Non ricordi l’attimo preciso in cui era cambiato
qualcosa.
Per te era successo all’improvviso.
Un giorno eri tu a salutarlo come facevi con tutti gli
avventori del locale, lui aveva sempre risposto col suo sorriso impeccabile e
la sua gentilezza.
Ti avrebbe fatto perdere un battito anche se avesse
semplicemente mosso una mano nella tua direzione, ma invece accompagnava con lo
sguardo le sue parole, facendoti avvampare ed abbassare lo sguardo in
imbarazzo.
All’improvviso un giorno era stato lui a salutarti per
primo, facendoti sollevare il volto dalle scartoffie che stavi controllando. I
tuoi occhi avevano incontrato i suoi e spontaneamente avevi sorriso.
E tu avevi risposto a lui.
Erano seguiti altri giorni di saluti, di sguardi, poi,
sempre all’improvviso, una volta lui aveva azzardato un ‘Come va?’.
Avevi risposto con entusiasmo ed un sorriso più
cordiale di quelli che eri solita rivolgere a tutti gli altri clienti del
locale. Nonostante tu l’avessi etichettata come una domanda cortese e di
circostanza non avevi potuto evitare di esultare e sorridere.
‘Ma stai studiando nascosta dietro tutti questi fogli?’
‘Ultimi esami da preparare.’
Avevi risposto aggiungendo poi l’importo che avrebbe dovuto pagare per la sua
cena.
‘In bocca al lupo’ Aveva affermato dopo aver pagato e
prima di uscire dal locale. Il tuo ‘Crepi’ lo avevi sussurrato al vento.
Lo avevi accolto con un sorriso smagliante la volta
successiva. Non perché era lui, ma perché eri comunque di buon umore, appena ti
aveva vista aveva allungato un braccio e puntato un dito nella tua direzione.
‘Ecco lo sguardo di una ragazza che ha finito la sua
carriera scolastica.’
Avevi fatto un gesto di esultanza e accennato un
balletto sul posto, dandoti mentalmente dell’idiota, ma lui aveva riso e,
fulmineo, si era allungato dietro la cassa per cingerti in una specie di
abbraccio che ti aveva stupita e lusingata assieme.
‘Complimenti’ Aveva sussurrato mentre goffamente
tornava dal suo lato della scrivania, non aveva staccato gli occhi dai tuoi poi
aveva pronunciato le cinque lettere che compongono il tuo nome ‘Emily.’
Eri arrossita, ringraziato mentalmente l’orribile
targhetta con il tuo nome affissa sulla tenuta di lavoro e avevi semplicemnte detto. ‘Grazie, Thomas.’
‘Tom.’ Ti aveva corretta con
un sorriso prima di andare a raggiungere il suo tavolo.
Quella era stata la prima volta che vi eravate
chiamati per nome. Senza esservi mai presentati ufficialmente. Grazie ad una
targhetta ed alla sua fama.
All’improvviso.
Le conversazioni veloci erano proseguite ancora,
provavi un certo orgoglio quando entrava nel locale e ti salutava. Avevi
provato una certa gelosia quando si era presentato con qualche ragazza ogni
tanto.
Odiavi gli sguardi altezzosi che ti lanciavano le sue
conquiste quando lui ti salutava con il solito entusiasmo. Dentro di te
esultavi quando la volta successiva si presentava senza compagnia. Ti
rimproveravi di tali pensieri, ma ogni volta eri di nuovo a farli.
‘Solo?’ Avevi chiesto una
sera quando lo avevi visto arrivare senza compagnia né femminile, né del
sorriso che ti piaceva tanto, nonostante avesse prenotato per due.
‘Meglio solo che male accompagnato’ Aveva risposto
piatto prima di essere portato via dal capo sala, come ogni sera.
Ti eri sentita in obbligo di chiedergli scusa quando
era riapparso per pagare.
‘Non è colpa di una brava ragazza come te. Dovrei
scusarmi io, ero nervoso.’ L’ultima frase era stata
sovrastata dalla risata che non eri riuscita a trattenere. Non che non ti
reputassi una brava ragazza o che volessi ridere di lui. Ti era solo sembrato
surreale che ti avesse definito in quel modo, quando tutto quello che avevate
condiviso erano solo battute tranquille fra due persone normali.
Niente che potesse farti affermare che lui ti
conosceva o viceversa.
‘Non ridere. Ho ragione.’ Ti
aveva rimproverata e tu avevi smesso all’istante. Muta ed imbarazzata sotto il
suo sguardo
‘È solo che…’ Avevi provato a giustificarti. ‘Non ho
fatto niente.’
‘Sei gentile. A volte fa piacere scambiare solo due parole.’.
Ti aveva salutata ed era uscito nel locale.
All’improvviso ti aveva fatto un complimento e tu
avevi riso come un’idiota.
‘Settimana scorsa non c’eri.’
Aveva esordito due settimane dopo.
‘Lo so.’ Avevi sorriso. ‘
Compleanno di un’amica.’
‘Divertita?’
‘Più o meno.’ Avevi risposto
con un sospiro. ‘Non il mio genere, ma sì.’ Avevi
aggiunto alla sua fronte corrucciata.
‘Uscita galante?’ Aveva chiesto guardando il tuo vestito
elegante.
‘Festa di laurea.’
‘Dove?’
‘Perché vuoi venire anche tu?’
Non ti eri trattenuta e avevi riso mentre lo avevi chiesto.
‘Non potrei.’ Aveva detto con
uno sguardo serio. ‘Lavoro’ Aveva aggiunto al tuo sguardo confuso.
‘Il tuo cavaliere ti ha lasciata a piedi?’
Aveva domandato accostando il suo ombrello al tuo.
‘Se con il tuo cavaliere, intendi il taxi, sì.’ Avevi sorriso di rimando.
‘Ti serve un passaggio?’
‘Non vorrei disturbare.’
‘Se fosse stato un disturbo non lo avrei chiesto.’ Aveva risposto muovendo un braccio verso la sua
auto posteggiata poco più avanti.
‘Odio quando piove.’ Avevi
esordito per riempire il silenzio nell’abitacolo. ‘Gira a sinistra.’
Lui aveva girato il volante con delicatezza e ti aveva
guardata per un attimo divertito. ‘Quindi praticamente sempre.’
‘Non piove così spesso, come pensavo quando mi sono trasferita.’
‘Oddio, non dirmi che ho in macchina una scozzese che
ammette che Londra non è così male ?’ Domanda con fare
divertito.
‘Non ho detto che non è male.’
Replichi incapace di risultare seria. ‘Alla prossima svolta a destra e sono arrivata.’
‘Agli ordini.’
L’auto percorre quel tragitto di strada in un periodo
che ti sembra decisamente troppo breve.
‘Grazie mille.’
‘Figurati.’ Fa spallucce e si
volta completamente verso di te. ‘Quando vorrai approfittare di un altro
passaggio, fai un fischio.’
‘Non sai in che
guaio ti sei cacciato con questa offerta.’ Rispondi
divertita. ‘Ti chiamerò.’
‘Per farlo, dovresti avere il mio numero.’
Ti fa notare e inspiegabilmente arrossisci rimanendo in silenzio.
Solo il rumore della pioggia contro il tettuccio
dell’auto a fare da sottofondo.
‘A proposito.’ Estrae il suo telefono dalla tasca
dei pantaloni. ‘Dimmi.’ Afferma quando ha sbloccato la
tastiera e ti guarda serio.
Pronunci le cifre del tuo numero non riuscendo a
crederci, senti il tuo cellulare squillare nella tua borsa e lui commenta la
tua suoneria con un sorriso.
‘Grazie del passaggio.’
Asserisci ancora stordita.
‘Pedaggio.’ Dichiara mentre
stai per uscire dall’auto.
Lo guardi sconvolta non dalla richiesta, ma dal fatto
che saresti disposta ad accontentarlo.
‘Schezavo.’ Ride. ‘Non
guadarmi come se fossi un alieno.’
‘Idiota.’ Ti sfugge dalle
labbra in un sussurro a voce troppo alta e porti le mani a coprirti la bocca.
‘Sfruttato ed offeso.’ Mormora, ma non sembra affatto infastidiato,
piuttosto divertito. ‘Adesso un bacio me lo merito davvero.’
Lo afferma così serio che ti si blocca il respiro.
Si indica una guancia
con un dito e picchietta un paio di volte.
Scuoti la testa dandoti
della scema mentre ti avvicini e fai aderire le tue labbra contro la pelle
leggermente punteggiata dalla barba della sua guancia.
È all’improvviso che lui
si volta e sostituisce la guancia con le sue labbra.
Rimani sorpresa prima di
rispondere al suo bacio.
***
Ciao
lettore,
non so
come sia uscita questa storia. Non so neanche cosa volessi dire, le dita si
sono mosse per conto loro e devo dire che non è così male come temevo. Anche se
l’idea è molto scema, diciamoci la verità.
Taglio
corto che non voglio rompere a nessuno.
Grazie
a chi leggerà.
Un
abbraccio
Cos