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Autore: moni_cst    17/02/2014    11 recensioni
Beckett ha dovuto affrontare uno dei casi più difficili della carriera senza avere Castle accanto.
Castle è impegnato in Colombia per fare ricerche per il suo prossimo romanzo della saga su Nikki Heat.
Sarà il loro primo San Valentino separati?
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Javier Esposito, Kate Beckett, Kevin Ryan, Nuovo personaggio, Richard Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La famiglia Castle'
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LA FINE DI UN INCUBO

Il capitano del 12° distretto chiuse la porta a vetri del suo ufficio e andò a sedersi dietro la sua scrivania. Afferrò con entrambe le mani il bordo del tavolo e tirò lentamente verso di sé. Le rotelle della sedia scivolarono silenziosamente sul parquet della stanza. 

Si guardò intorno e osservò la libreria, il tavolo di mogano e la comoda poltrona a schienale alto.  A differenza dei suoi predecessori non c’erano oggetti personali a ornare la stanza. Aveva sempre cercato di tenere separato l’ambiente di lavoro dalla sua vita privata. Nessuna fotografia della famiglia era appoggiata sopra il mobile, solo immagini di alcuni momenti importanti della sua vita in polizia: il suo primo giorno da poliziotta, in coppia con il suo primo compianto partner, il suo team quando le assegnarono il comando di una squadra investigativa, lo stesso gruppo con l’aggiunta di Castle e Lanie ripreso durante una delle feste della polizia a cui avevano partecipato tutti. 

Aveva sempre odiato la differenza dell’arredo che vigeva nei dipartimenti. I detective disponevano nell’open space di un’ampia scrivania in multistrato laminato con la targa col nome in bella vista e sedia per ospiti accanto. Ogni gruppo investigativo aveva a disposizione una lavagna bianca dove venivano appuntati gli elementi base di ogni caso. Gli agenti condividevano una grande scrivania quadrata ed erano seduti uno di fronte l’altro in modo da poter lavorare in modo coordinato.

Nell’open space il pavimento originale era stato ricoperto da un linoleum commerciale mentre nel suo ufficio il parquet era di legno vero, seppur di bassa qualità.

Si sentiva stanca.

 Guardò con fastidio l’alta pila delle scartoffie meno urgenti che doveva firmare da diversi giorni e poi il mucchietto dei fascicoli che richiedevano la sua attenzione immediata. 

Si passò entrambe le mani nei capelli per cercare un po’ di concentrazione. 

Gli ultimi giorni erano stati molto difficili al distretto.

Era capitano da pochi mesi e già le era capitato uno di quei casi che nessun poliziotto vorrebbe mai dover affrontare. 

La tensione era molto alta ma, finalmente, tutto si era concluso nel modo migliore: la scelta azzardata di servirsi, per quel caso, dell’impiego contemporaneo delle squadre investigative del detective Esposito e quella del detective Ryan  era riuscita ad evitare che quel serial killer pazzo e furioso uccidesse anche le tre ragazze segregate da mesi nel suo nascondiglio. Questo placava leggermente la tristezza e il senso di impotenza per non essere riusciti a salvare anche la quarta ragazza, che era stata torturata troppo atrocemente per poter sopravvivere al loro arrivo. 

Finalmente quella sera sarebbe tornata a casa con il cuore più leggero. Era uno di quei giorni in cui avrebbe avuto bisogno di un bel bagno caldo per rilassarsi e per sciogliere tutta la tensione dal suo corpo affaticato e stanco. Aveva dormito tre, quattro ore a notte nell’ultima settimana. Tornava a casa e doveva occuparsi da sola dei bambini, non avendo l’aiuto del marito. In realtà la cosa che le era mancata di più era il suo modo innato e naturale di tranquillizzarla e ricaricarla di energia. Rientrava dal distretto verso le 19 stava un po’ con loro, controllava i compiti e poi dopo aver cenato, li metteva a  letto tra mille proteste. A quel punto verso le 22, si ricollegava con il distretto in call conference continua. 

Aveva bisogno di sentire almeno la voce di suo marito, prese il cellulare dalla tasca della giacca e mentre schiacciava il tasto di chiamata veloce, sentì bussare alla porta.

“Avanti” disse, mentre sospirando riattaccava il telefono che per l’ennesima volta le annunciava che il numero cercato era irraggiungibile.

“Beckett, come stai?” Esposito teneva ancora la mano sulla maniglia della porta mentre Ryan si era affacciato subito dietro di lui.

“Entrate ragazzi, chiudete la porta” rispose il capitano Beckett.

I due colleghi e amici si accomodarono e si appoggiarono al mobile basso di fronte la scrivania.

“Non vi sedete?” chiese Beckett

“No. Mi fa ancora un certo effetto…” rispose a mezza bocca Espo.

Ryan gli sferrò un amichevole pugno sulla spalla “Smettila, scemo”.

Beckett si alzò e si andò a sedere davanti a loro appoggiandosi al bordo della scrivania sorridendo alla battuta di Javier.

“Volevo ringraziarvi, non è da tutti accettare di lavorare in questo modo. Non eravate tenuti a farlo e per questo ve ne sono profondamente grata.” Kate era sincera e guardò fisso negli occhi prima uno e poi l’altro, come a voler dare maggiore peso alle sue parole. Quando ricevette un sorriso di assenso da entrambi, annuì abbassando lo sguardo.

“Beckett, hai fatto una scelta inusuale e abbiamo salvato quelle ragazze, tanto mi basta” disse Ryan.

“E poi lavorare insieme, noi tre, come ai vecchi tempi anche se in modo così diverso… be’ è stato grandioso per me” aggiunse un emozionato Esposito.

Beckett sorrise ad entrambi.

“E’ stato bello anche per me e adesso correte a casa dalle vostre famiglie, è un ordine!” poi si alzò e andò a ricollocarsi al suo posto dietro la scrivania.

“Molte scartoffie?” chiese Ryan fermandosi sull’orlo della porta.

“Già. Una marea! “ rispose sconsolata.

“Quando torna Castle?” domandò l’ispanico “ Mi deve ancora una birra.”

Beckett alzò gli occhi e dopo una breve pausa, prese un respiro profondo. 

“Ahhh saperlo! Non riesco a sentirlo da 4 giorni. Mi aveva avvisato che forse ci sarebbero stati problemi con la rete cellulare, ma non avevo messo in conto di non avere sue notizie per così tanto tempo”.

“Sei preoccupata?” la incalzò l’irlandese con la fronte corrugata.

“No, tranquilli. Sta solo facendo il suo lavoro. Forse si è solo impersonato un po’ troppo in Jameson Rook, il reporter d’assalto dalle investigazioni pericolose” ci scherzò su.

Dopo qualche minuto, nel silenzio di un dipartimento stranamente tranquillo quel pomeriggio, venne distolta dal suo lavoro da un segnale acustico del pc. 

Alzò lo sguardo e notò una nuova mail nel monitor. Lesse il nome e il suo cuore cominciò ad accelerare. Chiuse per un istante gli occhi per calmare il suo cuore impazzito. Per lo meno non s’era fatto ammazzare.

 

From: Richard.Castle@aol.com

To: K.Beckett@NYPD.com

Object: mi manchi! 

 

Kate! Finalmente! Sono riuscito a trovare un internet point per mandarti almeno una mail. Sto bene! Ma sembra che qui il cellulare non prenda da nessuna parte. Non avrei mai pensato di trovarmi a girovagare nella giungla tenendo il cellulare in alto per vedere se da qualche parte desse un segnale di vita. Poi lo spengo sempre per risparmiare la batteria. Chissà quando ritroverò di nuovo elettricità.

Ma come cavolo m’è venuto in mente di fare ricerche per Jameson Rook? La prossima volta, ti assicuro, lascio stare a lui le inchieste sul campo e il resto lo farà la mia fervida immaginazione. Quella non mi manca, no?

Dimmi di te! Come stai? Resisti in quella banda di matti al dipartimento? E a casa? Cavolo, Kate, quando ho deciso di partire non avrei mai immaginato di lasciarti tutto il peso della gestione familiare da sola proprio quando scoppiava uno dei casi più difficili che tu abbia mai dovuto affrontare. 

Non so a che punto siete, l’ultima volta mi hai detto che stavate ancora in alto mare, spero che non abbiate trovato nel frattempo altre ragazze seviziate in quel modo straziante. Ad ogni modo Kate, ricordati: tu sei straordinaria… è solo questione di tempo. Ce la farai.

Mi manchi, tantissimo. La notte quando mi sdraio e sono rincantucciato nel mio sacco a pelo penso a come ti vorrei avere accanto a me. Mi manchi ancor più di quanto avrei pensato.

Sappi che ho visto abbastanza di questo posto. Domani confido di trovare campo per poterti chiamare (la tua voce… può mancare una voce?) o perlomeno un altro internet point. La giungla ormai è alle spalle e per quanto ancora non mi trovi in un paese semicivile, nel giro di pochi giorni dovrei concludere. Lo spero davvero.  Scrivimi dei bambini, voglio avere loro notizie. Dì loro che mi mancano infinitamente e che il loro papà non vede l’ora di poterli riabbracciare.

Kate… non vedo l’ora di avere te tra le mie braccia! 

Ti amo

Rick

 

 

Stava bene. Stava bene. Stava bene. 

Aveva avuto tutto il giorno una strana sensazione allo stomaco e non riusciva a spiegarsela. Finalmente era riuscito a farsi vivo.  E all’improvviso quella morsa al ventre si era allentata.

Appoggiò la testa allo schienale e assaporò la calma e il senso di benessere che provava in quel momento. 

Lo squillo del telefono la riportò alla realtà. 

“Beckett” rispose.

“Capitano, le devo fare i miei complimenti. Lo stato di New York è orgoglioso di lei. “ tuonò con enfasi una voce maschile.

“Governatore Cuomo, la ringrazio. Ho fatto solo il mio dovere.”

“Dovere o no, abbiamo un serial killer spietato nelle mani della giustizia e questi ci fa stare tutti più tranquilli. “  

“La ringrazio, davvero” rispose con imbarazzo Beckett.

Dopo pochi altri convenevoli, la telefonata si concluse e Kate rilesse velocemente la mail di suo marito. 

Guardò l’ora. 

Non aveva molto tempo prima di andare a casa.

Subito dopo rivolse lo sguardo ai fascicoli pieni della documentazione da sottoscrivere.

Passò lentamente le dita sul quadrante del suo orologio quasi ad accarezzarlo e poi guardò la tastiera.

La prese velocemente e cominciò a battere sui tasti senza fermarsi un secondo: forse Castle era ancora collegato, in fin dei conti aveva scritto la mail solo 5 minuti prima.

 

From: K.Beckett@NYPD.com 

To: Richard.Castle@aol.com

Object: Re: mi manchi! 

 

Rick!!! Iniziavo a preoccuparmi. Meno male che hai trovato un internet point per farti vivo. Non sparire più per così tanti giorni! Lo so, lo so. Non hai avuto proprio possibilità… Accidenti! La prossima volta che parti, investo un paio di stipendi e ti regalo un cellullare satellitare così ti raggiungo ovunque.

Oggi l’abbiamo preso! Abbiamo preso quel bastardo. Espo e Ryan hanno trovato tre ragazze nel suo covo, in pessime condizioni ma vive. La quarta non ce l’ha fatta, è morta in ambulanza mentre la portavano in ospedale. Aveva iniziato con lei. Non mi abituerò mai a simili barbarie.

Ma parliamo di noi, basta lavoro. IO sto bene, ma mi manchi tanto. Sono un po’ stanca perché da casa mi sono sempre collegata al distretto fino a notte fonda. I bambini stanno risentendo un po’ della tua assenza e di una mamma un po’ zombie in questo periodo ma ci abbiamo scherzato su. Mi addormento ovunque quando sono a casa. Mi si chiudono gli occhi.

Ah, questa te la devo proprio raccontare. Tommy ha fatto il suo primo pensierino, no aspetta- ora lo chiamano testo libero – guai a sbagliarsi. Ha raccontato del suo papà che quando va a fare la colazione al mattino ha i capelli dritti e arruffati e… Rick..  ha scritto che fai colazione in mutande!!! Qui tocca stare attenti a quello che facciamo che ci ritroviamo la nostra vita casalinga spiattellata sui quaderni dei nostri figli! Voglio dire: se Tommy ha scritto questo, ti puoi immaginare cosa accadrà quando arriverà alla scuola elementare la piccola Julia??

Meglio non pensarci.

Non vedo l’ora di riabbracciarti e spero che non ti farai attendere troppo. Posso accontentarmi della tua voce – almeno la tua voce!!! - per qualche giorno ma poi ti voglio qui in carne e ossa!!! Hai dei doveri coniugali da rispettare, ricordatelo! Io ti aspetto…. Ma non esagerare con i tempi di attesa ;-)

Fatti sentire appena puoi e Rick… sta’ attento. Mi raccomando.

Mi manchi alla follia. Ti amo.

Kate

 

 

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Spazio di Monica:

Un infortunio domestico e la giornata di San Valentino mi hanno fatto scrivere questa nuova breve storia.

E con questa storia festeggio un anno esatto di scrittrice su EFP 

  
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