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Autore: vul95    18/02/2014    1 recensioni
Era tutto cominciato quando era arrivata la notizia che il palazzo dell’orfanotrofio sarebbe stato venduto.
-Come si guadagnano trecento milioni di yen in tre mesi?-

Dal terzo capitolo:
Le ragazze gli insegnavano, per sommi capi, come avrebbe dovuto comportarsi. Avevano tutti concordato, al Sun Garden, che il tipo perfetto di ragazza da interpretare fosse “di buona famiglia, educata, impeccabile, meravigliosa”, esattamente come era scritto nell’annuncio. E visto che le fantomatiche “missioni impossibili di spionaggio” di Haruya e Fuusuke avevano evidenziato l’amore spassionato della madre del suo futuro marito per quel tipo di ragazza, nessuno aveva trovato di che obiettare.
Solo che farsi spiegare come stare seduti, come mangiare, come
rivolgersi educatamente alle persone (dio, che cosa complicata) era di una tremenda noia mortale.
[AtsuMasa | Accenni MiuraMaki, BanGaze, SagiHito] [Ma soprattutto AtsuMas-]
Genere: Commedia, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Hitomiko Kira/Lina Shiller, Hitomiko Kira/Lina Shiller, Isabelle/Reina, Kariya Masaki, Minamisawa Atsushi, Xavier/Hiroto
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Era tutto cominciato quando era arrivata la notizia che il palazzo dell’orfanotrofio sarebbe stato venduto

¥ sakuryaku ¥

 

ovvero: infinocchia l’ereditiere e prenditi tutti i soldi

 

 

 

 

¥ 1. quel dì in cui tutto iniziò

 

 

Era tutto cominciato quando era arrivata la notizia che il palazzo dell’orfanotrofio sarebbe stato venduto.

Un colpo di testa, l’aveva considerato Hiroto, di certo il proprietario dello stabile era scivolato sulla saponetta in bagno ed era finito gambe all’aria e aveva deciso la cosa nel mezzo della confusione.

Nell’orfanotrofio vivevano ventitrè ragazzini dai sei agli undici anni, e non poteva permettersi che l’edificio fosse venduto a qualcuno che ne avrebbe di sicuro fatto un condominio. O peggio ancora un centro commerciale.

Quindi era andato a parlare con il proprietario del palazzo, sicuro di poterlo convincere a desistere. Non aveva avuto successo. Non pagavano da almeno sei mesi l’affitto, e il proprietario si era stancato di star loro appresso. Così aveva deciso di vendere, e loro non avrebbero potuto fare assolutamente niente.

-A meno che non troviamo i soldi necessari per comprare noi l’edificio.- la voce di Hiroto era seria coma mai lo era stata.

Reina, che si occupava dell’orfanotrofio assieme a lui, si scostò una ciocca di capelli azzurri dietro l’orecchio, nervosa –Quanti soldi sono?- domandò, mordicchiandosi il labbro. Hiroto non l’aveva mai vista così tesa. Di solito sapeva mantenere la calma in ogni situazione, ed era su di lei che faceva affidamento nei momenti più difficili. Ma la prospettiva di dover negare una casa ai bambini di cui si occupavano aveva mandato nel panico anche lei.

La cifra che riportò, rispondendo alla sua domanda, le fece sgranare gli occhi chiari. La vide cercare di darsi un contegno, e gonfiare il petto –Sono tantissimi soldi.- replicò, ed il suo tono uscì strozzato.
-Ne sono consapevole.- con tono grave, Hiroto cominciò a camminare per la stanza di quello che era il loro ufficio, a passi lenti e misurati –Ma dobbiamo trovare una soluzione. Capisci che non ci è possibile lasciar vendere questo posto.- socchiuse gli occhi verdi, e si sistemò gli occhiali sul naso. Si voltò a guardarla –… Abbiamo tre mesi.-

-Ma come pensi di trovare tutto quel denaro?- anche Reina si alzò in piedi, incapace di rimanersene seduta –Noi due non possiamo racimolarne così tanto in così poco tempo. Nemmeno chiedendo l’aiuto di Maki e gli altri ne avremmo a sufficienza.- incrociò le braccia al petto e prese un lungo respiro.

Cadde il silenzio.

Hiroto non sapeva cosa rispondere di più. Era consapevole del poco tempo, era consapevole del fatto che fosse un’impresa impossibile. Ma in quell’orfanotrofio ci era cresciuto lui stesso, ci era cresciuta Reina, continuavano a crescervi bambini a cui lui non voleva negare nulla, specialmente una casa e un posto in cui vivere come una famiglia.

-… Se vendono il Sun Garden, noi dove andremo?- fu una terza voce ad intervenire. Seduto dietro la scrivania di Hiroto, il viso abbandonato sul legno del tavolo e gli occhi persi a fissare un punto non meglio precisato della stanza, se ne stava un ragazzo sui diciannove anni, i capelli azzurri lasciati cadere in disordine sulle spalle. Spostò uno sguardo ambrato sui due adulti presenti nella stanza, lasciandolo vagare poi sulla poca mobilia e sul pavimento in moquette rossa, incapace di guardarli per più di qualche secondo.

Reina sussultò –Masaki…- lo chiamò. Si picchiettò l’unghia dell’indice sui denti, ancora più nervosa di prima, mentre Hiroto rimaneva ostinatamente in silenzio. Non voleva pensare alle conseguenze di una probabile vendita, perché davvero non aveva idea di cosa sarebbe potuto succedere.

Masaki era l’unico ragazzo dell’orfanotrofio ad avere più di undici anni. Si era sempre rifiutato di andarsene, principalmente, anche quando qualche giovane coppia aveva mostrato interesse verso di lui, ed era sempre rimasto con Hiroto e Reina. Ora che aveva quasi vent’anni, li aiutava con i bambini più piccoli, e si impegnava quanto poteva per dare sempre una mano dove ce ne fosse bisogno.

Il suo sguardo affranto fece ribaltare lo stomaco di Hiroto.

-Non lo venderanno.- si risolse, guardandolo, e si ravviò i capelli rossi, stringendo i pugni. Si avvicinò alla scrivania e contemplò Masaki dall’alto, rivolgendogli un sorriso determinato –Ti prometto che farò tutto quello che posso affinché questo posto rimanga nostro.-

Quello gli lanciò un altro sguardo, mordicchiandosi il labbro, poco convinto. Non che non si fidasse di Hiroto, ma la cifra di soldi da racimolare era davvero spropositata, e proprio non riusciva a trovare un modo con cui avrebbe potuto riuscire nell’impresa. Sgranò gli occhi quando il più grande gli porse il mignolo, allargando il sorriso –Te lo prometto.- gli disse il rosso, e Masaki, borbottando qualcosa su quanto fosse imbarazzante il suo comportamento, vi strinse il proprio –Non sono più un bambino.- biascicò, per poi lanciargli un calcio da sotto la scrivania, facendolo gemere di dolore. Reina, dietro di loro, si concesse un piccolo sorriso –Ma ti giuro che se non mantieni la promessa sarà la tua fine.-

 

Era il quinto gratta e vinci che Hiroto lanciava con stizza nel cestino.

-Quei soldi potresti risparmiarli, invece che sprecarli così.- sbuffò un uomo di fianco a lui. Portava i capelli verde chiaro legati in una crocchia ordinata dietro la testa, e vestiva di una semplice camicia e un paio di jeans. Hiroto sospirò affranto, e poggiò la guancia al bancone del bar in cui si trovavano –Hai ragione. Ma non ho proprio idea di cosa altro fare.- replicò.

Era già passata una settimana da quando aveva promesso a Masaki (e a tutti i bambini del Sun Garden) che avrebbe trovato una soluzione al loro problema, ma purtroppo non era venuto a capo di niente. Aveva tentato a cercare un altro lavoro, ma in tre mesi era categoricamente impossibile guadagnare così tanti soldi; aveva chiesto un prestito, che gli era stato negato a fronte dei ritardi con cui aveva pagato quelli che aveva ottenuto in precedenza. Persino con l’aiuto di tutte le persone che davano una mano al Sun Garden (tutte persone che vi avevano vissuto, principalmente), non avevano racimolato che qualche milione di yen.

Midorikawa era una di quelle persone, ed ora se ne stava al suo fianco a sospirare, una vena di irritazione nella voce –Non vincerai mai tentando la fortuna. Oppure potresti, ma non credo sia saggio utilizzare quel poco denaro che abbiamo per questa roba.- lo riprese, e con occhio critico guardò il cestino vuoto se non per le schede che l’amico aveva buttato.

-Come si guadagnano trecento milioni di yen in tre mesi?- domandò, sempre più scoraggiato, il solo nominare quella cifra spropositata gli metteva i brividi.

-Non lo so, Hiroto, non lo so.- sospirò il suo amico, sedendosi di fianco a lui.

Il bar era pieno di gente che vociava e chiacchierava allegra. Hiroto la invidiava. Lui non aveva niente da stare allegro, e il tempo scorreva davvero troppo velocemente.

-Vuoi un caffè?- si offrì Ryuuji, sorridendogli incoraggiante, e lui annuì, tirandosi piano su –Grazie.- inclinò il capo e si guardò attorno. Il locale del bar era decisamente piccolo, ma era proprio davanti all’orfanotrofio. Per questo si accorse immediatamente della macchina nera e lucida che vi si fermò davanti. La riconobbe immediatamente, ed il suo sguardo si illuminò. Si alzò dallo sgabello e corse verso l’uscita, sotto lo sguardo basito di Ryuuji, che si sbrigò a pagare il caffè che l’amico non aveva nemmeno guardato e lo seguì subito.

Arrivarono sul marciapiede opposto, quello dell’orfanotrofio, proprio mentre dal veicolo usciva una donna. Indossava una giacca nera, e pantaloni ugualmente scuri le fasciavano le gambe snelle. Non era molto alta, ma di certo molto elegante, e portava lunghi capelli turchese scuro. Quando li vide, sgranò appena gli occhi azzurri, prima di socchiuderli ed aprirsi in un breve sorriso, riconoscendoli a sua volta.

Hiroto le saltò praticamente al collo, stringendola in un forte abbraccio e facendola barcollare all’indietro –Hitomiko Nee-san! Grazie al cielo sei arrivata!- esclamò, sollevato, scostandosi dall’abbraccio, mantenendo le mani sulle sue spalle. Lei inclinò il capo –Ciao, Hiroto.- ammiccò all’altro uomo –Ryuuji.- sorrise ancora, ricambiata, quindi tornò a rivolgersi al rosso –Allora, vediamo di risolvere questo problema.-

 

Il silenzio, nell’ufficio dell’orfanotrofio, era pesante, e l’espressione attonita di Hitomiko mise addosso a tutti i presenti una tristezza infinita.

La sorella di Hiroto aveva lavorato con lui e Reina all’orfanotrofio fino a qualche anno prima, ma poi aveva deciso di aiutare il padre con l’azienda di famiglia, nulla di grande, ma che aveva comunque bisogno di qualcuno che se ne curasse come si doveva. Prima di passare al rosso, la direzione del Sun Garden era sua, e anche se sapeva che il fratello aveva avuto qualche problema economico, non pensava si fosse arrivati a quei livelli.

-Trecento milioni di yen?- domandò, boccheggiando.

Ryuuji e Reina si lanciarono un’occhiata significativa. Era presente anche Masaki, che non aveva voluto sentir ragioni, e se ne stava seduto ad un angolo, le gambe incrociate sulla sedia e lo sguardo concentrato su Hitomiko. Lei e Hiroto non erano davvero fratelli, ma la sua famiglia aveva adottato il rosso quando era ancora un bambino e viveva nello stesso orfanotrofio che ora rischiava di essere venduto, Masaki lo sapeva bene. Ma non aveva mai dubitato del fatto che, anche se non era di sangue, il loro legame fosse forte. L’unico problema era che Hiroto, di norma, evitava di far preoccupare la sorella a tutti i costi, e dunque mai le aveva riferito della situazione dell’orfanotrofio, che, bene o male, era sempre riuscito a fronteggiare, anche se con parecchie difficoltà. Ma ora era davvero critica, e non aveva potuto fare altro che chiedere l’aiuto di Hitomiko.

-Sono davvero tantissimi soldi.- biascicò lei. Non riusciva a credere che il proprietario dell’edificio pretendesse tanto. Lo trovava decisamente crudele, oltretutto. Non aveva nemmeno pensato ad agevolare, abbassando il prezzo, delle persone che si occupavano di bambini che non avrebbero avuto una casa al di fuori del Sun Garden. Scosse la testa per scacciare l’irritazione ed accavallò le gambe, cercando di rimanere lucida –Non ho così tanti soldi.- dichiarò, secca, e lesse lo sconforto sui volti di tutti. Masaki, dietro gli adulti, distolse lo sguardo.

-Quanto avete racimolato?- domandò poi. Reina sospirò –Ottanta milioni di yen e rotti tra tutti.- ad Hitomiko non sfuggì il tono contrariato dell’altra. Di certo non avrebbe voluto dover chiedere un sacrificio del genere a tutte le persone che conosceva –Sono stati tutti anche fin troppo gentili.- aggiunse infatti la ragazza dai capelli azzurri, distogliendo lo sguardo.

-Lo abbiamo fatto con piacere.- la riprese Ryuuji, sporgendosi verso di lei –Amiamo il Sun Garden tanto quanto voi, e non vogliamo venga messo in vendita.- si difese –Daremmo anche di più, se solo potessimo.- sussurrò, scuotendo la testa. Hiroto strinse le labbra.

Hitomiko parve pensarci su un attimo -… Centoventi milioni è il massimo che posso dare.- ragionò ad alta voce. Un singulto di sorpresa percorse l’intera stanza.

-Sono un sacco!- esclamò Masaki, dal fondo della stanza. Si era alzato in piedi, e guardava Hitomiko dritta negli occhi, i pugni stretti.

-Ma non sono abbastanza.- sospirò lei, scuotendo la testa –Ce ne servono altri venti.-

Di nuovo scese il silenzio.

Lo ruppe Reina –Posso organizzare una raccolta fondi.- propose –Ma cento milioni sono troppi, non è abbastanza, non sarà mai abbastanza.- si morse il labbro.

-Troverò qualcosa.- irruppe Hiroto, che fino a quel momento era rimasto in silenzio –Ora che abbiamo la maggior parte dei soldi che ci servono, non possiamo arrenderci. Mancano ancora due mesi e mezzo, qualcosa troveremo.- strinse la stoffa dei jeans tra le dita. Si volse verso Reina –Intanto tu organizza la raccolta fondi. Di certo qualcosa guadagneremo così.- annuì.

-Posso aiutarla io.- si offrì Ryuuji -.Ed anche Maki e Hiromu vorranno senza dubbio dare una mano. Anche Haruya e Fuusuke, e tutti gli altri.- annuì.

Rimasero a parlare di come muoversi da quel momento in poi per tutto il pomeriggio. Masaki rimase ad ascoltarli fino ad un certo punto, poi decise che era abbastanza e se ne andò, perché non poteva sopportare oltre quella discussione.

 

Hitomiko ripartì il giorno dopo, e Reina cominciò ad organizzare la raccolta fondi, aiutata da chi, come lei, aveva vissuto al Sun Garden.

Masaki li conosceva tutti, dal primo all’ultimo. Erano i suoi parenti, la sua famiglia. Diede una mano anche lui, per quanto poteva.

La sera, rimasero tutti al Sun Garden, assieme ai bambini.

Hiroto sorrise, nel vedere i suoi vecchi compagni riuniti assieme. C’erano più o meno tutti, a parte chi era dovuto tornare a casa dalla sua famiglia o perché il giorno dopo sarebbe dovuto andare a lavorare. Era un po’ triste che si dovessero incontrare tutti in quelle spiacevoli circostanze.

Nel salone dove di solito i bambini giocavano quando fuori faceva troppo freddo, si erano creati gruppetti di adulti che chiacchieravano allegramente dei tempi andati, e alcuni si divertivano a stare con i bimbi dell’orfanotrofio.

Maki, una ragazza che aiutava al Sun Garden quasi tutti i giorni, rideva di cuore assieme a Hiromu, suo marito, e Osamu, un uomo alto e magro, dalle guance scavate e i lunghi capelli neri, che aveva contribuito con una modesta cifra alla loro causa. Quando era arrivato, quella mattina, aveva chiesto di Hitomiko. Hiroto aveva la strana sensazione che nutrisse un qualche interesse per sua sorella, e dunque non lo aveva mai visto di buon occhio.

-Neh, Hiroto.- una voce squillante e decisamente troppo alta lo fece trasalire, distogliendolo dai suoi pensieri. Qualcuno gli mise un braccio attorno alle spalle, e lui riconobbe Haruya, uno dei suoi più cari amici. Era un uomo mediamente alto, il volto del quale il tempo aveva reso più spigoloso. I suoi capelli erano di un forte rosso scuro, disordinati, talmente che, sin da quando era bambino, andavano a creare sul capo una sorta di fiore. Lo salutò con un sorriso.

-Ho un’idea fantastica per guadagnare qualcosa.- schioccò la lingua quello, alzando l’indice. Fu affiancato quasi immediatamente da un altro uomo, decisamente più alto di lui, che gli lanciò uno sguardo glaciale.

-Ciao, Fuu’ske.- rise Hiroto, salutandolo. L’uomo parve addolcire l’espressione, quando incrociò i suoi occhi verdi. Hiroto ogni volta si stupiva della sua altezza, confrontandola con quella di quando era bambino. Portava i capelli albini più lunghi di come li aveva da ragazzo, e gli ricadevano ordinatamente sulle spalle. I suoi occhi, di un azzurro torbido, comunque, rimanevano gli stessi, incastonati tra la carnagione abbronzata del viso –Sto cercando Masaki.- gli disse, inclinando il capo.

-Sta’ zitto, sto parlando.- lo riprese Haruya, guardandolo di sbieco. Quello non parve affatto turbato.

-Senti qui.- continuò imperterrito l’altro –Hai presente gli annunci di animali scomparsi sui giornali?- domandò.

Hiroto lo guardò, confuso, annuendo.

-Di solito, se li becchi, ti danno una ricompensa, ne convieni?- chiese ancora. Hiroto cominciava a capire, ed annuì di nuovo –Se noi riuscissimo a trovarne, non so, circa una cinquantina…- cominciò, ma il suo entusiasmo venne interrotto.

-Trovare cinquanta animali in giro per Tokyo è pressoché impossibile, considerando il tempo che abbiamo. E non basterebbe, la ricompensa è di poche migliaia di yen.- freddo, Fuusuke era intervenuto nella discussione –Nulla vieta che ci si possa provare, comunque.- scrollò le spalle. Sembrò sorridere dell’espressione contrariata di Haruya.

-Bhè, tentar non nuoce.- sbottò –Che ne dici di dare un’occhiata al giornale?- si rivolse nuovamente ad Hiroto, che, dalla sua, la trovava un’idea niente male. In fondo, tutto faceva brodo.

L’unico giornale reperibile fu quello di tre giorni prima.

Si sistemarono in cucina, dove c’era meno gente. Lì trovarono anche Masaki, che a quanto pareva si stava nascondendo da Maki, che voleva informazioni sulla sua vita sentimentale.

-Quest’idea non funzionerà mai, Haru-nii.- fu il suo commento secco alla trovata dell’uomo con i capelli rossi, che sbuffò contrariato e gli fece cenno con la mano di stare in silenzio, che lui era un ragazzino e non capiva niente. Masaki e Fuusuke si lanciarono uno sguardo significativo, poi, l’albino si avvicinò a lui per parlargli, mentre Hiroto sfogliava velocemente il giornale alla ricerca delle pagine degli annunci.

Passò solo qualche secondo, e Masaki e Fuusuke, che avevano cominciato a parlare fitto di calcio e di una partita di qualche giorno prima, sobbalzarono vistosamente nel sentire i due rossi urlare (o meglio, ululare) di sorpresa.

Si voltarono entrambi, ma non fecero in tempo a porre domande che un’imprecazione poco carina (seguita da un “HARUYA, CRETINO, I BAMBINI!” gridato dall’altra stanza da Reina) aleggiò nella stanza.

-… Cosa?- domandò Fuusuke, impassibile. Masaki si chiese come facesse a non avere alcun tipo di reazione di fronte a quei due adulti che continuavano a gridare increduli, più o meno come facevano quando il Giappone vinceva qualche partita ai mondiali giovanili. Lo guardò avvicinarsi al giornale, e leggere. Poi, diventare pallido tutt’a un tratto -… Non ci credo.- mormorò, mentre Hiroto, la mani premuta sulla bocca, batteva il pugno sul ripiano del tavolo. Imprecò anche lui. Poi alzò gli occhi al cielo e si morse il labbro.

-Qualcuno mi spiega cosa diamine sta succedendo?- sbottò Masaki, decisamente irritato, spostandosi a grandi falcate verso di loro.

Strappò il giornale da sotto gli occhi dell’albino e scorse velocemente i titoli degli annunci.

Cani scomparsi, gatti da ritrovare, mostra canina, genitori cercano moglie per il figlio, il numero di un’agenzia di animatori…

Si bloccò un momento, e scorse i titoli al contrario –Cosa diamine…- sgranò gli occhi, inquadrando nuovamente l’annuncio dei genitori che cercavano una moglie per il figlio –“Genitori decisamente preoccupati cercano una moglie rispettabile per il figlio…”- lesse velocemente –“… contratto prematrimoniale… se il ragazzo sarà soddisfatto… CENTO MILIONI DI YEN?!”- quasi si strozzò, ed alzò gli occhi ambrati sui tre adulti nella stanza: Hiroto mugolava, Haruya tirava giù imprecazioni assurde, Fuusuke continuava a ripetere “non è possibile” come un disco rotto.

Non aveva senso. Masaki tornò a leggere, per essere più sicuro. Cento milioni. Esattamente la cifra che mancava a loro per comprare l’orfanotrofio. Boccheggiò, mentre una rabbia sorda gli faceva girare la testa. C’era gente là fuori che pagava tutti quei soldi per rimediare una moglie ipocrita ad un figlio probabilmente brutto e schifato da tutti, mentre loro erano in quella situazione terribile. Lo mandava in bestia pensare che la gente potesse essere così… irrispettosa. Totalmente irrispettosa, ecco, solo quello gli veniva in mente.

-Non ci posso credere.- sbottò Hiroto ad un certo punto, interrompendo la confusione generale –Siamo a tanto così—quei soldi sono esattamente quello che ci serve—si morse il labbro, gesticolando. Cadde il silenzio.

Haruya si azzardò a parlare -… E sei Reina- o Fumiko— l’altro lo fulminò con lo sguardo, e lui si zittì. Masaki pensò che Hiroto stesse soffrendo davvero molto. Aveva l’occasione lì, pronta, ma non poteva lasciare qualcuna delle ragazze del Sun Garden andare in sposa ad uno sconosciuto, anche se per quella somma.

-Pensi che non ci abbia già pensato?- piagnucolò invece il più grande –Ma sull’annuncio c’è scritto che deve avere dai diciotto ai ventun’anni! Reina, Fumiko e le altre sono fuori!- esclamò, e Masaki decise che quella poca stima che aveva provato per lui poteva anche andare a quel paese. Prese aria e posò il giornale di nuovo sul tavolo –Non demordiamo… Di certo ci sarà altro.- biascicò, lasciandosi andare su una delle sedie della cucina, poggiando la guancia sul piano della tavola, sconsolato. Si sentiva rodere lo stomaco in modo terribilmente fastidioso, ed ogni minuto che passava la prospettiva di veder sparire per sempre il Sun Garden si concretizzava sempre di più, in modo più spaventoso ancora.

Ma gli altri non lo stavano ascoltando –Non possiamo chiedere a qualcuno di darci una mano?- chiedeva Fuusuke, battendosi l’unghia del pollice sui denti, improvvisamente nervoso –Ma chi farebbe qualcosa del genere gratis? Sono cento milioni.- si rispose da solo –Pretenderebbe una percentuale. E a noi serve tutto. Non c’è tempo.- constatò.

-E’ perfetto, però. Non possiamo lasciarci sfuggire un’occasione simile, questto annuncio è esattamente quello che ci serviva, è la risposta ai nostri problemi.- Hiroto scuoteva la testa, facendo lavorare il cervello a mille –E’ troppo importante per poter rinunciare.- strinse i denti. Tutti erano d’accordo con lui. Masaki stesso lo era. Arrivare a tanto così dalla soluzione e non poterla sfruttare era tremendamente ingiusto.

Reina entrò nella stanza, allarmata, domandando cosa stesse succedendo –Vi ho sentiti gridare. Avete trovato qualcosa?- chiese, ma non ricevette risposta.

Haruya calciò una sedia –Non conosciamo nessuna ragazza dai diciotto ai ventun’anni che possa darci una mano?-

Gli altri due scossero la testa.

Reina aggrottò le sopracciglia, confusa.

Quindi cadde il silenzio.

Uno di quei silenzi che preannuncia qualcosa di molto brutto, una di quelle cose che non vuoi sentire. Come quelle pause alla fine delle quali sai che arriverà una notizia orribile, e al contempo non vuoi ascoltarla e non vedi l’ora di sapere di cosa si tratta.

-… Di ragazze no, in effetti.- sussurrò Fuusuke, lisciandosi il mento, pensoso. Il suo tono era vagamente allusivo.

Ed Hiroto colse quell’allusione –Hai ragione, di ragazze no…- il suo viso parve illuminarsi.

Masaki percepì chiaramente tre paia di occhi (più uno confuso) posarsi contemporaneamente su di lui, ed un brivido freddo scendergli giù per la schiena –E-Eh?-

Aveva un brutto presentimento.

Bruttissimo.

-Ooh, Masaki, il trucco sa fare miracoli, sai?-

Ecco, quella in particolare sarebbe stato decisamente meglio non sentirla.

 

¥     ¥     ¥     ¥     ¥     ¥     ¥     ¥     ¥     ¥

 

Oh god.

Sto postando.

I can’t believe it.

E pure un capitolone bello lungo, per giunta. Posso immaginare la vostra gioia dilagante (WHAT). Come va? Sono tipo evaporata (?) per due mesi lasciato (TROPPA) roba in sospeso, ma shh

Et voilà, che cosa è questo.

Sakuryaku, in giapponese, significa letteralmente “stratagemma”. Sono abbastanza sicura, perché ho cercato la traduzione sul translata-hem. Suppongo abbiate capito di quale tipo di stratagemma stiamo parlando. In caso contrario, lo scoprirete nella prossima puntata (quando arriverà--)—

Allora, questa idea è nella mia testolina da dicembre. Poi a gennaio ho cominciato a scriverla. E mi sono ridotta ad ora per finire perlomeno il primo capitolo. Non sarà molto lunga (spero) e, insomma, vi sfido ad indovinare chi sarà il figlio a cui i genitori comprano la moglie! Bah, per me è Kirino, che dite. O forse Shindou. Di certo qualcuno che Masaki nell’anime ha incontrato, eh. CERTO. AHEM.

Passando sopra alla mia mordace simpatia (ma dove), sono davvero contentissima cioè pls la mia prima longfic AtsuMasaaksnfdagneskgnadfkjyhhnwronhrpp—AHEM.

Dunque.

Allora, cominciamo a darci sotto con qualche cifra. Davvero, io non ci capisco niente di queste cose, e discutendo animatamente con mia madre è uscito fuori che, dai, per un edificio vecchiotto in periferia, come penso sia il Sun Garden, il costo dovrebbe aggirarsi attorno ai due milioni di euro. Che traslati in yen sono circa duecentocinquantamilioniequalcosa che io ho arrotondato a trecentomilioni. Quindi, ecco, Reina e gli altri hanno raccolto attorno ai cinquecentosettantamila euro, Hitomiko ne dà un ottocentosessantamila e i genitori del misterioso ragazzo in cerca di moglie circa settecentoequalcosamila. Si, sembra davvero una cifra spropositata per sistemare un figlio, ma, come vedrete, hanno le loro ragioni e i loro mezzi, ovviamente (?).

E OVVIAMENTE chi ci va di mezzo? MA MASAKI! Mi piace metterlo in imbarazzo non ci posso fare niente scusat- oltretutto, sono davvero contenta di aver potuto scrivere qualcosa in cui comparissero anche Hiroto e gli altri del Sun Garden <3 saranno diciamo la concentrazione di idiozia della fanfiction, in poche parole-

Ma non dico altro!

Se non che spero che vi sia piaciuta, e che spero anche che vogliate seguirmi, bastoni della mia vecchiaia! (COS--) *regala sachertorte*

Al prossimo capitolo (spero prest--)!

 

Greta.

  
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