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Autore: The Odd Storyteller    21/02/2014    5 recensioni
Quante volte ci lamentiamo della nostra noiosa routine giornaliera? Quante volte ci sentiamo annoiati e svogliati? Quante volte ci siamo alzati dal letto con l'unico intento di tirare un pugno in faccia a chi ci ha svegliato?
Per farvi conoscere delle persone che stanno peggio di noi e stemperare le tensioni della giornata ecco a voi un interessante documentario sulla giornata tipo del truzzo qualunque!
Genere: Demenziale, Satirico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo V Capitolo 5: Del pranzo da McDonald's

Ed eccoli finalmente tornati all'aria aperta, folleggiando alquanto come degli autentici sbarazzini della strada, poiché avevano deciso di eseguire il numero “rifornimento da McDonald's”. Perché si sa, uno dei più grandi piaceri della vita è rimpinzarsi di vaccate.

Raggiungono il succitato fast food ignorando le conseguenze del fatto che si ciberanno di junk food; queste due sono espressioni che essendo inglesi paiono essere più scientifiche e fanno quindi molto più figo, e indicano la natura veloce di un pasto in quel posto, adatto alla frenetica esistenza cittadina, ma soprattutto la qualità delle vivande proposte, a confronto delle quali il rancio dei militari pare un esempio di raffinata nouvelle cuisine.

Ho dato sufficiente prova delle mie conoscenze da poliglotta, quindi possiamo tornare alla nostra combriccola di mattacchioni mentre si dispone ordinatamente in fila e attende il proprio turno con docile pazienza...

Sì, vi piacerebbe! In realtà i tre si avvicinano alla cassa spintonando in malo modo i presenti nel tentativo di insinuarsi nei più angusti pertugi che si aprono e si richiudono nello spazio di un istante a causa dei moti casuali della folla, guadagnandosi in tal modo sguardi indispettiti e borbottii di disapprovazione.

Finalmente dopo una non eccessiva attesa i tre riescono a guadagnarsi la prima fila e l'attenzione di una cassiera e ordinano una sfilza di panini dai buffi nomi quali Big Mac, Crispy McBacon e Big Tasty con un adeguato condimento di patatine fritte e beveraggi vari, pagano il conto e cercano un tavolo a cui sedersi.

“Là!”

Sturbo ha avvistato il punto per lui più adatto a desinare con gli amici; forse è il loro posto abituale, o forse è una sorta di locus amoenusche offre come vista un rilassante scorcio del creato, ruscelletti, alberi secolari, augelli che cinguettano...

“Perché lì?” chiede Johnny.

“Zio perché da lì vediamo il culo di quelle in fila!”

Beh, dovrete ammettere che ci ero andato vicino.

“Oh zio guarda qua! Il Big Mac è gigante, cazzo!”

Sturbo cerca di impressionare i suoi amici con le dimensioni del proprio panino; però, mi spiace, non riuscirà mai a impressionare me: questi occhi, infatti, hanno visto Adam Richman fagocitare cibi dalle dimensioni di un neonato e dal contenuto calorico quantificabile nell'ordine dei megatoni di energia. E poi perdonami, ma i panini del McDonald's sono veramente minuscoli; cosa che, unita al loro prezzo e agli ingredienti che preferisco non sapere per evitarmi un infarto cerebrale, li rende veramente pessimi.

Ma i tre hanno scartato i panini dai loro involucri resi semitrasparenti dall'unto e hanno iniziato ad addentare e masticare i loro pranzi con la stessa signorile classe di Jake ed Elwood da Mr. Fabulous al ristorante Chez Paul, o quella di Trinità nella locanda alle prese con i fagioli; e sembrano davvero gustare quegli scarni panini insapori e quelle patatine dalla consistenza del cartone e glassate di zucchero per mascherarne l'assenza il sapore, patatine che hanno visto la luce immerse in un mare di olio dal colore tendente all'arancione.

“Mmm senti come è buono” dice Sturbo mentre con gli occhi chiusi annusa il suo panino, neanche si trattasse di preliminari con una avvenente fanciulla.

“Coa?” gorgoglia Johnny con la bocca piena. Lui infatti è arrivato subito al sodo e ha già dato i primi azzanni.

“Il Big Mac! Lo senti? Niente ha il suo odore, mmm...adoro l'odore di Big Mac al mattino...”

Tralasciamo il fatto che è l'una passata, ma a me questa frase sembra di averla già sentita.

“'ara 'io!” mugugna Johnny con la bocca semipiena; credo che sia interpretabile con un 'guarda zio' “c'è chitto ca 'a carne è cento pecento da bovini italiani! Gulp! Vuol dire che è anche sano, cazzo!”

Vuol dire che al McDonald's hanno un gran senso dell'umorismo.

“Eh già!” grufola di rimando Sturbo “Poi nei panini ci sono pomodori e insalata!”

“Mah! Figa, troppa roba sana!” biascica Johnny.

Dei veri salutisti, eh?

“No ma è strano! Cioè pensavo ci mettessero la merda, invece ci mettono roba controllata! Va' qua, c'è il marchio!” dice Sturbo mentre indica la tovaglietta.

Beh allora c'è da credergli.

“Guarda!” Sturbo si avvicina la tovaglietta al viso e serra gli occhi concentrato “I bovini sono...nati ed...all...allevati in Italia; una qua...qualità che viene monti...moti...mo-ni-to-rata lungo tutta la figliera almi...a...ali...alimentare...attraverso...oltre...trentacinque che numero è questo? Trentacinque uno due tre zeri mille? mille controlli...anuali...nel rispetto di...severe norme di...igiene e sicru...sicurezza. Cioè figo!” aggiunge una volta finita l'ardua e malriuscita impresa di lettura.

Gli altri due annuiscono interessati, continuando nel frattempo a inghiottire cibo.

È proprio in quel momento che fa il suo ingresso all'interno del fast food una scalmanata e rumorosa comitiva di giovincelli: sono una decina, con un'equa distribuzione di maschi e femmine; il vestiario maschile comprende felpe variopinte, jeans a vita bassa e cappellini; quello femminile magliettine scollate, jeans aderenti, pacchiani gioielli palesemente falsi e trucco talmente pesante da rassomigliare più a una maschera di cera. A vedere quel gruppo di ragazzini che si dimenano, si spingono, camminano fuori dal branco e rientrano nei ranghi sembra di osservare uno di quei banchi di pesci, o uno di quegli stormi di uccelli, che formano le loro meravigliose coreografie involontarie, mantenendo sempre l'unità del gruppo. Dall'aspetto e dal tono di voce non dimostrano più di tredici anni.

Credo, signori, che davanti a noi abbiamo nientepopodimeno che i famigerati bimbiminkia; o, per usare un termine aulico che mi sento autorizzato a prelevare direttamente dalla mia Bibbia personale – *dlin! Messaggio promozionale 'Nonciclopedia, l'enciclopedia priva di qualsivoglia contenuto!' – a dei fallomarmocchi.

I tre accolgono l'ingresso dei suddetti con la stessa reazione che hanno riservato agli altri clienti: generale indifferenza da parte di Johnny e Chicco, attenta esamina del fondoschiena degli esemplari del gentil sesso da parte di Sturbo, il quale sembra apprezzare il nuovo panorama.

La comitiva ordina da mangiare con urla e schiamazzi; ed è sempre con urla e schiamazzi che prende posto nel tavolo subito a fianco a quello dei nostri tre eroi, proprio alle spalle di Sturbo e alla sinistra di Johnny, in un fragore di risa argentine, sedie che stridono per terra e vassoi lasciati cadere sui tavoli. Dalla nostra posizione riusciamo a sentire il dialogo di due bambini elevarsi sopra il sottofondo di voci.

“Oh guarda qua! È gigante!”

“Sìì! Finalmente un Big Mac!”

“Oh una volta me ne sono pappati quattro!”

“E beh io cinque!”

E io ventordici!

“Ho una pancia infinita, posso mangiare qualsiasi cosa!”

I due interrompono l'avvincente scambio per poter addentare i primi soddisfacenti bocconi dei loro saporiti panini mentre i nostri tre proseguono a ingozzarsi con solenne indifferenza, se si eccettua un impercettibile sollevamento del sopracciglio destro da parte di Sturbo.

“E...oh ieri stavo giocando a Uold of Uorcaft”

La pronuncia è “w3:ld – ɒv – wɔːʳkra:ft”, bimbo.

“Eh?”

“Eh però ho avuto sfiga, c'era un gruppo di nabbi...cioè mi lasciavano sempre solo e quindi mi sciottavano ogni volta”

“Perché?”

“Eh ero sempre da solo contro mille...”

“Perché quegli stronzi ti lasciavano solo?”

“Boh...cioè all'inizio hanno detto qualcosa ma era in inglese...io rispondevo 'ok' ma non capivo, cioè era troppo difficile l'inglese.”

“Ah giusto...”

“Sennò col cavolo che mi battono, sono troppo forte io!”

E detto questo addenta con convinzione il suo hamburger, quasi a voler sottolineare la sua maschia virilità. Ho abbastanza esperienza negli MMO e nella vita quotidiana per sapere che dire di sì senza aver capito una mazza non è consigliabile a meno di volere farsi odiare dalla gente seria, ma tant'è.

“Ehi” interviene l'altro “hai visto l'ultimo video di Miley Cyrus? È troppo figa!”

“No, mi spiace, io ascolto solo rock e punk”

“Tipo?”

“Tokio Hotel, Dari, eccetera!”

Oh mio Dio...per il rock sono tempi veramente duri. Anzi, dari.

“E anche Bitols, Roling Stons e Led Zeplin? Cose così?”

“Nono, quella è roba da vecchi...cioè è merda, io ascolto roba da giovani! I Tokio Hotel sono veramente rock, cioè Bill è troppo bravo, ci mette passione...e poi i Dari, loro sono punk, sono ribelli davv...”

Il delirante monologo è interrotto da una patatina volante che colpisce il volto dell'oratore, la cui bocca si arriccia all'istante in una smorfia di disgusto, in un tripudio di risate infantili; il bambino-bersaglio abbassa lo sguardo sul tubero proiettile per poi rialzarlo con le sopracciglia aggrottate in una espressione tra l'offeso e l'irato, sorpreso da una simile mancanza di rispetto; e, dato che i compagni continuano a ridere compiaciuti dalla burlesca trovata, dopo aver esaminato con un almeno nelle intenzioni feroce sguardo l'irriverente compagine per individuare l'autore di un così ignobile e sleale atto, afferra la patata incriminata e la scaglia con tutta la forza che riesce a imprimere con il suo esile e bianco braccio verso il cecchino fellone. La patata raggiunge la destinazione desiderata e si va a infilare nella maglietta del suddetto, il quale cessa all'istante di ridere e scatta come un'anguilla indiavolata con il viso dipinto in una maschera di esterrefatto terrore aumentando vieppiù il volume delle già incontrollabili risate, e, dopo essersi alzato in piedi rovesciando la sedia su cui era seduto, dimenandosi come in preda a convulsioni dovute all'assalto di un esercito di formiche, afferra finalmente il dardo mortale e cerca di lanciarlo dove lo aveva già in precedenza spedito, stavolta mancando il bersaglio e colpendo il vicino, la cui espressione del viso da spensierata e benevola diviene dapprima sorpresa e poi offesa e vendicativa. Ma un'ulteriore patata volante compie la sua traiettoria fino a colpire un altro membro della tavolata: ed ecco che in una manciata di secondi l'iniziale scambio in stile partita di tennis si tramuta in un temibile fuoco incrociato di proiettili che divengono mano a mano più letali in quanto cosparsi di sale, maionese, ketchup e persino di saliva.

I nostri tre però rimangono in una condizione di beata calma, come saggi epicurei che hanno raggiunto la tranquillitas, come una fortezza costruita su una roccia a strapiombo sull'oceano che rimane tetragona e indifferente al furioso assalto delle onde in tempesta.

O almeno rimangono in tale stato fino al momento in cui quello che sembra essere una pepita di pollo cosparsa di una salsa color rosa atterra esattamente nel piatto davanti a Sturbo.

E qui, cari lettori, avviene proprio come nei film: il tempo rallenta fino a fermarsi quasi del tutto, così da mostrare in modo più preciso il rapido susseguirsi di varie emozioni sul viso della vittima. Dapprima è palese la sua sorpresa, poiché ancora si sta chiedendo cosa sia il nuovo oggetto entrato nel suo campo visivo e nel piatto in cui stava comodamente consumando il suo lauto pasto; la sorpresa si tramuta prima in curiosità e poi, dopo che ha riconosciuto la natura e la provenienza dell'UFO (in fondo si tratta pur sempre di un Oggetto Volante Non Identificato), in quello stupore quasi fanciullesco tipico del superiore che mai ha subito un così plateale esempio di mancanza di rispetto da parte dei suoi sottoposti; e come questo si rivolge con sguardo minaccioso alla sfortunata vittima, così Sturbo si volta lentamente, gli occhi folli ridotti a fessura, scrutando gli esagitati bambini per individuare il colpevole.

Tuttavia la turba di invasati frombolieri non sembra essersi nemmeno accorta del fattaccio, in quanto continuano a lanciarsi oggetti senza dar segni di cedimento alla noia o alla stanchezza; un disinteresse che non fa che aumentare l'ira del furioso, la cui figura pietrificata è scossa da un tremito.

Johnny e Chicco intanto assistono alla scena con muto stupore, e non osano nemmeno aprire bocca, nel timore di diventare bersaglio della frustrazione del loro compagno; dopo dei lunghissimi secondi, però, e dopo essersi lanciati un'occhiata, Johnny prende il coraggio a piene mani, inspira a pieni polmoni e sfiata:

“Sturbo...?”

Sturbo si volta di scatto, stralunato.

“...tutto bene? Ti hanno lanciato un pollo sul piatto...”

Sturbo abbassa lentamente lo sguardo, senza rispondere: sembra in stato di shock.

“Ehi...amico, mi preoccupi”

Sturbo alza lo sguardo, l'espressione dipinta in un ghigno da clown assassino di un film dell'orrore.

“Vendetta!”

Il sibilo a denti stretti sembra il rantolo di uno zombie del sopracitato film dell'orrore, ma il volto di Johnny si fa molto meno teso: anzi, la proposta sembra riscuotere la sua approvazione, e quindi si guarda intorno alla ricerca del modo migliore per ottenerla. Nota che, al contrario di lui, Sturbo sembra avere già bene in mente cosa fare: infatti ha afferrato il bicchiere di Coca-Cola ancora pieno a metà, lo ha aperto e ci ha inserito gli sparuti avanzi del pasto dei tre, ottenendo un atroce cocktail i cui letali miasmi si spandono nell'aere uccidendo tutte le forme di vita circostanti: le piante si anneriscono, gli insetti smettono per sempre di battere le ali e le persone cadono per terra come birilli colpiti dalla palla da bowling...

No, non succedono per davvero queste cose, però sarebbe certamente molto scenografico.

Dicevamo: Sturbo ha oramai preparato la sua vendetta, e fissa il vuoto ghignando malevolmente e attendendo il suo momento come un giovane fidanzatino al primo appuntamento; o, per essere più precisi, come un maniaco sessuale dopo una lunga astinenza in attesa di un gruppo di indifese verginelle.

Johnny intanto sembra aver capito qual è l'intenzione del compagno: afferra dei pacchetti di maionese e si mette in attesa anche lui, fissando compiaciuto Sturbo e venendo contagiato dal suo ghigno satanico.

Chicco, invece, si guarda intorno impaurito.

È in questa formazione che i tre attendono con ansiosa pazienza il momento adatto; i secondi passano, uno dopo l'altro, e il molesto baccano della tavolata di menadi e satiri sembra sembra cominciare finalmente a scemare; se prima il numero di proiettili era tale da oscurare persino la luce del sole portando una infausta eclissi sul campo di battaglia, ora il cielo si fa più limpido e sgombro di materiale, le grida diventano normale chiacchiericcio di sottofondo, e la quiete dopo la tempesta mostra in tutto il suo impietoso spettacolo i segni dello scontro appena avvenuto: brandelli di cibo, macchie e resti non identificabili sparsi ovunque.

È precisamente quando ogni movimento del tavolo si è placato che i tre compiono la loro mossa: si alzano e si avvicinano al campo di battaglia. Sturbo si appoggia al tavolo con il gomito sinistro, reggendo la testa con la mano, e con l'altro braccio cinge il ragazzino che si trovava dietro di lui, celando così alla vista il bicchiere, e fissa sorridendo i suoi occhi, che ricambiano con uno sguardo interrogativo.

“Qualcuno” esordisce Sturbo a voce alta “ha lanciato un pollo sul mio vassoio. Queste cose non si fanno...”

I commensali ammutoliscono, tesi.

“Già, queste cose non si fanno...” rincalza Johnny.

I commensali si scambiano occhiate preoccupate: e subito dopo, in contemporanea, i due scagliano il loro attacco.

Johnny con la sinistra mette sul tavolo i pacchetti di maionese uno sopra l'altro, e con la destra cala una manata sopra di essi: il contenuto esce in un'ondata di densa salsa gialla da dei fori praticati in precedenza dal vendicatore addosso alla vittima più vicina, coprendolo di maionese. Sturbo rovescia il contenuto del bicchiere nel cappuccio del bambino a cui stava parlando, e mentre questi sta ancora cercando di capire cosa succede, lo cala con forza sul capo dello sventurato. Tra lo stupore generale di bambini che trattengono increduli il respiro, i tre si catapultano verso l'uscita lasciandosi alle spalle morte e devastazione e irrompono fuori.






A.A.: Salve a tutti! Ecco il nuovo capitolo, mi scuso per il terrificante ritardo. Cercherò di essere più puntuale d'ora in poi; comunque, questa sarà l'ultima storia che aggiornerò di volta in volta, le prossime farò in modo di terminarle prima di pubblicarle, così da essere puntuale.
Grazie a tutti e alla prossima!
Odd
  
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