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Autore: Jooles    16/02/2014    3 recensioni
«Mi ucciderà» sussurrò il genio, e il suo sguardo da cane bastonato colse alla sprovvista il compagno di team.
«Già, nessuno scarica Ino Yamanaka al suo primo appuntamento. Nessuno sano di mente lo farebbe.»

[ShikaIno è il rock, you guys!]
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Choji Akimichi, Ino Yamanaka, Shikamaru Nara | Coppie: Shikamaru/Ino
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Dedicata a tutte le Mosche Bianche là fuori
(lo so, oggi non è il ShikaIno Day), perché so che ci siete ancora.
 



Brodo di pollo









Shikamaru  si stiracchiò e spalancò gli occhi di colpo, ricordandosi immediatamente quale giorno fosse. Scalciò le coperte fino a farle scendere alle caviglie, ma un brivido di freddo lo forzò a piegarsi in avanti per riacciuffare le lenzuola. Un lancinante mal di testa lo costrinse a richiudere gli occhi e a rimanere raggomitolato immobile per qualche minuto. La fitta di dolore attutì il suono che provenne dal piano di sotto. All’inizio lo ignorò semplicemente, ma poiché le bussate al portone stavano diventando anche martellate per il suo cervello, dovette per forza alzarsi.
Gattonando sul letto sfatto, afferrò dalla spalliera la felpa di pile, la indossò e rimase in apnea, credendo in quel modo di poter sentire di meno il gelo del pavimento sotto i piedi scalzi. Pensò di aver raggiunto il paradiso quando i suoi piedi tastarono la moquette soffice che ricopriva il pianerottolo e che rivestiva i gradini delle scale. In quel momento e in quell’occasione solamente, si sarebbe chinato a terra e l’avrebbe baciata, quell’orribile tappezzeria rossa.
«Sto arrivando!». E che diamine. Non si preoccupò nemmeno di guardare chi fosse attraverso lo spioncino. Spalancò la porta e quasi se la diede sul naso, per la foga.
«Uooo, amico, hai una faccia orribile.» Choji piegò accuratamente ma con fretta l’estremità del pacchetto di patatine che aveva in mano e le mise in tasca.
Quella era una questione urgente.
«Grazie, eh» rispose Shikamaru. Parlare gli provocò un tremendo bruciore alla gola. Choji si avvicinò all’amico e lo guardò dritto negli occhi, strizzando i suoi come se potesse scrutare meglio l’animo di Shikamaru.
«No.» La sua espressione terrorizzata confermò il sospetto di Shikamaru, il quale si accasciò sul primo gradino della scala e si passò una mano sul viso sconvolto.
«No. No, no, nnno! Oh, sei nei guai, amico, questo non le piacerà. Non le piacerà affatto.»
Il labiale di Shikamaru diceva chiaramente “Che seccatura” –il bruciore alla gola era tale che non riusciva a parlare- e nemmeno la più violenta delle guerre lo avrebbe spaventato di più dell’immagine che gli si era proposta nella mente.
«Tu hai l’influenza!»
«Mi ucciderà» sussurrò il genio, e il suo sguardo da cane bastonato colse alla sprovvista il compagno di team.
«Già, nessuno scarica Ino Yamanaka al suo primo appuntamento. Nessuno sano di mente lo farebbe.» Lo sguardo dell’Akimichi si rivolse lontano, immaginando lo scenario apocalittico. Rabbrividì. Un appuntamento saltato con Ino voleva dire la morte (dolorosa e sanguinolenta, conoscendo il soggetto).
«Non sei di aiuto» riuscì a dire l’altro.
«Be’, se vuoi ci penso io a dirle che sei malato» si offrì Choji.
«N-no, non farlo!» Shikamaru ritrovò la voce persa e cercò di aggrapparsi alle dita paffute del compagno di squadra, tentando di fermarlo da quella missione al contempo suicida e omicida, perché Ino alla notizia non solo avrebbe fatto fuori Choji presa dall’isteria, ma sarebbe in seguito venuta per lui.
Choji cercò di liberarsi dalla presa e trascinò Shikamaru quasi fino all’uscio di casa, quando la felpa di quest’ultimo si incastrò in un chiodo dell’asse del pavimento di legno, il che permise all’altro di dileguarsi.
 
«Credo di non aver ben capito.» L’aria minacciosa di Ino stonava con il delizioso vestitino viola che indossava.
Choji sorrideva nervoso e si passava una mano tra i capelli, sentendosi in qualche modo colpevole.
«Hai detto che non può presentarsi all’appuntamento perché è malato?!» Eccolo, lo vedeva. Il baluginio omicida negli occhi.
«Emm… sì.»
Ino incrociò le braccia sotto al seno, battendo stizzita un piede a terra. Quale razza di idiota si beccava l’influenza al primo appuntamento?
E poi, la salvezza.
Choji sgranò gli occhi, colpito proprio in quel momento da un’idea brillante, geniale, come nemmeno Shikamaru avrebbe osato pensare.
«Cooomunque, Shikaku e Yoshino non sono a casa oggi e non mi sembra il caso di lasciare Shikamaru da solo, sai, nelle sue condizioni.» Ino continuava a guardarlo con lo stesso sguardo da killer.
«Ci andrei io stesso, ma l’Hokage-sama vuole che dia una mano a traslocare del materiale dal suo ufficio alla sala dei registri…»
E fu in quel momento che lo sguardo della Yamanaka mutò dal glaciale brillare dell’omicidio al rosso focoso della vendetta.
«Ooooh, ma se vuoi ci penso io ad accudire il nostro Shika.»
Choji deglutì, non così sicuro che avesse fatto la mossa giusta.
«S-sicura Ino, guarda che se-»
«Ho detto che me ne occupo io» sibilò la bionda.
 
Shikamaru si era rimesso a letto e sbruffava con una media di due sospiri al minuto.
E poi di nuovo, quel martellante rumore proveniente dal piano di sotto.
Questa volta però mi metto i calzini”, pensò.
 
«Naaara!» trillò Ino, la voce almeno di un’ottava troppo alta, anche per il suo timbro.
«Oh, merd-»
«Sono venuta… per farti sentire meglio», gli sospirò quelle ultime parole così vicino al viso che Shikamaru  poté chiaramente percepire la sua temperatura corporea alzarsi, ma non era sicuro che fosse dovuto all’influenza. Fu quasi tentato di darsela a gambe attraverso il portone aperto.
«Choji mi ha detto che stavi male e non potevo certo lasciarti da solo, ti pare?»
Il genio osservò la ragazza salire le scale, le gambe lunghe e snelle facevano i gradini a due a due, e il sotto di quel vestito viola ondulava pericolosamente – era possibile che ci fossero vestitini ancora più corti di quelli che Ino già indossava? -, rischiando di rivelare parti intime su cui Shikamaru spesso si era ritrovato, anche senza rendersi conto, a fantasticare.
«Insomma, vieni a rimetterti a letto?», lo chiamò dalla cima delle scale.
 
«Dai, Ino, per favore…»
«Ti ho detto di aprire la bocca», lo intimò la bionda, il cucchiaio che premeva sulle labbra chiuse ermeticamente del ragazzo per farle schiudere.
«Poffo fare da folo», Shikamaru schiuse solamente un angolo della bocca, ma gli fu fatale. Ino gli strizzò le guance con la mano sinistra, facendo sì  che le labbra del ragazzo si arricciassero a mo’ di pesciolino, mentre con la destra vi rovesciò dentro lo sciroppo. Quasi si strozzò quando la medicina rimase per un attimo in gola, contraria a voler scendere.
«Ho detto che mi sarei presa cura di te e intendo mantenere la parola!»
Shikamaru diede gli ultimi colpetti di tosse. «Stavo per soffocare!»
«Questo perché parli mentre cerco di imboccarti, stupido di un Nara!»
«Allora, non dovresti imboccarmi» le suggerì con un tono forse troppo evidente di sarcasmo e nervoso.
La testa di Ino tremò, poi chiuse gli occhi, prese un profondo respiro e sorrise, come se non avesse sentito nulla.
«Ti vado a preparare la specialità Yamanaka, vedrai, ti rimetterà in sesto», e corse giù dalle scale, lasciando che il turbine d’aria provocato dalla sua fuga sbattesse rumorosamente la porta dietro di sé.
Il concetto dell’ ”essere malato” di Shikamaru prevedeva lo stare tutto il giorno sotto le coperte e dormire. Dormire. Dormire un altro po’. Ma soprattutto, avere il silenzio attorno a lui.
Con Ino in casa, invece, gli sembrava di essersi appena trasferito in una cristalliera, e lei era l’elefante.
Choji gliel’avrebbe pagata.
Si era quasi appisolato quando, una mezz’oretta più tardi – era talmente sfinito dall’influenza che non gli era sembrato preoccupante il fatto che Ino non avesse provocato il minimo rumore – l’uragano biondo aprì la porta e annunciò con un “Ta-daaa” la sua presenza.
Non che ve ne fosse bisogno.
«Brodo di pollo alla Yamanaka!»
Shikamaru non trovò nemmeno la forza per deglutire il groppo di saliva formatosi in bocca.
L’odore che emanava la scodella lasciava libero spazio alla fantasia su cosa potesse essere quella brodaglia indefinita, e sarebbe potuto essere qualsiasi cosa, meno che un brodo di pollo.
«No, sul serio, Ino, che cos’è?» domandò, cercando col cucchiaio cose aliene in quella brodaglia.
«Ti sentirai rinato dopo averlo finito tutto d’un fiato.»
Tirò su una cucchiaiata di quella cosa ed esaminò un pezzo viscido e verde di qualcos’altro, che fece scivolare nuovamente nella ciotola con aria più spaventata che disgustata.
«Ho lo stomaco chiuso, non-»
«Mangia.»
«Sul serio, non-»
«Tutto.»
Shikamaru deglutì, poi guardò Ino, aspettando e sperando che gli dicesse che si trattava di uno scherzo, che si era voluta vendicare ma che ora poteva buttare nel cesso quella roba indecente.
Ino, inaspettatamente, assunse un’aria triste, abbassando lo sguardo e corrugando la fronte in disappunto.
«È stato un inutile spreco di ingredienti, mi dispiace Shika», riprese la scodella e iniziò a camminare lentamente fuori dalla stanza.
Di solito non avrebbe ceduto così in fretta al piano così meschino di Ino, in fondo la conosceva più che bene, ma uno dei sintomi di quell’influenza erano i sensi di colpa.
«Dai, torna qui», sentì dire dalle sue labbra, pentendosi di quelle parole solamente dopo averle proferite.
Ino tornò verso il letto, raggiante, brandendo in mano quel piatto micidiale e glielo porse con fin troppo entusiasmo.
«Però faccio da solo» ricordando il tentativo fallito dello spirito da crocerossina di poco prima.
La ragazza annuì e si raggomitolò ai piedi del letto, osservando la scena con fin troppo gusto. Lo sguardo quasi da maniaca, Shikamaru fu certo di vederla trattenere il respiro, neanche stesse assistendo alla scena suspense di un film, aspettando che lui mandasse giù la prima cucchiaiata. Avvicinò il liquido alla bocca e chiuse gli occhi. Forse sarebbe riuscito ad ingoiare se non avesse visto. Erroneamente però schiuse una palpebra, e giurò di vedere il liquido muoversi nell’incavo della posata come dotato di vita propria. Richiuse l’occhio di scatto, aprì la bocca e mando giù.
«Allora? Com’è?», Ino si era ficcata quasi un intero dito in bocca dall’ansia.
Shikamaru deglutì e annuì, sorridendo, cercando di compiacerla.
E poi svenne.
 
Aprì lentamente gli occhi e non sapeva se vedesse buio perché rintontito dalla febbre o perché erano passate parecchie ore e si era quindi fatta sera. Cercò di tirarsi tutte le coperte addosso, ma qualcosa alla sua destra glielo impediva.
Ino sonnecchiava silenziosamente sopra il copriletto. Si era sciolta i capelli per non sentire il fastidioso bozzo dell’elastico tra la nuca e il cuscino, così sembrava che il guanciale fosse ricoperto da mille fili dorati.
«Stupida mendekouse» sussurrò, e si ritrovò a sorridere.
Perché Ino poteva essere la più rompiscatole e scocciante seccatura del mondo, e anche il solo fatto di ammetterlo era seccante per lui, però era bella.
In quel momento la ragazza aprì delicatamente gli occhi, rivelando un mondo azzurro dietro le palpebre. Shikamaru si era ritrovato più vicino al suo viso di quanto non si fosse reso conto e dovette ritirarsi, tossendo e borbottando frasi sconnesse.
«Come ti senti?» domandò la bionda, la voce impastata dal sonno.
Shikamaru si alzò a sedere e dovette riconoscere una cosa. Inaspettatamente, si sentiva molto meglio.
«Te l’avevo detto che il mio brodo era miracoloso.»
Shikamaru inarcò un sopracciglio, scettico.
«Mi ha messo K.O., Ino, avrei preferito una botta in testa.»
Guardò l’orologio e si accorse che effettivamente si era fatto tardi.
«Sei rimasta qui tutto questo tempo?» le domandò, incredulo.
Ino alzò le spalle.
«Avevo detto a Sakura che il nostro appuntamento sarebbe durato tutto il giorno, se mi avesse vista tornare prima avrebbe sicuramente capito che era stato un fallimento e non potevo permetterlo.»
Giusto. Nessuno scarica Ino Yamanaka al primo appuntamento.
«Quindi, questo conta come appuntamento?» inquisì il genio.
«Ovviamente e, se qualcuno dovesse chiedertelo, hai vissuto l’appuntamento più bello della tua vita.»
Shikamaru sbuffò. «Non credo che svenire possa essere considerato l’apice del divertimento.»
«Ma io non ho detto che la giornata è finita», concluse Ino, come se la cosa fosse ovvia. Si issò a sedere sul materasso, piegandosi poi verso Shikamaru, gli sollevò il viso e lo baciò, prima che l’altro potesse dimenarsi o dire qualcosa di stupido.
Shikamaru mantenne gli occhi chiusi anche quando Ino si scostò dalle sue labbra.
In fondo, come primo appuntamento non era andata poi così male.
«Giusto per sapere,» domandò, «ma che avevi messo nel brodo?»
Lo sguardo di Ino si trasformò da dolce a malizioso in un millesimo di secondo.
«Oh, credimi, non vuoi saperlo.»
 
Il giorno dopo…
«Avete proprio una brutta cera», Choji li osservava dall’alto della sua posizione, non sapendo se ridere o dispiacersi.
Ino e Shikamaru erano sdraiati entrambi a letto, tossendo e gemendo dal dolore.
«Mi hai attaccato l’influenza, stupido di un Nara.»
«Non sarebbe successo se tu non avessi voluto prenderti cura di me», rispose sarcastico.
«Ingrato, se non ci fossi stata i-»
«Puoi fare silenzio? Mi scoppia la testa. Che palle» roteò gli occhi, scocciato.
«Non alzare gli occhi con me!»
Choji soffocò una risata.
«Vi porto un brodo caldo?» si offrì.
«NO!», urlarono i due malati all’unisono, disperati.
Choji alzò le mani e, lentamente, si diresse verso la porta, chiudendosela poi dietro, lasciando che quei due si scannassero.
«Sakura riderà come una matta appena glielo racconto.»








n/a
Questa è davvero una sciocchezza, ma oggi mi sentivo dell'umore per scrivere una ShikaIno e, visto che li amo alla follia ma che ho scritto solo una fic su di loro, eccomi qui a sfornare cavolate. Sarà la febbre che ha colpito anche me che mi fa delirare in questo modo? Boooh.
Ah, giusto! Colgo l'occasione per lanciare un appello: carissime MoscheBianche, questa fic è dedicata a voi! Ultimamente leggo pochissime fiction sui nostri amati Shika e Ino, ma so che voi siete ancora lì! Fatevi sentire, scrivete, leggete e amateli, perché se lo meritano! E se avete letto questo mio delirio, commentate e fatemi sapere cosa ne pensate u.u. Renderete felice una vostra compagna *-*
Au revoir bellissima gente, che l'amore vi colpisca e che la febbre svanisca (ah no, quest'ultima era per me :'( ).
A presto <3
  
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