¥ sakuryaku ¥
ovvero: infinocchia l’ereditiere e
prenditi tutti i soldi
¥ 1. quel dì in cui tutto iniziò
Era tutto cominciato quando era arrivata la notizia che il palazzo
dell’orfanotrofio sarebbe stato venduto.
Un colpo di testa, l’aveva
considerato Hiroto, di certo il proprietario dello
stabile era scivolato sulla saponetta in bagno ed era finito gambe all’aria e
aveva deciso la cosa nel mezzo della confusione.
Nell’orfanotrofio vivevano
ventitrè ragazzini dai sei agli undici anni, e non poteva permettersi che
l’edificio fosse venduto a qualcuno che ne avrebbe di
sicuro fatto un condominio. O peggio ancora un centro
commerciale.
Quindi era andato a parlare con il proprietario del
palazzo, sicuro di poterlo convincere a desistere. Non aveva avuto successo.
Non pagavano da almeno sei mesi l’affitto, e il proprietario si era stancato di
star loro appresso. Così aveva deciso di vendere, e loro non avrebbero
potuto fare assolutamente niente.
-A meno che non troviamo i soldi necessari per comprare noi l’edificio.- la
voce di Hiroto era seria coma mai lo era stata.
Reina, che si occupava
dell’orfanotrofio assieme a lui, si scostò una ciocca di capelli azzurri dietro
l’orecchio, nervosa –Quanti soldi sono?- domandò,
mordicchiandosi il labbro. Hiroto non l’aveva mai
vista così tesa. Di solito sapeva mantenere la calma in ogni situazione, ed era
su di lei che faceva affidamento nei momenti più difficili. Ma
la prospettiva di dover negare una casa ai bambini di cui si occupavano aveva
mandato nel panico anche lei.
La cifra che riportò,
rispondendo alla sua domanda, le fece sgranare gli occhi chiari. La vide
cercare di darsi un contegno, e gonfiare il petto –Sono
tantissimi soldi.- replicò, ed il suo tono uscì strozzato.
-Ne sono consapevole.- con tono grave, Hiroto
cominciò a camminare per la stanza di quello che era il loro ufficio, a passi
lenti e misurati –Ma dobbiamo trovare una soluzione. Capisci che non ci è possibile lasciar vendere questo posto.- socchiuse gli
occhi verdi, e si sistemò gli occhiali sul naso. Si voltò a guardarla –…
Abbiamo tre mesi.-
-Ma come pensi di trovare
tutto quel denaro?- anche Reina si alzò in piedi, incapace
di rimanersene seduta –Noi due non possiamo racimolarne così tanto in così poco
tempo. Nemmeno chiedendo l’aiuto di Maki e gli altri ne avremmo a sufficienza.- incrociò le braccia al petto e
prese un lungo respiro.
Cadde il silenzio.
Hiroto non sapeva cosa rispondere di più. Era consapevole
del poco tempo, era consapevole del fatto che fosse
un’impresa impossibile. Ma in quell’orfanotrofio ci era
cresciuto lui stesso, ci era cresciuta Reina, continuavano a crescervi bambini
a cui lui non voleva negare nulla, specialmente una casa e un posto in cui
vivere come una famiglia.
-… Se
vendono il Sun Garden, noi dove andremo?- fu una terza voce ad intervenire. Seduto dietro la scrivania di Hiroto,
il viso abbandonato sul legno del tavolo e gli occhi persi a fissare un punto
non meglio precisato della stanza, se ne stava un ragazzo sui diciannove anni,
i capelli azzurri lasciati cadere in disordine sulle spalle. Spostò uno sguardo
ambrato sui due adulti presenti nella stanza, lasciandolo vagare poi sulla poca
mobilia e sul pavimento in moquette rossa, incapace di guardarli per più di
qualche secondo.
Reina sussultò
–Masaki…- lo chiamò. Si picchiettò l’unghia
dell’indice sui denti, ancora più nervosa di prima,
mentre Hiroto rimaneva ostinatamente in silenzio. Non
voleva pensare alle conseguenze di una probabile vendita, perché davvero non
aveva idea di cosa sarebbe potuto succedere.
Masaki era l’unico ragazzo dell’orfanotrofio ad avere più
di undici anni. Si era sempre rifiutato di andarsene,
principalmente, anche quando qualche giovane coppia aveva mostrato interesse
verso di lui, ed era sempre rimasto con Hiroto e
Reina. Ora che aveva quasi vent’anni, li aiutava con
i bambini più piccoli, e si impegnava quanto poteva
per dare sempre una mano dove ce ne fosse bisogno.
Il suo sguardo affranto
fece ribaltare lo stomaco di Hiroto.
-Non lo venderanno.- si risolse, guardandolo, e si ravviò i capelli rossi,
stringendo i pugni. Si avvicinò alla scrivania e contemplò Masaki
dall’alto, rivolgendogli un sorriso determinato –Ti prometto che farò tutto
quello che posso affinché questo posto rimanga
nostro.-
Quello gli lanciò un altro
sguardo, mordicchiandosi il labbro, poco convinto. Non che non si fidasse di Hiroto, ma la cifra di
soldi da racimolare era davvero spropositata, e proprio non riusciva a trovare
un modo con cui avrebbe potuto riuscire nell’impresa. Sgranò gli occhi quando il più grande gli porse il mignolo, allargando
il sorriso –Te lo prometto.- gli disse il rosso, e Masaki,
borbottando qualcosa su quanto fosse imbarazzante il suo comportamento, vi strinse
il proprio –Non sono più un bambino.- biascicò, per poi lanciargli un calcio da
sotto la scrivania, facendolo gemere di dolore. Reina, dietro di loro, si
concesse un piccolo sorriso –Ma ti giuro che se non
mantieni la promessa sarà la tua fine.-
Era il quinto gratta e vinci che Hiroto lanciava
con stizza nel cestino.
-Quei soldi potresti
risparmiarli, invece che sprecarli così.- sbuffò un
uomo di fianco a lui. Portava i capelli verde chiaro legati
in una crocchia ordinata dietro la testa, e vestiva di una semplice camicia e
un paio di jeans. Hiroto sospirò affranto, e poggiò
la guancia al bancone del bar in cui si trovavano –Hai
ragione. Ma non ho proprio idea di cosa altro fare.-
replicò.
Era già passata una
settimana da quando aveva promesso a Masaki (e a tutti i bambini del Sun Garden) che avrebbe
trovato una soluzione al loro problema, ma purtroppo non era venuto a capo di
niente. Aveva tentato a cercare un altro lavoro, ma in
tre mesi era categoricamente impossibile guadagnare così tanti soldi; aveva
chiesto un prestito, che gli era stato negato a fronte dei ritardi con cui
aveva pagato quelli che aveva ottenuto in precedenza. Persino con l’aiuto di
tutte le persone che davano una mano al Sun Garden
(tutte persone che vi avevano vissuto, principalmente), non avevano racimolato
che qualche milione di yen.
Midorikawa era una di quelle persone, ed ora se ne stava al
suo fianco a sospirare, una vena di irritazione nella
voce –Non vincerai mai tentando la fortuna. Oppure
potresti, ma non credo sia saggio utilizzare quel poco denaro che abbiamo per
questa roba.- lo riprese, e con occhio critico guardò il cestino vuoto se non
per le schede che l’amico aveva buttato.
-Come si guadagnano trecento milioni di yen in tre mesi?- domandò,
sempre più scoraggiato, il solo nominare quella cifra spropositata gli metteva
i brividi.
-Non lo so,
Hiroto, non lo so.- sospirò il suo amico,
sedendosi di fianco a lui.
Il bar era pieno di gente
che vociava e chiacchierava allegra. Hiroto la
invidiava. Lui non aveva niente da stare allegro, e il tempo scorreva davvero
troppo velocemente.
-Vuoi un caffè?- si offrì Ryuuji,
sorridendogli incoraggiante, e lui annuì, tirandosi piano su –Grazie.- inclinò il capo e si guardò attorno. Il locale del bar era decisamente piccolo, ma era proprio davanti
all’orfanotrofio. Per questo si accorse immediatamente della macchina nera e
lucida che vi si fermò davanti. La riconobbe immediatamente, ed il suo sguardo si illuminò. Si alzò dallo sgabello e corse verso l’uscita,
sotto lo sguardo basito di Ryuuji, che si sbrigò a
pagare il caffè che l’amico non aveva nemmeno
guardato e lo seguì subito.
Arrivarono sul marciapiede
opposto, quello dell’orfanotrofio, proprio mentre dal
veicolo usciva una donna. Indossava una giacca nera, e pantaloni ugualmente
scuri le fasciavano le gambe snelle. Non era molto alta, ma di certo molto
elegante, e portava lunghi capelli turchese scuro. Quando
li vide, sgranò appena gli occhi azzurri, prima di socchiuderli ed aprirsi in
un breve sorriso, riconoscendoli a sua volta.
Hiroto le saltò praticamente al
collo, stringendola in un forte abbraccio e facendola barcollare all’indietro –Hitomiko Nee-san! Grazie al cielo sei arrivata!- esclamò, sollevato, scostandosi
dall’abbraccio, mantenendo le mani sulle sue spalle. Lei inclinò il capo –Ciao,
Hiroto.- ammiccò all’altro uomo –Ryuuji.-
sorrise ancora, ricambiata, quindi tornò a rivolgersi al rosso –Allora, vediamo
di risolvere questo problema.-
Il silenzio, nell’ufficio
dell’orfanotrofio, era pesante, e l’espressione attonita di Hitomiko
mise addosso a tutti i presenti una tristezza infinita.
La sorella di Hiroto aveva lavorato con lui e Reina all’orfanotrofio fino
a qualche anno prima, ma poi aveva deciso di aiutare il padre con l’azienda di
famiglia, nulla di grande, ma che aveva comunque
bisogno di qualcuno che se ne curasse come si doveva. Prima di passare al
rosso, la direzione del Sun Garden era sua, e anche se sapeva che il fratello
aveva avuto qualche problema economico, non pensava si
fosse arrivati a quei livelli.
-Trecento milioni di yen?-
domandò, boccheggiando.
Ryuuji e Reina si lanciarono
un’occhiata significativa. Era presente anche Masaki,
che non aveva voluto sentir ragioni, e se ne stava
seduto ad un angolo, le gambe incrociate sulla sedia e lo sguardo concentrato
su Hitomiko. Lei e Hiroto
non erano davvero fratelli, ma la sua famiglia aveva adottato il rosso quando era ancora un bambino e viveva nello stesso
orfanotrofio che ora rischiava di essere venduto, Masaki
lo sapeva bene. Ma non aveva mai dubitato del fatto
che, anche se non era di sangue, il loro legame fosse forte. L’unico problema
era che Hiroto, di norma, evitava di far preoccupare
la sorella a tutti i costi, e dunque mai le aveva riferito
della situazione dell’orfanotrofio, che, bene o male, era sempre riuscito a
fronteggiare, anche se con parecchie difficoltà. Ma
ora era davvero critica, e non aveva potuto fare altro che chiedere l’aiuto di Hitomiko.
-Sono
davvero tantissimi soldi.- biascicò
lei. Non riusciva a credere che il proprietario dell’edificio pretendesse
tanto. Lo trovava decisamente crudele, oltretutto. Non
aveva nemmeno pensato ad agevolare, abbassando il prezzo, delle persone che si
occupavano di bambini che non avrebbero avuto una casa
al di fuori del Sun Garden. Scosse la testa per scacciare l’irritazione ed
accavallò le gambe, cercando di rimanere lucida –Non
ho così tanti soldi.- dichiarò, secca, e lesse lo sconforto sui volti di tutti.
Masaki, dietro gli adulti, distolse lo sguardo.
-Quanto avete
racimolato?- domandò poi. Reina sospirò –Ottanta milioni di yen e rotti tra
tutti.- ad Hitomiko non
sfuggì il tono contrariato dell’altra. Di certo non avrebbe voluto dover
chiedere un sacrificio del genere a tutte le persone che conosceva –Sono stati
tutti anche fin troppo gentili.- aggiunse infatti la
ragazza dai capelli azzurri, distogliendo lo sguardo.
-Lo abbiamo fatto con
piacere.- la riprese Ryuuji, sporgendosi verso di lei
–Amiamo il Sun Garden tanto quanto voi, e non vogliamo venga
messo in vendita.- si difese –Daremmo anche di più, se solo potessimo.-
sussurrò, scuotendo la testa. Hiroto strinse le
labbra.
Hitomiko parve pensarci su un attimo -…
Centoventi milioni è il massimo che posso dare.- ragionò ad alta voce.
Un singulto di sorpresa percorse l’intera stanza.
-Sono un
sacco!- esclamò Masaki, dal fondo della stanza. Si era alzato in piedi, e
guardava Hitomiko dritta negli occhi, i pugni
stretti.
-Ma non sono abbastanza.-
sospirò lei, scuotendo la testa –Ce ne servono altri venti.-
Di nuovo scese il
silenzio.
Lo ruppe Reina –Posso organizzare
una raccolta fondi.- propose –Ma cento milioni sono
troppi, non è abbastanza, non sarà mai
abbastanza.- si morse il labbro.
-Troverò qualcosa.- irruppe Hiroto, che fino a quel
momento era rimasto in silenzio –Ora che abbiamo la maggior parte dei soldi che
ci servono, non possiamo arrenderci. Mancano ancora due mesi e mezzo, qualcosa troveremo.- strinse la stoffa dei jeans tra le dita. Si volse verso Reina –Intanto tu organizza la raccolta fondi.
Di certo qualcosa guadagneremo così.- annuì.
-Posso aiutarla
io.- si offrì Ryuuji -.Ed
anche Maki e Hiromu
vorranno senza dubbio dare una mano. Anche Haruya e Fuusuke, e tutti gli
altri.- annuì.
Rimasero a parlare di come
muoversi da quel momento in poi per tutto il pomeriggio. Masaki
rimase ad ascoltarli fino ad un certo punto, poi decise che era abbastanza e se
ne andò, perché non poteva sopportare oltre quella
discussione.
Hitomiko ripartì il giorno dopo, e Reina cominciò ad
organizzare la raccolta fondi, aiutata da chi, come
lei, aveva vissuto al Sun Garden.
Masaki li conosceva tutti, dal primo all’ultimo. Erano i
suoi parenti, la sua famiglia. Diede una mano anche
lui, per quanto poteva.
La sera, rimasero tutti al
Sun Garden, assieme ai bambini.
Hiroto sorrise, nel vedere i suoi vecchi compagni riuniti
assieme. C’erano più o meno tutti, a parte chi era
dovuto tornare a casa dalla sua famiglia o perché il giorno dopo sarebbe dovuto
andare a lavorare. Era un po’ triste che si dovessero incontrare tutti in
quelle spiacevoli circostanze.
Nel salone dove di solito
i bambini giocavano quando fuori faceva troppo freddo,
si erano creati gruppetti di adulti che chiacchieravano allegramente dei tempi
andati, e alcuni si divertivano a stare con i bimbi dell’orfanotrofio.
Maki, una ragazza che aiutava al Sun
Garden quasi tutti i giorni, rideva di cuore assieme a Hiromu, suo marito, e Osamu, un
uomo alto e magro, dalle guance scavate e i lunghi capelli neri, che aveva
contribuito con una modesta cifra alla loro causa. Quando
era arrivato, quella mattina, aveva chiesto di Hitomiko.
Hiroto aveva la strana sensazione che nutrisse un qualche interesse per sua sorella, e dunque non
lo aveva mai visto di buon occhio.
-Neh, Hiroto.-
una voce squillante e decisamente troppo alta lo fece
trasalire, distogliendolo dai suoi pensieri. Qualcuno gli mise un braccio
attorno alle spalle, e lui riconobbe Haruya, uno dei
suoi più cari amici. Era un uomo mediamente alto, il volto del quale il tempo
aveva reso più spigoloso. I suoi capelli erano di un forte rosso scuro,
disordinati, talmente che, sin da quando era bambino, andavano a creare sul
capo una sorta di fiore. Lo salutò con un sorriso.
-Ho
un’idea fantastica per guadagnare qualcosa.- schioccò la lingua quello, alzando l’indice. Fu affiancato
quasi immediatamente da un altro uomo, decisamente più
alto di lui, che gli lanciò uno sguardo glaciale.
-Ciao, Fuu’ske.- rise Hiroto,
salutandolo. L’uomo parve addolcire l’espressione, quando incrociò i suoi occhi
verdi. Hiroto ogni volta si stupiva della sua
altezza, confrontandola con quella di quando era
bambino. Portava i capelli albini più lunghi di come li aveva da ragazzo, e gli
ricadevano ordinatamente sulle spalle. I suoi occhi, di un azzurro torbido, comunque, rimanevano gli stessi, incastonati tra la
carnagione abbronzata del viso –Sto cercando Masaki.-
gli disse, inclinando il capo.
-Sta’ zitto, sto parlando.- lo riprese
Haruya, guardandolo di sbieco. Quello non parve affatto turbato.
-Senti qui.- continuò
imperterrito l’altro –Hai presente gli annunci di animali
scomparsi sui giornali?- domandò.
Hiroto lo guardò, confuso, annuendo.
-Di solito, se li becchi,
ti danno una ricompensa, ne convieni?- chiese ancora. Hiroto
cominciava a capire, ed annuì di nuovo –Se noi riuscissimo
a trovarne, non so, circa una cinquantina…- cominciò, ma il suo entusiasmo
venne interrotto.
-Trovare cinquanta animali
in giro per Tokyo è pressoché impossibile, considerando il tempo che abbiamo. E
non basterebbe, la ricompensa è di poche migliaia di yen.- freddo, Fuusuke era intervenuto nella discussione –Nulla vieta che
ci si possa provare, comunque.- scrollò le spalle.
Sembrò sorridere dell’espressione contrariata di Haruya.
-Bhè, tentar non nuoce.- sbottò –Che ne dici di dare un’occhiata al giornale?- si rivolse nuovamente ad Hiroto, che, dalla sua, la trovava un’idea niente male. In
fondo, tutto faceva brodo.
L’unico giornale
reperibile fu quello di tre giorni prima.
Si sistemarono in cucina,
dove c’era meno gente. Lì trovarono anche Masaki, che
a quanto pareva si stava nascondendo da Maki, che
voleva informazioni sulla sua vita sentimentale.
-Quest’idea non funzionerà mai, Haru-nii.-
fu il suo commento secco alla trovata dell’uomo con i capelli rossi, che sbuffò
contrariato e gli fece cenno con la mano di stare in silenzio, che lui era un
ragazzino e non capiva niente. Masaki e Fuusuke si lanciarono uno sguardo significativo,
poi, l’albino si avvicinò a lui per parlargli, mentre Hiroto
sfogliava velocemente il giornale alla ricerca delle pagine degli annunci.
Passò solo qualche
secondo, e Masaki e Fuusuke,
che avevano cominciato a parlare fitto di calcio e di una partita di qualche
giorno prima, sobbalzarono vistosamente nel sentire i
due rossi urlare (o meglio, ululare) di sorpresa.
Si voltarono entrambi, ma
non fecero in tempo a porre domande che un’imprecazione poco carina (seguita da
un “HARUYA, CRETINO, I BAMBINI!” gridato dall’altra stanza da Reina) aleggiò
nella stanza.
-… Cosa?-
domandò Fuusuke, impassibile. Masaki
si chiese come facesse a non avere alcun tipo di reazione di fronte a quei due
adulti che continuavano a gridare increduli, più o meno
come facevano quando il Giappone vinceva qualche partita ai mondiali giovanili.
Lo guardò avvicinarsi al giornale, e leggere. Poi,
diventare pallido tutt’a un tratto -… Non ci credo.-
mormorò, mentre Hiroto, la mani premuta sulla bocca,
batteva il pugno sul ripiano del tavolo. Imprecò anche lui. Poi alzò gli occhi
al cielo e si morse il labbro.
-Qualcuno mi spiega cosa
diamine sta succedendo?- sbottò Masaki, decisamente irritato, spostandosi a grandi falcate verso di
loro.
Strappò il giornale da
sotto gli occhi dell’albino e scorse velocemente i titoli degli annunci.
Cani scomparsi, gatti da
ritrovare, mostra canina, genitori cercano moglie per il figlio, il numero di
un’agenzia di animatori…
Si bloccò un momento, e
scorse i titoli al contrario –Cosa diamine…- sgranò
gli occhi, inquadrando nuovamente l’annuncio dei genitori che cercavano una
moglie per il figlio –“Genitori decisamente preoccupati cercano una moglie
rispettabile per il figlio…”- lesse velocemente –“… contratto prematrimoniale…
se il ragazzo sarà soddisfatto… CENTO MILIONI DI YEN?!”- quasi si strozzò, ed
alzò gli occhi ambrati sui tre adulti nella stanza: Hiroto
mugolava, Haruya tirava giù imprecazioni assurde, Fuusuke continuava a ripetere “non è possibile” come un
disco rotto.
Non aveva senso. Masaki
tornò a leggere, per essere più sicuro. Cento milioni. Esattamente
la cifra che mancava a loro per comprare l’orfanotrofio. Boccheggiò,
mentre una rabbia sorda gli faceva girare la testa. C’era gente là fuori che
pagava tutti quei soldi per rimediare una moglie ipocrita ad un figlio
probabilmente brutto e schifato da tutti, mentre loro erano in quella
situazione terribile. Lo mandava in bestia pensare che la gente potesse essere
così… irrispettosa. Totalmente irrispettosa, ecco, solo
quello gli veniva in mente.
-Non ci posso credere.- sbottò Hiroto ad un certo punto,
interrompendo la confusione generale –Siamo a tanto così—quei soldi sono
esattamente quello che ci serve—si morse il labbro, gesticolando. Cadde il
silenzio.
Haruya si azzardò a parlare -… E sei
Reina- o Fumiko— l’altro lo
fulminò con lo sguardo, e lui si zittì. Masaki pensò
che Hiroto stesse soffrendo davvero molto. Aveva
l’occasione lì, pronta, ma non poteva lasciare qualcuna delle ragazze del Sun Garden andare in sposa ad uno sconosciuto, anche se per
quella somma.
-Pensi che non ci abbia
già pensato?- piagnucolò invece il più grande –Ma
sull’annuncio c’è scritto che deve avere dai diciotto ai ventun’anni!
Reina, Fumiko e le altre sono fuori!- esclamò, e Masaki decise che
quella poca stima che aveva provato per lui poteva anche andare a quel paese.
Prese aria e posò il giornale di nuovo sul tavolo –Non demordiamo…
Di certo ci sarà altro.- biascicò, lasciandosi andare su una delle sedie della
cucina, poggiando la guancia sul piano della tavola, sconsolato. Si sentiva
rodere lo stomaco in modo terribilmente fastidioso, ed ogni minuto che passava
la prospettiva di veder sparire per sempre il Sun Garden
si concretizzava sempre di più, in modo più spaventoso ancora.
Ma gli altri non lo
stavano ascoltando –Non possiamo chiedere a qualcuno di darci una mano?-
chiedeva Fuusuke, battendosi l’unghia del pollice sui
denti, improvvisamente nervoso –Ma chi farebbe
qualcosa del genere gratis? Sono cento milioni.- si rispose
da solo –Pretenderebbe una percentuale. E a noi serve
tutto. Non c’è tempo.- constatò.
-E’ perfetto, però. Non
possiamo lasciarci sfuggire un’occasione simile, questto
annuncio è esattamente quello che ci serviva, è la risposta ai nostri
problemi.- Hiroto scuoteva la testa, facendo lavorare
il cervello a mille –E’ troppo importante per poter
rinunciare.- strinse i denti. Tutti erano d’accordo con lui. Masaki stesso lo era. Arrivare a tanto così dalla soluzione
e non poterla sfruttare era tremendamente ingiusto.
Reina entrò nella stanza,
allarmata, domandando cosa stesse succedendo –Vi ho
sentiti gridare. Avete trovato qualcosa?- chiese, ma non ricevette
risposta.
Haruya calciò una sedia –Non conosciamo nessuna ragazza
dai diciotto ai ventun’anni che possa
darci una mano?-
Gli altri due scossero la
testa.
Reina aggrottò le
sopracciglia, confusa.
Quindi cadde il silenzio.
Uno di
quei silenzi che preannuncia qualcosa di molto brutto, una di quelle cose che
non vuoi sentire. Come quelle
pause alla fine delle quali sai che arriverà una
notizia orribile, e al contempo non vuoi ascoltarla e non vedi l’ora di sapere
di cosa si tratta.
-… Di ragazze no, in
effetti.- sussurrò Fuusuke, lisciandosi il mento,
pensoso. Il suo tono era vagamente allusivo.
Ed Hiroto colse
quell’allusione –Hai ragione, di ragazze no…- il suo viso parve illuminarsi.
Masaki percepì chiaramente tre paia di occhi
(più uno confuso) posarsi contemporaneamente su di lui, ed un brivido freddo
scendergli giù per la schiena –E-Eh?-
Aveva un brutto
presentimento.
Bruttissimo.
-Ooh, Masaki, il trucco sa
fare miracoli, sai?-
Ecco, quella in
particolare sarebbe stato decisamente meglio non
sentirla.
¥ ¥ ¥ ¥ ¥ ¥ ¥ ¥ ¥ ¥
Oh god.
Sto
postando.
I can’t believe it.
E
pure un capitolone bello lungo, per giunta. Posso
immaginare la vostra gioia dilagante (WHAT). Come va? Sono tipo
evaporata (?) per due mesi lasciato (TROPPA) roba in sospeso, ma shh—
Et
voilà, che cosa è questo.
Sakuryaku, in giapponese, significa letteralmente “stratagemma”. Sono
abbastanza sicura, perché ho cercato la traduzione sul translat—
a-hem. Suppongo abbiate capito di quale tipo di
stratagemma stiamo parlando. In caso contrario, lo scoprirete nella prossima puntata (quando arriverà--)—
Allora,
questa idea è nella mia testolina da dicembre. Poi a
gennaio ho cominciato a scriverla. E mi sono ridotta
ad ora per finire perlomeno il primo capitolo. Non sarà molto lunga (spero) e,
insomma, vi sfido ad indovinare chi sarà il figlio a
cui i genitori comprano la moglie! Bah, per me è Kirino,
che dite. O forse Shindou.
Di certo qualcuno che Masaki nell’anime
ha incontrato, eh. CERTO. AHEM.
Passando
sopra alla mia mordace simpatia (ma dove), sono davvero contentissima cioè pls la mia prima longfic AtsuMasaaksnfdagneskgnadfkjyhhnwronhrpp—AHEM.
Dunque.
Allora,
cominciamo a darci sotto con qualche cifra. Davvero, io non ci capisco niente
di queste cose, e discutendo animatamente con mia madre è uscito fuori che,
dai, per un edificio vecchiotto in periferia, come penso sia il Sun Garden, il
costo dovrebbe aggirarsi attorno ai due milioni di euro.
Che traslati in yen sono circa duecentocinquantamilioniequalcosa
che io ho arrotondato a trecentomilioni. Quindi,
ecco, Reina e gli altri hanno raccolto attorno ai cinquecentosettantamila euro,
Hitomiko ne dà un ottocentosessantamila e i genitori
del misterioso ragazzo in cerca di moglie circa settecentoequalcosamila.
Si, sembra davvero una cifra spropositata per sistemare un figlio, ma, come
vedrete, hanno le loro ragioni e i loro mezzi,
ovviamente (?).
E
OVVIAMENTE chi ci va di mezzo? MA MASAKI! Mi piace
metterlo in imbarazzo non ci posso fare niente scusat-
oltretutto, sono davvero contenta di aver potuto scrivere qualcosa in cui comparissero anche Hiroto e gli
altri del Sun Garden <3 saranno diciamo la concentrazione di idiozia della fanfiction, in poche parole-
Ma
non dico altro!
Se non che spero che vi sia piaciuta, e che spero anche che vogliate seguirmi,
bastoni della mia vecchiaia! (COS--) *regala sachertorte*
Al
prossimo capitolo (spero prest--)!
Greta.