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Autore: uadjet    20/02/2014    1 recensioni
Una ragazza proveniente dal nostro mondo catapultata nella Hogwarts del 1942, il mago più oscuro di tutti i tempi a diciassette anni, la Camera dei Segreti aperta ..... questa è la mia storia. Spero che vi piaccia e che commentiate
Genere: Avventura, Dark, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Tom O. Riddle
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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BACK IN TIME

 

Cassandra odiava Bellatrix Lestrange. Ma la odiava proprio. Era come una pustola da quanto le stava simpatica.

Aveva da poco finito di leggere il sesto libro della saga di Harry Potter, e aspettava con ansia che uscisse l’ultimo in libreria: nessun libro però l’aveva emozionata tanto quanto “Harry Potter e la Camera dei Segreti”, forse perché per la prima volta era stato approfondito il personaggio del Cattivo, ovvero Tom Orvoloson Riddle, alias Lord Voldemort, come sedicenne erede di Salazar Serpeverde, primo scopritore della Camera dei Segreti.

Stava appunto per rimettersi a studiare (un po’ di relax fa bene a tutti, dopotutto), quando inspiegabilmente sentì la testa appesantirsi e senza volerlo si appisolò sulla scrivania, con il libro di testo ancora alla prima pagina.

Non si aspettava quello che le sarebbe successo poi.

Nessuno se lo sarebbe aspettato.

“Signorina! Signorina! Siamo in biblioteca! Non si può dormire qui!”

La prima cosa che vide Cassandra, oltre la nube del sogno, fu un viso incartapecorito: sebbene in un primo momento non fosse riuscita a connettere, un momento dopo si ritrovò per terra dal terrore. Qualcuno era entrato in casa? Ma non si trovava a casa …

“Chi è lei? Cosa vuole da me?!”

Lo stupore iniziale sul volto della mummia diede il posto alla furia più totale: “Signorina, siamo in una biblioteca! Non gridi!”

E subito dopo: “Ha bevuto un filtro, per caso?”

Filtro???

“Non sono ubriaca” si difese lei offesa da tanta impertinenza e arroganza, e dopo essersi goffamente rialzata, aggiunse: “E non ho fatto nemmeno snif-snif, se se lo sta chiedendo”

“Forse dovrei chiamare le infermiere” concluse dopo un attimo di riflessione, allontanandosi tutta impettita.

“Infermiere … bene” sussurrò la ragazza, guardandosi intorno.

L’ambiente le era in un qualche modo familiare, ma le sembrava appartenere ad un altro universo: era una biblioteca ovviamente, ma quello che la colpiva erano piccoli particolari, come i vestiti dei ragazzi che le stavano intorno, il calamaio e la piuma di fronte a lei, i libri antichi.

Quello che lei aveva indosso.

Tastando la testa si accorse di avere legato i capelli biondi e ricci in una treccia veloce (e nemmeno venuta bene), mentre guardandosi dall’alto notò di indossare una specie di uniforme scolastica, con gonna a vita alta fino al ginocchio, maglioncino nero, camicetta bianca e cravatta a righe blu e nere, con intarsi dorati. Ai piedi aveva delle ballerine nere, calze nere e calzettoni della stessa fantasia della cravatta che arrivavano fino al ginocchio.

Tutto mi è familiare …

Un’illuminazione improvvisa le fece rialzare la testa, e, prima che potesse rendersene conto, era fuori dall’enorme aula.

Corse per i lunghi corridoi, ma era una sola cosa che voleva vedere, e presto, grazie al suo orientamento, la trovò.

Il soffitto era come ogni appassionato di Harry Potter potesse immaginarlo, anzi: era perfino di più, talmente bello e mistico che nemmeno i film erano riusciti a rendergli abbastanza giustizia.

Fu allora che avvertì il rigonfiamento sul fianco, incastrato nella gonna: la sua bacchetta.

La mia bacchetta, riflettè con un sorriso sulle labbra, e sono a Hogwarts.

Certo, era ad Hogwarts, ma in che periodo?

Gli abiti potevano darle una stima, ma voleva saggiare con mano la sua ipotesi: individuò presto una matricola della sua Casa (non per niente Corvonero, pensò lei orgogliosamente) e si avvicinò tutta impettita.

“Ehi tu, ragazzino!”

“S-s-sì???” rispose lui subito spaventato, guardando il suo petto.

“Che stai guardando? Fissami negli occhi, prego!” lo richiamò Cassandra schioccando le dita davanti al visetto del bambino: l’attenzione fu subito su di lei.

“Sai in che anno siamo?”

Il bambino rimase a fissarla imbambolato, mentre l’interlocutrice aspettava una risposta sensata, possibilmente.

“Allora?”

“Nel 1942” rispose la matricola tutto d’un fiato, “siamo nel 1942”

  
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