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Autore: angelo_nero    19/02/2014    4 recensioni
Family Brief: Vegeta, Bulma, Trunks e Bra. Momenti della vita di tutti i giorni come una comune famiglia.
dal primo capitolo:
Dopo una buona ora e mezza finalmente l'intera tavolata aveva finito di mangiare, c'era ancora chi restava seduto a bersi un bicchiere di vino, mentre altri si intrattenevano chiacchierando o, come i piccoli Saiyan mezzo sangue, si sgranchiva i muscoli tirando quattro pugni. Vegeta era rimasto seduto a tavola ad osservarsi intorno, il suo sguardo passava dalla moglie che chiacchierava con C-18 e la moglie dell'eroe, al figlio che giocava con Goten. Come lui, seduto ancora al tavolo, c'era il suo amico/nemico, forse l'unico, che sorseggiava un bicchiere d'acqua a pasto ormai ultimato. Goku si sentiva troppo spossato per alzarsi da quella sedia diventata improvvisamente troppo comoda: anche l'eroe teneva d'occhio la propria famiglia per assicurasi che nessuno si facesse male o che il Genio non si avvicinasse eccessivamente alla moglie.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bra, Bulma, Nuovo personaggio, Trunks, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1: Pace nel mondo e pace tra noi

 

Era finita. Finalmente era finita! La minaccia era stata sconfitta e lei poteva finalmente tirare un sospiro di sollievo. L'ansia e la paura le aveva attanagliato l'anima dall'inizio della guerra, tutt'ora aveva un groppo in gola che non l'abbandonava.

Il terrore di vedere nei suoi occhi l'indifferente freddezza che li aveva caratterizzati all'inizio del loro rapporto. Il groppo dalla gola si spostò allo stomaco, chiudendolo, non appena scorse la sua immagine in lontananza.

Si guardava in torno con il solito sguardo corrucciato, perso, forse confuso. Diffidava da alzare lo sguardo per timore di incontrare quello di lei.

Quando si decisero ad alzare gli occhi, i loro sguardi si incatenarono, come ogni volta: lesse nel suo delle mute scuse e tanta, troppa paura per quegli occhi appartenenti a un guerriero che non teme nessuno. A parte se stesso.

Negli occhi di lei, invece, poteva leggere sollievo, amore e.. cos'era quella? Delusione? Era forse delusa dal suo comportamento? Bhe come darle torto, non si era di certo comportato da eroe, almeno non all'inizio.

Dissolse lo sguardo da quegli occhi così profondi e si concentrò sul bambino che gli si era appeso al braccio continuando a saltellare da una parte all'altra, felice di aver ritrovato il padre creduto perso -papà! Papà! Come è andata la battaglia? Avete sconfitto Majin Bu? Lo sai che ti ho sentito quando hai chiesto aiuto a tutti i terrestri? Sei stato fortissimo e..- aveva smesso di ascoltare i vaneggi del bambino per concentrarsi sui suoi pensieri.

E adesso? Cosa ne sarà di loro? Non voleva pensarci. Sembrava tutto troppo irreale, tutto troppo falso per essere reale, tutto troppo stupido per essere vero.

-Sarete stanchi. Per questa notte potete rimanere qui, farò preparare delle stanze da Popo. Per le 21:00 sarà servita la cena. Fate con comodo- Dende sparì nel buio lasciando i due amanti con i loro pensieri, in mezzo a una folla di gente felice.

La ragazza si voltò e si diresse nel lungo corridoio. L'uomo la seguì a distanza con passo svelto -dove vai papà?- chiese il bimbo -aspetta qui Trunks-

 

Camminava per il corridoio avvolto nella penombra del tardo pomeriggio, continuando ad arrovellarsi il cervello su qualcosa di inesistente. D'un tratto una mano forte, seguita da una voce profonda, la fermò -perchè scappi?- abbassò lo sguardo, fissando il pavimento – Era troppo difficile..- disse a bassa voce. -cosa?- chiese l'uomo – Era troppo complicato per te lasciare tutto com'era? Era così brutto per te vivere in quello stato?!- stava pian piano alzando la voce – Cosa stai blaterando, Bulma?- - Certo che era difficile. Noi siamo troppo inferiori a te, troppo stupidi e insignificanti. - si girò di scatto fissandolo negli occhi per un attimo. Poi, spostando lo sguardo continuò – Mi sembrava troppo bello. Lo spietato Vegeta che diventa un padre di famiglia, rinunciando alle vecchie rivalità e alla vita precedente. Invece no. Lui doveva tornare quello di un tempo, lo spietato principe dei saiyan! Perché tutto ciò che la sua famiglia gli offriva non era abbastanza! Perché lui deve essere il migliore in tutto e i sentimenti comuni non lo devono intaccare! Sai che ti dico Vegeta!? Sei solo uno sporco bugiardo! Ci hai illusi tutti, complimenti. Adesso che farai?! Prenderai la prima navicella disponibile e andrai a distruggere pianeti!? È così che mi ringrazi per tutto ciò che ho fatto per te!?- - Adesso basta!- era la prima volta che lo sentiva alzare la voce. Di solito si limitava a parlare con un basso tono di voce, persino quando doveva minacciare la sua voce non aveva raggiunto toni alti. - Sai benissimo che non è vero. Ho dato la vita per voi e lo rifarei altre milioni di volte se fosse necessario. Ho sbagliato a fare ciò che ho fatto, me ne pento amaramente. In quel momento ero solo.. confuso. Ma non mi sono mai pentito di ciò che ho costruito con te. Ti amo, vi amo! Perché dovrei buttare al vento 12 anni della mia vita?- la ragazza strabuzzò gli occhi ormai velati di lacrime. Aveva sentito bene? Le aveva veramente detto di amarla? Si voltò verso l'uomo che la guardava in attesa di una risposta. Milioni di pensieri contrastanti vagavano nelle menti di entrambi, in attesa di una reazione dell'altro.

La mente di Vegeta era quella più colma di pensieri. Si era messo a nudo, le aveva detto tutto! Per quale maledetto motivo indugiava a dargli una risposta!?

I secondi passavano e la risposta continuava a non arrivare, di li a poco sarebbe impazzito.

La ragazza, all'improvviso, gli si buttò addosso stringendolo forte - scusa... io non volevo.. è solo che.. tu eri così freddo e io... avevo paura che tutto si fosse distrutto... mi dispiace!- non voleva piangere, almeno non come una disperata isterica! Ma quando lui la strinse a sé le lacrime cominciarono a scendere incontrollate sulle sue guance.

Non poteva immaginare ciò che lei aveva provato in quegli attimi: l'ansia e la disperazione erano state sue compagne per tutta quella stramaledetta settimana*! Ora che quella giornata era finalmente finita poteva rifugiarsi tra le braccia del marito e farsi consolare.

Lui d'altro canto aveva avuto una stretta allo stomaco fin da quando aveva deciso di lasciarsi manipolare dal subdole mago. Ma non ci aveva fatto caso all'inizio, poi, quando dopo il sacrificio era stato rimandato sulla Terra per aiutare, aveva capito a cosa era dovuto: sebbene il suo orgoglio non voleva farglielo ammettere, Vegeta aveva sbagliato e ne stava pagando le conseguenze.

Il calore di quell'abbraccio aveva sciolto le paure, le ansie e i terrori notturni che li avevano perseguitati lasciando il posto a sollievo, tranquillità e serenità.

Bulma si staccò leggermente in modo da poterlo guardare negli occhi. Lui arrossì non essendo abituato ad essere fissato così da vicino. Lei rise genuina e lo baciò, ringraziando mentalmente quel drago troppo gentile che lo ha riportato in vita.

Il bacio da casto divenne passionale facendo incrociare le lingue e scontrare i denti. Durò poco ma a loro sembrò un'eternità. Si staccarono senza fiato e appoggiarono le fronti l'una contro l'altra cercando di resistere alla tentazione di chiudersi in camera e non uscirne neanche per mangiare.

- Ok! - disse la donna spingendo le mani delicatamente contro il suo petto facendolo spostare – Hai bisogno di una doccia, caro il mio principe! Puzzi peggio di un caprone!- si tappò il naso come per enfatizzare le sue parole. Lui per tutta risposta la prese e se la mise su una spalla, tipo sacco di patate, dirigendosi in uno dei tanti bagni del palazzo -Tu non sei da meno, carina. -

 

Il ragazzino dalla testa color glicine si aggirava per i corridoi in cerca dell'amico di giochi -andiamo Goten! Quanto ci metti a vestirti?- chiese spazientito – Eccomi arrivo!- il ragazzino dai capelli corvini uscì dalla stanza mentre ancora si infilava la maglia: aveva la testa incastrata tra la manica e il collo della maglietta.

Il glicine alzò un sopracciglio e, con fare molto paterno, riprese l'amico – 9 anni e ancora non sei capace a infilarti una maglietta da solo. - il moro, che ancora combatteva con la maglietta, finalmente riuscì a far sbucare la testa e infilare le braccia -Guarda che l'hai messa la contrario..- lo riprese l'amico. L'altro si affrettò a rigirare la maglietta ed a infilarla nel verso giusto mentre seguiva l'amico che, nel frattempo, si era avviato verso il salone che era stato imbandito per la cena.

-Aspettami Trunks!- gridò all'amico che aveva improvvisamente accelerato il passo.

Trunks aveva avvistato il suo eroe che, appoggiato al muro con espressione insofferente, attendeva che la compagna uscisse dalla stanza. -Ciao papà!- salutò il bambino in direzione del genitore, correndogli incontro. L'uomo gli scompigliò i capelli con un mezzo sorriso sulle labbra mentre il bambino lo guardava adorante e felice: era incredibile quanto quel bambino lo adorasse. Chi lo avrebbe mai detto?

La porta alle proprie spalle si aprì e la propria donna ne uscì. Vegeta si girò e restò a bocca aperta: Bulma indossava un paio di jeans blu denim stretti sulle cosce per poi allargarsi a zampa d'elefante dal ginocchio in giù coprendo i decoltè che la donna portava, una canotta nera che regalava giustizia alle sue forme generose, un ciondolo le abbelliva il collo scendendo fin sotto il seno, il bracciale d'oro con incise le loro iniziali le adornava il polso e la fede nuziale faceva la bella mostra di sé sull'anulare sinistro della donna. Semplice ma sexy senza essere volgare. Anche la donna restò di stucco quando vide l'abbigliamento del marito: portava dei semplici jeans scuri con una catena attaccata ai passanti che cadevano morbidi sulle gambe per poi adagiarsi sugli scarponcini neri, una semplice maglietta nera a mezze maniche con il logo della Capsule Corporation metteva in risalto i muscoli, il medesimo bracciale che indossava la donna solo con un taglio maschile adornava il polso massiccio dell'uomo e la fede nuziale brillava alla luce artificiale del corridoio. Sarebbero rimasti ore a contemplarsi ma la voce del figlio li destò dai propri pensieri -Mi devi ancora raccontare come sei tornato dall'altro mondo!- il Saiyan adulto stava per rispondere quando il piccolo amico del figlio lo anticipò -Trunks! Io ho fame! Andiamo a mangiare?- si lamentò Goten. Trunks guardò il padre in cerca di consenso, il quale con un cenno del capo gli fece capire che potevano andare. Il bambino dai capelli lilla si mise a correre verso la grande sala seguito dal piccolo Son, più affamati che mai.

 

Due esili braccia lo circondarono mentre due piccole labbra gli lasciavano un bacio sulla nuca provocandogli una scarica di adrenalina che lo spinse a voltarsi e a stringere a sé la compagna quel tanto che bastava per lasciare tra i loro visi poco più di qualche millimetro. I loro nasi si toccavano, le loro labbra si sfioravano mentre i loro occhi socchiusi scrutavano quelli dell'altro -Se lo fai di nuovo non penso che usciremo da questa stanza- sussurrò l'uomo. Le labbra della donna si piegarono in un sorriso malizioso -Non che mi dispiacerebbe...- sorrise anche lui sporgendosi poco più avanti per catturare le labbra della consorte in un bacio appassionato. Dio, quanto gli era mancato quel contatto all'inferno; in verità gli era mancato tutto di lei: il suo odore, la morbidezza dei suoi capelli, la sua pelle lattea, le sue labbra, il suo calore, persino la sua voce che gli urlava contro.

Non si resero conto del tempo che passava talmente era piacevole quel contatto, in quel corridoio di fronte alla porta che, per quella notte, sarebbe stata la loro stanza nessuno li poteva disturbare, il tempo intorno si era fermato, niente era importate al di fuori di loro, poteva anche scoppiare un'altra guerra ma a loro non sarebbe importato.

Mentre il bacio diventava più appassionato la voglia di varcare la soglia della camera e lasciarsi andare diventava più forte; però il tempo non si fermava e gli altri sarebbero venuti a cercarli non vedendoli arrivare. A malincuore Bulma sfiorò il braccio del marito per fermarlo altrimenti sarebbero finiti sul letto nell'arco di due secondi. Il Saiyan staccò le labbra da quelle della moglie ma non si rassegnava a lasciarla andare -Mi dispiace tesoro ma gli altri ci stanno aspettando. Abbiamo tutta la notte per divertirci- disse lei. L'uomo annuì ma non intendeva ancora lasciarla andare, solo quando gli diede una bacio leggero come una piuma fece scivolare le mani lungo i fianchi lasciando la donna libera di allontanarsi, se voleva. Lei gli sorrise e, prendendogli la mano, si diresse verso la sala.

 

Erano già tutti seduti a tavola e, chi più e chi meno, divorava tutto ciò che aveva nel piatto. La coppia si accomodò accanto al figlio che aveva già mangiato metà di quello che aveva preso. -Ehi Vegeta!- il saiyan maggiore si voltò al sentire la pacca dell'altro saiyan sulla spalla -Bella battaglia.- aggiunse sorridendo a trentadue denti. Il principe annuì poi tornò a concentrarsi sul cibo.

 

Dopo una buona ora e mezza finalmente l'intera tavolata aveva finito di mangiare, c'era ancora chi restava seduto a bersi un bicchiere di vino, mentre altri si intrattenevano chiacchierando o, come i piccoli Saiyan mezzo sangue, si sgranchiva i muscoli tirando quattro pugni. Vegeta era rimasto seduto a tavola ad osservarsi intorno, il suo sguardo passava dalla moglie che chiacchierava con C-18 e la moglie dell'eroe, al figlio che giocava con Goten. Come lui, seduto ancora al tavolo, c'era il suo amico/nemico, forse l'unico, che sorseggiava un bicchiere d'acqua a pasto ormai ultimato. Goku si sentiva troppo spossato per alzarsi da quella sedia diventata improvvisamente troppo comoda: anche l'eroe teneva d'occhio la propria famiglia per assicurasi che nessuno si facesse male o che il Genio non si avvicinasse eccessivamente alla moglie.

Il Saiyan maggiore continua a sorseggiare il vino rimasto nel bicchiere, facendolo muovere ogni tanto, come se quel gesto potesse rendere il sapore della bevanda migliore, immerso nei suoi pensieri. Un fascio di luce casualmente andò a posarsi sulla propria mano sinistra facendo brillare la fede nuziale che l'uomo portava al dito. Il riflesso andò dritto dritto il faccia a Goku che si voltò per capire la causa di quel raggio tanto fastidioso: l'occhio gli cadde esattamente sulla mano sinistra del compagno d'avventure seduto di fronte a lui, sulla quale spiccava un anello dorato. L'uomo sgranò gli occhi: Vegeta portava la fede? E da quando? Ritornò istintivamente a qualche ore prima durante la battaglia e gli sembrò di non aver notato nulla del genere sulle mani del Principe dei Saiyan che potesse sembrare, anche solo lontanamente, un anello. Pensò, spinto dalla curiosità, di chiedere al diretto interessato: -Vegeta?- l'altro si voltò verso di lui, rendendosi conto solo in quel momento della sua presenza di fronte.

Il più giovane interpretò quel silenzio come un invito a continuare -Scusa ma... da quando in qua tu porti l'anello nuziale?- Vegeta portò istintivamente lo sguardo sulla mano sinistra per poi, con la coda dell'occhio, osservare la consorte. Rimase un attimo a pensare alla domanda appena postagli poi, con molta calma, gli rispose -Da sempre. Perché?- L'altro alzò le spalle -Non l'avevo mai notata prima. Mi sono semplicemente incuriosito. L'hai sempre avuta addosso? Anche durante lo scontro con Kid Bu?- Vegeta alzò un sopracciglio: possibile che fosse così stupido? -Ovvio che la portavo. Non la tolgo mai- -E come mai non l'ho mai notata?- -Perché la portavo sotto i guanti forse?- Goku ci pensò solo in quel momento a quel dettaglio. Si diede mentalmente del cretino per non averci pensato prima, anche se non gli sembrava il tipo che si attaccava agli oggetti materiali. Vegeta tornò ad osservare la moglie che continuava a chiacchierare con Chichi, le due donne erano decisamente diverse: il primo dettaglio che salta agli occhi è l'abbigliamento pudico e coprente di una e quello più sensuale femminile dell'altra. Chichi indossava il solito kimono tradizionale viola con i bordi gialli con sotto dei pantaloni larghi viola, gli stivali che aveva ai piedi la rendevano ancor più bassa di quanto già non fosse, i capelli perennemente legati le invecchiavano e la mancanza di accessori femminili, tranne per qualche bracciale circolare sul polso, la rendevano più simile a una vedova di 55 anni piuttosto che a una donna di poco più di 30 anni. Bulma invece era decisamente più femminile e provocante, il ciondolo, che le aveva regalato lui stesso anni addietro, le metteva in risalto il generoso decoltè per niente intaccato dall'allattamento, il bracciale che aveva fatto fare appositamente per loro per il loro secondo anniversario, risplendeva sul polso fino e la fede che portava al dito testimoniava la loro relazione.

 

La scienziata continuava a discutere tranquillamente con l'unica donna su quel pianeta che potesse comprenderla. Quando sentì gli occhi del marito sulla propria schiena si voltò leggermente incrociando il suo sguardo d'ebano. La stava tenendo d'occhio. Lo vide alzarsi, sotto richiesta del figlio, ed ingaggiare con quest'ultimo una specie di lotta/gioco. Bulma alzò un sopracciglio: possibile che, dopotutto quello che avessero passato, ancora non si erano stancati di combattere? Sospirò, almeno stavano “giocando” insieme.

 

La sala cominciò a svuotarsi verso le undici ed i suoi ospiti si diressero nelle loro stanze desiderosi solo di una lunga e sana dormita.

Quando anche la bionda ex cyborg si ritirò nella sua stanza Bulma si guardò intorno alla ricerca del marito: lo trovò seduto, con le gambe penzolanti nel vuoto, a contemplare le stelle. Gli si sedette accanto appoggiando la testa sulla sua spalla -Stanca?- si stupì un po' quando le rivolse quella domanda. Si limitò ad annuire e a strofinarsi gli occhi. -Allora andiamo in camera- si alzò ed aiutò anche lei a fare altrettanto tendendole la mano. Percorsero il corridoio illuminato solo dalle fioche lampadine in silenzio, l'uno di fianco all'altra. La prima cosa che fece appena varcata la soglia, fu buttarsi sul letto a peso morto, quella giornata sembrava non finire più e la prospettiva di una dormita rigenerante lo allettava non poco. Osservò la compagna aggirarsi per la stanza, scalciare via le scarpe e togliersi gli orecchini, per poi dirigersi, a piedi scalzi, in bagno. Sentì l'acqua scorrere e lo sfregamento dello spazzolino sui denti. Si aspettò di vederla con il solito pigiama gigante di taglio maschile e invece si stupì nel vederla uscire con gli stessi vestiti con cui era entrata.

Gli si avvicinò come una pantera senza staccare mai gli occhi dai propri, con un ghigno malizioso sulle labbra. Non si stupì quando se la ritrovò a cavalcioni su di sé che lo guardava languidamente. Si sporse vicino al proprio suo orecchio e sussurrò: -Che ne dici di continuare ciò che avevamo interrotto prima?- Sulle labbra di lui si formò lo stesso ghigno prima di catturare le labbra di lei in un bacio talmente famelico da sembrare volerla divorare. Si amarono ancora una volta, come avevano sempre fatto. E tutto il mondo circostante sparì. Solo la luna fu testimone di tale unione.

***

Si aggirava per la casa annoiato quasi trascinando i piedi. Ormai erano giorni che non riusciva a fare altro: si sedeva sul divano facendo zapping per una mezz'ora poi si stancava e girovagava per i corridoi senza meta.

Prese una lattina dal frigo e si appostò davanti alla finestra, come se essa potesse dargli la soluzione a quel suo torpore.

La porta si aprì e una cascata di capelli azzurri si materializzò sull'uscio. Entrò noncurante della sua presenza, quando si decise ad alzare lo sguardo alzò un sopracciglio confusa -Ciao tesoro. Che ci fai qui?- il Saiyan alzò le spalle per poi guardarla -Nulla. Mi annoio.- l'azzurra lo guardò -Perché non vai ad allenarti? Trunks non tornerà prima delle 14:00- -Già fatto.- La donna lo guardò come si guarda un fantasma: come “già fatto”? Aveva già finito di allenarsi? Guardò l'orologio appeso alla parete: segnava appena le 9:30 e lei era uscita di casa alle 8 per accompagnare Trunks a scuola. -Da quanto sei qui?- -10 minuti- l'uomo aveva riportato lo sguardo alla finestra. Era entrato il quella stanza appena Bulma era uscita di casa e dopo appena un'ora si era ritrovato sul pavimento, a gravità normale, a contemplare il soffitto, annoiato. -E da quanto hai finito di allenarti?- chiese ancora -Da circa mezz'ora. Mi annoiavo.- La donna strabuzzò gli occhi: aveva sentito bene? -Stai dicendo che allenandoti ti annoi?- l'uomo riportò lo sguardo sull'azzurra -Sto dicendo che avendo solo quello da fare mi passa la voglia anche di allenarmi.- in effetti lo vedeva in giro per casa molto più del solito. A volte giocava con Trunks con i videogame o lo aiutava a fare i compiti quando ne aveva bisogno. Era palese si annoiasse.-Dovresti trovare qualcosa da fare mentre Trunks è a scuola e io sono in ufficio- -Ma che scoperta!- rispose lui sarcastico. Lei lo ignorò bellamente, essendo abituata al suo sarcasmo, continuando a pensare. Poi di colpo le tornò in mente che, qualche giorno fa, l'aveva aiutata con un cruccio riguardante il motore di un jet: si era rivelato piuttosto intelligente e scaltro. Gli aveva chiesto come mai conoscesse così tanto di meccanica e ingegneria, lui le aveva risposto dicendo che, sulla nave di Freezer, non aveva trovato nulla di meglio da fare che studiare meccanica. Aveva aggiunto di conoscere qualche nozione anche di ingegneria informatica e programmazione.

Gli espose l'idea:-Che ne dici di aiutarmi con il lavoro in ufficio e al laboratorio?- lui si scostò dalla finestra, sciogliendo le braccia dalla solita posizione -Va avanti- prese un bel respiro e continuò: -Hai un'intelligenza fuori dal comune, pari se non superiore alla mia. Sei uno stratega eccezionale. Sai liquidare le persone con poche parole. Hai l'esperienza giusta per dirigere un ufficio. Potresti essere il mio co-direttore ed aiutarmi a capire chi può aiutarci ad espandere l'azienda e chi invece sarebbe solo d'intralcio.- Aveva parlato talmente veloce, che dovette appoggiarsi al tavolo li accanto per non svenire. Lui guardava un punto non definito davanti a sé, segno che stava valutando l'idea. -E cosa ci guadagnerei io?- era pronta anche a quella domanda -Uno stipendio tutto tuo ogni mese, il tuo nome tra i massimi esponenti dell'azienda, qualcosa da fare e qualcuno da comandare a bacchetta.- la guardò per un attimo. -Ci sto.- -Davvero?- si mosse verso le scale che portavano al piano di sopra -Perché no? In fondo non ho nulla di meglio da fare.- salì le scale e scomparì dalla sua vista. La donna si sedette sulla prima sedia disponibile e buttò fuori tutta l'aria fin ora trattenuta. Avrebbe avuto suo marito come collega sul posto di lavoro. Sorrise: chi l'avrebbe mai detto! Neanche Yamcha quando glielo aveva proposto aveva accettato, dicendo che per lui era un lavoro troppo impegnativo.

 

Quel posto era immenso. Si guardò intorno un po' spaesato: dovunque guardasse c'erano scrivanie e uffici. Gente che chiacchierava al bar e che lavorava al computer.

Bulma si avvicinò ad una scrivania dove la ragazza che vi sedeva la salutò calorosamente -Buongiorno Mrs Brief!- -Buongiorno Jenny. Potresti darmi il contratto per l'assunzione?- la ragazza sorrise -Certo! Per quale settore?- -Dirigenza- il sorriso della ragazza scemò un attimo per poi tornare più luminoso di prima. Si mise a cercare dietro la sua postazione, tirando poi fuori un contratto. -Cos'è? Un contratto?- la donna sobbalzò quando avvertì la voce del marito alle spalle. -Si, se vuoi leggilo prima di firmare. In poche parole sono tutte clausole e articoli. Sono citati gli orari lavorativi e lo stipendio mensile. C'è anche qualcosa sugli infortuni in ufficio ma non penso che a te interessi- Vegeta sfogliò velocemente il contratto leggendo solo ciò che gli interessava. Allungò la mano per prendere la penna sul bancone e firmò.

Bulma lo guardò mentre scarabocchiava le lettere sulla linea prestampata cercando di leggere la sua firma: alzò entrambe le sopracciglia stupita. La firma che compariva alla fine del contratto, adiacente a quella che avrebbe messo lei, era scritta in maniera perfetta ed ordinata. Senza esitazioni nè macchie d'inchiostro. Precisa ed elegante senza troppi fronzoli. Rimase un attimo di più su cosa vi era scritto più che sul modo -Vegeta Prince?- chiese più a se stessa che a lui. Il moro scosse le spalle -E' il mio nome. Cosa ci trovi di strano?- -Nulla è solo che... non pensavo avessi un cognome. È così che hai firmato sul registro quando ci siamo sposati?- -Ovviamente.- lei alzò le spalle e firmò a sua volta aggiungendo, però, un dettaglio che in quegli anni non aveva mai messo: il cognome del marito. Vegeta la guardò di sottecchi in parte felice, per quella piccolezza, in parte confuso. -Bene adesso sei ufficialmente assunto come direttore. Vieni ti faccio vedere il tuo ufficio.- si allontanò dal bancone della reception per affacciarsi a una porta e chiamare qualcuno. L'uomo si appoggiò al bancone in attesa della moglie. Quando ella chiuse la porta si diressero in ascensore e scesero all'ultimo piano dell'edificio. Seguì la moglie lungo i corridoi fino ad un ufficio dove un ragazzo stava attaccando qualcosa, quando si spostò riuscì a vedere la scritta in nero stampata sulla vetrata: Mr. Vegeta Prince Direttore della Capsule Corporation.

*non credo che l'intera saga di Majin Bu si sia svolta in un paio di giorni. 

Eccomi qui con l'ennesima cavolata u.u si lo so ho un'altra long da finire ma l'ispirazione mi porta sempre fuori da quella storia T.T 
Vegeta potrebbe risultare leggermente OOC però chi ci conferma che, quando è con la sua famiglia, non si comporti un po' più "umanamente"? Io ho sempre pensato che il suo caratteraccio si mostri completamente solo quando è insieme agli altri. Insomma un po' di comprensione per quel poraccio!
Cooomunque non credo ci metterò molto a terminarla ho tutto in testa :3 Ho già scritto i prima tre o quattro capitoli che pubblicherò entro fine giornata.
Beh fatemi sapere se è la più grossa cavolata mai letta o è almeno decente xD

Un bacio angelo_nero.

  
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