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Autore: Karan Haynes    20/02/2014    0 recensioni
Pallido come una bambola di porcellana e come essa, aveva delle labbra rosee a forma di cuore; invece gli occhi avevano un taglio felino e brillavano di una loro luce, e i capelli di un biondo chiarissimo gli conferì un’aura di perfezione.
Genere: Introspettivo, Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jonghyun, Key
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Three days of darkness

 




 
1 Luglio 1910
 
Primo giorno di tenebra. Appena mi svegliai mi apparve tutto troppo oscuro, tirando le finestre vidi solo buio. Tutto era avvolto nelle tenebre, case, cielo, vegetazione. Si poteva scorgere qualcosa solamente dai pochi lampioni accesi.
Sul momento decisi di eseguire le solite cose, ma dovetti accendere tutte le luci.
La vicina mi avvertii al telefono che nessuno ebbe l'imprudenza di mettere piede fuori. Inoltre mi confidò di vedere figure candide all'esterno, bellissime, talmente perfette da far accapponare la pelle.
Decisi per tutta la mattinata e per quasi tutto il pomeriggio di non affacciarmi alla finestra, non ho avuto il coraggio di farlo e temo – basandomi sul mio istinto – che quelle figure candide attirino le persone a seguirle.
 
Prima di cenare, una delle cinque sveglie poste sul comodino incominciò ad ammattire; segnava in successione numeri diversi e poi si spense. Provai a farla ripartire, ma fu vano.
Intanto che stavo cenando, da fuori sentii un urlo, straziante. Non potei che avvicinarmi e guardare –sperando che non fosse qualcuno del vicinato.
All’esterno riuscii a scrutare poco o niente, la poca luce che faceva l’unico lampione acceso non mi permise di vedere molto. Solo dopo poco mi accorsi di una figura pallida al di là della strada. Rabbrividii e rientrando, tirai le tende. Mi coricai a letto, cercando rifugio nei sogni.

 
 
2 Luglio 1910
 
Le giornate diventarono sempre più lente e noiose. Oramai le linee telefoniche non funzionarono più e mi preoccupai per la vicina e suo figlio.
Ancora non oso avvicinarmi alla finestra, ma una strana voglia di sbirciare mi assale e così faccio. L’unico lampione si è spento nemmeno un’ora fa e ancora adesso, l’unica figura che vedo è quella di ieri. Mi distraggo un momento ed essa non c’era già più.
 
Non so come passare il tempo, ogni oggetto della quotidianità sembra che non riesca a distrarmi da questa paura che mi assale. Alla fin fine optai di soffocarla nel gelato. Fu la mia merenda e la mia cena.
 
Poco prima di salire per il piano superiore e andare a dormire – vidi l’orario dall’unico orologio funzionante della casa, se non si considera due delle mie sveglie –, avvertii una sensazione, che mi fece accapponare la pelle. Poi quella sensazione si tramutò in realtà, qualcuno bussò alla mia finestra, quella grande del salotto.
Scesi i tre scalini e timoroso mi avvicinai, tesi un poco le tende e intravidi la figura pallida, bellissima.
Da fuori sorrideva e con un cenno mi disse di uscire, scossi la testa e tirai ben bene le tende.
Come il giorno prima mi rifugiai nel letto,. Non dormii bene, ad ogni suono mi svegliavo.

 
 
3 Luglio 1910
 
In mattinata –o pensando che lo fosse, considerando che nessun orologio, oramai, andava- vidi ancora quella figura, ma non era più al di là della strada. Era sotto alla finestra, seduto sull’erba che canticchiava un motivetto particolare, quasi antico.
Mi dissi che era ora di smetterla di rifugiarsi sotto le coperte tremante. Andai di sotto, tirai le tende e battei per avere l’attenzione di quell’essere.
Kim Jonghyun non può spaventarsi per un esserino gracile.
Si girò sorridente, ma il suo sorriso non era per niente inquietante e tuttavia non mi faceva stare tranquillo.
Scrivendo sul vetro con un pennarello –di quelli che si usano sulle lavagne.
“Cosa vuoi?”, e con il dito indico me.
“Perché?”, mi fece segno di venire fuori per scoprirlo.
“Non verrò fuori, vattene!”, rimase immobile per un po’e poi venne contro il vetro e ci si appiattii contro. Le luci – accese poco prima – mi permisero di vedere per bene quel ragazzo.
Pallido come una bambola di porcellana e come essa, aveva delle labbra rosee a forma di cuore; invece gli occhi avevano un taglio felino e brillavano di una loro luce, e i capelli di un biondo chiarissimo gli conferì un’aura di perfezione.
Con le dita percorsi le labbra, gli zigomi, e qualsiasi parte del volto. Era davvero bellissimo.

Seguendo un impulso – che non seppi da dove potesse provenire – mi avviai verso la porta e l’aprii, facendolo entrare.
 
 

*****

 
 
4 Aprile 1935
 
Non rimembro ogni secondo di quella sera o cosa mi fosse successo – o almeno, lo scoprì solamente in un secondo momento –, però ricordo la sua voce soave che entra nella mia testa, facendomi battere forte il cuore; mi ricordo anche come il suo tocco fosse leggiadro, di come le sue mani erano morbide o di come mi condusse fuori, nell’oscurità.
Se nel posto in cui mi stava portando non avessi urtato degli alberi non avrei saputo che ci stavamo inoltrando nella foresta. La sua risata echeggiava dolce, tra gli alberi, come se fosse la risata di una ninfa.
Arrivati alla destinazione prestabilita, mi meravigliai. In mezzo alla foresta si trovava un lago, di un azzurro cristallino che emanava una fioca luce che mi permise di poter vedere meglio quella ninfa dorata.
Era girato verso il lago e mi dava le spalle, mi sussurro qualcosa, ma non compresi del tutto.
«Scusami, ma non ho capito bene», sul  viso, un sorriso aveva preso il sopravvento, uno di quelli stupidi.
«Sai perché ti ho portato qui, lontano dalle abitazioni?». Ridacchiò, ma non fu la stessa risata di prima.
«Cosa ti fa pensare che io lo sappia?»
Lentamente si girò, il viso era tramutato rendendolo non brutto, ma spaventoso. Il viso dolce che avevo visto era sparito per far spazio a quello vero.
Mi blocco, stringendomi. Era più forte di quello che pensassi.
«Tu sarai la mia preda, ma giuro che sarò clemente… potrei risparmiarti».

E dopo, i ricordi si offuscano, lasciando solamente buio.
Ora, per vivere mi nutro degli altri, sono diventato come il mio artefice.
La cosa più lieta – se così possiamo dire – è che dopo quella notte, le tenebre in quel pacifico quartiere si diradarono, per non tornarci mai più.  




**********



Angolo Autrice: Ripostiamo un'altra volta questa storia *sob* Questa storia è stata scritta per il contest della pagina JongKey Italia! che boh, non si è più saputo niente del contest xD
Ve lo chiedo (è d'obbligo): il font vi ha dato fastidio? In caso vorrei che me lo diceste. Inoltre, quello che succede a Jonghyun è stata lasciata di "libera interpretazione" e le date sono messe con un criterio (se volete potete azzardare a qualche ipotesi, chissà chi arriverà alla verità?)
Ultima cosa: questa storia ha un seguito (sarebbe stato brutto lasciare tutto così), ma la trama è solo accennata e non so quando la finirò. Spero che la lettura sia stata di vostro gradimento, alla prossima!
   
 
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