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Autore: King_Peter    16/02/2014    1 recensioni
{ Ade/Maria di Angelo | lieve accenno alla Persico | lieve OOC di Ade }
1930.
Ade cammina per le strade di Venezia, quando incontra Maria, l'unico vero amore della sua vita. A poco a poco la dolce mortale lo cambia, lo fa diventare più uomo di quanto le sia mai stato, finchè Zeus non distrugge quell'hotel e Ade è perduto per sempre.

"Il suo nome." ripete Ade, insistendo.
Arriccia le labbra, prima di dare un'altra risposta.
"Maria di Angelo."

Maria di Angelo abbraccia un cumulo di lenzuola che portano il suo odore, accarezzandosi, poi, l'addome, sorridendo.
"Come la chiameremo?"
"Bianca." le dice lui, acchiappando un fiocco di neve che si squaglia al contatto con la sua pelle, "Bianca di Angelo."
Genere: Fluff, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Bianca di Angelo, Nico di Angelo, Percy Jackson, Zeus
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Broken
What has broken, that can't be repair
 
 
Le onde tristi della baia di Long Island, si infrangono innocue sul bagnasciuga, freddo, tra schiuma e spuma. Il cielo è striato di nubi, imponente, mentre una leggera brezza marina gioca con le chiocche nere dei capelli del ragazzo che osserva l'orizzonte, là dove cielo e mare si incontrano, diventando un tutt'uno.
Le ginocchia al petto, le braccia serrate intorno ad esse, le lacrime agli occhi. I capelli che danzano sulla sua fronte, corrugata, mentre la tristezza lo assalisce.
Sente una morsa alla bocca dello stomaco, il respiro che si fa sempre più carico di disperazione. Le lacrime bagnano le sue guance.
È andata, per sempre.
Poi una mano sulla spalla, dei passi felpati che si muovono nella sabbia, un respiro che sa di salsedine come il mare che si scatena lì vicino.
"Ehi." gli dice, mentre si siede accanto a lui, osservando l'oceano. Nico cerca di asciugarsi in fretta le gli occhi rossi con la manica della maglia, evitando il contatto visivo con Percy.
"Che ti prende?" gli chiede, volgendogli uno sguardo compassionevole, mentre con le mani prende un pugno di sabbia e lo fa scorrere di nuovo a terra come una sorta di clessidra.
Nico ammutolisce, nascondendo il suo volto tra le ginocchia, dilaniato dalla voglia di lasciarsi andare e da quella di non sembrare debole.
Sente la sua mano sulla spalla, il calore della sua pelle attraverso il tessuto della maglia, sente la sua voglia di consolarlo. Le sue dita cercano il suo mento, portano il suo viso alla luce, mentre i suoi occhi si rifiutano di aprirsi.
"Nico." sussurra, come fossero in preghiera, "Nico, apri gli occhi. Sono io."
Lentamente, molto lentamente, le palpebre sembrano perdere la volontà di rimanere chiuse: si aprono, investite da un'altra ondata di lacrime.
Guardano gli occhi del ragazzo che gli sta davanti, assalite di nuovo dalla voglia di richiudersi.
"A che stai pensando?" gli domanda, mentre gli angoli della sua bocca si dischiudono in un sorriso compassionevole, pieno di pietà.
La gola sembra seccarsi a pronunciare quel nome, quel nome che sembra impedire ai suoi  muscoli di muoversi, ai suoi arti di compiere banali azioni.
"Bianca, vero?" chiede ancora, prendendolo dolcemente e lasciandolo appoggiare sul suo petto. Nico sembra confuso, spiazzato, ma si lascia trasportare, ascoltando il battito regolare del suo cuore.
"Non riesco a non pensarci." mormora, con voce distorta dalle lacrime che aveva versato fino a poco prima, osservando il volto di Percy, "Mi sento così ... così solo."
Sospira.
"Lo so, è difficile." cerca di consolarlo, "Non potevo credere che si fosse sacrificata per noi, lì, in quella discarica."
Guarda Nico.
"E non volevo."
Il figlio di Ade chiude gli occhi, per un attimo, mentre il gorgoglio dell'acqua lo culla come una ninna nanna.
"Non ho mai saputo come avete vissuto." gli dice, "Prima che scopriste di essere dei  mezzosangue, intendo."
Tutte quelle ferite che ha faticosamente cercato di richiudere, di rimarginare, invano, ora prendono nuovamente a sanguinare.
Un sapore acido di ruggine gli invade la bocca.
 

 
1930, 10 Settembre
 
Venezia.
Il profumo italiano per le strade, la salsedine dai corsi salati dei canali, lo spumeggiare incessante delle acque sotto la bruna chiglia delle gondole.
Venezia.
Ade cammina per le vie della città, avvolto dalle nebbie che sembrano chinarsi al suo passaggio, riconoscendo il loro padrone. Migliaia di turisti si fanno fotografare, in bianco e nero, sul Ponte dei Sospiri, mentre piccioni e colombe svolazzano liberi sulle piazze veneziane, disegnando strani motivi nel cielo, un unico groviglio di nubi carico di neve.
"Mortali." sentenzia sprezzante il dio dei morti, scuotendo leggermente il capo, mentre un paio di innamorati si baciano proprio sotto il suo naso, "Sempre con le loro insulse man ..."
Veletta nera, abito scuro e guanti sottili dello stesso colore: una donna strega il cuore arido del dio, e basta solo un'occhiata, un unico incontro tra le iridi ombrose di Ade e quelle chiare di Maria di Angelo, per infatuare quel dio così corrotto dalla sua brama di potere e vendetta contro Zeus.
" ... zie."
C'è grazia persino nei movimenti più comuni, come quando porge la paga in lire al gondoliere che l'ha portata fino a lui.
"Ignobile scherzo del destino." pensa subito Ade, cercando di buttare acqua su quella scintilla che ormai ha scaldato il suo cuore. L'ha provato altre volte, ma mai così forte.
"Mi scusi." gli dice, con voce delicata, proprio accanto a lui, "Potrebbe spostarsi?"
Ade la guarda, con occhi pensierosi, mentre si scosta leggermente per lasciarla passare: il suo profumo  penetra nelle sue narici, così diverso dall'odore di morte che lo segue sembre.
La ferma per un braccio, quasi come se la stesse aggredendo.
"Il suo nome." chiede, atono.
"Come, scusi?" risponde lei, un pò contrariata in viso, mentre si divincola dalla presa del dio, lasciandogli in mano solo un guanto scuro.
"Il suo nome." ripete Ade, insistendo.
Arriccia le labbra, prima di dare un'altra risposta.
"Maria di Angelo."
Il dio degli Inferi la guarda allontanarsi, mentre nelle sue mani gli resta solo il suo guanto sottile.
"Maria di Angelo." sussurra una voce nella sua testa, "Sarai mia."
 
 §
 
Luci, bagliori, scintillii: coppie danzano su se stesse, al ritmo di un malinconico valzer, suonato da un'orchestra poco più in là. Ade si appoggia ad una colonna che sorregge un soffitto finemente cesellato, osservando i danzatori e le folle a bordo pista.
Si liscia le vesti.
I suoi occhi cercano i suoi, sanno che sono lì, in mezzo allo sfarzo e alla musica. Si, Ade vede il suo elegante abito rosso fuoco, mentre nella sala scroscia, come pioggia, un applauso.
Il dio dei morti le si avvicina, plasma tra le ombre una rosa, riluttante della sua debolezza, ma, ormai, completamente invaghito di lei.
Eros ha giocato una delle sue carte migliori.
La freccia ha toccato il suo cuore, sembra penetrare più a fondo quando lei gli si avvicina e accetta il fiore, annusandolo in modo malizioso.
I suoi occhi incontrano quelli di Ade, vita contro morte, mentre il dio degli Inferi le prende la mano e sente il suo calore corporeo. È restia, ma si lascia andare.
Un bacio.
 
 §
 
Nella stanza echeggia il metallico rintoccare di un vecchio orologio a cucù. Artemide scintilla alta nel cielo, offuscata da nuvole cariche di neve. Maria di Angelo abbraccia un cumulo di lenzuola che portano il suo odore, accarezzandosi, poi, l'addome, sorridendo.
"Come la chiameremo?"
Maria di Angelo guarda il profilo autoritario del dio, con la mascella contratta, intento a guardare la neve che cade dal cielo, soffice e bianca, a coprire il roveto secco in giardino.
Si mette seduta sul letto, si alza, poggiando i suoi piedi leggiadri sul pavimento freddo. Gli mette una mano sulla spalla, appoggiandosi a lui, mentre con l'altra accarezza la sua pancia, dove sta crescendo una nuova vita.
"Bianca." le dice lui, acchiappando un fiocco di neve che si squaglia al contatto con la sua pelle, "Bianca di Angelo."
Maria sorride, con quello stesso sorriso con il quale ha stregato il dio del morti, lo abbraccia. Lo bacia.
"Bianca di Angelo."
 
§
 
1930, 22 Ottobre
 
La festa, la musica, il luccichio. Maria di Angelo si accascia a terra, sprofondando tra le pieghe del suo abito lungo, tra scarpe lucide e dall'odore di cuoio. Vede occhi puntati su di lei, facce dalle più svariate espressioni, voci diverse l'una dall'altra per accento e lingua.
Si sente girare la testa, un sapore metallico in bocca. Poi delle urla, una voce possente e rabbiosa che sovrasta le altre.
"Maria!" esclama, prendendo il suo volto tra le mani, facendolo poggiare sulla sua spalla, cullandola come in preda ad una tetra litania. Lei gli prende la mano, incontra i suoi occhi, mentre la musica si spegne, miseramente.
Si porta le dita alla  pancia. Urla.
"Maria!" ripete Ade, una nota di preoccupazione attraversa la sua voce, mentre le stringe la mano, "Diamine! Chiamate un medico!" urla rabbioso alla folla, immersa nello stupore, immobile come una gigantesca statua di ghiaccio. I nervi scossi del dio si fanno lividi, ha l'impulso di cancellarli dalla faccia della terra, ma si ferma.
Maria è più importante. Bianca è più importante.
"Un medico!" grida ancora Ade, con un fuoco pericoloso negli occhi, sfidando chiunque a contrastarlo, mentre questi saettano da una persona all'altra, dall'uomo alla donna.
"I mortali sono giocattoli fragili." sussurra una voce anziana nella sua mente, come un fulmine a ciel sereno, "Troppo fragili."
Il dio dei morti alza gli occhi al soffitto dorato.
"Perchè?" urla, "Perchè mi fai questo?!"
Maria continua a lamentarsi, reggendosi l'addome. Un conato di vomito le sale su per la gola, mentre le lacrime affollano i suoi occhi, cadendo sul pavimento, come sale sulla terra.
Dolore.
Ade guarda gli invitati alla festa, le sue vene cariche di disprezzo. Si rassegna al peggio: non è un guaritore come Apollo, non sa curare con le erbe come sua moglie Persefone.
Lui comanda le ombre. Maria sarebbe diventata schiava del suo regno.
Quel cuore, quello stupido cuore che un tempo era arido e duro come pietra, ora sanguina lacrime di disperazione pura, dolore, paura.
Paura, quale paura? Ade non sa cosa sia, non l'ha mai provata, ma adesso comincia a comprendere, a capire la fragilità degli uomini, delle loro anime che aveva torturato milioni di volte.
Quello stupido cuore testardo non vuole ammettere, ma sa che Maria ha pian piano sostituito la corruzione che lo aveva intaccato, portandolo nuovamente alla luce. Il colorito roseo sul suo volto si fa più pallido, le labbra si arricciano in una strana angolatura, mentre continua ad urlare come se fosse seduta su una sedia elettrica.
Ade la guarda, si impedisce di piangere quando si accorge che Maria si immobilizza, il tempo si ferma. Si guarda intorno.
"Te l'avevo detto che i mortali sono giocattoli troppo fragili, Ade." sussurra una voce, a cui seguono due risatine stridule. Le ombre si fanno più concrete, capaci di essere mangiate con un cucchiaino d'argento, mentre nell'aria si spande l'odore stesso della vita.
Cloto, Atropo e Lachesi, le tre Parche.
"Cosa volete?!" esclama, con disprezzo, il dio dei morti, alzandosi in piedi di scatto. Le tre si fanno avanti, mentre quella nel mezzo regge uno scintillante filo bianco tra le mani, che si passa tra le dita affulosate e nodose.
Lachesi ridacchia, indicando Maria distesa a terra. Un pericoloso fuoco nero si accende negli occhi di Ade, pronto alla guerriglia con le tre vecchiette filatrici.
"Azzardatevi a toccare il suo filo e io ..."
"E tu?" lo interrompe Cloto, dondolando un dito davanti al volto infuriato del dio dei morti, "Cos è in tuo potere per salvarla, figlio di Crono?" gli chiede.
Gli occhi di Ade scintillano.
"Nulla." conclude Cloto, notando l'impotenza che si può leggere sul suo volto. Si fa passare il filo dalla sorella, osservandolo attentamente. Lachesi accorre con le sue forbici di bronzo.
Un urlo nasce e muore nella gola del dio dei morti, temendo il taglio del filo.
"La sua fine non è ancora giunta." annuncia poi, abbozzando una specie di sorriso, "Maria di Angelo è troppo importante per morire, adesso. Ma ..."
Armeggia selvaggiamente con le sue mani, facendo apparire un filo più corto, scintillante allo stesso modo, avvolto intorno ad un rocchetto minuscolo.
"Sai cos è, vero Ade?" gli domanda. Il dio dei morti sussulta.
"Non potete farlo."
"Oh si che possiamo." si introduce Lachesi, gli sventolanti capelli grigi che le incorniciano il volto, tagliando il filo che Atropo aveva filato con cura.
"Il mondo deve rimanere in equilibrio." sussurra, guardando la figura misera di Maria di Angelo, "Per una vita, una vita. E il prezzo, questa volta, era quella di tua figlia."
 

 

♣ Angolino autore

Bene, eccomi qui con una nuova storia! ;) Premetto che doveva essere una One-Shot sulla storia di Nico e Bianca di Angelo, ma poi non ho saputo resistere alla tentazione di scrivere anche di Ade e Maria di Angelo, così ho iniziato un lungo salto nel tempo :)
Quindi pubblicherò varie parti ;)
Ade, ovviamente, è lievemente OOC per buona parte della storia, poi cambierà, statene sicuri! ^^ Non so che altro dire! Non so che altro dire se non ... fatemi sapere cosa ne pensate! ^^ 
Grazie a tutti coloro che leggeranno, recensiranno o semplicemente cliccheranno su questo titolo improbabile! :)
Alla prossima! *----*

King
  
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