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Autore: Raven85    19/02/2014    0 recensioni
Plesea è partita per Ootozam ma tutti sperano in un suo ritorno...
Genere: Romantico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Clef, Presea
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La mattina dopo il castello era in fermento. La Sala Grande era addobbata a festa, le damigelle erano pronte e così lo sposo, affiancato dai suoi testimoni, Eagle e Zazu. Anche Plesea era pronta: abbigliata dalle amiche, aveva chiesto cinque minuti per stare un po' sola. E loro erano uscite.

Stava seduta su una sedia nella sua stanza, avvolta nell'abito da sposa che era stato scelto dopo scrupolose ed estenuanti selezioni. I capelli erano accuratamente acconciati e il trucco era a posto. Il bouquet, glielo avrebbe dato Umi appena fosse entrata nella Sala.
Ma lei non era convinta. Certo, era sicura che capitasse a tutte le spose, prima di compiere il grande passo. Ma non riusciva a togliersi dalla mente le parole del Monaco Guida, i suoi occhi imploranti. Non ti sposare. Non sarai felice.
Voleva bene a Geo: su questo non c'erano dubbi. Era stato il primo a mostrare simpatia per lei, sola in un mondo che non conosceva. Aveva passato più tempo con lui che con chiunque altro. E sapeva che lui l'amava, nonostante lei non avesse fatto nulla per conquistarlo: era stata sé stessa e lui aveva perso la testa. Proprio per questo doveva essere sincera con lui prima che con sé stessa. Lui non meritava di soffrire solo perché lei aveva sofferto.

Bussarono.
"Plesea, sei sempre lì?" era la voce di Hikaru "Stai bene?"
"Sì" sospirò lei "Arrivo fra un attimo, Hikaru"
"Ma stai bene? Posso entrare?"
"No, lascia perdere. Sto bene. Cinque minuti"
"D'accordo"
Silenzio. Plesea sospirò. Doveva prendere una decisione, e alla svelta.

In Sala Grande tutti stavano aspettando la sposa, ma non arrivava nessuno. Cardina in particolare era impaziente.
"Ma cosa sta aspettando? Non si sarà mica sentita male?"
"Vado a vedere io" Umi credeva di sapere cosa fosse successo "Faccio in un attimo"
Lasciò il bouquet a Hikaru e si avviò su per il corridoio. Bussò.
"Sto bene, Hikaru. Arrivo fra un attimo"
"Non è Hikaru, sono Umi. Posso entrare?"
Silenzio. Poi
"Entra, Umi"
Entrò. Plesea stava sempre seduta sulla sedia, in teoria pronta per sposarsi. Ma Umi sapeva che non era pronta per niente.
"Va tutto bene? Ti stiamo tutti aspettando"
"Lo so"
Non c'era molto altro da dire. Sedette sul bordo del letto e la convinse a guardarla.
"Allora? Hai deciso cosa fare o pensi di rimanere qui seduta ancora per molto?"
Plesea scosse il capo.
"Non posso farlo. Non posso sposare Geo. So che non ho speranze, ma... non posso farlo. Lo sto illudendo, e... e non è giusto. Perché lui mi ama. Io invece..."
Umi annuì. Era un riassunto più che soddisfacente.
"Allora devi dirglielo. Certo, forse sarebbe stato meglio un po' prima, ma..."
Annuì.
"Puoi farlo venire qui?"
Non le aveva chiesto di dirglielo al suo posto. Umi approvò. Si alzò.
"Faccio in un minuto"
Si diresse verso la porta. Un attimo, poi Plesea
"Mi dispiace..." l'altra si bloccò "Sono stata insopportabile. Anche con te. Tu invece... sei stata un'amica"
"L'idea era questa" Umi sorrise "Aspetta qui"
Uscì. Plesea sospirò.

Quando sentirono i passi tutti capirono che erano troppo affrettati per essere quelli della sposa. Nonostante questo Hikaru e Fu si affacciarono, e in breve Umi sfilava sotto i loro occhi, fino a Geo.
"Va tutto bene?" domandò lui.
"Sì. Plesea vuol parlarti"
"Ma... adesso? Come, è tutto pronto... non può aspettare?"
"No, non può"
Eagle aggrottò la fronte. Forse Geo intuì la verità, comunque annuì e si rivolse a Clef.
"Avete pazienza di aspettare un minuto? Arriveremo fra poco"
E lui annuì, nonostante sapesse - credesse di sapere - di essere responsabile, forse anche solo in parte, di tutta quell'esitazione.
"Ma certo"
Geo annuì. Umi rimase e lui uscì dalla Sala, diretto alla stanza della sua fidanzata.

Bussò.
"Plesea? Sono..."
"Entra, Geo"
Era evidente che lo stava aspettando. Entrò, e subito vide solo la sua schiena, il velo a scendere dai capelli perfettamente acconciati. Poi lei si voltò e allora vide anche che il trucco era colato, e che i capelli non erano così perfetti, come se ci avesse messo le dita dentro in preda alla disperazione. C'era anche uno strappo, sulla gonna del vestito. Ma lui la guardò lo stesso con gli occhi illuminati, quasi senza parole.
"Sei... bellissima"
Lei non diede segno di aver sentito.
"Siediti. Devo parlarti"

Di preciso nessuno seppe cosa si erano detti, anche se Cardina sarebbe partita in quarta per andare a origliare alla porta. Però dopo qualche minuto videro comparire Geo, pallido in viso e con gli occhi ludici, come se avesse subito un tremendo colpo. Camminò diretto verso la sedia di Clef e s'inchinò.
"Vengo a dirvi che il matrimonio è annullato" disse, rivolgendosi a tutti "Sono desolato per il tempo che vi abbiamo fatto perdere, e vi ringrazio tutti per la vostra pazienza e disponibilità"
Erano rimasti tutti a bocca aperta: poi, Cardina
"Un momento... come annullato? Ma è tutto pronto... la marcia, il vestito, la cerimonia..."
"Sono davvero spiacente" ripeté il giovane "Ma Plesea non si sente di compiere un passo del genere e io non voglio certo costringerla. Spero che vi rendiate conto di che donna speciale sia... anche se evidentemente io non ne sono degno. Grazie a tutti voi"
Detto questo si inchinò nuovamente e prese la via, seguito a stento da Eagle e Zazu.
"Ma come? Ce ne andiamo? Geo, che è successo?" sentivano ancora la voce del giovanissimo meccanico allontanarsi nel corridoio, desideroso di risposte. Ma dal suo amico non ne giungeva alcuna.
I ragazzi si guardarono. Nessuno di loro era realmente sorpreso, come ebbero poi modo di raccontarsi in seguito, anzi qualcuno - come Umi, ad esempio - era sorpreso che si fosse arrivati ad un soffio dalle nozze, quando era chiaro a tutti che Plesea non aveva nessuna intenzione di sposarsi. E per un attimo regnò il silenzio, poi Cardina
"Ebbene, allora che stiamo a fare? A questo punto smantelliamo tutto! Vogliamo stare un altro po' a guardarci in faccia?"
Qualcuno alzò le spalle, e si cominciò a mettere via decorazioni e festeggiamenti. Umi stava staccando delle ghirlande, ma non riusciva ad arrivare fino in cima. Stava cercando di alzarsi il più possibile sulle punte dei piedi - anche se era cresciuta già molto - quando una mano gentile arrivò in suo soccorso, staccando la più alta.
"Aspetta, ti do una mano" disse Ascot al suo fianco. Lei sorrise tra sé, e
"Grazie. Non sono ancora abbastanza alta"
Un attimo. Poi, lui
"Tu lo sapevi, vero? Sapevi che non si sarebbe sposata"
Lei non rispose subito. Poi
"Ti assicuro che non sapevo niente. Sono rimasta sorpresa quanto voi. Insomma, sembravano così felici"
Ma Ascot non le credeva. Comunque non insistette.
"Credi che abbia fatto la scelta giusta?"
"Secondo me sì" lo guardò apertamente stavolta, e sorrise "Ti va un giro, dopo? Il tempo di togliermi questo vestito"
"Certo, ma... secondo me ti sta... molto bene"
Era molto bello sentirlo dire da lui. Ma non lo ringraziò, si limitò al suo sorriso.

Per tutto il resto della giornata Plesea non si fece vedere. Nella sua stanza si era cambiata d'abito, aveva tolto il velo e rassettato i capelli nella sua solita acconciatura, per poi lavare via le tracce del trucco. Si sentiva decisamente meglio adesso che era stata sincera, ma rimaneva l'incognita di cosa sarebbe successo adesso. Era davvero sicura di preferire una vita anonima nel castello, sempre all'ombra della magnificenza dell'uomo che non l'avrebbe mai amata, piuttosto che una vita luminosa al fianco di chi invece sinceramente l'amava?
Poi si rispose di sì. Non per l'ombra, ma perché non avrebbe mai potuto sostenere a lungo la parte della moglie pazzamente innamorata. Geo era accecato d'amore e le avrebbe creduto: ma per lei sarebbe stato né più né meno che un tradimento. Sì, era stata la cosa giusta lasciarlo andare, perché lui trovasse una donna che meritasse di stare al suo fianco. Lei glielo augurava con tutto il cuore.

Arrivò di nuovo la notte, e con essa un po' di quiete. In realtà questo non valeva per tutti. Come spesso Clef non dormiva, e ancor meno avrebbe potuto farlo dopo gli avvenimenti di quel giorno. Non aveva colto alcun cambiamento né la minima traccia di astio in Geo quando gli aveva annunciato che il matrimonio era saltato, ma era certo che sapesse il motivo di quella decisione.
E adesso lui era in preda ai sensi di colpa. Parlare con Plesea e chiederle - no, supplicarla - di non sposarsi era stato un enorme errore. L'aveva solo privata della possibilità di essere felice, e non era giusto. Se teneva così tanto a lei, come diceva, avrebbe dovuto aiutarla invece a scegliere la sua felicità. E se non amava Geo, avrebbe benissimo potuto imparare... con il tempo.
Sospirò. Aveva sbagliato tutto.

Anche Plesea era sveglia. Non poteva dormire, e in un certo senso soffriva la mancanza di Geo dal suo fianco, perché adesso se ne rendeva conto, la sua vicinanza l'aveva sempre fatta sentire protetta oltre che amata. Adesso si sentiva tanto più sola... e tanto più fragile. Ma avrebbe dovuto riabituarsi a vivere con sé stessa.
In cerca di distrazioni, si alzò e uscì.

Percorse senza pensarci troppo il corridoio fino alla Sala Grande. Era sicuramente un errore, soprattutto a così poca distanza dalla conversazione della sera prima: ma doveva restare a vivere in quel castello, era la sua casa, e non poteva continuare a evitarlo per sempre. Per di più, questa volta era decisa: se lui voleva una spiegazione, gliel'avrebbe data. Avrebbe detto tutta la verità.

Si voltò e sentì che lei era lì, fuori dalla porta. Il suo cuore si riempì di gioia, perché adesso solo aveva la consapevolezza che lei era presente, sarebbe sempre rimasta lì, sarebbe rimasta per molto tempo ancora. Era sicuramente una cosa egoista, ma lui era felice.
Le porte si aprirono e Plesea entrò.
"Monaco Guida..."
"Entra, mia cara"
Non l'aveva mai chiamata in quel modo. Ma lei non si fece tante domande.
Le porte si erano chiuse alle sue spalle. Plesea si avvicinò alla sedia ma senza inginocchiarsi. Sembrava più tranquilla di quanto non fosse mai stata, soprattutto in quei giorni prima del matrimonio.
"Dovresti essere a riposare. Per te è stata una giornata difficile"
"Difficile no. Direi più... strana"
Non le chiese il perché. Annuì e basta.
"Senti... so che la causa della tua decisione sono state anche le parole che ti ho detto. Vorrei pregarti..."
"Probabilmente avrei fatto lo stesso, con o senza le vostre parole" rispose lei, sorprendendolo "Ho dimenticato, come mi avete chiesto. Va bene così"
Il Monaco Guida fece per aprire bocca, ma poi non trovò nulla di sensato da dire. Così si limitò ad annuire.
"Se tu hai deciso così, sono lieto di riaccoglierti nella nostra grande famiglia. Siamo questo per te, no?"
"Certo"
"Bene. Sono felice che tu sia rimasta, anche se... temo che te ne pentirai" la guardò, cercando di scoprire la verità nei suoi occhi "Sei sicura?"
"Sono sicura" era decisa, sicura di sé "Sono sempre stata felice qui. E sempre lo sarò"
Lui annuì. Ma si sentì ugualmente in dovere di farle quella domanda.
"Non so cosa posso prometterti. Forse niente... ma so che per te ci sarò sempre. So anche che tu ci sarai. Te lo chiedo adesso e ti giuro che sarà l'ultima. Vuoi... restare qui, con me?"
E fu allora che Plesea la vide. Era una scintilla. Era una luce che prima non c'era negli occhi azzurri del Monaco Guida. E decise che era valsa la pena di fare tutta quella strada, solo per vedere quella tenerezza, quell'affetto insolito e nuovo.
Decise che poteva bastarle.
"Sì. Voglio restare"
Non si dissero altro. Restarono lì, l'uno davanti all'altra, in silenzio.

Il tempo era trascorso, le stagioni erano cambiate, una dopo l'altra. Sulla Terra era primavera: su Sephiro, si respirava di nuovo aria di nozze.
"Ma guarda che bello questo!"
Cardina sospirò. Organizzare il matrimonio di Plesea tempo prima le aveva fatto capire quanto lavoro ci fosse dietro una cerimonia così importante. Ma non immaginava che anche la scelta di un semplicissimo vestito richiedesse così tante energie.
Avere Umi come aiutante, poi, era un delirio.
"Questo però è più bello! Ma questo, non è adorabile? Santo Cielo, ma guarda questo..."
Lei li avrebbe scelti tutti. Cardina si voltò e guardò implorante Plesea.
"Ti scongiuro, calmala. O portala via"
La sua amica sorrise, e dopo essersi voltata un attimo e aver esaminato con occhio veloce vari vestiti ne sollevò uno. Glielo fece vedere.
"Questo può andare?"
Umi dietro di lei quasi cadde in delirio. Cardina rimase a bocca aperta.
"Ma questo è... è... perfetto! Tu... tu hai..."
"Un po' di gusto. Dai, provalo"

La marcia nuziale partì, e la sposa fece il suo ingresso trionfante. Lo sposo stava davanti a Clef, e nonostante conoscesse molto bene la bellezza della sua fidanzata - non che lei indossasse molto - sembrò rimanere per un attimo senza fiato. L'abito scovato da Plesea era proprio della misura perfetta, e alcune rifiniture a opera della bionda armaiola lo rendevano più sobrio e adatto allo stile di chi lo indossava. Da ultimo, i fiori colti da Umi e Ascot nel giardino interno lo facevano sembrare più fresco e vivace.
Appena fu davanti al Monaco Guida sorrise a Lafarga, e la cerimonia iniziò. Le damigelle erano composte al suo fianco.

Il lancio del bouquet - altra tradizione laboriosamente spiegata da Umi - fece capitare il mazzo tra le mani congiunte di Umi e Fu, un verdetto più che onesto, essendo comunque entrambe troppo giovani per il matrimonio. Plesea alzò la testa e con le labbra mimò un "Grazie" in direzione della danzatrice. Cardina sorrise.

"Bella festa, vero?"
Annuì senza neanche voltarsi verso il Monaco Guida, che la stava raggiungendo.
"Sì, penso che saranno molto felici. Anche se non vedo grandi differenze rispetto a come vivevano prima"
"Che cosa pensa lei? Glielo hai chiesto?"
"Sì. Ha detto che l'unica differenza è che lei potrà chiamarlo "mio marito" e lui potrà chiamarla "mia moglie" invece che definirsi fidanzati. Pare che preferisca così"
Il Monaco Guida rise, cosa che faceva assai raramente. Anche lei sorrise, sollevata. Poi lui si rifece serio e
"Dimmi la verità. Tu sei felice?"
E lei poté rispondere col cuore leggero.
"Sì"
Il resto lo dicevano i suoi occhi, finalmente aperti e schiariti da ogni ombra. Lui sorrise, felice.
"Anch'io"
Il sorriso di Plesea si allargò. Non aveva bisogno di altro.
  
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