“che sia stato un
errore?”
Domanda da oltre un miliardo di
dollari, quella che Warsman
si poneva tutte le sere mentre leggeva uno qualsiasi dei tanti libri
che
dimoravano sugli scaffali della casa che un tempo era stata di Emerald
J.V.P.
Lancaster, e che la ragazza gli aveva affittato quando -ormai qualche
mese
prima- aveva accettato la proposta di Kevin di andare a vivere da lui.
Ci era
voluto del tempo perché lei si decidesse a dirgli si,
nonostante anche prima
Hammy stesse più a casa di Kevin che nella propria, e da
quel momento lei e il
russo si erano scambiati di domicilio esattamente come avevano
stabilito di
fare in un caso del genere.
Erano due che non avrebbero mai
potuto vivere sotto lo
stesso tetto, mai più; o almeno, non senza che tale
convivenza portasse a delle
conseguenze che avrebbero potuto essere catastrofiche, considerando
tutto
quello che avevano da nascondere.
No, nonostante tutto quel che era
successo né lui né Emerald
avevano perso l’abitudine di avere dei segreti. Era qualcosa
che non avrebbero
mai perduto, probabilmente.
“che sia stato un
errore?” si domandò ancora il russo “che
abbiamo sbagliato, a tornare?”
Si, era qualcosa a cui pensava
spesso. Molto, molto spesso.
Forse perfino troppo.
Si trovava a chiedersi come sarebbe
stato continuare a
viaggiare attorno al mondo senza dover rendere conto a nessuno e senza
alcun
obbligo di fare ritorno, eternamente, o almeno finché non
fossero morti.
Una cosa sola lo consolava: la
consapevolezza di non essere
il solo, dei due, a pensarci.
Che Emerald con Kevin fosse felice
era fuor di dubbio. Lui
era “il suo amore”, lo sarebbe sempre stato. Ed
aveva visto con i suoi stessi
occhi che effetto faceva alle persone vederli insieme, così
giovani, così
belli, così innamorati. Capitava sovente che quando Emerald
sorrideva, coloro
che guardavano lei e Kevin sorridessero istintivamente, di riflesso.
Avevano
quell’aria di chi sta vivendo una favola, l’aria
delle persone per le quali
sembra essere sempre primavera, con le sue gioie, i suoi colori, i suoi
profumi;
la primavera era vita, loro erano vita.
Eppure…
Emerald aveva tutto questo, tuttavia
continuava a sentire
quel richiamo.
Quando pensava di non essere vista la
ragazza lasciava che
quella vita le fluisse via dal viso e guardava lui, Warsman.
E lui capiva.
Capiva fin troppo bene che quel bel
quadretto,
quell’idillio, il sipario che si apriva su quella
felicità che se non fosse
stato per il disinteresse ormai totale di Robin Mask verso suo figlio
sarebbe
stata perfetta, era tenuto su da un filo più sottile di uno
dei capelli di
Emerald.
Un filo che sarebbe bastato un niente
per spezzare.
Un niente come una parola di troppo.
“che quel che sta per
succedere forse sia…meglio…per tutti?”
si chiese il russo, occhieggiando il telefono che squillando giusto
poche ore
prima aveva portato una notizia alquanto strana.
La porta principale si
aprì pian piano.
«il bimbo è
nella culla, siamo liberi di procedere…»
«mi era parso di averti
detto di evitare le espressioni in
codice. Soprattutto espressioni come questa»
borbottò lui.
Emerald J.V.P. Lancaster
alzò gli occhi al cielo per poi
chiudere la porta dietro di sé. «riesci a
scartavetrare le palle perfino in
momenti come questo? Come on! Dobbiamo andare, o
finiremo per arrivare
in ritardo».
«come se tu solitamente non
lo facessi apposta, ad arrivare
tardi…che razza di sottospecie di diva» il russo
posò il libro sul tavolino
accanto.
«ti decidi si o no ad
alzare quelle chiappe mosce dal
divano? …mpf, che maleducato» sbuffò
lei evitando il soprammobile che Flash gli
aveva tirato dopo essersi alzato «avresti potuto farmi
male».
«magari era quel che
volevo, non ci hai pensat-agh!»
emise un’esclamazione di dolore con quel poco fiato che gli
era rimasto. Emerald
aveva raccolto il soprammobile e glielo aveva tirato a sua volta,
colpendolo
dritto al ventre tanto forte da farlo cadere a terra.
La ragazza si guardò la
mano destra con un sorrisetto, e
mosse le dita. «eppure sei stato tu a chiamarmi Braccio di
Ferro la prima
volta. Adesso per farti male mi basta lanciarti un
soprammobile».
Il russo di rialzò con un
ringhio sordo. «e allora perché
non lasci a casa almeno quell’accidenti di
pistola?!»
Eh si, Hammy non si era tolta il
vizio di girare con
marsupio e doppietta. Nemmeno in posti come quello nel quale si
apprestavano ad
andare.
«ma anche no. Dai dai, che
abbiamo una gara di tango da
vincere noialtri!»
Uscirono di casa quasi di soppiatto,
come se stessero
andando a nascondere un cadavere invece che a ballare. La cosa
diventava
doppiamente assurda, poi, se di pensava che Emerald e Warsman erano gli
stessi
due che mesi prima avevano quasi raso al suolo casa di Kevin senza
nemmeno
preoccuparsi di nascondersi.
A pensarci bene era incredibile che
in quell’occasione
nessuno avesse chiamato la polizia, i pompieri,
l’esercito…
I due sonori
“bi-bip” del cellulare di Emerald, dunque, fu
del tutto inappropriato al di là del fatto che per poco non
fece prendere un
colpo ad entrambi.
«ma che dia…e
spegni quell’affare! Per poco non mi viene un
colpo!»
«ad avere saputo che basta
così poco avrei alzato
ulteriormente il volume!» ribatté lei, obbedendo
senza nemmeno leggere i
messaggio di Roxanne e Jacqueline, nonostante fosse strano sia che
gliene
avessero mandati a quell’ora che…beh…
Jacqueline MacMadd che la messaggiava?
«…tu alla gara
vuoi arrivarci sana oppure no?»
«e tu?» rispose
lei con un sorrisetto.
Il russo le diede
un’occhiata senza rispondere.
“con quel che ho da dirti
mi sa che quel sorrisetto
scomparirà presto” pensò.
:: qualche ora prima ::
«quindi a Kevin non
dispiace che tu esca con noi?»
La domanda di Terry Kenyon era
retorica, e sottolineata da
un sorrisetto alquanto ironico sapendo che benissimo che se Kevin
già prima non
gradiva che Emerald uscisse insieme a lui e al resto della combriccola,
figurarsi adesso che stavano insieme.
«no no, non gli dispiace,
anche perché in caso contrario si
scorderebbe il sesso per un paio di settimane. Cavolo, il fatto che
stiamo
insieme non dev’essere sinonimo di Alcatraz».
«avrebbe potuto venire
anche l-» avviò a dire Kid,
bruscamente interrotto da Jeager.
«con tutta la buona
volontà herr Muscle ma io
francamente sono molto più felice del fatto che Hammy esca
con noi da sola».
«beh ormai Kevin Mask ha
poco da fare il superiore
considerando come ha perso» buttò lì
Dik Dik senza pensarci, facendo calare il
silenzio più completo e ricevendo un mucchio di bruttissime
occhiate.
Tutti quanti si ricordavano ancora
fin troppo bene di quel
giorno orrendo. Kid che sembrava sul punto di perdere, poi il buio, lo
sparo,
la musica, Howard Lancaster ed il suo esercito, la Princess’
Revenge, il modo
bestiale nel quale era stato trattato Warsman…e
l’ultimo sparo.
Molti di loro trovavano incredibile
che Emerald fosse ancora
lì, invece che tre metri sottoterra col cuore spappolato da
un proiettile sparatole
contro per errore dal suo stesso padre.
«in un contesto diverso
forse sarebbe anche finita in modo
differente» disse piano la ragazza
«…senza offesa Kid».
«no, no, niente offese,
figuuurati» minimizzò il kinniku con
un gesto della mano e l’aria imbarazzata «ehm,
vogliamo andare? Io ho fame!!!»
«in effetti ne ho parecchia
anche io» commentò Emerald «e
direi che facciamo per davvero meglio ad andare prima che Meat vi trovi
e vi
ricacci tutti sul ring a suon di colpi di scopa!»
A quelle parole saltarono tutti
quanti sulla gigantesca
macchina di Terry - lui alla guida, Jeager accanto, Emerald tra i due,
Dik Dik,
Wally e Checkmate sul sedile posteriore e Kid sul retro dato che non si
lavava
da una settimana - e partirono con una bella sgommata.
«guida
pianooOOOOOH!!!» urlò da dietro Kid Muscle.
«non posso andare piano,
questa bella signora ha bisogno di
azione! Iiiii-ha!» esclamò il
texano riferendosi all’auto «e poi, come
ha giustamente osservato Emerald, Meat potrebbe trovarci da un momento
all’altro».
«almeno la prossima volta
impari a lavarti, Kid!» aggiunse
Wally.
«ma io sono allergico
all’acqua!!!»
«…cieeeeelo…»
sospirò Checkmate mettendosi una mano sul viso
«e poi si stupisce che Roxanne non voglia ancora saperne di
fidanzarsi con
lui?»
«Kiiiiid,
non avere fretta di fidanzarti, da’retta!» gli
urlò scherzosamente Hammy
facendo ridere più o meno tutti.
«non dev’essere
facile la convivenza con Mr.Mask» osservò
Checkmate.
«mah…in un certo
senso si può dire che io e lui
“convivessimo” già da prima dato che io
ero sempre a casa sua o lui a casa mia
ed avevamo già le nostre cose l’una in casa
dell’altro…ma ammetto che comunque
è un po’diverso. Adesso ci vediamo sette giorni su
sette, quasi ventiquattro
ore su ventiquattro…si, è
…diverso».
«non sembri molto
entusiasta» commentò Jeager «eppure
quando
siete insieme sembrate stare in un mondo a parte».
«ma no, io sono
più che felice di stare con Kevin
considerando quando abbiamo faticato. E quando c’è
lui con me beh…sono contenta
che ci sia, e penso solo a quello…»
“ma?”
pensò Terry senza però dirlo ad alta voce.
Ed il “ma” non
arrivò mai.
Hammy sembrava essere effettivamente
contenta di stare con
Kevin. molto,
molto contenta.
Eppure era come se…mah…non avrebbe saputo dirlo.
Lui come tutti i ragazzi un
po’più svegli della Lega aveva
intuìto che se anche l’idillio
“Kemmy” era reale, c’era comunque
qualcosa di
poco chiaro sotto. Tanto per cambiare.
Lì per lì aveva
pensato che, semplicemente, per una ragazza
come lei fosse un po’difficile adattarsi alle esigenze di un
tipo come Kevin.
Emerald era una molto “libera”, come si suol dire,
che necessitava dei suoi
spazi. Non era tipo da vivere in simbiosi col partner.
E anche Kevin a dire il vero era
così, con Emerald
condivideva molto, ma aveva bisogno delle “proprie”
cose, aveva le “proprie”
esigenze e così via. Solo che era anche tremendamente
geloso, e pur andandogli
bene che lei uscisse con Roxanne, Trixie, Chichi e ogni tanto
-incredibile ma
vero!- pure con Jacqueline MacMadd, le cose cambiavano se Emerald
usciva con
altri ragazzi.
Hammy questo comportamento di Kevin
non lo capiva granché.
Insomma, li chiamava sempre “perdenti qui, perdenti
là”, che senso aveva poi
temere che lei finisse a tradirlo con uno dei ragazzi, se erano tanto
“perdenti” mentre lui era “sempre e
comunque più forte di loro”?
Per evitare di fargli rodere troppo
il fegato Emerald aveva
perfino provato ad “inserirlo” insieme a lei nella
combriccola, pensando che se
avesse visto con i propri occhi che tra lei e i ragazzi non succedeva
niente di
ambiguo si sarebbe dato una calmata.
Aveva rinunciato a quel piano quando
lui aveva quasi finito
per fare a botte con Jeager, reo di averle lasciato finire le proprie
patatine
dato che in tutto il ristorante non ce n’erano più
e a lei andavano ancora.
Un gesto semplicemente gentile
che a Kevin era parso,
testuali parole, “…un tentativo di insidiare la
mia donna, quindi stalle
lontano o ti rispedisco in Germania sotto forma di cane tritata per
fare i
vostri dannati wurstel!!!”
A quel punto Emerald gli aveva detto
seccamente di piantarla
e che avrebbe dovuto imparare ad essere gentile quanto Jeager. Da
lì era nata
una discussione, alla fine della quale Kevin se n’era andato.
Ed Emerald non gli era mica andata
dietro, nossignore. Si
era fermata da Roxanne.
Tre giorni!
Si insomma a volte stare con Kevin
poteva rivelarsi un
po’problematico, e Terry aveva pensato che
c’entrasse questo.
Ma non ne era convinto.
Insomma, in quei cinque mesi e mezzo
di silenzio qualcosa
doveva pur essere successo. Ed Hammy era stata piuttosto sul vago.
Troppo.
Ed Emerald era pericolosa quando
stava sul vago nel
raccontare i fatti propri, perché di solito significava che
c’era qualcosa
sotto.
Ricordava ancora bene il giorno in
cui lui e gli altri
l’avevano rivista per la prima volta, felice e contenta,
perfettamente in forma
e pure abbronzata. Erano stati gli ultimi due dettagli a saltargli
all’occhio,
com’erano saltati all’occhio anche di Meat; una
persona a cui hanno sparato da
poco non è così in
forma. Ed era strano che parlasse di un
periodo complicato, quando aveva quell’abbronzatura che
urlava “sono stata in
vacanza a divertirmi”.
Il fatto che non avesse cicatrici
addosso era la parte meno
assurda, in fin dei conti avrebbe potuto benissimo pagare ogni sorta di
intervento estetico avendo i soldi che a momenti le uscivano dalle
orecchie.
Ma come spiegare il fatto che, da
come si muoveva, braccio e
spalla destra non sembravano minimamente indeboliti? Dopo un colpo del
genere avrebbero
dovuto esserlo. Lei era
un’umana…abbastanza forte si, figlia di un chojiin
si, ma sempre un’umana. Era strano che una ferita del genere
non avesse
lasciato tracce.
E non c’era solo
quello…
«o beh, meglio
così» concluse il tedesco «spero solo
che non
avrà da ridire se mai ti offrissi delle patatine!»
«occhio non vede, cuore non
duole, Emerald mangia!» ribatté
lei con un sorriso.
«mangia e non mette su
nemmeno un grammo» sospirò Wally «sei
la disperazione di mia madre».
«già,
quand’è che lei e tua sorella tornano qui? Voglio
il
salmone! È bravissima a cucinare il salmone» disse
Hammy.
«non lo
so…»
Il cellulare di Emerald
squillò.
«è Kevin che
chiama per la TERZA volta?» le domandò Dik Dik.
«no, è
papà. Chiama tutti i giorni ormai. Dimmi
papà».
– ciao
principessa. Come stai?
Nessuno dei ragazzi era molto
contento di sentire la voce di
Howard Lancaster pur sapendolo lontano chilometri e chilometri. Non
erano mai
abbastanza!
«bene, bene. è
tutto ok, io e i ragazzi stiamo andando a
mangiare…»
–
tua
nonna Verbena sarà lieta di saperlo. Mi stressa di continuo
perché mi assicuri
che tu mangi abbastanza, sai com’è fatta.
«eh si, lo
so…»
– Kevin Mask non
è lì con te?
“Kevin Mask”. Mai
“il tuo ragazzo”, “il tuo
fidanzato”, “il
tuo compagno”…eppure non aveva avuto problemi a
definire così Turbinskii,
quando era con lui che stava insieme.
Poteva solo significare una cosa:
nonostante Howard ogni
volta che lei glielo chiedeva si ostinasse a negare la cosa, Kevin non
gli
piaceva. Ma proprio per niente.
E poco contava che fosse un nobile
inglese figlio di un
altro nobile inglese nipote di un altro nobile inglese e via
discorrendo, visto
che era un Mask.
Il patto era stato annullato, ma non
significava che
l’acredine fosse venuta meno. Pur colpevolizzando
sé stesso al 99,99% per
quanto era accaduto mesi prima, Howard si era trovato a pensare che se “ìl
pòvèrò Kèvìn
nòn àvèssè
sòffèrtò tròppò” Emerald non
avrebbe
preso il colpo che invece doveva toccare a quella che lui continuava a
considerare solo una brutta bestiaccia delle steppe. Pur mantenendo
intatta la
promessa fatta ad Hammy stessa di lasciare vivere liberamente e
tranquillamente
la bestiaccia in questione.
Non immaginava minimamente che
Emerald avesse passato con
Warsman due mesi e mezzo a fare chissà che cosa,
prima di tornare a
Tokyo.
«no, ci sono solo Terry,
Jeager, Wally, Checkmate, Dik Dik e
anche Kid Muscle…le ragazze ci aspettano al locale,
invece».
– very well.
Divertitevi allora, ci sentiamo domani.
Le telefonate di suo padre erano
sempre brevi e concise, se
andava tutto bene. Una delle tante cose che amava di lui. A dire il
vero anche
dopo tutto quel disastro Hammy continuava ad amare TUTTO, di lui, al
punto da
aver sempre detto a tutti che era stata colpa sua se lui le aveva
sparato per
errore.
Era un’altra delle cause di
discussione con Kevin, che non
riusciva a concepire un atteggiamento del genere, che Emerald
diventasse sorda,
cieca e muta ogni volta che si trattava di suo padre.
…e viceversa. Questo va
detto. Howard l’avrebbe appoggiata e
giustificata anche se lei fosse entrata in un bar ed avesse fatto una
strage.
«breve e conciso,
eh?» spezzò il silenzio Checkmate.
«eh si, lui è
cos…un messaggio…Kevin: “ho chiamato
alle
14:19 del bla bla bla informazione gratuita del servizio CHIAMAMI di
Vodafone”!»
«e tre!»
annunciò forte Terry per farsi sentire anche da Kid
sul retro.
«tre?! Ha chiamato di
nuovo?!» strillò il kinniku.
«faccio meglio a
richiamarlo, altrimenti quando torno a casa
non scartavetrerà le palle, le piallerà
proprio» sospirò Hammy, richiamando
Kevin che rispose al primo squillo.
– con
chi eri al
telefono?! Ti ho chiamato ed era occupato! Chi era? Con chi altri ti
senti?! Li
hai tutti lì…
In un certo senso era dolce quando
faceva il geloso. E
considerando com’era fatto Kevin, Emerald sapeva che avrebbe
dovuto iniziare ad
inquietarsi se un giorno Kevin avesse smesso di preoccuparsi di con chi
usciva
e chi non usciva.
Ma adesso come adesso le risultava
soltanto una gran rottura
quando attaccava con quella nenia.
«era un modello norvegese
del tutto simile a Thor di Asgard,
che mi ha invitata nella sua magnifica villa al mare, dove ce ne
staremo tre
settimane a scopare come dannati per tutto il
tempo…»
–
COME COME?!!
«era mio
padre»
sbuffò lei «stavo scherzando».
Silenzio dall’altra parte.
– forse
preferivo il
norvegese.
«non ricominciare per
piacere. È successo qualcosa?...hai
bisogno di me?»
Senza capire come, Hammy lo
“sentì” sorridere. Forse
accadeva che due persone molto legate tra loro potessero
“sentirsi” in quel
modo.
– quello
sempre.
Ma che carino.
«tornerò prima
di cena promesso…»
«prima di cena? Peccato,
avremmo voluto portarti in quel
nuovo locale sulla quinta st-» avviò a dire Terry,
ma venne interrotto da Kevin
al telefono.
– il
tedesco torna in
Germania pronto per diventare wurstel, ma tu torni in Texas pronto per
essere
grigliato, right?!
«…scenate a
parte stasera non avrei potuto lo stesso, quando
usciamo io e voi finiamo sempre a fare tardi, ed io non
posso».
Aveva altri impegni, per quella sera.
E non necessariamente con Kevin,
almeno dalle dieci in poi.
– Kevin,
non stai
facendo esattamente una bella figura. E poi lo sai che quella non
capisce.
«ma tu i cavoli tuoi mai,
eh Sorcio?»
Altra questione che lasciava Terry e
compagnia alquanto
perplessi: aver permesso a Flash di vivere nella sua vecchia casa, a
poca
distanza da quella nella quale vivevano lei e Kevin, dopo che lui aveva
tentato
di ucciderla più volte. Ma non era quella la cosa
più strana.
Infatti, da quel che avevano
raccontato Roxanne, Trixie e
Chichi…beh…non avrebbero potuto giurarci, avevano
specificato, ma circa un mese
prima era parso loro di vedere Warsman ed Hammy
insieme, da soli -ossia senza Kevin- dentro ad un locale.
Le tre in
seguito avevano detto “sarà stata
un’impressione”, visto che quando erano
ripassate non li avevano più visti, ma il sospetto era
rimasto.
– piantatela
tutti e due! Possibile che dobbiate sempre
stare a discutere?! Non voglio trovarmi casa distrutta
un’altra volta!
«ecco appunto Flash, ti ho
pure lasciato la mia vecchia
casa, perché diamine stai sempre a rompere da
noialtri?»
– adesso capisci
cosa si prova ad avere qualcuno di
indesiderato in casa propria…
– Emerald NON ERA
indesiderata!
«l’unico
indesiderato era un certo psicotico con la
balalaica».
– quale parte di
“piantatela” non avete capito?!
A quel punto Emerald decise che ne
aveva abbastanza.
«crrrrr t-dev-sa-crrr-utare-st-entr-crrr
in gall-» disse, e chiuse la chiamata spegnendo pure il
cellulare. La vecchia
scusa della linea che cadeva perché “stavano
entrando in galleria”. Poi che in
quella strada non ci fossero gallerie era un dettaglio.
«dovrai cambiare scusa, in
queste due settimane è già la
sesta volta che entri in galleria» commentò
Checkmate.
«già.
Dovrò inventare dell’altro, o non
basterà più a
sostenermi nella mia fuga da Alcatraz» rispose Hammy con un
sorriso per far
capire che stava scherzando.
«”Fuga da
Alcatraz II: il film”. Trama: un’affascinante DJ
viene tenuta rinchiusa e/o tartassata costantemente di telefonate dal
pazzo
fidanzato inglese che minaccia i suoi amici di fare di loro carne da
grigliata…”» disse Terry con la voce da
narratore.
«…“il
pazzo fidanzato inglese viene aiutato nell’impresa da
un russo ancora più pazzo di lui che per festeggiare i
propri successi balla la
danza del cosacchi mentre gioca a Mah
Jong…”» continuò Emerald,
facendo fare ai
ragazzi un’altra risata. A quella velocità erano
anche già arrivati al locale,
ed una volta fermi scesero dall’auto.
« “ma alla fine
gli amici della ragazza riescono a liberarla
da Alcatraz e se ne vanno a mangiare al ristorante felici e con-oh, cavolo»
sbuffò Terry.
Roxanne, Trixie e Chichi lo
guardavano e salutavano con
facce colpevoli.
Davanti a loro c’era Meat,
che aveva le braccia incrociate,
la testa abbassata e stava battendo nervosamente un piede a terra.
Esplosione tra
tre…due…uno…
«PELANDRONI!!!»
urlò «sempre a divertirvi! Sempre ad
ingozzarvi!!!...e tu!» indicò
Hammy, che indietreggiò perfino «ci sono
ancora parecchie cose che dobbiamo discutere!»
Inutile dire che la persona che
l’aveva assillata
maggiormente con le domande era stato Meat, giustamente preoccupato. Ma
alle domande
del piccolo allenatore la ragazza aveva dato, come a tutti, rispose
brevi ed
inconsistenti.
Solo che lui ovviamente non si
accontentava, memore di
com’era andata a finire l’ultima volta. E
così continuava a tartassarla col
voler parlare dei mesi in cui era sparita, cosa per la quale con sommo
dispiacere Emerald era stata costretta ad iniziare ad evitarlo un
po’.
«eeeh, non capisco di che
parli…»
“perché avete
fatto la spia?” domandò con un’occhiata
alle
ragazze “perché gli avete detto dove dovevamo
vederci?”
Che l’avessero fatto
proprio perché anche loro trovavano
strana quella sua vaghezza?
«…ne parliamo
dopo. E voialtri!!! Dovreste essere ad
allenarvi!»
«ma
Meeeat…» sbuffò Kid «il
Torneo è concluso, i cattivi non
ci sono più, che ci alleniamo a fare? Lasciaci
divertire!»
«divertirvi un corno!
Dovete essere sempre pronti ad
affrontare qualunque emergenza!...e paro anche per te» si
rivolse di nuovo ad
Emerald «sai che penso che sia un bene che anche tu inizi ad
allenarti!»
«Meat io non sono una
chojiin, e pure come allenatrice ho
dimostrato di valere meno di zero…per non parlare del fatto
che sono fidanzata,
e gli allenamenti toglierebbero del tempo a quello che passo con
l’amore mio».
«bella scusa ma, primo,
Kevin continua ad allenarsi quindi è
bene che lo facciate anche voi; secondo, lui adesso non
è in palestra, e
se tenessi tanto a passare il tuo tempo con lui saresti a casa e non
qui!»
«mi hanno sparato
addosso» tentò debolmente Emerald
«…anche
se è stata colpa mia…»
«non hai nemmeno una
cicatrice, e non sembri avere riportato
danni, tutt’altro! Niente scuse!»
concluse Meat.
«non è comunque
una chojiin! È un’umana. Anche Roxanne
è
forte, ma non per questo vuoi allenarla» gli fece notare
Jeager.
«Roxanne non solleva
una poltrona col solo braccio destro!!!»
urlò Meat.
I ragazzi, ed anche le ragazze,
sospirarono.
Ancora con quella
storia…andava avanti in quel modo da due
settimane.
«ma io veramente ero con
te, e non l’ho vista farlo» obiettò
Roxanne.
«nemmeno noi»
aggiunsero Trixie e Chichi.
Erano andati a trovarla loro quattro,
e Meat aveva detto di
aver visto -dalla finestra che dava nel salotto- Emerald che sollevava
con un
solo braccio l’intero divano, tenendolo in alto. Peccato che
quando anche le
ragazze avevano controllato, Emerald lo stava solo alzando leggermente
e con
una certa fatica.
In realtà era Meat ad
avere ragione, dato che Kevin quel
giorno non era in casa Hammy si era approfittata della forza datale dai
naniti
per fare più comodamente le pulizie. Ed aveva ragione anche
sul fatto che attualmente
sempre grazie ai naniti avrebbe potuto essere classificata una delle
poche
donne chojiin, come quella ragazza rumena, Fiona. Ma Emerald a riguardo
se ne
stava ben zitta!
Se avesse rivelato la sua nuova forza
avrebbe dovuto
frequentare la Scuola di Ercole, o comunque una qualunque scuola di
wrestling
come avevano fatto tutti gli altri al di là
dell’addestramento con i propri
sensei. E, sinceramente, ad Emerald non andava affatto.
Tanto più che se fosse
finita nella Scuola di Ercole avrebbe
avuto Robin Mask tra i propri insegnanti, e ci sarebbe sempre stato
l’altissimo
rischio che lei in barba alle regole e quant’altro finisse
per spaccargli la
faccia, dato che aveva tranquillamente modo di farlo anche se lui
portava una
maschera di ferro!
Quindi eccetto che a Flash non aveva
detto una parola a
riguardo, a nessuno, convinta che così sarebbe stata al
sicuro.
Poi, questo era tutto da
vedersi…
«Meat, vorrei davvero
riuscire a sollevare un divano
con un solo braccio, ma proprio non mi è
possibile…ed è già tanto che sia
riuscita ad evitare danni permanenti!» disse dunque
«mi sa che ti sei confuso,
può capitare».
Lui la guardò a lungo.
«io sono più che
certo di non essermi confuso per niente».
Quant’era complicato
nascondergli le cose.
«beh dai facciamo
così…adesso mangiamo tutti insieme, una
volta finito torniamo ad allenarci e prima di cena Hammy torna a
casa» propose
Jeager «così facciamo contenti noi, Meat, e anche
Kevin Mask».
«eddai Meat, ce la
meritiamo una pausa» disse Van Dik.
«voi siete sempre
in pausa!» borbottò il piccoletto,
che comunque sembrava stare iniziando a cedere.
«Meat, come on!
Abbiamo fame! Tanta-tanta-tanta
fame!» specificò Hammy «mangia con
noi!»
E alla fine, inutile dirlo, si
lasciò convincere…
:: qualche ora dopo ::
«aveva detto che sarebbe
tornata prima di cena!»
Sentendo Kevin brontolare in quella
maniera Warsman pensò a
cos’era che lui stesso aveva detto al ragazzo più
e più volte quando ancora non
era “impegnato” - definizione di Emerald; Kevin si
riteneva ufficialmente
fidanzato - : “se anche foste una coppia non cambierebbe
niente, staresti
sempre a cercarla al telefono e a dire
‘dov’è, dove non è, con chi
è, con chi
non è’…”.
E non aveva avuto torto!
«Kevin, sono le sei. Si
cena alle otto meno un quarto. Datti
una calmata».
«ma lei è con loro!»
«ma lei non fa niente di
“strano” con loro, se avesse
qualcosa da nascondere non ti proporrebbe ogni volta di andare insieme
a lei. Guarda
che se continui così, per come la conosco, non
andrà a finire bene».
Un avvertimento fatto col cuore in
mano, dato che
Flash/Warsman/quant’altro sapeva benissimo che per Kevin
perdere quella ragazza
sarebbe stato un trauma.
Altro motivo per il quale si sentiva
abbastanza uno schifo
pensando a quel che era successo tra lui e quella ragazza.
“e
se penso che una
volta al mese mettiamo a questo ragazzo dei sonniferi nel bicchiere per
avere
la notte di tango libera…mi verrebbe da mettere le mani nei
capelli!”
…e che rischiava spesso di
succedere di nuovo, dato che se
le andavano pure a cercare. In fin dei conti se il tango era
consigliato come
terapia riabilitativa per coppie in crisi un motivo ci doveva pur
essere, no?
Per non parlare del fatto che in quella che adesso era casa sua, di
trofei
vinti assieme a lei il russo ne aveva abbastanza.
Già…ne aveva
abbastanza, dei trofei…ma forse era della sua
Nemica Mortale Numero Uno, che non aveva mai abbastanza.
Ed era meglio non pensare che lui si
avvicinava ai sessantadue
anni e lei ne aveva ancora diciannove, e che
avrebbe potuto essere sua figlia o sua nipote, e che
l’aveva vista
giocare con un grillo quando lei aveva tre anni e lui già
quarantadue, e un
sacco di altre cose che lo facevano sentire un vecchio e brutto porco
libidinoso…si consolava solo col fatto che
a) lei non era poi tanto meglio di lui
b) era stata lei a tirare fuori
l’idea del sonnifero
c) era sempre lei a metterla in
pratica
d) occhio non vede, cuore non duole
e) ballavano e basta, santo cielo,
non la stava rubando al
suo pupillo
f) al caro Howard Lancaster forse
sarebbe venuto un infarto
all’idea della sua amatissima figliola insieme a lui
g) …a
quell’età, con quella storia, con quel corpo e
viso
martoriati, riusciva ancora ad acchiappare!...più o meno.
«già,
dimenticavo, tu la mia
fidanzata la
conosci bene» disse Kevin estremamente seccato
all’idea. Povero. Gli seccava
già così, e non sapeva niente.
«non essere ridicolo.
È solo che una come lei non gradisce
di essere assillata, ecco tutto, non ci vuole un genio per capirlo,
né serve
conoscerla poi così tanto bene».
«parli bene, peccato che
poi vi divertiate a farmi sentire
un ignorante».
Flash lo guardò perplesso.
«prego?»
«ve ne uscite con i
commenti in latino quando c’è il TG!»
Un paio di sere prima era passata la
notizia della morte
dell’ultimo discendente di una delle tante stirpi di nobili
che pur avendo
perduto la propria reale importanza continuavano comunque a mantenere
il
titolo, e Flash se n’era uscito con “Pallida Mors,
aequo pulsat pede pauperum
tabernas regumque turris”. Il fatto che avesse avuto una
pessima vita non
voleva certo dire che fosse ignorante.
Kevin se n’era uscito con
un “eh?” di totale incomprensione.
Ed Emerald aveva tradotto
“la pallida morte con piede
imparziale bussa alle stamberghe dei poveri e ai palazzi dei re.
Orazio, Odi,
I,4,13 ”.
E
lui aveva provato
quel che doveva provare costantemente Kid Muscle, che comunque era ben
più
ignorante di lui.
«ah, ma quello non
è niente…»
«commenti in latino,
discussioni su sproloqui di vecchi
cinesi…»
“…‘L’Arte
della Guerra’ = sproloquio di un vecchio
cinese…poveri noi” pensò il russo.
«e fate quel gioco
strano!»
«…Mah
Jong».
«appunto. E mi tagliate
fuori, cosa che invece dato che IO
sono il suo fidanzato non dovrebbe succedere!»
«Kevin, noi ad insegnarti
ci abbiamo provato. Ma tu non hai
avuto la pazienza di imparare!»
Proprio in quel momento la porta di
casa si aprì.
«sono tornat-mmmh!»
Emerald non poté nemmeno finire di parlare che si
trovò la bocca impegnata da
quella del suo ragazzo, che da come si comportava sembrava non averla
vista per
anni invece che solo per qualche ora «…devo
esserti mancata parecchio, mh?»
«già»
confermò lui prendendola in braccio ed andando sul
divano. Per quello che lo riguardava Warsman, Orazio e il Mah Jong non
esistevano più! «che avete fatto tutto questo
tempo?»
«abbiamo mangiato e poi
siamo andati al cinema. E guarda,
secondo me Terry e Trixie andranno a finire
insieme…»
«delle due T non so quale
sia peggio…»
«Kevin, non fare
l’acido… Capitan Pantaloni Aderenti basta e
avanza» aggiunse poi, vedendo il suddetto sedersi sulla
poltrona. Se ne sarebbe
andato solo dopo cena, come al solito.
«se io sono acido tu sei
velenosa. Vipera».
«i serpenti li mangiano, i
sorci» gli ricordò la ragazza.
«non costringetemi a farvi
smettere con le cattive!» li
avvertì Kevin.
Certo che a volte gli sembrava
proprio di avere a che fare
con due bambini.
«è lei che ha
iniziato».
«che porti i pantaloni
aderenti è un dato di fatto».
«anche tu porti i
pantaloncini corti, ma non ti chiamo
Capitan Pantaloncini Invisibili!»
«perché infatti
non sono invisibili, si vedono. Proprio
come le tue chiappe mosce».
«BASTA HO DETTO!»
sbottò infine Kevin.
«…mpf»
fu la risposta di entrambi.
«io non ti
sopporto» borbottò Hammy all’indirizzo
di Flash.
«e io ti odio
profondamente».
Altro momento di silenzio nel quale
Emerald si accoccolò
contro Kevin.
«Mah Jong?»
Peccato che non parlasse con lui,
però.
«Mah Jong sia! Ti
straccerò stavolta, Lancaster» disse con
una gran sicumera il russo alzandosi ed andando a prendere il gioco.
«dai, impara a giocare
anche tu» bisbigliò la ragazza a
Kevin «guarda che è divertente, giuro».
«io avrei preferito andare
di sopra…»
«FLASH! Il Mah Jong va per
un’altra volta!» strillò Emerald
afferrando Kevin per un braccio e trascinandolo su per le scale.
E l’inglese non riusciva a
capire se lei lo stava
effettivamente trascinando o fosse lui stesso a non opporre la minima
resistenza.
Ovviamente, considerando che Hammy lo
aveva afferrato con la
destra, era la prima opzione.
«…ma cosa
c’è di più importante del Mah
Jong?!»
“eccetto il
tango” aggiunse mentalmente “ma tanto quello va
per dopo”.
Emerald lo guardò facendo
un gesto come a dire “ma non è
ovvio?!”.
«siamo due quasi ventenni
fidanzati da pochi mesi, secondo te
a che mi riferisco?!»
«alla tua
attività preferita, immagino…»
«non è tempo di
chiacchiere!!!» si intromise Kevin, stavolta
trascinando lui Emerald in camera
e
quasi sbattendosi la porta alle spalle quando entrarono.
Il russo osservò il gioco
da tavolo che aveva in mano e lo
posò sopra il tavolo prima di andare via e tornare a casa
propria.
Magari nell’attesa che
arrivassero le dieci avrebbe potuto
fare qualche solitario con le carte.
O guardare la tv.
O mettersi a curare il giardino.
O leggere.
O magari riprovare ancora a creare un
profilo in quel sito
di incontri…
“seh, mh, dovresti scrivere
così: ‘mezzo robot russo svitato
e con le chiappe mosce cerca compagna con pari
caratteristiche’…”
Tale era stato il commento di Emerald
quando lo aveva
beccato. Pensare che fino a pochi mesi prima…no, il sarcasmo
non era mai
mancato, come discussioni, lotte e litigate epiche.
E non solo.
Ma era anche per quello che il fatto
che adesso potesse
stare con qualcuno solo per una sera al mese, passando le altre in
completa
solitudine, lo trovava quasi ingiusto. Ok, ci era abituato. Ma non
voleva dire
che questo lo rendesse più piacevole…
Il telefono squillò.
Strano.
Il russo non capiva chi potesse
essere. Nel dubbio non
rispose nemmeno, lasciando partire la segreteria telefonica.
– Emerald
Janice
Verbena Phoebe Lancaster, questa è una comunicazione
ufficiale della Scuola di
Ercole…
“…cosa?!”
pensò il russo allibito “perché la
Scuola di
Ercole la cerca? A meno che non abbiano saputo del
braccio…”
– causa
ampliamento
organico domani tu ed altre due ragazze umane verrete prelevate e
portate qui,
insieme a due chojiin di stanza sulla Terra ed una del Pianeta dei
Demoni che
necessitano di un “aggiornamento”.
“ad Emerald non
farà piacere saperlo. Ma non mi spiego il
motivo per cui…tre ragazze umane e tre
chojiin…cosa vuol fare MacMadd, una
specie di super gruppo tutto femminile?”
Precisamente. Avendo ricevuto
moltissime proteste da diverse
associazioni femministe per la scarsità di wrestlers donne,
aveva deciso di
rimediare. Inizialmente non era affatto convinto, aveva sempre pensato
anch’egli
che il wrestling non fosse cosa da donne, ma quando le associazioni in
questione avevano offerto dei finanziamenti alla scuola, beh…
“MacMadd avrà
chiamato qui convinto che lei viva ancora in
questa casa, probabilmente. Comunque alla ragazzina lo dirò
dopo la serata di
tango, altrimenti finiremmo per perdere…eh, già!
Ma se va via non si sa per
quanto alla Scuola di Ercole, io poi con chi ballo?”
pensò improvvisamente “e
Kevin come la prenderà? Ma più che altro mi
immagino la reazione di lei…”