pericoloso! E se ci fosse un crollo mentre siete ancora dentro? Sareste in trappola!», protestò uno dei soldati, ma lei non gli badò e lo liquidò con un gesto infastidito della mano.
«Fate come vi ho detto», tagliò corto, e si infilò nella tromba dell’ascensore attraverso il piccolo pertugio appena creato in una delle pareti dello stesso.
Si era aspettata di sentire lo schianto dei sassi che cadevano e si infrangevano sul pavimento, le urla e i pianti delle persone e ogni altro rumore amplificato all’interno, invece tutto appariva molto più silenzioso ed ogni suono infinitamente lontano e ovattato, come se si fosse trovata sott’acqua. Lentamente, iniziò la sua scalata. A quanto pare si era sbagliata su tutta la  linea. Il percorso sembrava più agevole visto dall’esterno di quanto non lo fosse in realtà: i detriti avevano lasciato solo uno strettissimo passaggio attraverso cui riusciva a passare a stento, spingendo e facendo forza sulle braccia. Azzardò un’occhiata in basso: i suoi uomini stavano eseguendo gli ordini, sebbene procedessero con lentezza quasi esasperante. Riprese a strisciare nel condotto puntellandosi sui gomiti e graffiandosi i palmi delle mani, ma non se ne curò. Era a circa metà strada quando sentì un boato tremendo scuotere l’interno dell’ascensore. Alzò il capo e vide con orrore che le stava precipitando addosso una enorme pioggia di detriti.
"Oh, merda!"
Fece appena in tempo a prendere qualcosa dalla tasca della giacca che l’impatto la colpì in pieno. Quistis emise un rantolo soffocato per poi crollare esanime sulle rocce.

 
 ∞
 
Seifer agitò il Gunblade per incitare un gruppetto di studenti a non farsi prendere dal panico.
«Forza, mammolette, datevi da fare!!», sbraitò nuovamente al loro indirizzo, facendoli fuggire verso l’atrio. «Tsk, dilettanti.»
«Seifer!», sentì gridare alle sue spalle. Si voltò con sguardo interrogativo. Rajin stava correndo scompostamente nella sua direzione, accompagnato da Fujin.
«Che succede?»
«Mostri. Centro d’addestramento. Fuga», rispose Fujin con il suo solito modo di esprimersi per singole parole.
«I mostri del Centro d’Addestramento stanno fuggendo! Hanno trovato un’apertura e si stanno riversando nella Mensa!», spiegò senza fiato Rajin poggiandosi sulle ginocchia e ansimando pesantemente. Chissà da quant’è che lo stavano cercando.
«Dannazione, voi restate qui e impedite agli studenti di accedere al Centro, devo evitare che i mostri continuino ad uscire!», ringhiò loro e, senza neppure attendere una replica, scavalcò un cumulo di macerie ed entrò nel Centro.
Lì dentro il caos era, se possibile, decuplicato. La gente non riusciva a fuggire, bloccata com’era dai mostri scappati dalle gabbie e cercava di combattere come meglio poteva. I mostri, tuttavia, erano in numero soverchiante: i Grat si erano disposti tutt’intorno a piccoli gruppetti di studenti, accerchiandoli. Senza perdere altro tempo, Seifer prese la rincorsa e si gettò a capofitto sul primo gruppo di Grat. Ne abbatté due nell’atterraggio, facendoli contorcere al suolo come piantine appassite, per poi menare un paio di fendenti a quelli rimasti. In poco tempo, i corpi dei mostri giacquero al suolo privi di vita.

«Andate via, presto!», sbraitò, dato che gli studenti non si erano ancora mossi, paralizzati com’erano dalla paura. Subito si riscossero e corsero via il più rapidamente possibile.
Eccone altri, pensò vedendo alcuni ragazzi addormentati tra le piante e circondati dai Grat. Uno dopo l’altro stavano usando il loro Acido per non svegliarli, pregustando già un delizioso pasto a base di carne fresca.
Seifer ne uccise uno d’impatto, prendendolo alle spalle, ma non ebbe la stessa fortuna di prima. Immediatamente, le altre rimaste lo circondarono, colpendolo con gli stami. Riuscì a scansare i primi, tranciandoli di netto con la lama del Gunblade, ma gli altri gli si gettarono addosso facendogli perdere l’equilibrio. Una di queste colpì il Gunblade che si conficcò al suolo a svariati metri di distanza.
"Oh, merda!"
Fece appena in tempo a vedere lo sfavillio violaceo di uno dei Grat prima che un Morfeo lo addormentasse nel bel mezzo della battaglia.
 
 
«Seifer»
Quella voce…
«Seifer, svegliati»
Una carezza, leggera come una piuma, gli bruciò il viso.
Seifer aprì gli occhi. Una figura era china su di lui, vicinissima al suo volto.

«Rinoa?»


Perdonate il ritardo mostruoso, ma sono stata piena zeppa di esami ( e lo sono ancora tra l'altro xD ). Spero che vi piaccia il nuovo capitolo e se vedete degli errori non esitate a dirmeli dato che non l'ho riletto con attenzione per la fretta di pubblicarlo ^_* A presto!
  
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