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Autore: JCI    16/02/2014    4 recensioni
Sono rimasti fino a tardi in palestra una sera, perfezionando la routine a corpo libero di Payson, ma un piccolo bacio di festeggiamento è stato l'inizio di qualcosa di più.
La loro chimica è innegabile e sono solo le circostanze che li tengono divise.
Direttamente da fanfiction.net una delle storie più amate del fandom MIOBI, pairing Sasha/Payson. La storia parte dall'episodio 8x02
ATTENZIONE: TRADUZIONE MOMENTANEAMENTE SOSPESA
Genere: Romantico, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Payson, Sasha, Un po' tutti
Note: Lime, Traduzione, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Venerdì Nero










Per molte persone, il Venerdì dopo il Ringraziamento consisteva nell'avventurarsi nei negozi sovraffollati cercando i saldi natalizi e regali perfetti per i loro cari. Per Payson Keeler era solo un altro giorno. Anche se ufficialmente la Rock era chiusa, non aveva intenzione di prendersi un altro giorno di riposo e di certo non aveva intenzione di passare la giornata con la sua famiglia, non dopo il disastro che si era rivelato essere il Ringraziamento a casa Keeler. Era il segreto peggio mantenuto nella loro famiglia che la zia Cathy si sentisse inferiore alla sorella. Così, quando i Keelers si erano trasferiti a Colorado cinque anni prima per seguire il sogno di Payson di diventare una ginnasta olimpica, Cathy aveva afferrato al volo l'occasione. Aveva sempre messo in discussione la decisione, insinuando che fossero pazzi, e incolpando Payson per un fallimento da cui non si sarebbe mai ripresa. Tutto questo era venuto a galla la sera prima, quando Sasha tra tutti i presenti l'aveva difesa di fronte a tutta la sua famiglia, che per la maggior parte aveva imparato a prendere le chiacchiere di Cathy per quello che erano, le parole pungenti di una donna infelice della sua vita. Payson non se ne era curata, non proprio, ma sentire Sasha descrivere lei e i suoi risultati, utilizzando il tono più duro che possedeva, le aveva fatto venire le farfalle nello stomaco.

Toccò appena la mano di sua madre mentre si alzava dal tavolo, comunicando in silenzio che avrebbe seguito Sasha. Era andato verso la cucina e Payson capì che non se ne era andato, aveva semplicemente lasciato la situazione imbarazzante dopo il suo sfogo.

"Sembrava arrabbiato," disse Becca mentre si faceva strada verso la cucina. "Cosa è successo?" chiese.

Payson guardò i suoi cugini più giovani e scosse la testa verso Becca, "Ha solo bisogno di una boccata d'aria," rispose e Becca annuì. Uscì di casa, non pensando a come fosse fredda l'aria di fine novembre. Lo vide vicino a uno dei grandi alberi nel loro cortile, che spezzava un piccolo ramoscello, gettando via i pezzi.

"Ehi," lo chiamò, abbracciandosi e sfregando le mani contro la pelle, cercando di scaldarsi.

Senza dire una parola Sasha si tolse la giacca e con un colpo dei polsi gliela mise sulle spalle, unendo ermeticamente i lembi. Aspettò che Payson sostituisse le sue mani con le proprie prima di fare un passo indietro, la vicinanza che già faceva effetto su entrambi. "Mi dispiace. E' stato vergognosamente scortese da parte mia dire quelle cose a tua zia. Dovrei tornare dentro e chiedere scusa."

Payson gli sorrise, "Non dispiacerti," disse, "hai detto quello che per anni avrei voluto dire io. Lei eccelle a sminuire quello che faccio senza effettivamente venire allo scoperto e dirlo direttamente. Principalmente la ignoriamo ormai, ma grazie lo stesso."

"Probabilmente dovrei andare," disse con un cipiglio che rovinava il suo bel viso. "Penso di aver causato abbastanza problemi per una notte."

Payson sorrise, "Sono contenta che tu sia venuto stasera," disse. "E' stato bello averti qui con la mia famiglia, quasi come..." si interruppe.

"Quasi come se gli avessimo detto tutto e fossimo solo una normale famiglia che celebra una festa insieme?" finì per lei e un sorriso triste sostituì l'espressione seria che aveva assunto da quando era uscito.

"Sì," rispose, guardandolo negli occhi. Per un momento, un momento terribile e meraviglioso, pensò che avrebbero stracciato il loro accordo e l'avrebbe baciata. Poteva sentire il magnetismo che sembrava sempre scorrere tra di loro che l'attirava più vicina. I suoi occhi guizzarono alla bocca di Sasha e si umettò le labbra con la punta della lingua, in attesa. Lo guardò negli occhi e il contatto visivo ruppe il momento. Non potevano farlo.

"Dovrei andare. Dì ai tuoi genitori che li ringrazio per la bella serata," disse e lei annuì, togliendosi la giacca, non prima di inalare il suo profumo. Era da tempo svanito dalle sue lenzuola e il pensiero di spruzzare la colonia sul suo cuscino le era sembrato oltre il limite del patetico. I suoi occhi si chiusero, mentre una piccola scossa di piacere la attraversava, il suo corpo che reagiva istintivamente a ciò che il suo profumo evocava in lei, la mente intorpidita da sensazioni meravigliose .

"Lo farò. Grazie per essere venuto," disse incrociando di nuovo il suo sguardo.

"Ci vediamo domani, Payson," disse, e prima che lei potesse reagire si chinò e la sfiorò con un bacio morbido sulla guancia. Poi se n'era andato, marciando a grandi passi fuori dal cancello laterale e lontano dall'entrata. Payson portò la mano alla guancia e lasciò che gli occhi le si chiudessero, cercando di memorizzare di nuovo la sensazione delle sue labbra. Era passato così tanto tempo. Udì il suono inconfondibile del motore che si avviava e l'auto di Sasha che si allontanava prima di riaprire gli occhi e rientrare in casa.

Sua madre era in piedi in cucina con una strana espressione sul viso. Le comunicò il messaggio di Sasha ed entrambe ritornarono alla sala da pranzo, mentre sua madre continuava a guardarla con la stessa strana espressione. La mantenne per tutto il resto della terribile cena e anche mentre stavano pulendo.

Alla fine, mentre stava mettendo via l'ultimo dei piatti, Payson guardò sua madre, "Cosa c'è? Perché continui a guardarmi in quel modo?"

Kim scosse la testa e fece una smorfia, "Sai che puoi parlarmi di qualsiasi cosa, giusto?" chiese e Payson sospirò.

"Mamma, se si tratta di nuovo di Austin, non so quante volte posso ripetertelo."

Lei scosse la testa, "No, non si tratta di Austin. Ma lo sai, vero? Qualsiasi cosa."

Payson sapeva che c'era stata una spaccatura tra lei ei suoi genitori da dopo i Mondiali. Era troppo difficile star loro vicino, anche se li amava molto. Era comunque bello sapere che la sua mamma era lì per lei, almeno in teoria. "Lo so, mamma."

"E non mi nasconderesti niente di importante, vero?"

Il suo sorriso sbiadì e sospirò, mettendo giù il canovaccio e guardando seria sua madre, "Mamma, ci sono solo alcune cose che è meglio non sapere." Era l'unica risposta che poteva dare senza mentirle direttamente. La verità era che lei aveva nascosto a sua madre qualcosa di importante e avrebbe continuato a farlo senza esitazione. Sapeva che era semantica a questo punto, le bugie di omissione erano state sufficienti a garantire una completa rottura nel loro rapporto una volta che la realtà dei fatti fosse venuta fuori, ma Payson non riusciva a dire la verità.

Kim aggrottò le sopracciglia, ma rimase in silenzio sull'argomento, riportando la sua attenzione sugli avanzi che dovevano essere messi via.

***

Payson sospirò mentre finiva i suoi esercizi di riscaldamento, Sasha che la guardava in piedi vicino a lei. Non avevano riaperto l'argomento, ma la tensione era rimasta. Sapeva che avrebbero dovuto affrontare il problema alla fine, ma dal momento che Payson non aveva idea da dove questa nascesse, non sapeva cosa avrebbe potuto fare.

Andò al distributore d'acqua e ne bevette velocemente un bicchiere, prima di muoversi verso le parallele asimmetriche.

"Sono andati a casa?" Domandò Sasha, le sue prime parole da quando si erano augurati buongiorno quando Payson era arrivata.

"Domani mattina," rispose, alzando gli occhi al cielo. "Non andrò lì finchè non se ne vanno. Dovevi restare. Maureen era così arrabbiata con la madre per averti spaventato," lo prese in giro con leggerezza, cercando di farlo sorridere. Funzionò, facendogli sollevare un angolo della bocca in un piccolo sorriso sbilenco. "Grazie, tra l'altro, per quello che hai detto."

Si strinse nelle spalle, "Era la verità," disse. Payson annuì e si allontanò verso le parallele per iniziare il suo esercizio. "Payson," la chiamò Sasha e lei si fermò di colpo, guardando verso di lui con curiosità. "Non sono invitate."

Payson corrugò la fronte, confusa. "Non sono invitate?"

"Al matrimonio."

Payson non sapeva cosa l'avesse possedduto per fargli dire una cosa del genere, ma non appena le parole erano uscite dalle sue labbra, sapeva che erano quelle giuste. Avevano bisogno di un promemoria, qualcosa di più tangibile dei ricordi che avevano creato nel corso dell'ultimo anno. Aveva preso le sue parole come vere, ma improvvisamente aveva poco a che fare con un invito ed era più l'idea generale. Si sarebbero sposati, un giorno. Le parole penetrarono in entrambi e un bel sorriso apparve sul volto di Payson, subito ricambiato da Sasha, prima che entrambi annuissero e distogliessero lo sguardo. Payson si mosse di nuovo verso le parallele e prese un lento, profondo respiro, mettendo da parte le sue emozioni e concentrandosi sulla sua nuova routine, con cui doveva subito iniziare ad allenarsi se voleva che ci fosse qualche speranza di vincere i suoi ori alle Olimpiadi.

***

Payson tornò a casa dagli allenamenti con la sensazione di essere piena di lividi dalla testa ai piedi. La doccia in palestra non era servita a molto e l'unica cosa che voleva più di ogni altra cosa era fare un lungo e caldo bagno nella sua vasca. Era una cosa fantastica, la sua vasca. Poteva facilmente ospitare due persone, qualcosa che lei e Sasha aveva scoperto in tempi relativamente brevi, ed era una vasca idromassaggio, con getti potenti che avrebbe alleviato il dolore nel suo corpo. La routine alle parallele asimmetriche stava venendo fuori bene, ma per lavorare alla sua sequenza di uscita era finita sul tappeto più volte di quanto potesse contare.

Gettò la borsa da ginnastica sul suo letto, aprì l'acqua calda e accese alcune candele poste strategicamente in tutto il bagno. L'odore calmante della lavanda invase i suoi sensi mentre si toglieva i vestiti, raccolse i capelli in cima alla testa e poi, mentre la vasca si riempiva, aggiunse rapidamente alcune gocce di bagnoschiuma nell'acqua calda. Lentamente si è calò in acqua e i suoi muscoli si rilassarono quasi istantaneamente, mentre sistemava la testa contro il lato della vasca e chiudeva gli occhi. Si rilassò completamente, lasciando affluire i ricordi di lei appoggiata contro il forte petto di Sasha, le mani che correvano lungo il suo corpo per lavare via la sporcizia e lo stress del giorno, le sue labbra contro il suo collo e le spalle. Sospirò mentre le immagine evocate bruciavano nella sua memoria. La sua mano scese sott'acqua, scomparendo sotto la superficie-

"Payson!" urlò una voce maschile in preda al panico. Payson riaprì gli occhi e vide che Austin Tucker era in piedi contro la porta del suo bagno, con l'aspetto di uno che stava venendo strangolato.

Non aveva neanche la forza di urlare contro di lui e lasciò semplicemente ricadere la testa contro la vasca. "Austin, che ci fai qui?" chiese stancamente.

"Io, uh, io," balbettò. Non l'aveva mai visto così agitato. "Non rispondevi al cellulare e poi non hai risposto al campanello. Mi sono preoccupato. Sembravi addormentata e poi hai mosso la mano e ho capito che sicuramente non dormivi. Mi dispiace, volevo solo sapere che programmi avevi per cena."

Payson sospirò, "Ci sono gli avanzi del Ringraziamento in frigorifero," rispose. "Li avrei riscaldati più tardi, ma lo farò adesso."

Lui scosse la testa, "No, tu, uh, rimani lì. Li scaldo io," disse. "Mi dispiace per l'interruzione." Fuggì velocemente dalla stanza e Payson rise piano con se stessa.

Una mezz'ora più tardi, dopo aver indossato i pantaloncini del pigiama e una canottiera, scese al piano di sotto, seguendo l'odore del cibo nella sua cucina. Austin era al tavolo circondato da un ricco buffet. "Ne vuoi un po'?" chiese, la bocca piena di quello che sembrava purè di patate e patate dolci.

Scosse la testa, "Ho portato a casa la maggior parte di quella roba per te, comunque. Sai che non posso mangiarla."

Austin annuì, indifferente, e si immerse di nuovo nel cibo. Ci fu un bussare alla porta e Payson andò a rispondere. Fu scioccata nel vedere sua madre dall'altra parte.

"Mamma, cosa ci fai qui?" chiese, aprendo la porta per lasciar entrare la madre, lontano dal freddo esterno.

"Oggi ho fatto un pò di shopping di Natale per Becca e tuo padre e mi chiedevo se potevo nascondere i regali qui. Tuo padre è un tale segugio e Becca non è da meno." Sollevò le borse della spesa che aveva in mano.

Payson sorrise, "Certo," disse, facendole strada in casa.

"Hai scaldato gli avanzi?" chiese Kim, sentendone l'odore mentre si avvicinavano alla cucina.

"Cosa, uh," cominciò, ma non fu in grado di finire perchè Austin uscì dalla cucina, con uno sguardo perplesso e stringendo in mano un Tupperware pieno di torta di mele.

"Ehi, Pay, come si fa ad aprire questo coso?" chiese, senza alzare lo sguardo.

Kim Keeler si fermò per osservare la scena e Payson sospirò. Sapeva quello che sua madre stava pensando. Si diede un'occhiata. Era praticamente in pigiama, a piedi nudi, i suoi capelli erano bagnati e Austin si comportava come se fosse casa sua.

Stava per aprire di nuovo la bocca, quando sua madre le rivolse uno sguardo tagliente. "Andiamo, li metto nel mio armadio," disse Payson, prendendo alcuni dei sacchetti di sua madre e portandoli al piano di sopra. Austin non aveva bisogno di sentire la predica che Payson stava per ricevere, soprattutto perché non aveva fatto niente per guadagnarsela.

Appena entrati sua camera da letto di sua madre iniziò, "Che succede, Pay?" chiese con tono eloquente.

Payson sospirò, "Niente, mamma. So che non ci credi, ma non succede niente." Sapeva come sembrava e sapeva che la fiducia di sua madre in lei era in calo, soprattutto dopo l'incidente ai Mondiali. Immagini e video erano difficili da negare, nonostante stesse dicendo la verità quando si trattava del suo rapporto con Austin.

"Vedi, lo trovo difficile da credere. Io proprio non capisco cosa ti sta succedendo, Payson." Fece qualche passo e poi si voltò, scorgendo il bagno, le candele accese intorno alla vasca, le luci soffuse e il bagnoschiuma non ancora del tutto defluito. "Questo... voi due stavate..." sua madre non riusciva nemmeno a esprimere i pensieri che le rimbalzano in testa.

Payson sospirò e scosse la testa, "Ho fatto un bagno quando sono tornata a casa dopo l'allenamento, da sola."

Kim si sedette sul letto e la guardò, la preoccupazione sostituì l'oltraggio di un attimo prima. "So che tu pensi che io non capirò, ma io penso di sì."

Scosse la testa, "Mamma, ne dubito molto."

Kim scosse la testa e sospirò, "So che ci si può sentire confusi, soprattutto se si hanno per qualcuno dei sentimenti che non si possono avere. A volte ti lanci in qualcos'altro o torni da qualcuno che puoi avere perché è più facile. Devi sapere, Payson, che non è giusto per te o per l'altra persona. Finirai soltanto per ferirlo."

Payson aggrottò la fronte nella confusione più totale, "Mamma, io davvero non ho idea di cosa tu stia parlando. Stiamo parlando di Austin? Non ho sentimenti del genere per Austin e lui non sente quello per me. Io non..."

Sua madre la interruppe, "Ieri ho visto te e Sasha nel cortile," disse.

Payson non era ancora sicuro a cosa alludesse sua madre, non era successo niente nel cortile dopo cena, avevano parlato e lui se ne era andato. "Okay, non capisco," disse.

"Davvero non lo capisci, vero?" disse Kim, scuotendo la testa. "L'ho visto baciarti sula guancia, Payson, e ho visto il modo in cui lo guardavi mentre andava via. Mi ha quasi spezzato il cuore a vederti così. Volevo solo farti sapere, va bene avere questi sentimenti. Sasha è un brav'uomo, il tipo di uomo per cui dovresti provare dei sentimenti in futuro, ma lui è il tuo allenatore, tesoro, ed è molto più vecchio di te. Sono sicura che te ne rendi conto. Deve essere così difficile per te allenarti con lui. Ti sentiresti più a tuo agio ad allenarti con qualcun altro? Ci inventeremo qualcosa."

Payson la fermò, alzando la mano e scuotendo la testa con fermezza, "Mamma, non hai bisogno di dire altro. Io non voglio assolutamente parlare di questo. Sasha è il mio allenatore e quello che stai dicendo, è solo...non sai di cosa stai parlando. Quindi, per favore, lascia stare." Scelse con cura le parole, cercando di non mentire, anche se a quel punto, che senso aveva?

"Payson, sto solo cercando di aiutare. Non può essere facile per te. L'hai capito a Istanbul? E' per questo che ultimamente sei così triste, tesoro?"

Payson chiuse gli occhi, cercando di nascondere il dolore. Sua madre aveva colpito troppo vicino e il dolore sordo che aveva sentito dentro quando si svegliava da sola ogni mattina fino a quando non l'aveva seppellito, tornò prepotentemente a farsi sentire. Non aveva capito quanto volesse condividere quello che stava passando con la sua mamma. Erano sempre state così vicine. Una ragazza dovrebbe essere in grado di parlare con sua madre dell'uomo di cui si è innamorata, soprattutto quando era un uomo come Sasha, che era, come sua madre aveva appena detto, un brav'uomo, il tipo di uomo che voleva per lei. Non c'era proprio nessun modo in cui avrebbe potuto dirglierlo, non ora, e quando alla fine fosse venuto fuori, dubitava molto che sua madre avrebbe capito. "Mamma, per favore, non," disse, guardandola negli occhi. "Sasha è il mio allenatore e Austin è mio amico. Tu non sai di cosa stai parlando." Non aveva idea di cosa altro dire.

Kim annuì, mordendosi il labbro e Payson sentì la colpa stringerle lo stomaco. "Va bene. Solo che non voglio vederti commettere un errore e fare qualcosa che il più volte si finisce per rimpiangere."

Si alzò e fece qualche passo, avvolgendo le braccia attorno a sé. "Mamma, per favore."

"Non posso lasciar perdere. Sei stata così felice per un po', Pay, e odio vederti sconvolta. Non si può negare che sei stata giù, ultimamente."

"Sono stato concentrata. C'è una differenza, ho poco meno di dieci mesi, fino alle Olimpiadi. E' l'allenamento più difficile che io abbia mai fatto."

"Sei diversa rispetto a prima, Payson, e qualunque cosa sia responsabile di questo cambiamento, non posso dire di esserne una fan. E non è il tuo allenamento. Ho visto concentrarti prima, Pay, e questo è diverso. Tu sei diversa."

Payson sbuffò appena. "Mamma, non te lo chiederò ancora, per favore lascia perdere." Incontrò gli occhi di sua madre, supplicandola. Non aveva alcun desiderio di trasformare la conversazione in una battaglia, ma l'avrebbe fatto se avesse dovuto .

Kim alzò le mani in segno di sconfitta, "Bene, ma fai attenzione, Payson. Non farti coinvolgere in qualcosa che non puoi gestire. Farà solo male alla fine."

Pochi minuti dopo sua madre se ne andò, evidentemente insoddisfatta della loro conversazione, ma non c'era molto Payson potesse fare. Austin andò via solo un poco dopo, prendendo la maggior parte degli avanzi con lui.

Payson sospirò, sedendosi sul letto, fisicamente ed emotivamente esausta. Impostò la sveglia per le quattro del mattino, anche se sapeva che il suo corpo probabilmente si sarebbe svegliato senza l'aiuto di un cellulare che squillava insistendo che era ora di svegliarsi. Guardò il suo telefono e lo studiò per un momento prima di prendere una decisione. Bastò la semplice pressione di pochi pulsanti per far partire la chiamata.

"Pronto?" la voce di Sasha gracchiò nel ricevitore, piena di sonno.

"Ehi," disse e la sua voce suonò piccola, anche a se stessa.

"Payson," mormorò, col tono un po' più vigile. "Qual è il problema?" chiese e Payson sospirò, sentendosi improvvisamente molto sciocca e un po' infantile.

"So che abbiamo detto che non l'avremmo fatto, ma ho bisogno di sentire la tua voce," rispose.

"Stai bene,amore?" chiese, la preoccupazione palpabile anche attraverso la linea telefonica.

"Sì, mia mamma è passata a trovarmi. Pensa che io sia innamorata di te e vada a letto con Austin per cercare di dimenticarti."

Sapeva che le parole lo avrebbero svegliato completamente, "Beh, una metà è giusta," disse ed entrambi risero piano. Payson gli raccontò tutta la storia, proprio come sua madre l'aveva detta a lei. "Non possiamo farci niente, Pay. Lei in realtà non sa nulla. Sospetta solo i tuoi sentimenti. Dovremo solo continuare ad essere attenti."

Payson cominciò a sentirsi meglio, "C'era una cosa che ha detto, ho pensato che ti avrebbe fatto piacere saperla."

"Che cos'è?" chiese.

"Ha detto che eri il tipo di uomo che dovrei amare."

"L'ha detto davvero?"

Payson poteva sentire il sorriso nella sua voce. "L'ha detto, anche se c'era in mezzo qualcosa sulla tua età avanzata e il tuo ruolo come il mio allenatore."

Sasha sospirò, "Ci scometto." Rimasero in silenzio per un attimo, "Vai a dormire, Payson. Prova ad immaginare che sono lì, con le braccia intorno a te, mentre tu posi la testa nell'incavo del mio collo. Potresti persino mettermi i piedi freddi contro i miei polpacci, non mi lamenterei stasera."

"Ti amo," disse, cercando di immaginare che fosse proprio come aveva detto.

"Ti amo anche io."









  
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