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Autore: Nefer    19/06/2008    12 recensioni
ONESHOT. ANNO IN CUI E' STATA SCRITTA: 2008
Jasper e Alice.. il loro incontro e l'inizio della loro vita insieme...
/- Chi sei? – le chiese in un soffio.
- Mi chiamo Alice… altro non so di me… - rispose lei. – L’unica cosa che ho sempre saputo… fin da quando mi sono risvegliata, è che ti avrei incontrato…/
Seconda classificata al concorso "Cullen Family In Love" indetto sul forum di EFP
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alice Cullen, Jasper Hale
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sono stata troppo contenta di aver partecipato a questo concorso! Anche perchè questa è stata la prima fic su twilight che ho scritto e il concorso il primo a cui ho partecipato! Mi sono classificata al secondo posto con Lilian Potter la cui storia è veramente bella!! Le regole erano queste:

- La storia deve essere inedita, ossia mai pubblicata sul sito.
- La storia può avere un massimo di quattro capitoli. Sono concesse songfic. Sono escluse le Drabble.
- La storia deve trattare di almeno uno dei membri della famiglia Cullen i loro rispettivi partner.
[Per esempio: scegliete Edward e fscriverete di conseguenza una EdwardBella; prendete Jasper e farete una JasperAlice (o se prendete Alice, fate una AliceJasper)]
- Non sono concesse demenziali e parodie, ma comiche sì.
- Sono permessi tutti i rating, dal verde al rosso.
- Non sono permessi Beta-readers e le Raund Robin.
- È assolutamente vietato l’uso di linguaggio SMS e l’utilizzo di emoctions.
- Il numero di partecipanti va da un minimo di 4, a un massimo di 10 (eventualmente allargabile).
La valutazione verrà effettuata con:
- Ortografia: 10 punti
- Originalità: 10 punti
- IC dei personaggi: 10 punti

I giudici sono stati HopeToSave e Sophie_95

Ora vi lascio alla storia e al giudizio dei giudici:

Autore: |Nefer| (o _Nefer_)
Titolo della storia: Together
Genere: Romantico, sentimentale
Personaggi: Jasper Hale, Alice Cullen
Rating: Verde
Avvertimenti: Nessuno

Trama:
Alice Brandon non aveva alcun ricordo.
Non ricordava come fosse diventata una vampira, né cosa ne era della sua vita prima di esserlo.
Era come se fosse nata nel momento in cui aveva aperto gli occhi e si era ritrovata in quella stanza deserta e buia...
Era sdraiata su quel letto, dalle lenzuola di un bianco sporco, il suo braccio destro a penzoloni oltre il bordo.
I suoi occhi scuri si guardarono attorno. Non c’era luce eppure ci vedeva benissimo.
Si sentiva la gola secca, come se non bevesse da giorni… e aveva sete. Una sete terribile.
E capì subito che non era una “sete normale”. Non voleva acqua fresca…
Rimase tranquilla a fissare il soffitto quando si rese conto che aveva sete di ben altro… le sfuggì un sospiro.
Non c’era nessuno con lei. Nessuno che potesse spiegarle chi era diventata… cosa avrebbe dovuto fare, ma non aveva paura. In un certo senso lei sapeva cosa avrebbe dovuto fare.
Vedeva delle cose… sprazzi di futuro. Non poteva vedere il proprio futuro, ma vedeva il futuro delle persone che avrebbe incontrato.
Scese dal letto, posando i piedi nudi sul freddo pavimento. Si accorse di indossare una semplice veste bianca e nulla di più.
Ma qualcuno aveva posato su una sedia dei vestiti. Li aveva sistemati lì con cura. Forse erano proprio per lei.
Allungò una mano per prenderli e per un attimo si incantò nell’osservare la propria pelle. Sembrava fatta d’avorio e le vene violacee che l’attraversavano entravano in netto contrasto con essa.
Indossò il vestito e si guardò attorno, per cercare uno specchio.
Ne trovò uno appeso alla parete, era lungo fino a terra e molto sporco, ma Alice riuscì lo stesso a vedere la propria figura riflessa. Si portò una mano ai corti capelli neri. Neri come i suoi occhi.
I vestiti le stavano perfetti. Chi glieli aveva procurati doveva conoscerla bene. Eppure non era lì con lei e Alice sapeva che non sarebbe mai tornato.
Tanto valeva non rimanere lì. Il suo posto non era quello, ma altrove e lei sapeva anche dove. Lo aveva visto. In una delle sue visioni.
Dando un’ultima occhiata al proprio riflesso, lasciò quella stanza spoglia e uscì all’aperto. Era inverno doveva aver nevicato tutto il giorno. Ogni cosa era imbiancata dai soffici fiocchi bianchi. Il cielo era plumbeo e quasi del tutto scuro. Il sole stava tramontando.
Alice si incamminò stringendosi nel cappotto, sebbene non sentisse affatto freddo.
Non c’era molta gente in giro, le strade erano quasi deserte. La guerra era finita, ma il terrore non aveva abbandonato le persone. Uscivano di casa il meno possibile.
Gli stivaletti di Alice lasciavano impronte leggere sulla neve. La vampira si muoveva con la grazia di una ballerina, e i suoi passi non facevano il minimo rumore.
Passi leggeri… felpati, tipici di un predatore, si ritrovò a pensare. Era questo che era diventata? Un predatore? E le sue vittime… chi erano?
Improvvisamente si fermò. Un odore acre, di ferro e sangue le arrivò dritto alle narici. Era forte e le fece girare la testa. Sgranò gli occhi. Strano, sembrava che il suo corpo volesse ribellarsi alla volontà di Alice.
Tutti i suoi sensi, i suoi desideri… erano protesi verso quel forte odore di sangue che avvertiva.
Poi sentì la voce di una donna…
- Vi prego… vi prego risparmiate la mia bambina…
E altre voci di uomini, forse due, che parlavano in tedesco.
Erano in un vicolo buio. Avevano picchiato la donna a sangue e la bambina piangeva disperata.
Uno dei due uomini levò la pistola, all’altezza della testa della piccola. La donna gridò terrorizzata.
Fu un attimo.
Dalla pistola non partì nessun colpo.
I corpi dei due uomini caddero a terra, esangui…
La donna li fissò con gli occhi spalancati per il terrore.
Non era riuscita a vedere l’aggressore dei due uomini, era già corso via…

Alice stava correndo tra le case, il più lontano possibile dalla donna e la sua bambina. Il più lontano possibile dal loro sangue.
Per un attimo aveva temuto che avrebbe aggredito anche loro, anziché salvarle. L’odore del loro sangue… le aveva dato alla testa. Ma poi aveva visto gli occhioni della piccola, terrorizzati, e allora era fuggita via.
Ora voleva lasciare il più veloce possibile quella città, voleva andare lontano e raggiungere la famiglia che aveva visto nelle sue visioni…
Loro di certo le avrebbero spiegato ciò che lei non vedeva…

Philadelphia. Un anno dopo.
Non aveva cessato di nevicare un solo istante, per un po’ c’era stata anche una tormenta di neve.
Ma ciò non aveva fermato Jasper.
Erano giorni che vagava, da quando aveva lasciato la sua genitrice.
Erano giorni che rimpiangeva ciò che era diventato, che si sentiva un mostro. Un terribile mostro.
E soprattutto… erano giorni che non cacciava. Che resisteva dall’attaccare un essere umano, ma ormai era al limite…
Non avrebbe potuto sopportare oltre.
Finalmente vide la città. Non sapeva quanto fosse conveniente stare in mezzo agli umani in quella situazione. Era certo che non avrebbe resistito. Eppure da lì sentiva provenire un odore diverso dai soliti.
Era l’odore di un vampiro come lui, ma era… particolare.
Lo attirava come i fiori attirano le api, e voleva raggiungerlo. Nulla lo avrebbe distolto dalla ricerca di quell’odore, forse nemmeno la sete e la vicinanza di un umano.
Vagò per le strade semideserte, fino a che non raggiunse un locale dall’insegna logora.
Era lì…
Jasper aprì la porta ed entrò. E la vide. Si notava tra gli umani, con la sua pelle d’avorio e corti capelli che spiccavano su essa. Era snella e piccolina. Molto graziosa, ma soprattutto bellissima. Era seduta al bancone.
Lei saltò giù dallo sgabello con grazia e lo raggiunse, guardandolo con i suoi occhi ambrati.
- Mi hai fatto aspettare molto… - gli disse con voce melodiosa – Credevo che non saresti più arrivato.
Jasper non le chiese come sapeva che sarebbe arrivato, non le chiese nemmeno perché lo stesse aspettando.
Semplicemente chinò il capo e sussurrò – Mi scusi, signorina.
Alice sorrise dolcemente e gli prese la mano – Vieni… andiamo via di qui – disse, senza staccare i propri occhi da quelli di Jasper.
I due vampiri uscirono dal locale, nell’aria fredda dell’inverno.
Alice si muoveva con naturalezza accanto a Jasper, senza lasciargli la mano. Lui non riusciva a toglierle gli occhi di dosso.
Lei… era un angelo. Non aveva altre spiegazioni. Lei era la luce nell’oscurità. La dea venuta a salvarlo dalla sua maledizione.
Jasper non riusciva a pensare ad altro, mentre camminavano silenziosi per le strade, con le mani ancora intrecciate in quella stretta fredda, ma calda al contempo. Calda perché intrisa di sensazioni forti.
Jasper si chiese come fosse possibile provare un’emozione del genere per qualcuno che fino a poco prima nemmeno sapeva esistesse.
Si sentiva come se conoscesse da sempre quella misteriosa ragazza che ogni tanto gli regalava dei sorrisi sinceri e meravigliosi.
Non era possibile che lei fosse una vampira. Era troppo… pura per esserlo.
- Chi sei? – le chiese in un soffio.
- Mi chiamo Alice… altro non so di me… - rispose lei. – L’unica cosa che ho sempre saputo… fin da quando mi sono risvegliata, è che ti avrei incontrato…
- Dove stiamo andando?
- Ho visto una famiglia, che ci accoglierà… li raggiungeremo. Ma dobbiamo sbrigarci o perderemo il treno…
Alice sentì la stretta di Jasper allentarsi. Si fermò e si voltò verso di lui. Il ragazzo aveva uno sguardo preoccupato.
Aveva sentito parlare di vampiri riuniti in famiglie… erano rari e tutti avevano una particolarità. Non si cibavano di sangue umano. Vivere con loro significava adattarsi al loro stile di vita.
- Io non posso farcela… - disse Jasper – Io… è molto difficile per me. Non sono in grado di controllarmi, Alice.
- Non temere, Jasper… sei con me. Finché staremo insieme non ci accadrà nulla di male… te lo prometto… - Alice strinse ancora di più la sua mano.
Jasper annuì debolmente e la seguì.
Eppure… anche se era con lei… aveva paura. Paura di se stesso, di ciò che avrebbe potuto fare se perdeva il controllo.
Non era fatto per vivere tra gli umani. Non lui. “Addestrato” fin da quando era rinato a cibarsi di loro… appagato dal gusto dolce e inebriante del loro sangue.
Come avrebbe potuto imparare a non cibarsi di loro e a conviverci tranquillamente?

Ormai l’inverno lasciava posto alla primavera. Erano passate settimane dall’ultima nevicata.
I prati, di nuovo verdi, lasciavano posto ai miriadi fiorellini colorati che li popolavano.
Ma faceva ancora freddo e questo permetteva ad Alice e Jasper di andare in giro avvolti in mantelle pesanti con cappuccio, così da riparare la loro pelle candida dalla luce del sole, che si stagliava nel cielo terso durante le giornate primaverili.
Era un mese che Alice e Jasper erano in viaggio, e in quel mese avevano imparato a conoscersi, a rispettarsi e aiutarsi a vicenda.
Alice aveva insegnato a Jasper come poter sopravvivere senza dover cibarsi degli umani, in compenso lui le aveva insegnato a combattere. Non che l’aggraziata vampira ne avesse bisogno, ma qualche tecnica in più era sempre gradita.
Diventarono molto affiatati e ormai contavano molto l’una sull’altro. Avevano un bisogno reciproco e non serviva che lo ammettessero, lo avevano intuito fin dal primo momento in cui i loro sguardi si erano incrociati.
- Alice… ti chiedi mai com’eri da… umana? – chiese un giorno Jasper mentre affittavano una stanza presso una piccola pensione sulla strada verso la Virginia. Il vampiro si irrigidì e si ritirò di scatto quando un uomo gli passo accanto, sfiorandolo.
Ancora non si era abituato a vivere serenamente in mezzo agli umani. Il loro odore era troppo forte per il suo olfatto così sensibile.
Lui e Alice salirono alla loro stanza e la ragazza gli rivolse i propri occhi ambrati, scuotendo piano la testa scura.
- Sì… all’inizio lo facevo spesso… vorrei tanto sapere chi ero. Ma ho smesso di chiedermelo, perché nessuno mi darà mai la risposta…
Entrarono nella stanza, un po’ piccola e spoglia, ma accogliente.
Non aveva senso per loro fermarsi lì, dato che non avevano alcun bisogno di riposo, ma Alice amava le “usanze” degli umani e Jasper adorava passare la notte a parlare con lei o a osservarla mentre perdeva lo sguardo nel paesaggio al di là della finestra.
Chissà cosa pensava in quei momenti.
- Questi stupidi capelli… - borbottò lei sottovoce mentre posava la borsa sul letto e cercava di liberare gli occhi dalla frangia fastidiosa.
Jasper la osservò e ricordò di aver visto un piccolo negozio di bigiotteria lì vicino. Forse avrebbe trovato un fermaglio per i capelli della sua Alice.
- Aspettami qua… - le disse con un sorriso, prima di correre fuori dalla stanza.
Ormai il sole era tramontato quasi del tutto e i lampioni erano tutti accesi.
Jasper si diresse con il consueto passo leggero verso il negozio e vi entrò. Era vuoto, fortunatamente, se non per l’uomo al bancone.
Ma avrebbe potuto reggere tranquillamente l’odore di un solo essere umano.
Jasper si guardò attorno e trovò ciò di cui aveva bisogno. Un semplice, ma grazioso fermaglio per capelli. Era perfetto per Alice.
Lo acquistò senza tanti ripensamenti e lasciò il negozio per tornare alla pensione.
E poi accadde…
Una folata di vento gli scompigliò i capelli chiari e fece arrivare alle sue narici un odore sopraffino.
Un odore come mai aveva sentito.
Inebriante…
Appetibile…
Si bloccò in mezzo alla strada con gli occhi sbarrati… e poi, come un tossicodipendente in astinenza, si guardò attorno, febbrilmente, alla ricerca della propria “droga”… e la vide.
Piccola e con dei grossi boccoli biondi. Non doveva avere più di dieci anni.
Camminava a passo svelto verso una stradina deserta e buia. Jasper la seguì con lo sguardo.
Era sola e indifesa. Ci sarebbe voluto solo un attimo… pochi istanti e sarebbe stata sua.
Lasciò cadere la busta con il fermaglio e silenzioso seguì la bambina nel vicolo buio, senza nemmeno rendersi conto di ciò che stava facendo, sconvolto dall’odore travolgente della piccola.
Sempre ipnotizzato dal suo profumo l’aggredì, gettandola a terra con una forza sovrumana.
Terrorizzata gridò e cercò di alzarsi per correre via… ma molto probabilmente era ferita perché rimase a terra.
Jasper stava per infierire di nuovo su di lei, quando la piccola lo guardò con i grandi occhi verdi, pieni di lacrime e terrore e il vampiro si bloccò, come trapassato da una scossa di corrente.
Quegli occhi…
Non poteva sopportare di essere guardato in quel modo… come se fosse un mostro.
Ma in fondo… lo era…
Lui era un mostro.
Lasciò andare la bambina, che riprese ad urlare, e corse via.
Non voleva tornare da Alice. Come avrebbe potuto guardarla in faccia dopo aver tentato di uccidere quella bambina?
Come poteva tornare da Alice, che aveva cercato di insegnargli a vivere con gli umani e non a usarli come cibo?
Voleva morire…
C’era un modo per porre fine alla sua vita immortale?

Jasper non tornava e Alice sapeva che non sarebbe tornato.
Strano… ma si sentì disperata all’idea di perderlo.
Aveva passato così tanto tempo con lui ed era stata così bene… e…
Sentiva di provare qualcosa molto forte per lui…
Doveva trovarlo.
Alice lasciò in fretta la stanza.

In strada trovò il sacchetto dove vi era il fermaglio.
Sapeva che lo aveva comprato Jasper.
Alice si guardò attorno. Lui lo aveva lasciato cadere e poi era corso in quel vicolo buio.
Era deserto quando vi era entrato Jasper. Ora era affollato, tutti riuniti attorno alla bambina per offrirle soccorso.
Era ancora viva.
Jasper non le aveva fatto niente. Aveva resistito alla tentazione del profumo della piccola.
Era stato più forte di quel che egli stesso credeva e non se ne era reso nemmeno conto.
Anzi… stava cercando un modo per morire.
- No… no, Jasper… - mormorò Alice iniziando a correre.
Sapeva che lo avrebbe trovato vivo… ma non sapeva se sarebbe riuscito a convincerlo a seguirlo ancora.
Ed era questo che temeva più di ogni altra cosa…
Che lui la lasciasse…
Smise di correre. Vide la figura rannicchiata di Jasper.
- Jasper… - sussurrò Alice avvicinandosi a lui.
- NO! Stammi lontana! – fece Jasper rivolgendole un’occhiata terrorizzata, come se temesse di poterla aggredire da un momento all’altro.
Alice si fermò, ma gli rivolse uno sguardo tranquillo.
- Sono un mostro, Alice… - disse Jasper con voce spezzata – Stavo… stavo per uccidere quella bambina innocente…
- Jasper, non è colpa tua. Ci sono umani che ci attirano più di altri… diventiamo incontrollabili quando li incontriamo…
- Ma è solo una bambina… solo una piccola e innocente bambina…
Alice lo vide tremare.
- Mi faccio schifo… voglio morire…
- Non puoi! – Alice alzò la voce, in quel momento si sentiva davvero terrorizzata, come mai le era capitato – Cosa ne sarà di me, Jasper? A questo non pensi? Che fine farò io se muori?!
Finalmente Jasper la guardò, con la sorpresa negli occhi.
- Alice…
- Ho vagato sola per molto, prima di incontrarti… e ho atteso il giorno in cui ti avrei visto con tanta impazienza… tu mi hai dato una cosa che non credevo di poter mai conoscere, Jasper… mi hai dato protezione… fiducia… rispetto… mi hai dato amore, Jasper… io ho bisogno di te…
- Alice… sono un mostro… come puoi aver bisogno di un mostro?
- Se tu sei un mostro… io allora cosa sono? Sono un vampiro anch’io e ho ucciso anche io degli umani.
- Non hai mai provato ad uccidere un bambino, però… - mormorò Jasper.
- Jasper, a me non importa che hai provato ad uccidere quella bambina… sai cosa conta veramente? Che non l’hai fatto. Che ti sei reso conto di cosa stavi facendo e ti sei fermato in tempo. Tu avevi in mano la sua vita… e l’hai risparmiata. Quale mostro lo farebbe? Ci sono molte cose che devi ancora imparare… proprio come me. E le impareremo insieme, Jasper. Sarà dura, ma supereremo ogni cosa. Ti fidi di me?
Jasper esitò. Poi annuì.
Si alzò e la raggiunse.
Si guardarono negli occhi, a lungo, teneramente. Jasper carezzò il viso di Alice.
Poi le prese una mano – Voglio imparare con te, Alice. Non ho più paura…

Giudizio dei giudici ^^

- Ortografia: 8.25. Non ci sono molti errori, se non ripetizioni, o comunque di poca importanza.
- Originalità: 7. Non spicca particolarmente per originalità, ma rimane comunque un ottima fic.
- IC dei Personaggi: 10. Sono certamente i personaggi più perfetti, tra le storie ricevute! Complimenti.
Totale: 25.25. Una buona fic, anzi, ottima. E’ molto bella e spiega alla perfezione i caratteri di Alice e Jasper, lei che non può fare a meno di lui, e lui che lotta per non essere un mostro, per lei. Complimenti.

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Farai felice milioni di scrittori.
(Chiunque voglia aderire al messaggio, può copia-incollarlo dove meglio crede)
  
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